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MARZO 2018: IN PIEMONTE LA CASSA INTEGRAZIONE AUMENTA DEL 50,5% RISPETTO AL MESE PRECEDENTE, A LIVELLO NAZIONALE SCENDE DEL 5,3%. TORINO E' LA PROVINCIA PIU' CASSAINTEGRATA, IL PIEMONTE AL 1° POSTO TRA LE REGIONI

In Italia, a marzo, come evidenziano i dati del Servizio politiche attive e passive del lavoro della UIL Nazionale, sono state richieste 21.943.068 ore di cassa integrazione, con una diminuzione del 5,3% rispetto al mese di febbraio.

In Piemonte la richiesta è stata di 3.971.711 ore, in aumento del 50,5% (+25% ordinaria, +73,9% straordinaria, +315.700% deroga).

A marzo, i lavoratori piemontesi tutelati sono stati 23.363, con un aumento di 7.837 unità rispetto al mese precedente.

Il Piemonte è la regione con la maggiore richiesta di cassa integrazione, seguita dalla Lombardia e dal Lazio.

DATI PROVINCIALI

L'andamento delle ore nelle province piemontesi, nel confronto tra marzo e febbraio, è stato il seguente: Cuneo +323,7%, Vercelli +149,1%, Torino +66%, Biella +10,8%, Verbania +2,1%, Alessandria -23,4%, Novara -65,7%, Asti -74,3%.

Torino, con 2.038.883 ore, è la provincia più cassaintegrata d'Italia, seguita da Roma e Milano.

PRIMO TRIMESTRE DEL 2018

In Piemonte, nei primi tre mesi dell'anno, la richiesta è stata di 8.327.593 ore, in discesa del 40,5% rispetto all'analogo periodo del 2017 (-5,5% ordinaria, -53,5% straordinaria, -99% deroga). A livello nazionale sono state autorizzate 62.391.184 ore, con una riduzione del 38,7%.

Le province piemontesi hanno fatto registrare il seguente andamento: Verbania +86,9%, Cuneo +22,7%, Alessandria           -19,5%, Novara -32,7%, Vercelli -36,9%, Torino -50,8%, Asti -55,1%, Biella -77,9%.

Torino, con 4.225.534 ore, è ridiventata la provincia più cassaintegrata d'Italia. Il Piemonte è al 2° posto, preceduto dalla Lombardia.

Nei primi tre mesi dell'anno, la media mensile dei lavoratori piemontesi tutelati è stata di 16.329, in diminuzione di 11.103 unità rispetto al periodo gennaio-marzo 2017.

SETTORI PRODUTTIVI

Nella nostra regione, la variazione percentuale della cassa integrazione per settori produttivi, nel confronto tra il primo trimestre del 2018 e del 2017, è stata la seguente: Industria -39,8%, Edilizia -26,3%, Artigianato -99,8%, Commercio            -46,7%, Settori vari 0%, per un totale di -40,5%.

DICHIARA IL SEGRETARIO GENERALE UIL PIEMONTE GIANNI CORTESE:

"I dati relativi alle richieste di cassa integrazione si muovono come sull'ottovolante, forse per le imputazioni delle ore, sfalsate rispetto ai mesi di effettiva competenza, ma valutando periodi più ampi, come ad esempio il trimestre, è evidente il calo rispetto al 2017 (per il Piemonte -40,5%, per l'intero Paese -38,7%). La crescita continua a ritmi meno sostenuti e le previsioni di organismi nazionali ed esteri confermano questa tendenza. Ci sarebbe bisogno di imprimere una accelerazione per raggiungere i livelli degli altri Paesi europei, ma, oltre alla guida di un Governo, mancano gli investimenti (pubblici e privati) e una quota ancora significativa di consumi interni persi dall'inizio della crisi per l'aumento del numero di persone che versano in condizioni di disagio o povertà".

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FEBBRAIO 2018: IN PIEMONTE LA CASSA INTEGRAZIONE AUMENTA DEL 53,8% RISPETTO AL MESE PRECEDENTE, MA NEL RAFFRONTO DEI PRIMI DUE MESI DEL 2018 CON IL 2017 SCENDE DEL 49,2%

In Italia, a febbraio, come evidenziano i dati del Servizio politiche attive e passive del lavoro della UIL Nazionale, sono state richieste 23.161.600 ore di cassa integrazione, con un aumento del 34% rispetto al mese di gennaio.

In Piemonte la richiesta è stata di 2.639.337 ore, in aumento del 53,8% (+25,3% ordinaria, +94,8% straordinaria, -100% deroga). A febbraio, i lavoratori piemontesi tutelati sono stati 15.526, con un aumento di 5.429 unità rispetto al mese precedente.

DATI PROVINCIALI

L'andamento delle ore nelle province piemontesi, nel confronto tra febbraio e gennaio, è stato il seguente: Verbania +3.377,2%, Novara +2.010,4%, Cuneo +451,9%, Biella +74,6%, Alessandria +52,3%, Torino +28,2%, Vercelli -11,4%, Asti       -74,9%.

PRIMO BIMESTRE DEL 2018

In Piemonte, nei primi due mesi dell'anno, la richiesta è stata di 4.355.882 ore, in discesa del 49,2% rispetto all'analogo periodo del 2017 (-2,9% ordinaria, -65,2% straordinaria, -100% deroga). A livello nazionale sono state autorizzate 40.448.116 ore, con una riduzione del 37,4%.

Le province piemontesi hanno fatto registrare il seguente andamento: Verbania +667,2%, Biella +77,2%, Alessandria +11,4, Novara +9,1%, Vercelli -35%, Asti -46,7%, Cuneo -59,3%, Torino -63,3%.

Torino, con 2.186.651 ore, è ora la terza provincia più cassaintegrata d'Italia, dopo Milano e Napoli. Il Piemonte è al 2° posto, preceduto dalla Lombardia.

Nei primi due mesi dell'anno, la media mensile dei lavoratori piemontesi tutelati è stata di 12.811, in diminuzione di 12.406 unità rispetto al periodo gennaio-febbraio 2017.

SETTORI PRODUTTIVI

Nella nostra regione, la variazione percentuale della cassa integrazione per settori produttivi, nel confronto tra il primo bimestre del 2018 e del 2017, è stata la seguente: Industria -54,4%, Edilizia -12,9%, Artigianato -100%, Commercio -16,3%, Settori vari 0%, per un totale di -49,2%.

DICHIARA IL SEGRETARIO GENERALE UIL PIEMONTE GIANNI CORTESE:

"L'andamento della cassa integrazione in Piemonte, nel primo bimestre del 2018, conferma il trend dell'ultimo periodo, con un dimezzamento delle ore richieste rispetto ai primi due mesi del 2017. Desta, invece, attenzione l'incremento del 58,8% tra gennaio e febbraio di quest'anno. In attesa di conoscere l'evoluzione delle richieste nello svolgimento dell'anno, confermiamo che la crescita nel nostro Paese è un elemento di positività, consapevoli del livello ancora insufficiente, che ci colloca nella retroguardia europea. Preoccupa, inoltre, la qualità della nuova occupazione, fatta spesso di tipologie contrattuali deboli e precarie. Stiamo ancora facendo i conti con gli effetti di una crisi decennale che ha determinato l'aumento delle diseguaglianze, del disagio e delle povertà, perciò chiederemo al prossimo Governo, quando ci sarà, di favorire il rinnovo dei contratti di lavoro, di farsi promotore di una riforma fiscale in grado di ridurre la pressione su chi paga onestamente le tasse, seguendo il criterio della progressività nella contribuzione (come previsto dalla Costituzione italiana), di programmare investimenti pubblici utili a creare le infrastrutture materiali e immateriali necessarie per la crescita del Paese, con un nuovo approccio, rispettoso della tutela e della sicurezza dei nostri territori, massacrati da anni di incuria".

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IL Ministero del Lavoro ha pubblicato una circolare, la n° 2 del 7 febbraio 2018, che fornisce le prime indicazioni e chiarimenti sulla corretta applicazione della norma contenuta nella  Legge di bilancio del 2018 con la quale, al comma 133 dell'art. 1, si  introduce  nel corpo del  D.Lgs. 148/2015 un nuovo articolo, il 22 bis, il quale, ricorrendo alcune specifiche condizioni, permette di utilizzare l'integrazione salariale straordinaria in deroga ai limiti temporali stabiliti dallo stesso Decreto Legislativo agli artt. 4 e 22.

Nello specifico, per gli anni 2018 e 2019, le imprese che abbiano un organico superiore alle 100 unità lavorative e che presentino una rilevanza economica strategica, anche a livello Regionale,  potranno beneficiare di un ulteriore periodo integrazione salariale, in deroga alle durate massime, per superare o affrontare situazioni di particolare rilevanza sotto il profilo occupazionale o gestionale.

La deroga, finanziata fino ad un massimo di cento milioni di euro per ciascun anno, è subordinata ad un accordo in sede governativa, alla presenza del Ministero del lavoro e della Regione dove l'impresa è ubicata, ovvero di più Regioni in caso di impresa multi localizzata.

Sono previste due tipologie di casistiche:

Proroga dell'intervento straordinario sino ad un massimo di 12 mesi nei casi in cui il programma di riorganizzazione aziendale è caratterizzato da investimenti complessi, non attuabili nel limite temporale di durata del trattamento straordinario, ovvero  il medesimo programma contenga piani di recupero occupazionale (mediante la ricollocazione delle risorse umane) e azioni di riqualificazione non attuabili nei limiti di durata previsti dalla norma (Riorganizzazione).Proroga dell'intervento straordinario sino ad un massimo di sei mesi nei casi in cui sia  previsto sia  un piano di risanamento economico complesso, che interventi di salvaguardia occupazionale e continuità aziendale non realizzabili nel limite dei 12 mesi previsti dalla normativa (Crisi).

Troverete ai punti 3.1. e 3.2. della circolare il dettaglio delle casistiche previste per la prosecuzione di un programma di riorganizzazione aziendale e per la prosecuzione di quello per crisi e delle azioni previste per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per l'implementazione delle politiche attive.

Va sottolineato che entrambi gli interventi possono "intendersi quale prosecuzione, anche senza soluzione di continuità, di un trattamento di Cigs già riconosciuto".

La circolare prevede però, anche la fattispecie nella quale il trattamento di Cigs sia già concluso, nel corso del 2017, ma sia ancora in corso il piano di risanamento previsto dal vecchio programma di interventi.

In quest'ultimo caso la circolare non definisce periodi temporali o modalità con le quali certificare la prosecuzione delle "azioni di risanamento", argomenti questi che, molto probabilmente, saranno oggetto di verifica congiunta nella fase dell'accordo "governativo".

Una ulteriore novità, peraltro non presente nella norma ma introdotta dalla circolare,  è rappresentata dalla necessità di quantificare, in sede di stipula dell'accordo, l'onere finanziario dell'intervento di Cigs con l'obiettivo di attivare una sorta di monitoraggio preventivo della spesa visto che la misura ha una capienza limitata a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019.

Infine, in merito alla modalità di presentazione dell'istanza, si conferma la consueta procedura telematica (cigsonline) ed inoltre, in virtù del fatto che l'intervento è sottoposto ad una preventivo accordo in sede governativa alla presenza della regione/i interessata/e, non trovano applicazione le ordinarie procedure di consultazione previste.

Questo particolare tipo di intervento , come accennato in una nostra precedente nota, è stato uno dei punti oggetto del confronto con il Governo e, sebbene sconti una durata limitata ad un biennio, dimostra la consapevolezza da parte anche del legislatore che in alcuni casi i limiti posti alle durate delle integrazioni salariali sono insufficienti a sostenere l'imprese in una fase di ristrutturazione o di crisi complessa ed articolata. Il provvedimento va dunque nella direzione, come fortemente richiesto dalla UIL,  di una maggiore flessibilità degli interventi e del superamento delle tante rigidità introdotte dal D.Lgs. 148/2015, flessibilità che a nostro avviso dovrebbero trovare una propria collocazione strutturale nel decreto legislativo.

Roma 8 febbraio 2018

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Venerdì, 26 Gennaio 2018 10:51

Sintesi analisi cassintegrazione per l'anno 2017

Il bilancio del 2017 si chiude con una media annua di 172 mila posti di lavoro salvaguardati dalla cassa integrazione, con un potenziale perdita di 112 mila posti di lavoro rispetto all'anno precedente.

"La continua flessione di ore autorizzate, che si è registrata anche a dicembre scorso, fa totalizzare nel 2017 un calo del 39,3% di ore richieste rispetto al 2016 dove, sottolinea Guglielmo Loy - Segretario Confederale UIL, al netto di una cassa integrazione in deroga in estinzione, ciò che emerge  maggiormente è la brusca riduzione delle ore di cassa integrazione straordinaria (- 43,2%) che nell'anno raggiungono un totale di oltre 218 milioni di ore di cui il 52,8% con causale "solidarietà".

Il riscontro proveniente dai dati, sempre più vicini ai valori del 2008, mostra però un indicatore di persistente malessere delle aziende laddove le ore di cassa integrazione straordinaria vedono, rispetto a tale anno, un aumento del 150,3% (a fronte di una riduzione del 7,2% delle ore di cigo).

"Chiaramente questi dati vanno aggregati", precisa Loy, "anche con quelli provenienti dal Fondo di Integrazione Salariale (FIS) che, ad oggi, vede oltre 13,3 milioni di ore autorizzate e un montante di richieste per 100 mila lavoratori, in continuo aumento dall'entrata in vigore dello strumento".

Altro dato di sofferenza è l'aumento, rispetto al 2016, delle domande di disoccupazione pervenute nel periodo gennaio-novembre dello scorso anno, a fronte di una diminuzione che ha caratterizzato il triennio precedente.

"Ci domandiamo, quindi, se la flessione della cassa integrazione, che potrebbe essere considerato elemento positivo, coniugata però all'aumento delle domande di disoccupazione", osserva Loy, "abbia una ragion d'essere anche nella recente e stringente riforma degli ammortizzatori sociali  (minore durata, maggior costo per le imprese, riduzione delle casistiche "autorizzabili") e se, quindi si possa interpretare la riduzione della cassa integrazione solo  in senso di risalita, lenta ed ancora insufficiente, del sistema economico produttivo. Ed è proprio la flessibilità di utilizzo della Cassa Integrazione, coniugata ad un forte sistema di politiche attive dedicate, la strada da perseguire nei prossimi mesi".

"Grazie alla denuncia ed alle proposte della Uil con la recente legge di bilancio", conclude Loy, " sono state apportate modifiche significative, anche se da completare, per rendere meno complesso l'utilizzo di importanti strumenti di protezione sociale come gli ammortizzatori in generale e la Cassa Straordinaria in particolare. La ripresa economica sarà, purtroppo, caratterizzata ancora dal permanere di numerose crisi aziendali che necessitano di strumenti adatti a coniugare il rilancio con la tutela delle persone che vi lavorano".

 

Ore autorizzate a DICEMBRE 2017

(confronto con NOVEMBRE 2017)

Dati nazionali e per gestione:

ORE AUTORIZZATE: 19,9 milioni (-30,2 % su novembre 2017)

CIGO: circa 10 milioni (+27%)

CIGS: 9,4 milioni (-52,5 %)

CIGD: 542 mila (-40%)

Stima UIL posti lavoro salvaguardati a dicembre 2017:  117 mila

Dati per macro area:

NORD: 9,4 milioni (-22,8%)

MEZZOGIORNO: circa 7 milioni (-27,7%)

CENTRO: 3,5 milioni (-47,6%)

Dati regionali:

Aumento in 6 Regioni e nella Prov. Aut. di Trento

Prime 3 Regioni per maggior aumento: Molise (+660,5%); Basilicata (+485,5%); Sicilia (+61,7%)

Ultime 3 Regioni con maggiore flessione: Calabria (-79,4%); Sardegna (-70,9%); Campania (-65,2%)

 

Ore autorizzate nell'ANNO 2017

(confronto con stesso periodo del 2016)

Dati nazionali e per gestione:

ORE AUTORIZZATE: 351 milioni (-39,3% su ANNO 2016)

CIGS: 218,2 milioni (-43,2%) di cui il 52,8% per "solidarietà"

CIGO: 105 milioni (-23,7%)

CIGD: 28 milioni (-51,6%)

Stima UIL posti lavoro mediamente salvaguardati nel 2017: 172 mila

Dati per macro area:

NORD: 165,4 milioni (-50,5%)

MEZZOGIORNO: 105,5 milioni (-6%)

CENTRO: 80,2 milioni (-39,6%)

Dati regionali:

Aumento in 2 Regioni: Basilicata (+53%) e Puglia (+17,6%)

Ultime 3 Regioni con maggiore flessione: Friuli Venezia Giulia (-66,6%); Valle d'Aosta (-63,6%); Sardegna (-59,4%)

Dati provinciali:

Aumento in 13 Province

Le prime 5 province di maggior crescita: Potenza (+90%); Savona (+66,3%); Crotone (+55,8%); Brindisi (+55,4%) e Benevento (+46,6%).

Ultime 5 Province con maggiore riduzione: Frosinone (-82,8%); Mantova (-72,1%); Pordenone (-71,9%); Verona (-71,3%); Genova (-69,6%)

Settori produttivi:

Settore con più alto numero di ore autorizzate è l'industria con 273,2 milioni di ore (-39,7% rispetto al 2016), seguita dal commercio con oltre 34,8 milioni (-34,1%  sul  2016),  dall'edilizia  con  circa 34,8 milioni di ore (-30,1%) e dall'artigianato con 8 milioni di ore (-65,5%).

Roma, 24 gennaio 2018

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Riflettere ed adoperarsi sulla crescita del lavoro temporaneo

Il bilancio del 2017 si chiude con una media annua di 172 mila posti di lavoro salvaguardati dalla cassa integrazione, con un potenziale perdita di 112 mila posti di lavoro rispetto allo scorso anno (dati elaborati dal Servizio Politiche Attive e Passive della UIL).

La continua flessione di ore autorizzate che si è registrata anche a dicembre scorso fa totalizzare nel 2017 un calo del 39,3% di ore richieste rispetto al 2016 dove, al netto di una cassa integrazione in deroga in estinzione, ciò che preoccupa maggiormente è la brusca riduzione delle ore di cassa integrazione straordinaria (- 43,2%).

Il riscontro proveniente dai dati, sempre più vicini ai valori del 2008, mostra però un indicatore di persistente malessere delle aziende laddove le ore di cassa integrazione straordinaria vedono un aumento del 150,3% rispetto all'anno pre-crisi (a fronte di una riduzione del 7,2% delle ore di cigo).

Chiaramente questi dati vanno aggregati anche con quelli provenienti dal Fondo di Integrazione Salariale (FIS) che, ad oggi, vede oltre 12,5 milioni di ore autorizzate e un montante di richieste per 60 mila lavoratori, in continuo aumento dall'entrata in vigore dello strumento.

Altro dato di sofferenza è l'aumento, rispetto al 2016, delle domande di disoccupazione pervenute nel periodo gennaio-novembre dello scorso anno, a fronte di una diminuzione che ha caratterizzato il triennio precedente.

Ci domandiamo, quindi, se la flessione della cassa integrazione coniugata all'aumento delle domande di disoccupazione, abbia una ragion d'essere nella recente e stringente riforma degli ammortizzatori sociali o se possiamo interpretare la riduzione della cassa integrazione in senso di risalita del sistema produttivo.

In questa seconda ipotesi, il dato sulla disoccupazione in crescita andrebbe letto come segnale preoccupante dell'aumento della temporaneità del lavoro come evidenziato, attraverso i dati dell'Osservatorio sul Precariato, dalla forte crescita dei rapporti a termine nel corso del 2017 (+26% sullo stesso periodo del 2016), dal calo dei contratti stabili dovuto anche alla scelta delle imprese di attendere il nuovo anno per assumere con sgravi contributivi e dall'inevitabile forte incremento delle cessazioni (+24,2%), su cui occorre riflettere e adoperarsi.

Roma, 18 gennaio 2018

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La Cassazione, con la sentenza n. 27224/2017, precisa che la lavoratrice iscritta all'Albo degli avvocati e anche insegnante scolastico di ruolo part-time, non può cumulare il trattamento di maternità da parte della Cassa con quello già erogato da altro ente previdenziale, quale l'INPDAP, come nel caso in esame, in virtù del rapporto di lavoro con il M.I.U.R. nel comparto scuola.

In particolare la professionista contestava il rigetto della domanda di corresponsione da parte della Cassa forense dell'indennità di maternità, motivato dalla circostanza che aveva già ottenuto tale provvidenza dall'INPDAP per il lavoro svolto come insegnante.

Il Tribunale accoglieva integralmente la domanda e la Corte d'appello il ricorso proposto dalla Cassa limitatamente alla condanna al pagamento degli accessori sul credito mediante il cumulo di interessi e rivalutazione.
La Corte territoriale rilevava anche che il D.Lgs. n. 151/2001, all'art. 71 nel richiedere all'iscritta alla Cassa di dichiarare l'inesistenza di altro trattamento per maternità non intendeva di certo escludere la possibilità di un cumulo delle prestazioni, giacché la stessa Corte costituzionale aveva posto in evidenza la necessità di garantire alla gestante la massima sicurezza economica, legittimando, in caso di impiego part- time, una doppia erogazione.

La Cassa propone ricorso per la cassazione di tale decisione. La Suprema Corte lo accoglie, precisando che alla luce degli artt. 70 e 71 del T.U. n. 151/2001 il diritto di percepire l'indennità dalla Cassa può essere richiesto a condizione che la lavoratrice ne faccia domanda, documenti lo stato di gravidanza e attesti l'inesistenza di altro trattamento di maternità come lavoratrice pubblica o autonoma. La finalità della norma è in piena evidenza quella di evitare il cumulo di prestazioni da parte di più enti previdenziali per lo stesso evento e cioè la situazione di maternità, come peraltro previsto anche per altre prestazioni di natura assistenziale o previdenziale.

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Commento di Aldo Gregori, Segretario generale UIL Alessandria:

"I dati sul ricorso alla cassintegrazione in provincia di Alessandria nei primi sette mesi del 2017, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, evidenziano un calo importante pare a -37,9%, ma la situazione resta comunque preoccupante. Ricordiamo che Alessandria è la seconda provincia più cassintegrata del Piemonte subito dopo Torino.

Inoltre il Piemonte è la regione al terzo posto per richiesta di cassintegrazione in Italia, dopo Lombardia e Puglia.

Il dato quindi non basta a rassicurarci e a far pensare che l'uscita dalla crisi sia realtà. Anche se è iniziata una timida ripresa, questa purtroppo non riguarda l'occupazione dei lavoratori, aspetto per noi prioritario."

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Le osservazioni critiche che la UIL ha fatto al Jobs act partirono proprio dal tema degli ammortizzatori e, in particolare, dalla scelta, sbagliata, di ridurre la protezione sociale nelle fasi di ristrutturazione aziendale attraverso la cancellazione della mobilità e della cassa in deroga e il maggior costo per le imprese per la cassa integrazione.Se a questo aggiungiamo la norma entrata in vigore proprio oggi, che prevede un tetto alle ore autorizzabili di cassa straordinaria per le ristrutturazioni, si profila, purtroppo, un rischio di incentivo ai licenziamenti collettivi che deve assolutamente essere respinto.

Il legislatore, lo scorso anno, ha già previsto deroghe per rendere meno rigido lo strumento, ma queste eccezioni valevano solo per le aree di crisi complessa ed è da qui che si deve ripartire per una modifica legislativa. Già il 5 settembre, all'incontro con il ministro Poletti, la Uil chiederà di rivedere la norma entrata in vigore oggi.

 

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Lunedì, 31 Luglio 2017 10:27

6° Rapporto UIL sulla CIG

In allegato vi trasmettiamo il 6° Rapporto UIL sulla Cassa Integrazione contenente i dati aggiornati al Giugno 2017.

Come sempre abbiamo analizzato l'andamento delle richieste di ore di cassa integrazione a livello nazionale, regionale, territoriale e settoriale. Abbiamo comparato, inoltre,  il dato di Giugno con Maggio e il primo semestre 2017 con il corrispondente periodo 2016.

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Nel mese di aprile sono state autorizzate 23,9 milioni di ore di cassa integrazione, in forte flessione rispetto allo stesso mese dell'anno scorso (-58,1%) e con un calo del 38,9% su marzo. Dato che interessa - illustra Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL -  le tre gestioni (cigo, cigs e deroga) e le tre macro aree. La gestione straordinaria è, in valori assoluti, lo strumento che assorbe il maggior numero di ore autorizzate (14,5 milioni). Complessivamente, nel mese, la cassa integrazione ha "salvato" circa 141 mila posti di lavoro.

Dal cumulo delle ore autorizzate nel I quadrimestre si ottengono 129 milioni di ore (di cui il 69% assorbito dalla cassa integrazione straordinaria), in flessione del 43,1% rispetto allo stesso periodo del 2016. Anche in questo caso il calo delle ore autorizzate è registrato per tutte le gestioni e le tre macro aree.

Ovviamente - osserva Guglielmo Loy - la media nazionale non deve offuscare alcuni dati regionali e territoriali fortemente preoccupanti che indicano come, purtroppo, i processi di ristrutturazione e di difficoltà di molte imprese ancora si manifestano. È il caso, ad esempio, della Calabria (+34,7%), Liguria (+18,8%), delle Province Autonome di Trento (+3,9%) e Bolzano (+0,2%) e, tra le altre, delle provincie di Savona (+333,9%), Reggio Calabria (+218,8%), Brindisi (+208,4%), Belluno (+123%) e Benevento (+121%)

Va sempre considerato che dai "numeri", che mensilmente diffonde l'Inps, restano ancora totalmente assenti i dati relativi al FIS (Fondo di integrazione salariale) che dovrebbe proteggere i lavoratori di imprese, prevalentemente piccole e piccolissime, che non sono tutelati da altri strumenti.

In controtendenza, rispetto alla flessione di cassa integrazione, la crescita delle domande di Naspi che deve spingerci, essendo questo uno strumento che protegge chi il lavoro lo ha perso, a fare una riflessione sul tema se il venir meno di alcuni istituti di politica passiva (indennità di mobilità) e le restrizioni su altri (cassa integrazione), apportate dalla riforma del lavoro, concorrano, insieme alla insufficiente crescita, a tale aumento.

Monitorare e valutare gli effetti delle riforme - conclude Guglielmo Loy - è necessario per comprendere "se" e "dove" intervenire per prevenire impatti negativi sul mercato del lavoro. Fino a considerare se e come rivedere le norme sulla cassa integrazione in senso meno restrittivo per evitare di veder crescere il numero dei disoccupati.

In allegato lo studio completo in Pdf

 

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