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Giovedì, 01 Ottobre 2015 10:36

Occupati e disoccupati: i dati Istat

Per una maggiore integrazione delle informazioni statistiche sul mercato del lavoro, in questo comunicato stampa l'Istat fornisce per la prima volta indicatori mensili sugli occupati dipendenti e indipendenti. Inoltre, rende disponibili nella nota metodologica gli intervalli di confidenza dei principali indicatori non destagionalizzati.

Dopo la crescita di giugno (+0,1%) e di luglio (+0,3%), ad agosto 2015 la stima degli occupati cresce ancora dello 0,3% (+69 mila). Tale crescita è determinata dall'aumento dei lavoratori alle dipendenze (+70 mila), in prevalenza a termine (+45 mila). Il tasso di occupazione aumenta di 0,2 punti percentuali, arrivando al 56,5%. Su base annua l'occupazione cresce dell'1,5% (+325 mila persone occupate) e il tasso di occupazione di 0,9 punti.

La stima dei disoccupati ad agosto diminuisce dello 0,4% (-11 mila). Il tasso di disoccupazione cala di 0,1 punti percentuali, proseguendo il calo del mese precedente (-0,5 punti) e arrivando all'11,9%. Nei dodici mesi la disoccupazione diminuisce del 5,0% (-162 mila persone in cerca di lavoro) e il tasso di disoccupazione di 0,7 punti.

Dopo il calo di giugno (-0,4%) e la crescita di luglio (+0,6%), la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce nell'ultimo mese dello 0,6% (-86 mila persone inattive), tornando al livello di giugno. Il tasso di inattività, è pari al 35,6%, in calo di 0,2 punti percentuali. Su base annua l'inattività è in calo dell'1,7% (-248 mila persone inattive) e il tasso di inattività di 0,5 punti.

Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo giugno-agosto 2015 il tasso di occupazione cresce (+0,2 punti percentuali), mentre calano il tasso di disoccupazione
(-0,2 punti) e il tasso di inattività (-0,1 punti).

 

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Mercoledì, 02 Settembre 2015 10:10

Dati Istat su occupazione e disoccupazione

Nell'ambito di un programma di diffusione sempre più integrata delle informazioni statistiche, a partire dal 15 settembre l'informazione trimestrale su domanda e offerta di lavoro sarà diffusa congiuntamente nel nuovo comunicato dal titolo "Il mercato del lavoro". I contenuti del comunicato "Indicatori del lavoro nelle imprese", in calendario lo stesso giorno, verranno inglobati in tale nuova diffusione.

Nel secondo trimestre 2015 – ininterrotta da cinque trimestri – continua la crescita degli occupati, stimata a +180 mila unità (0,8% in un anno). L'aumento riguarda entrambe le componenti di genere e coinvolge soprattutto il Mezzogiorno (+2,1%, 120 mila unità). Al calo degli occupati 15-34enni e 35-49enni (-2,2% e -1,1%, rispettivamente) si contrappone la crescita degli occupati ultra50enni (+5,8%).

L'incremento dell'occupazione interessa sia gli stranieri (+50 mila unità) sia, soprattutto, gli italiani (+130 mila unità). In confronto al secondo trimestre 2014, il tasso di occupazione 15-64 anni degli stranieri diminuisce di 0,1 punti percentuali a fronte di una crescita di 0,6 punti tra gli italiani.

Nell'industria in senso stretto, dopo la diminuzione del trimestre precedente, l'occupazione rimane sostanzialmente stabile su base annua a sintesi di un aumento nel Nord e di un calo nel Centro e nel Mezzogiorno. Nelle costruzioni, dopo diciannove trimestri di calo, torna a salire il numero di occupati (+2,3%, 34 mila unità in un anno). Nel terziario gli occupati crescono dello 0,8% (+127 mila unità), soprattutto tra i dipendenti e nel Mezzogiorno.

Nel secondo trimestre 2015, i lavoratori a tempo pieno aumentano in misura sostenuta per il secondo trimestre consecutivo, con un incremento di 139 mila unità (+0,8%). Ininterrotta dal 2010, prosegue la crescita degli occupati a tempo parziale (+1,0%, 41 mila unità nel raffronto tendenziale) ma in oltre sette casi su dieci questa riguarda il part time involontario, la cui incidenza arriva al 64,6% dei lavoratori a tempo parziale (era il 64,5% un anno prima).

L'incremento di occupazione interessa soltanto i dipendenti, cresciuti nel secondo trimestre del 2015 dell'1,1% (183 mila unità), mentre gli indipendenti rimangono sostanzialmente invariati. Continua, a ritmo più sostenuto, l'aumento del numero di dipendenti a tempo indeterminato (+0,7%, 106 mila su base annua), associato all'aumento dei dipendenti a termine (+3,3%, 77 mila unità). Si riduce il numero di indipendenti con contratti di collaborazione (-11,4%, -45 mila unità).

Nel secondo trimestre 2015 il numero di persone in cerca di occupazione è stimato rimanere invariato su base annua, a sintesi dell'aumento per gli uomini (+2,6%, 44 mila unità) e del calo per le donne (-3,1%, -45 mila unità). Il 59,5% dei disoccupati cerca lavoro da un anno o più (era il 61,9% nel secondo trimestre 2014).

Dopo quattordici trimestri di crescita e il calo nel primo trimestre del 2015, nel secondo trimestre il tasso di disoccupazione si attesta al 12,1% (-0,1 punti su base annua); alla riduzione del Nord (-0,3 punti) si associa la stabilità nel Mezzogiorno e l'aumento nel Centro (+0,1 punti), con le differenze territoriali che si ampliano: l'indicatore varia dal 7,9% delle regioni settentrionali, al 10,7% del Centro fino al 20,2% del Mezzogiorno.

Nel secondo trimestre 2015, a ritmi sostenuti, prosegue la diminuzione del numero degli inattivi di 15-64 anni (-1,9%, -271 mila unità) dovuto in circa sette casi su dieci ai 55-64enni. Il tasso di inattività scende al 35,8% (-0,6 punti percentuali). Dopo la crescita ininterrotta dal terzo trimestre 2011, diminuisce lo scoraggiamento (-5,8%, -114 mila unità), soprattutto nel Mezzogiorno e tra i giovani di 15-34 anni.

 

Occupati e disoccupati (dati provvisori)

 

Con l'obiettivo di fornire una informazione sul mercato del lavoro più ricca di contenuti, dal prossimo comunicato stampa l'Istat fornirà mensilmente nuovi indicatori, unitamente a intervalli di confidenza.

Dopo il calo di maggio (-0,2%) e la lieve crescita di giugno (+0,1%), a luglio 2015 la stima degli occupati cresce ancora dello 0,2% (+44 mila). Il tasso di occupazione aumenta nel mese di 0,1 punti percentuali, arrivando al 56,3%. Nell'anno l'occupazione cresce dell'1,1% (+235 mila persone occupate) e il tasso di occupazione di 0,7 punti.

La stima dei disoccupati diminuisce del 4,4% (-143 mila) su base mensile. Dopo la crescita degli ultimi due mesi, a luglio il tasso di disoccupazione cala di 0,5 punti percentuali, arrivando al 12,0%. Nei dodici mesi la disoccupazione diminuisce del 6,6% (-217 mila persone in cerca di lavoro) e il tasso di disoccupazione di 0,9 punti.

Dopo la lieve crescita di maggio (+0,1%) e il calo di giugno (-0,3%), la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta nell'ultimo mese dello 0,7% (+99 mila persone inattive, prevalentemente donne). Il tasso di inattività, è pari al 35,9%, in aumento di 0,3 punti percentuali. Su base annua l'inattività è in calo dello 0,6% (-87 mila persone inattive) e il tasso di inattività di 0,1 punti.

Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo maggio-luglio 2015 il tasso di occupazione cresce (+0,2 punti percentuali), mentre calano il tasso di disoccupazione (-0,1 punti) e il tasso di inattività (-0,1 punti).

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Mercoledì, 15 Luglio 2015 11:49

Dati Istat sulla povertà in Italia

Le stime diffuse in questo Report provengono dall'Indagine sulle spese delle famiglie che ha sostituito la precedente Indagine sui consumi. Le modifiche sostanziali introdotte hanno reso necessario ricostruire le serie storiche dei principali indicatori a partire dal 1997; i confronti temporali possono essere effettuati esclusivamente con i dati in serie storica allegati e non con quelli precedentemente pubblicati.

Nel 2014, 1 milione e 470 mila famiglie (5,7% di quelle residenti) è in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone (6,8% della popolazione residente).

Dopo due anni di aumento, l'incidenza della povertà assoluta si mantiene sostanzialmente stabile; considerando l'errore campionario, il calo rispetto al 2013 del numero di famiglie e di individui in condizioni di povertà assoluta (pari al 6,3% e al 7,3% rispettivamente), non è statisticamente significativo (ovvero non può essere considerato diverso da zero).

La povertà assoluta è sostanzialmente stabile anche sul territorio, si attesta al 4,2% al Nord, al 4,8% al Centro e all'8,6% nel Mezzogiorno.

Migliora la situazione delle coppie con figli (tra quelle che ne hanno due l'incidenza di povertà assoluta passa dall'8,6% al 5,9%), e delle famiglie con a capo una persona tra i 45 e i 54 anni (dal 7,4% al 6%); la povertà assoluta diminuisce anche tra le famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione (dal 23,7% al 16,2%), a seguito del fatto che più spesso, rispetto al 2013, queste famiglie hanno al proprio interno occupati o ritirati dal lavoro.

Nonostante il calo (dal 12,1 al 9,2%), la povertà assoluta rimane quasi doppia nei piccoli comuni del Mezzogiorno rispetto a quella rilevata nelle aree metropolitane della stessa ripartizione (5,8%). Il contrario accade al Nord, dove la povertà assoluta è più elevata nelle aree metropolitane (7,4%) rispetto ai restanti comuni (3,2% tra i grandi, 3,9% tra i piccoli).

Tra le famiglie con stranieri la povertà assoluta è più diffusa che nelle famiglie composte solamente da italiani: dal 4,3% di queste ultime (in leggero miglioramento rispetto al 5,1% del 2013) al 12,9% per le famiglie miste fino al 23,4% per quelle composte da soli stranieri. Al Nord e al Centro la povertà tra le famiglie di stranieri è di oltre 6 volte superiore a quella delle famiglie di soli italiani, nel Mezzogiorno è circa tripla.

L'incidenza di povertà assoluta scende all'aumentare del titolo di studio: se la persona di riferimento è almeno diplomata, l'incidenza (3,2%) è quasi un terzo di quella rilevata per chi ha la licenza elementare (8,4%). Inoltre, la povertà assoluta riguarda in misura marginale le famiglie con a capo imprenditori, liberi professionisti o dirigenti (l'incidenza è inferiore al 2%), si mantiene al di sotto della media tra le famiglie di ritirati dal lavoro (4,4%), sale al 9,7% tra le famiglie di operai per raggiungere il valore massimo tra quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (16,2%).

Come quella assoluta, la povertà relativa risulta stabile e coinvolge, nel 2014, il 10,3% delle famiglie e il 12,9% delle persone residenti, per un totale di 2 milioni 654 mila famiglie e 7 milioni 815 mila persone.

Anche per la povertà relativa si conferma la stabilità, rispetto all'anno precedente, rilevata per la povertà assoluta nelle ripartizioni geografiche e il miglioramento della condizione delle famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione (l'incidenza della povertà relativa passa dal 32,3% al 23,9%) o residenti nei piccoli comuni del Mezzogiorno (dal 25,8% al 23,7%); in quest'ultimo caso il miglioramento si contrappone al leggero peggioramento registrato nei grandi comuni rispetto all'anno precedente (dal 16,3% al 19,8%).

Nota. In data 15.07.2015 alle ore 11 le serie storiche sulla povertà assoluta sono state sostituite. Le modifiche riguardano la tavola 2, per l'anno 2014, relativamente al numero di individui poveri nel Mezzogiorno e in Italia (era stato erroneamente inserito il numero di persone residenti).

Link per il calcolo della povertà:

http://www.istat.it/it/prodotti/contenuti-interattivi/calcolatori/soglia-di-poverta

 

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Martedì, 31 Marzo 2015 02:00

Dati Istat su occupazione e disoccupazione

Dopo la crescita del mese di dicembre e la sostanziale stabilità di gennaio, a febbraio 2015 gli occupati diminuiscono dello 0,2% (-44 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,7%, cala nell'ultimo mese di 0,1 punti percentuali. Rispetto a febbraio 2014, l'occupazione è cresciuta dello 0,4% (+93 mila) e il tasso di occupazione di 0,2 punti.

I disoccupati aumentano su base mensile dello 0,7% (+23 mila). Dopo il forte calo registrato a dicembre, seguito da un'ulteriore diminuzione a gennaio, a febbraio il tasso di disoccupazione sale di 0,1 punti percentuali, tornando al 12,7%, lo stesso livello di dicembre e di 0,2 punti più elevato rispetto a febbraio 2014. Nei dodici mesi il numero di disoccupati è cresciuto del 2,1% (+67 mila).

Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni mostra un lieve incremento nell'ultimo mese (+0,1%), rimanendo su valori prossimi a quelli dei due mesi precedenti. Il tasso di inattività si mantiene stabile al 36,0%, contro il 36,4% di febbraio 2014. Su base annua gli inattivi diminuiscono dell'1,4% (-204 mila).

Per offrire ai lettori andamenti che risentono in misura minore della variabilità che si osserva a breve termine, da questo mese l'Istat pubblica anche le medie mobili mensili a tre termini degli indicatori congiunturali sul mercato del lavoro. Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo dicembre-febbraio l'occupazione è rimasta sostanzialmente stabile, mentre il tasso di disoccupazione è diminuito di 0,4 punti percentuali, in larga misura per la risalita del tasso di inattività (+0,3 punti).

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Lunedì, 26 Gennaio 2015 10:45

Dati Istat su costruzioni

Per il segretario generale FENEAL UIL Vito Panzarella "le misure finora adottate dal governo continuano ad essere del tutto insufficienti  di fronte ad una crisi come quella che ha colpito il settore edile." I dati sulla produzione nelle costruzioni, diffusi ieri dall'Istat, continuano a mostrarlo. Nel mese di novembre 2014 l'indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni ha registrato un calo del 4,5% rispetto a ottobre.

Nella media dei primi undici mesi dell'anno la produzione nelle costruzioni è diminuita del 7,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. "C'è dunque bisogno di investire come ha sottolineato ieri Barbagallo, ma ciò, – ribadisce Panzarella  – deve avvenire in una logica di sviluppo del settore diversa dal passato. Per anni  il settore è vissuto al disopra delle sue possibilità, utilizzando modelli di sviluppo e di produzione che oggi non reggono più e che non ritorneranno, questo deve essere chiaro a tutti. 

Occorre invece –  spiega – una nuova visione per ricucire le periferie, ridisegnare le città rispondendo ai bisogni sociali, un grande piano di messa in sicurezza del territorio e di opere infrastrutturali con un'attenzione decisa sulla sicurezza e la qualità. Siamo convinti – aggiunge –  che i modelli di sviluppo per uscire in modo definitivo dalla recessione ci siano e che il paese abbia bisogno di migliorare la sua efficienza di sistema con investimenti basati su priorità chiare e decise ed adeguati percorsi di partecipazione delle istituzioni e delle comunità locali, ma la vera priorità deve restare la contrapposizione fra le opere utili e necessarie al paese e le opere utili solo alla speculazione o al malaffare. 

Questo governo - conclude il segretario  – come i precedenti del resto, rispetto al nostro settore continua a metter in campo le medesime ricette: riduzione degli investimenti pubblici, deregolamentazione del mercato, della struttura di impresa e del lavoro,  indebolimento dello stato sociale, riportando  analoghi risultati che non aiutano il settore ad uscire dalla crisi ma piuttosto ad affondarlo ancora di più."

COSTRUZIONI: ISTAT, A NOVEMBRE PRODUZIONE -4,5% SU MESE, -7,9% SU ANNO =

Roma, 19 gen. (Labitalia) – "Nel mese di novembre 2014 l'indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni ha registrato un calo del 4,5% rispetto a ottobre. Nella media del trimestre settembre-novembre l'indice è diminuito del 2,1% rispetto ai tre mesi precedenti". E' quanto rileva l'Istat.

"L'indice corretto per gli effetti di calendario a novembre 2014 è diminuito in termini tendenziali del 7,9% (i giorni lavorativi sono stati 20 come a novembre 2013). Nella media dei primi undici mesi dell'anno la produzione nelle costruzioni è diminuita del 7,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente", prosegue l'Istat.

"A novembre 2014 l'indice grezzo ha segnato un calo tendenziale del 7,8% rispetto allo stesso mese del 2013. Nella media dei primi undici mesi dell'anno la produzione è diminuita del 7,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente", conclude l'Istat.

COSTRUZIONI: BARBAGALLO, DATI SU PRODUZIONE PESSIMI, SERVONO INVESTIMENTI

Roma, 19 gen. (Labitalia) – "I pessimi dati relativi alla produzione nel settore delle costruzioni confermano, purtroppo, tutte le nostre preoccupazioni: mentre il Governo parla di ripresa, i numeri lo smentiscono. Con questo Jobs Act, che è solo propaganda, si continua a discutere di norme sui licenziamenti e nulla si attua, invece, per far riprendere concretamente l'economia". Lo afferma il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo nel corso di un seminario
interno di approfondimento sulle nuove norme relative al mercato del lavoro, commentando i dati diffusi dall'Istat.

"Ritorniamo sempre sullo stesso punto: servono investimenti pubblici e privati, ma – ha proseguito Barbagallo – quelli previsti dal piano Junker sono aleatori e, comunque, insufficienti. Ecco perché dobbiamo puntare a organizzare una manifestazione di carattere europeo per dire sia al nostro Governo sia a Bruxelles che non vogliamo morire di stabilità e austerità".

Il leader della Uil ha richiamato l'attenzione anche sul tema della contrattazione. "Mentre la deflazione fa ristagnare l'economia, l'incremento della tassazione locale penalizza, in particolare, i lavoratori dipendenti e i pensionati. Dobbiamo, dunque, riprendere il filo del ragionamento unitario – ha concluso Barbagallo – anche per
avviare una serie di iniziative che rilancino la contrattazione tanto nel settore pubblico quanto in quello privato."

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