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Possiamo iniziare a intravedere uno spiraglio di ripresa nei dati che fotografano la cassa integrazione nei primi 3 mesi del 2015, oppure no?Dalla lettura dei dati Inps, le ore richieste dalle imprese nel I trimestre 2015 (oltre 170 milioni), sembrano essere più vicine a quelle del primo anno di crisi (129 milioni) che a quelle di un Paese in cui la sofferenza economico-occupazionale è ancora molto forte sia dalle imprese che dai lavoratori.

Noi crediamo che sia opportuno leggere i dati sentendo e ascoltando le sofferenze che quotidianamente vivono territori e lavoratori, quando lamentano l'assenza di risorse per la cassa integrazione in deroga, strumento fondamentale per il mantenimento dei posti di lavoro e per il necessario, quanto fondamentale, vivere dignitoso delle famiglie di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori.

Non si possono che considerare, quindi,  in maniera sottostimata le ore di cassa integrazione in deroga , mancando all'appello il dato del "reale" fabbisogno di questo ammortizzatore sociale che, mai come quest'anno, a causa di carenza di risorse determinata anche dalla necessità di utilizzare quelle disponibili per il 2015 per sanare periodi relativi al 2014, si è tradotto in un secco e brusco "stop" di richieste (poco più di 12 milioni di ore nel I trimestre 2015, con un calo dell'82% rispetto allo stesso periodo del 2014).

Roma, 20 aprile 2015

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I dati sulle ore di cassa integrazione richieste dalle aziende segnalano una contrazione nell'uso di questo strumento.

La flessione delle ore richieste è generalizzata, il calo si manifesta in tutte e tre le gestioni: -74,8% per la cassa in deroga (in questo caso si sente fortemente il taglio radicale degli stanziamenti), -35,1% per la gestione ordinaria e -31,6% per quella straordinaria, nelle 3 macro aree (-48,8% nel Centro, -41,9% nel Mezzogiorno, -38,5% nel Nord), in 20 tra Regioni e Province Autonome (con l'unica eccezione dell'aumento del 19,9% della Liguria), in 83 Province.

Non crediamo che dietro questi dati si manifesti, in automatico, il segnale positivo di una "ripresina" del sistema produttivo: sono diversi gli elementi da considerare prima di poter esprimere un giudizio.

La preoccupazione maggiore è che, se si intenderà riformare il sistema della cassa integrazione secondo le intenzioni del Governo (e cioè riducendone i periodi di durata), non solo si correrà il rischio di un'anticipazione dell'ingresso dei lavoratori nelle fila dei disoccupati (con inevitabile ampliamento del bacino), ma anche di non poter garantire sostegno alle imprese che tentano, ancora, di desistere alle difficoltà senza licenziare. Siamo, quindi, in presenza di un sistema che se non ben congegnato e concepito, produrrà un forte allarme sociale.

Roma, 24 marzo 2015

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Lunedì, 09 Febbraio 2015 12:10

12esimo rapporto UIL sulla cassintegrazione

In allegato il 12° Rapporto UIL sulla Cassa Integrazione.

A differenza dei precedenti, in questo Rapporto sono state elaborate le ore di cassa integrazione autorizzate complessivamente nell'ANNO 2014, con la consueta suddivisione per macro aree, regioni, province e settori produttivi.

All'interno anche l'andamento della cassa integrazione dal 2009 al 2014.

 

Uil Servizio Politiche del Lavoro

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SINTESI DEL 10° RAPPORTO UIL 2014 SU CASSA INTEGRAZIONE

-      Ottobre il secondo mese più cassaintegrato dall'inizio della crisi-      Mai come in questo mese richiesta dalle imprese la Cassa Straordinaria

-      La crisi colpisce più forte nel Centro Italia

-      Boom nel Lazio e Liguria

-      Milano la provincia con più richieste, ma preoccupano Frosinone, Torino, Roma e Napoli

-      Molta cassa integrazione nell'industria, ma cresce nell'artigianato e nel commercio

-      quasi 1 miliardo di ore nei primi 10 mesi del  2014, come negli anni peggiori della crisi

-      Ogni mese di questo anno salvaguardati più di 550.000 posti di lavoro

-      Quasi un lavoratore su 10 conosce l'esperienza della cassa integrazione

"Con oltre118 milioni di ore autorizzate di cassa integrazione, il mese di ottobre del 2014 si colloca al secondo posto dall'inizio della crisi dando, cosi, plasticamente, l'immagine drammatica di un paese che, come al gioco dell'oca, ritorna alla casella di partenza". Così Guglielmo Loy, segretario Confederale UIL illustra i dati più significativi del 10° rapporto UIL 2014 sulla Cassa Integrazione.

In questo percorso all'indietro, sottolinea Loy, sono stati lasciati sul campo oltre 1 milione di posti di lavoro, si sono registrati 2 milioni di avviamenti al lavoro in meno e il quasi dimezzamento delle assunzioni stabili. Ed altrettanto inesorabilmente, il parallelo "no pil" (cioè la non crescita economica e produttiva) "no jobs", va ormai in automatico.

Nel dettaglio, nel mese di ottobre sono state autorizzate, come detto, oltre 118 milioni di ore di cassa integrazione, con un aumento del 13,2% rispetto a settembre. Ad ottobre sono stati salvaguardati oltre 695 mila posti di lavoro.

Sono aumentate, rispetto a settembre, le ore richieste di cassa in deroga (+76,8%) e di straordinaria (+1,8%), a fronte di una diminuzione della cassa integrazione ordinaria (-7,5%).

In valori assoluti, la cassa integrazione straordinaria ha assorbito il maggior quantitativo di ore mensili (65,5 milioni di ore), seguita dalla cassa in deroga (32,8 milioni) e dalla ordinaria (circa 20 milioni).

I dati per macro area, evidenziano come l'aumento della cassa integrazione tra settembre e ottobre 2014, abbia investito in misura maggiore il Centro (con un incremento del 52,8%), seguito dal Mezzogiorno (+10,7%) e dal Nord (+1,4%).

In valori assoluti, nel Nord si è concentrato il maggior quantitativo di ore di CIG (64,7 milioni), seguito dal Centro (30,8 milioni) e dal Mezzogiorno (22,7 milioni).

In 11 Regioni si è registrato un aumento di ore richieste (l'incremento maggiore nel Lazio: +179,6%).

In valori assoluti, la Lombardia è stata la Regionecon il maggior numero di ore autorizzate ad ottobre(28,5 milioni).

Le richieste di cassa integrazione sono aumentate, tra settembre ed ottobre di quest'anno, in 57 Province. Il maggior incremento a Vibo Valentia (+1.028,9%), seguita da Frosinone (+1.024,9%), Caltanissetta (+419,1%), Lodi (+411,4%) eGenova (+300,4%).

In valori assoluti, le prime 5 Province che hanno registrato il maggior quantitativo di ore richieste a ottobre sono state: Milano (10,5 milioni di ore), Frosinone (9,8 milioni), Torino (7,6 milioni), Roma (6,2 milioni) e Napoli (5,7 milioni).

In riferimento ai settori produttivi, l'industria ha assorbito il maggior numero di ore richieste a ottobre (79,9 milioni), seguita dal commercio (19,5 milioni), dall'edilizia (10,8 milioni di ore) e dall'artigianato (7,8 milioni).

Tra settembre ed ottobre, le richieste di ore di cassa integrazione da parte delle aziende hanno registrato un aumento in tutti i principali rami di attività, ad eccezione dell'edilizia che ha subito una contrazione del 4,1%. L'incremento maggiore di ore richieste nell'artigianato (+96,2%), seguito dal commercio (+75,5%) edall'industria (+2,6%).

MA CHE E' SUCCESSO NEL 2014?Sono state quasi 1 miliardo, ricordaGuglielmo Loy, leore autorizzate di cassa integrazione nei primi 10 mesi dell'anno, di cui il 58% (543 milioni di ore) assorbito dalla straordinaria. Tra gennaio e ottobre, complessivamente, la cassa integrazione ordinaria ha raggiunto 210 milioni di ore. Discorso a parte si deve fare per le ore autorizzate della cassa in deroga il cui numero è fortemente condizionato sia dalla prolungata contrazione delle risorse disponibili, sia dell'effetto dei nuovi criteri, restrittivi, che il governo ha individuato nei mesi scorsi.

Nel 2014, mensilmente, la cassa integrazione sta contribuendo, comunque, a mantenere in vita 551 mila unità di lavoro delle qualicirca 109 mila tutelate dalla cassa in deroga (184,6 milioni di ore autorizzate). Realtà tutelate, appunto, grazie a questo specifico e emergenziale strumento, sottolinea Loy. Con questi dati si profila un coinvolgimento, con varia intensità, nell'amara esperienza della cassa integrazione, di oltre 1,5 milioni di persone, quasi il 10% dei lavoratori dipendenti del nostro Paese.

La necessaria terapia d'urto, fatta di lotta alla spesa pubblica impropria e non necessaria, la riduzione ancor più radicale delle tasse per chi ha reddito fisso, il recupero di risorse dalla lotta all'infedeltà fiscale, sgravi mirati e selettivi per le imprese che investono, mostra il passo. Nello stesso tempo la protezione per il "lavoro a rischio" si sta restringendo (minore copertura per la cassa e mobilita in deroga, già celermente e irresponsabilmente attuata dal Governo) o, peggio, si ridurrà se non si modificano gli intendimenti del Governo, descritti nel Jobs Act anche per l'assenza di un'adeguata copertura finanziaria per gli ammortizzatori sociali per il 2015.

E' sbagliato, e forse irresponsabile, conclude Guglielmo Loy, che nel pieno della tempesta che si sta abbattendo sull'occupazione si pensi di ridurre temporalmente ed economicamente lo strumento che fa da argine alla disoccupazione: la cassa integrazione in generale e quella straordinaria in particolare. Forse il Governo non si è reso conto, oppure vive nel pianeta delle fiabe, che proprio le richieste di Cassa Straordinaria sono in forte crescita come testimoniano i dati di ottobre.

Il Parlamento e il Governo farebbero bene a ripensare a questa scelta. Le Riforme funzionano se sono socialmente sostenibili, se migliorano le condizioni di vita di milioni di persone e se sono utili al sistema produttivo.

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Lunedì, 03 Novembre 2014 11:53

9° rapporto della UIL sulla cassintegrazione

In allegato il 9° Rapporto UIL sulla cassa integrazione con i dati riferiti al mese di settembre 2014 suddivisi per macro aree, regioni, province e settori produttivi realizzato da Uil Servizio Politiche del Lavoro e della Formazione

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Anche nel mese di settembre, continua a crescere la richiesta per la cassa integrazione nel nostro Paese.

In particolare, i picchi raggiunti dalla cassa integrazione straordinaria segnalano l'intensità della crisi del settore industriale manifatturiero che ha bisogno di interventi e investimenti mirati che non riusciamo a cogliere nell'azione del Governo e di cui non si vede traccia nella prossima Legge di stabilità.

È, inoltre, paradossale che proprio in questi giorni, in cui si discute della nuova riforma del mercato del lavoro, si stia immaginando di "razionalizzare", limitandone l'utilizzo, proprio questo strumento che permette di gestire la crisi garantendo occupazione e salario ai lavoratori.

Allo stesso tempo, continua a crescere la richiesta per la cassa integrazione in deroga, malgrado non siano ancora state stanziate le risorse necessarie che invece sono nella piena disponibilità del Governo.

Ma le maggiori preoccupazioni riguardano il taglio della durata degli interventi previsti dal recente decreto di riordino dei criteri di concessione degli ammortizzatori in deroga che determineranno la perdita per migliaia di lavoratori, in particolare nel mezzogiorno, dell'unica fonte di reddito, in mancanza di concrete possibilità di trovare una nuova occupazione.

In assenza di interventi specifici o di modifiche al decreto, volte a prorogare gli ammortizzatori in deroga, si verranno a creare situazioni in cui il profondo disagio sociale, in cui versano molte aree del Paese, si potrebbe trasformare in disperazione, con effetti difficilmente prevedibili.

 

Guglielmo Loy

Roma 24 ottobre 2014

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Importanti novità si segnalano sul fronte degli ammortizzatori sociali in deroga (cassa integrazione e mobilità).

Il Governo infatti ha annunciato il rifinanziamento di tali ammortizzatori per il 2014, alla luce della permanente situazione di difficoltà dell'economia, delle aziende e dei lavoratori in esse impiegati; allo stesso tempo è stato firmato e pubblicato il decreto interministeriale che fissa nuovi criteri per la concessione degli ammortizzatori in deroga.
Già da tempo si riscontravano, sia a livello nazionale che regionale, difficoltà nell'erogazione dei trattamenti di cassa integrazione e di mobilità in deroga in relazione agli accordi già sottoscritti; in diversi casi inoltre le Regioni dichiaravano l'impossibilità di stipulare nuovi accordi per l'utilizzo degli ammortizzatori in deroga a causa dell'esaurimento delle risorse.
Di qui la decisione di CGIL CISL E UIL di assumere, nelle scorse settimane, iniziative di mobilitazione per sensibilizzare e convincere il Governo a rifinanziare gli ammortizzatori sociali.
Il volume di risorse a disposizione per la cassa e la mobilità in deroga nel 2014 viene dunque portato a 1 miliardo e 720 milioni, con un incremento di 320 milioni rispetto a quanto già stanziato nella legge di stabilità 2014. Una parte significativa di questa dotazione, pari a circa 800 milioni, è stata utilizzata però per la copertura del 2013.
Ciò significa, in altre parole che l'incremento di "fresco" di 320 milioni potrebbe essere comunque insufficiente a far fronte, di qui alla fine del 2014, a tutte le situazioni di difficoltà che si potranno presentare.
Allo stesso modo riteniamo che non verranno risolti i problemi legati ai lunghi tempi di attesa per l'erogazione dei trattamenti di cassa a beneficio dei lavoratori interessati.
Va tra le altre cose rilevato come una parte del finanziamento aggiuntivo agli ammortizzatori in deroga proverrà da un "prelievo" dalle risorse dei fondi interprofessionali per la formazione continua.

Contemporaneamente si sono definiti i nuovi criteri per l'erogazione degli ammortizzatori in deroga.
Il sito del Ministero del Lavoro (lavoro.gov.it) ha infatti pubblicato, in data 2 agosto 2014, il testo del Decreto interministeriale del 1 agosto 2014 n. 83473 (Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero dell'Economia) che fissa i nuovi criteri ed è già operativo.
Il decreto era di fatto preannunciato già da diversi mesi; il suo impianto prevede alcune importanti "differenze" rispetto a quanto si prospettava in precedenza, a cominciare dal fatto che i trattamenti di cassa in deroga per il 2014 potranno essere utilizzati entro il limite di 11 mesi (anziché di 8 mesi come inizialmente paventato).
Complessivamente il decreto introduce comunque limiti più stringenti per l'utilizzo degli ammortizzatori in deroga (cassa e mobilità), nell'ottica di una riduzione delle risorse ad essi destinate e di una rimodulazione dell'assetto degli ammortizzatori sociali, alla luce di quanto già previsto dalla riforma Fornero (legge n. 92 del 28 giugno 2012) e dalla legge delega cosiddetta Jobs Act.
Veniamo ora al dettaglio dei contenuti del decreto interministeriale.

Cassa integrazione in deroga

La cassa in deroga continua ad essere concessa o prorogata in caso di sospensione e/o riduzione di lavoro per contrazione o sospensione dell'attività produttiva per i lavoratori subordinati, compresi gli apprendisti e i lavoratori somministrati; cambia però il requisito soggettivo (cioè in capo al lavoratore) necessario per accedere al trattamento di cassa in deroga, in quanto si richiede un'anzianità lavorativa presso l'impresa di 12 mesi ( in luogo di 90 giorni) alla data di inizio del periodo di intervento di cassa (articolo 2, comma 1).
Attenzione: tale requisito non si applica da subito, in quanto per il 2014 l'accesso al trattamento di cassa in deroga è subordinato ad un'anzianità lavorativa di almeno 8 mesi (articolo 6, comma 1, "disposizioni finali e transitorie")
La cassa in deroga inoltre non verrà più concessa in caso di cessazione dell'attività dell'impresa o di una parte di essa (articolo 2, comma 2).
Per quanto concerne poi il perimetro di applicazione della cassa in deroga, il decreto specifica che potranno richiedere il trattamento "solo le imprese di cui all'articolo 2082 del codice civile" (articolo 2 comma 3); questa formulazione (che appunto è diversa rispetto a "datori di lavoro") esclude ad esempio gli studi professionali e le associazioni dalla possibilità di utilizzare la cassa in deroga.
Prima di accedere alla cassa in deroga, le imprese dovranno aver preventivamente utilizzato (come peraltro già richiesto per prassi in sede di Ministero del Lavoro) "gli strumenti ordinari di flessibilità, ivi inclusa la fruizione delle ferie residue" (articolo 2, comma 8).
Infine viene fissato un limite alla durata massima del trattamento di cassa in deroga, sia per le aziende soggette alla disciplina della CIGO e della CIGS sia per quelle escluse; i limiti, da applicare "in relazione a ciascuna unità produttiva" (articolo 2, commi 9 e 10), sono i seguenti:
• dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2014, per un massimo di 11 mesi nell'arco dell'anno;
• dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2015, per un massimo di 5 mesi nell'arco dell'anno.

Mobilità in deroga

Il decreto prevede il contingentamento dei trattamenti di mobilità in deroga.
Nel corso del 2014 (articolo 3, comma 4) la mobilità in deroga può essere concessa:
• per i lavoratori che alla data di decorrenza del trattamento abbiano già beneficiato di prestazioni di mobilità in deroga per almeno 3 anni (anche non continuativi) per un periodo non superiore a 5 mesi nell'anno 2014 (compresi i periodi già concessi per effetto di accordi stipulati prima della data di entrata in vigore del decreto); tale limite è incrementato di ulteriori 3 mesi per i lavoratori residenti nelle aree di cui al d.P.R. n.218 del 6 marzo 1978;
• per i lavoratori che alla data di decorrenza del trattamento abbiano già beneficiato di prestazioni di mobilità in deroga per un periodo inferiore a 3 anni il trattamento può essere concesso per ulteriori 7 mesi (non prorogabili); tale limite è incrementato di 3 mesi nel caso di lavoratori residenti nelle aree di cui al d.P.R. n.218 del 6 marzo 1978; per tali lavoratori il periodo di fruizione complessivo non può superare il periodo massimo di 3 anni e 5 mesi, più ulteriori 3 nel caso di lavoratori residenti nelle aree di cui al d.P.R. n.218 del 6 marzo 1978.
Nel corso del 2015 e del 2016 (articolo 3, comma 5) la mobilità in deroga:
• non può essere concessa ai lavoratori che alla data di decorrenza del trattamento hanno già beneficiato del trattamento di mobilità per almeno 3 anni (anche non continuativi);
• per i restanti lavoratori può essere concessa per non più di 6 mesi (non ulteriormente prorogabili), più ulteriori 2 mesi nel caso di lavoratori residenti nelle aree di cui al d.P.R. n.218 del 6 marzo 1978; per tali lavoratori il periodo di fruizione complessivo non può comunque superare il limite massimo di 3 anni e 4 mesi.

In linea con quanto previsto dalla riforma Fornero, il decreto (articolo 3, comma 6) conferma che dal 1° gennaio 2017 il trattamento di mobilità in deroga non verrà più concesso.

Ultimo aspetto sul quale prestare attenzione sono le disposizioni finali e transitorie contenute nell'articolo 6 del decreto interministeriale.
I contenuti del decreto si applicano agli accordi stipulati successivamente all'entrata in vigore del decreto stesso; è fatta salva però l'applicazione dei limiti di durata dei trattamenti di cassa e di mobilità, come sopra illustrati (articolo 2, commi 9 e 10 e articolo 3, commi 4 e 5) e la deroga, valida per il 2014, relativa al requisito soggettivo per l'accesso alla cassa in deroga (8 mesi di anzianità anziché 12).
Infine si prevedono 2 possibili deroghe al sistema introdotto dal decreto:

1. nel corso del 2014 e con effetti che non possono superare il 31/12/2014, entro il limite di 55 milioni di euro, il Ministero del Lavoro può concedere la proroga dei trattamenti di integrazione salariale e di mobilità concessi precedentemente alla data di entrata in vigore del decreto, anche in deroga agli articoli 2 e 3, a fronte di programmi di deindustrializzazione o riconversione di specifiche aree territoriali;
2. nel corso del 2014 e con effetti che non possono superare il 31/12/2014, entro il limite di 70 milioni di euro, le Regioni e le Province autonome possono concedere trattamenti di integrazione salariale anche in deroga ai criteri dell'articolo 2 (cassa in deroga); tale disposizione potrebbe ad esempio far rientrare gli studi professionali tra i beneficiari della cassa in deroga, per quanto con risorse significativamente contingentate.

Riteniamo che i contenuti del decreto ministeriale necessiteranno di chiarimenti aggiuntivi da parte del Ministero del Lavoro in fase di prima applicazione.

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Mercoledì, 13 Agosto 2014 02:00

Guglielmo Loy: ma quale calo della cassintegrazione?

Ma dov'è il calo della cassa integrazione? L' evidente blocco delle autorizzazioni delle richieste di Cassa in Deroga, dovuto chiaramente alla mancanza di risorse, altera il dato generale su come e quanto le aziende in difficoltà stiano utilizzando questo importante strumento di protezione sociale.

In sostanza, le ore richieste non diminuiscono e la crescita prepotente ( e preoccupante) della Cassa straordinaria indica che molte imprese rischiano di scivolare versa una crisi irreversibile.

Ora più che mai occorre una politica per la crescita che passi per la riduzione delle tasse e per scelte chiare sui settori industriali e produttivi sui quali investire, spendendo, presto e bene, le uniche risorse disponibili: i fondi europei.

Guglielmo Loy - Segretario Confederale Uil

13 agosto 2014

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PIEMONTE: A GIUGNO CASSA INTEGRAZIONE IN CALO DEL 35,9%, MA FORTISSIME PREOCCUPAZIONI PER L'OCCUPAZIONE DI DECINE DI MIGLIAIA DI LAVORATORI

In Italia, a giugno, sono state autorizzate 74,5 milioni di ore di cassa integrazione, con un calo del 22,7% rispetto al mese precedente.

In Piemonte, nello stesso mese, sono state richieste 6.820.640 milioni di ore di cassaintegrazione, in diminuzione del 35,9% rispetto a maggio (-44,1% ordinaria, -12,5% straordinaria, -85,4% in deroga).

I lavoratori interessati sono stati complessivamente 40.121, con un calo di 22.520 unità rispetto a maggio.

L'andamento delle ore richieste nelle province piemontesi è stato il seguente:Verbania +89,9%, Torino +11%, Asti -11,4 %, Novara -23,8%, Biella -69,0%, Alessandria -78,4%, Vercelli -86,4%, Cuneo -91,3%.

Nel primo semestre 2014 state richieste complessivamente 60.151.323 ore di cassa integrazione con un calo del 15,7% rispetto allo stesso periodo del 2013.

Nella nostra regione la variazione percentuale della cassa integrazione per settori produttivi agiugno, rispetto a maggio, è stata la seguente: Industria -31,7 %, Edilizia -20,5%, Artigianato

-89,6%, Commercio -59,8%, Settori vari -98,2%, Totale -35,9%.

DICHIARA IL SEGRETARIO GENERALE UIL PIEMONTE GIANNI CORTESE:

"I dati della cassa integrazione, letti disgiuntamente da quelli relativi alla disoccupazione, possono essere fuorvianti ed indurre a false interpretazioni. L'aumento del numero dei disoccupati e, in particolare, il dramma dei giovani senza lavoro fanno dire, come rilevato dai più importanti istituti, che l'auspicata ripresa continua ad essere la grande assente dell'economia italiana. Se il Governo non finanzierà adeguatamente la cassa in deroga e se non desisterà dal proposito di prevedere una durata massima di otto mesi nella fruizione della stessa, a partire da settembre decine di migliaia di lavoratori nella nostra regione potrebbero essere collocati in mobilità, quindi licenziati. E' giunto il momento di smetterla con le chiacchiere e di assumere atti concreti, per impedire che la coesione sociale, già sfilacciata, riceva un colpo decisivo, con conseguenze incalcolabili".

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ECCO L'INTERVENTO DI GUGLIELMO LOY ALLA MANIFESTAZIONE ROMANA PER IL RIFINANZIAMENTO DELLA CIG IN DEROGA

"Oggi siamo qui per il lavoro. Il lavoro che è fatto di occupazione, possibilmente stabile, di formazione, di salario, di riqualificazione, ma è fatto anche di protezione sociale, perché nessuno ha la certezza che quel lavoro ci sarà per sempre e, se succede che un'azienda va in crisi, bisogna garantire una protezione sociale, un sussidio per chi in quel momento soffre, non per colpa sua, la crisi aziendale. Non c'è, quindi, alternativa, tra ammortizzatori sociali, cassa in deroga, mobilità in deroga e l'occupazione. E' un tutt'uno.

Un paese civile deve garantire tutto questo: più lavoro, più occupazione, più qualità del lavoro, meno precarietà, ma anche un sistema che protegga e tuteli le persone che sono in aziende che stanno in difficoltà. Questa non è assistenza, è modernità, è innovazione. Avere la garanzia che, durante la propria vita, si possa lavorare o che, se non si può lavorare, ci sia un sussidio, non ha niente a che fare con l'essere conservatori: è una cosa da paese civile. Noi dobbiamo garantire il salario, rinnovare i contratti, fare abbassare le tasse sul lavoro che sono ancora troppo alte, ma dobbiamo anche garantire un sistema che protegga il lavoro quando l'azienda va in difficola.

Ogni anno 4 milioni di persone in Italia ricevono aiuto dallo Stato. La crisi ha fatto moltiplicare questo numero. L'attuale sistema ha assicurato fino a oggi un livello decoroso, ma non è sicuro che sarà tale anche domani. Se 4 milioni di persone devono prendere un sussidio vuol dire che c'è un problema, innanzitutto, per loro e per le loro famiglie, ma c'è un problema anche per l'economia del Paese, perché se milioni di persone hanno pochi soldi, non spendono e non consumano.

E allora le cose devono cambiare, ma c'è qualcuno che le vuole fare cambiare in peggio e vuole ridurre questa protezione sociale, come se la crisi fosse passata, come se centinaia di aziende fossero tornate ad assumere le persone. Non è così. Quando piove ci si copre, si apre l'ombrello in attesa che riesca il sole. Non vogliamo arrivare al momento in cui uscirà il sole completamente bagnati: l'ombrello delle protezione sociale deve funzionare, deve coprirci dagli effetti della crisi. Noi vogliamo un sistema che non metta più le persone in mobilità, per anni, senza una prospettiva di lavoro, ma in questo momento, a quelle persone va garantito il sussidio.

Ci sono migliaia di persone in mobilità in deroga e non è possibile che questo strumento venga sostituito con il nulla: se non c'è una prospettiva di lavoro, questo strumento non è assistenza: è una questione di dignità e di civiltà per un paese normale.

Lo scorso mese in tutte le province, delegazioni sindacali hanno espresso al Prefetto, al rappresentante dello Stato cosa sta succedendo nella società. Qualcosa si è mosso, ancora non sappiamo in che direzione, però. Stamattina il ministro Poletti ha annunciato che al prossimo CDM metterà all'ordine del giorno il tema del finanziamento della deroga: bene, ma non ci fidiamo. Bene, perché sta ascoltando la piazza ed è segno di maturità, ma noi non ci fermiamo perché vogliamo capire cosa si scriverà in quel decreto: se ci scriverà che il 2013 sarà pagato a tutti quelli che sono andati  in cassa integrazione e mobilità e se si scriverà che il 2014 va garantito perché le regole in corsa non si cambiano. Non si può dire a una persona che lavora in un'azienda in crisi, e alla quale serve un anno per ristrutturarsi, che a fine agosto non potrà avere il sussidio perché bisogna ridurre la spesa. Queste regole si cambiano con calma, con gradualità, devono essere socialmente sostenibili e, se lo saranno, noi saremo i primi a dire: "lavoro e sussidi". Se si pensa, però, di fare cassa con gli ammortizzatori sociali così come si è fatto con le pensioni, allora non passeranno perché centinaia di migliaia di persone non possono restare in mezzo al guado: l'azienda licenza e non c'è lavoro nuovo.

Ecco perché, anche oggi, siamo qui. Siamo certi che queste manifestazioni faranno cambiare idea alla politica e agli italiani. Coraggio, ce la faremo".

Roma, 24 luglio 2014 (da Uil.it)

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