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Lunedì, 19 Marzo 2018 10:38

Dati Istat sul mercato del lavoro

Il 2017, nel complesso, si caratterizza per un nuovo aumento dell'occupazione - sia nei valori assoluti sia nel tasso - che coinvolge anche i giovani di 15-34 anni. Inoltre, al forte calo dei disoccupati si associa la diminuzione del numero di inattivi.

Dal punto di vista congiunturale, le dinamiche del mercato del lavoro si manifestano all'interno di un quadro macroeconomico espansivo: nel quarto trimestre del 2017 l'economia italiana ha registrato una crescita del PIL dello 0,3% in termini congiunturali e dell'1,6% su base annua. Nel complesso, l'economia dei paesi dell'area Euro è cresciuta dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 2,7% nel confronto con lo stesso trimestre del 2016. La crescita, rilevante per l'industria in senso stretto e per le costruzioni, è associata ad una ulteriore espansione dell'input di lavoro: le ore lavorate aumentano dello 0,2% sul trimestre precedente e dell'1,6% su base annua, nel contesto di una lieve crescita della produttività del lavoro in termini congiunturali.

Dal lato dell'offerta di lavoro, nel quarto trimestre del 2017 l'occupazione presenta una lieve crescita congiunturale (+12 mila, 0,1%), dovuta all'ulteriore aumento dei dipendenti a termine (+57 mila, +2,0%) a fronte del calo di quelli a tempo indeterminato (-25 mila, -0,2%) e degli indipendenti (-20 mila, -0,4%). Il tasso di occupazione cresce di 0,1 punti rispetto al trimestre precedente arrivando al 58,1%. I dati mensili più recenti (gennaio 2018) presentano, al netto della stagionalità, un lieve aumento del numero di occupati rispetto a dicembre 2017.

La dinamica tendenziale mostra una crescita di 279 mila occupati (+1,2% in un anno) circoscritta ai dipendenti (+2,2%), in circa nove casi su dieci a termine, a fronte di un nuovo calo degli indipendenti (-1,9%). Per il tredicesimo trimestre consecutivo aumentano gli occupati a tempo pieno mentre, dopo una crescita ininterrotta dal 2010, il tempo parziale diminuisce. Sulla base dei dati di flusso, a distanza di dodici mesi, si stima un aumento delle trasformazioni da tempo parziale a tempo pieno, soprattutto per quanti svolgevano un part time involontario. Nel quarto trimestre 2017 prosegue la crescita dell'occupazione e del relativo tasso per i giovani di 15-34 anni. L'aumento dell'occupazione, diffuso per genere e ripartizione, è più intenso per le donne e nel Mezzogiorno.

Il tasso di disoccupazione diminuisce sia rispetto al trimestre precedente sia in confronto a un anno prima mentre quello di inattività, in calo rispetto a un anno prima, mostra un lieve aumento rispetto al trimestre precedente. Nei dati di gennaio 2018, in termini congiunturali, all'aumento del tasso di disoccupazione si associa la riduzione di quello di inattività.

Nel confronto tendenziale, per il terzo trimestre consecutivo prosegue la diminuzione dei disoccupati (-247 mila in un anno) che interessa entrambi i generi ed è particolarmente accentuata per i giovani. La riduzione, a ritmi meno intensi, degli inattivi di 15-64 anni (-118 mila in un anno) è dovuta esclusivamente a quanti vogliono lavorare (le forze di lavoro potenziali).

Nei dati di flusso aumentano gli ingressi nell'occupazione, esclusivamente verso i dipendenti a termine; l'incremento coinvolge i giovani, le donne e soprattutto i residenti nel Mezzogiorno e gli individui con elevato livello di istruzione. Crescono anche le transizioni dallo stato di inattività verso la disoccupazione, soprattutto per le forze di lavoro potenziali.

Dal lato delle imprese si confermano i segnali di crescita congiunturale della domanda di lavoro, con un aumento delle posizioni lavorative dipendenti dello 0,5% sul trimestre precedente e del 3,0% su base annua, sintesi della crescita sia dell'industria sia dei servizi. Del medesimo segno sono le variazioni delle ore lavorate per dipendente, che crescono rispetto al trimestre precedente (+0,5%) e su base annua (+0,8%), mentre continua la flessione del ricorso alla cassa integrazione. Il tasso dei posti vacanti, pur rimanendo stabile rispetto al trimestre precedente, aumenta di 0,2 punti percentuali su base annua. Le retribuzioni rimangono stabili rispetto al trimestre precedente e mostrano una lieve crescita su base annua (+0,1%). Gli oneri sociali aumentano dello 0,1% su base congiunturale e dello 0,9% su base annua. Quale loro sintesi, il costo del lavoro cresce dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,3% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente.

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Dopo il calo del mese scorso a gennaio 2018 la stima degli occupati torna a crescere (+0,1%, pari a +25 mila rispetto a dicembre). Il tasso di occupazione sale al 58,1% (+0,1 punti percentuali).

L'aumento dell'occupazione nell'ultimo mese è determinato dalla componente femminile e, con riferimento all'età, dalla forte crescita dei giovani di 15-24 anni e da quella più lieve degli ultracinquantenni, a fronte di un calo tra gli uomini e nelle classi di età centrali tra 25 e 49 anni. Crescono in misura consistente i dipendenti a tempo determinato, mentre calano i permanenti e gli indipendenti.

Nel trimestre novembre-gennaio l'occupazione rimane sostanzialmente stabile rispetto al trimestre precedente. Segnali positivi si registrano tra le donne (+0,1%), gli over 50 (+1,0%) e soprattutto i giovani di 15-24 anni (+2,4%), a fronte di un calo tra gli uomini e nelle classi comprese tra 25 e 49 anni. Crescono nel trimestre i dipendenti a termine (+2,4%), mentre calano i permanenti (-0,3%) e gli indipendenti (-0,5%).

La stima delle persone in cerca di occupazione torna a crescere a gennaio (+2,3%, +64 mila) dopo cinque mesi consecutivi di calo. L'aumento della disoccupazione interessa donne e uomini e si distribuisce tra tutte le classi di età. Il tasso di disoccupazione sale all'11,1% (+0,2 punti percentuali rispetto a dicembre), mentre quello giovanile scende al 31,5% (-1,2 punti).

Dopo l'aumento del mese scorso, a gennaio la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni cala dello 0,6% (-83 mila). La diminuzione interessa prevalentemente le donne e i giovani 15-24enni. Il tasso di inattività scende al 34,5% (-0,2 punti percentuali).

Nel trimestre novembre-gennaio, rispetto ai tre mesi precedenti, alla sostanziale stabilità degli occupati si accompagna il calo dei disoccupati (-1,1%, -33 mila) e l'aumento degli inattivi (+0,1%, +14 mila).

Su base annua si conferma l'aumento degli occupati (+0,7%, +156 mila) determinato esclusivamente dalle donne. La crescita si concentra solo tra i lavoratori a termine (+409 mila) mentre calano gli indipendenti (-191 mila) e i permanenti (-62 mila). Aumentano soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+335 mila) ma anche i 15-24enni (+106 mila), mentre calano i 25-49enni (-285 mila). Nello stesso periodo diminuiscono sia i disoccupati (-4,9%, -147 mila) sia gli inattivi (-0,6%, -75 mila).

Al netto dell'effetto della componente demografica, l'incidenza degli occupati sulla popolazione cresce su base annua tra i 15-34enni e i 50-64enni, mentre è in calo tra i 35-49enni.

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Si stima che siano 8 milioni 816mila (43,6%) le donne fra i 14 e i 65 anni che nel corso della vita hanno subito qualche forma di molestia sessuale e si stima che siano 3 milioni 118mila le donne (15,4%) che le hanno subite negli ultimi tre anni.

Considerando solo le tipologie di molestie sessuali rilevate anche nell'indagine del 2008-2009, il fenomeno risulta in sensibile diminuzione. La stima delle donne che hanno subito molestie sessuali nei tre anni precedenti alle indagini è passata da 3 milioni 778mila (18,7%) nel 2008-2009 a 2 milioni 578 mila (12,8%) nel 2015-16.

Per la prima volta sono rilevate le molestie a sfondo sessuale anche ai danni degli uomini: si stima che 3 milioni 754mila uomini le abbiano subite nel corso della loro vita (18,8%), 1 milione 274 mila negli ultimi tre anni (6,4%).

Gli autori delle molestie a sfondo sessuale risultano in larga prevalenza uomini: lo sono per il 97% delle vittime donne e per l'85,4% delle vittime uomini.

Le molestie verbali sono la forma più diffusa sia nel corso della vita (24% delle donne e 8,2% degli uomini) sia nei tre anni precedenti all'indagine.

Le molestie con contatto fisico, ovvero le situazioni in cui le vittime sono state accarezzate o baciate contro la loro volontà, sono state subite nel corso della propria vita dal 15,9% delle donne e dal 3,6% degli uomini.

Nella maggior parte dei casi, il 60%, questo tipo di molestie sono perpetrate da estranei o da persone che si conoscono solo di vista (15,8%). Considerando l'intero corso della propria vita, avvengono più frequentemente sui mezzi di trasporto pubblici per le donne (27,9% dei casi) mentre per gli uomini nei locali come pub, discoteche, bar (29,2%).

La percezione della gravità delle molestie fisiche subite è molto diversa tra i generi: il 76,4% delle donne le considera molto o abbastanza gravi contro il 47,2% degli uomini.

Sono diffuse anche le molestie attraverso il web: nel corso della propria vita il 6,8% delle donne ha avuto proposte inappropriate o commenti osceni o maligni sul proprio conto attraverso i social network e all'1,5% è capitato che qualcuno si sia sostituito per inviare messaggi imbarazzanti o minacciosi od offensivi verso altre persone. In questo caso il dato degli uomini non è particolarmente diverso (rispettivamente 2,2% e 1,9%).

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Mercoledì, 10 Gennaio 2018 09:41

Dati Istat occupati e disoccupati

A novembre 2017 la stima degli occupati torna a crescere (+0,3% rispetto a ottobre, pari a +65 mila). Il tasso di occupazione sale al 58,4% (+0,2 punti percentuali).

La crescita dell'occupazione nell'ultimo mese interessa entrambe le componenti di genere e tutte le classi di età ad eccezione dei 35-49enni. Risultano in aumento i dipendenti, sia permanenti sia, in misura maggiore, a tempo determinato, mentre sono in lieve calo gli indipendenti.

Nel periodo settembre-novembre si registra una crescita degli occupati rispetto al trimestre precedente (+0,4%, +83 mila) che interessa donne e uomini e si concentra soprattutto tra gli over 50, in misura più lieve anche tra i 15-24enni, a fronte di un calo tra i 25-49enni. L'aumento è determinato esclusivamente dai dipendenti a termine, mentre calano i permanenti e rimangono stabili gli indipendenti.

La stima delle persone in cerca di occupazione a novembre diminuisce per il quarto mese consecutivo
(-0,6%, -18 mila). La diminuzione della disoccupazione interessa donne e uomini e si concentra nelle classi di età più giovani mentre si osserva un aumento tra gli over 35. Il tasso di disoccupazione si attesta all'11,0%, (-0,1 punti percentuali rispetto a ottobre), mentre quello giovanile cala al 32,7% (-1,3 punti).

Dopo la diminuzione del mese scorso, a novembre la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni è ancora in calo (-0,5%, pari a -61 mila). La diminuzione interessa sia le donne sia gli uomini e si concentra tra gli over 50 e i 15-24enni, mentre si osserva un aumento nelle classi di età centrali tra 25 e 49 anni. Il tasso di inattività cala al 34,3% (-0,1 punti percentuali).

Nel trimestre settembre-novembre, rispetto ai tre mesi precedenti, alla crescita degli occupati si accompagna il calo dei disoccupati (-1,4%, -40 mila) e degli inattivi (-0,3%, -43 mila).

Su base annua si conferma l'aumento degli occupati (+1,5%, +345 mila) che riguarda donne e uomini. La crescita si concentra tra i lavoratori dipendenti (+497 mila, di cui +450 mila a termine e +48 mila permanenti), mentre calano gli indipendenti (-152 mila). In valori assoluti aumentano soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+396 mila) ma anche i 15-34enni (+110 mila), mentre calano i 35-49enni (-161 mila). Nello stesso periodo diminuiscono sia i disoccupati (-7,8%, -243 mila) sia gli inattivi (-1,3%,
-173 mila).

Al netto dell'effetto della componente demografica tuttavia, su base annua cresce l'incidenza degli occupati sulla popolazione in tutte le classi di età.

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Mercoledì, 13 Settembre 2017 10:13

Dati Istat sul mercato del lavoro

Nel secondo trimestre del 2017 l'economia italiana ha registrato una crescita del Pil pari allo 0,4% in termini congiunturali e all'1,5% su base annua. Nel complesso, l'economia dei paesi dell'area Euro è cresciuta dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 2,2% nel confronto con lo stesso trimestre del 2016. I segnali di consolidamento dell'espansione dei livelli di attività economica, particolarmente significativi nell'industria in senso stretto e nei servizi, sono associati a un assorbimento di lavoro da parte del sistema produttivo che continua a espandersi in linea con la dinamica del Pil: le ore complessivamente lavorate crescono dello 0,5% sul trimestre precedente e dell'1,4% su base annua, confermando l'elevata intensità occupazionale della ripresa in corso.

Dal lato dell'offerta di lavoro, nel secondo trimestre del 2017 l'occupazione presenta una nuova crescita congiunturale (+78 mila, +0,3%) dovuta all'ulteriore aumento dei dipendenti (+149 mila, +0,9%), in oltre otto casi su dieci a termine (+123 mila, +4,8%). Continuano invece a calare gli indipendenti (-71 mila, -1,3%). Il tasso di occupazione cresce di 0,2 punti rispetto al trimestre precedente. I dati mensili più recenti (luglio 2017) mostrano, al netto della stagionalità, un aumento degli occupati (+0,3% rispetto a giugno, corrispondente a +59 mila unità), che riguarda sia i dipendenti sia gli indipendenti.

Tra il secondo trimestre del 2017 e lo stesso periodo dell'anno precedente si stima una crescita di 153 mila occupati (+0,7%) che riguarda soltanto i dipendenti (+356 mila, +2,1%), oltre tre quarti dei quali a termine, a fronte della rilevante diminuzione degli indipendenti (-3,6%). L'incremento in termini assoluti è più consistente per gli occupati a tempo pieno, e l'occupazione a tempo parziale aumenta soprattutto nella componente volontaria. La crescita dell'occupazione riguarda entrambi i generi e tutte le ripartizioni ed è più intensa per le donne e nel Nord.

Il tasso di disoccupazione diminuisce di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,6 punti in confronto a un anno prima, con maggiore intensità per quello giovanile. Nei dati di luglio 2017 il tasso di disoccupazione sale di 0,2 punti congiuntamente al calo di 0,3 punti del tasso di inattività 15-64 anni.

Rispetto agli utimi trimestri, nel confronto tendenziale si attenua la riduzione degli inattivi di 15-64 anni (-76 mila in un anno) e del corrispondente tasso di inattività (-0,1 punti). La diminuzione degli inattivi riguarda soltanto le donne, soprattutto il Mezzogiorno, gli individui di 35-49 anni, e coinvolge quanti vogliono lavorare (le forze di lavoro potenziali).

Le variazioni degli stock sottintendono significativi cambiamenti nella condizione delle persone nel mercato del lavoro, misurati dai dati di flusso a distanza di dodici mesi. Nel complesso continuano a diminure le transizioni da dipendente a termine a dipendente a tempo indeterminato (dal 24,3% al 16,5%). A fronte della riduzione complessiva delle transizioni dalla disoccupazione all'occupazione (-3,1 punti), i flussi dai disoccupati verso i dipendenti a tempo determinato aumentano (+0,9 punti). Riguardo agli inattivi, per le forze di lavoro potenziali è aumentata soprattutto la percentuale di quanti transitano verso la disoccupazione (dal 18,5% al 21,3% nei dodici mesi).

Dal lato delle imprese, si confermano i segnali di crescita congiunturale della domanda di lavoro, con un aumento delle posizioni lavorative dipendenti pari all'1,1% sul trimestre precedente, sintesi della crescita sia dell'industria sia dei servizi. Le ore lavorate per dipendente crescono (+0,2%) rispetto al trimestre precedente, mentre diminuiscono su base annua (-0,7%), anche se continua la flessione del ricorso alla Cassa integrazione. Il tasso dei posti vacanti aumenta di 0,1 punti percentuali sul trimestre precedente. In termini congiunturali si registra una diminuzione dello 0,1% delle retribuzioni e dello 0,5% degli oneri sociali e, quale loro sintesi, un calo dello 0,2% del costo del lavoro.

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Martedì, 29 Agosto 2017 09:01

Demografia d'impresa: i dati Istat

L'Istat rende disponibili le informazioni sulla demografia d'impresa aggiornate al 2015. A partire da quest'anno, gli indicatori settoriali di natalità, mortalità e turnover sono presentati anche per intensità tecnologica e contenuto di conoscenza dei settori.

Nel 2015 le imprese nate sono 279.132 – quasi 5mila in più rispetto al 2014 – con un tasso di natalità del 7,3%, in progressivo aumento dal 2010 (+0,2 punti percentuali rispetto all'anno precedente).
Anche la mortalità d'impresa è in aumento nel 2015. Si stima infatti che le imprese cessate siano 339.955, con un tasso di mortalità pari all'8,9% (+0,2 punti percentuali rispetto al 2014).
Per il sesto anno consecutivo i processi di natalità e mortalità delle imprese hanno determinato un tasso netto di turnover negativo (-1,6%), pari a quello registrato nel 2014.

Tasso di natalita' e mortalita' delle imprese (anni 2010-2015 valoripercentuali)

L'evoluzione dei tassi totali di natalità è esito di dinamiche convergenti a livello di macro-settore; rispetto al 2014 la natalità cresce in tutti i macro-settori, soprattutto nel Commercio (+0,3 punti percentuali). L'evoluzione dei tassi di mortalità presenta invece dinamiche parzialmente divergenti: tra il 2014 e il 2015 la mortalità aumenta in misura contenuta nell'industria in senso stretto (+0,1 punti percentuali), con maggiore intensità negli Altri servizi (+0,6 punti percentuali) mentre diminuisce leggermente nel Commercio (-0,1 punti percentuali). Per le Costruzioni il tasso di mortalità rimane invariato all'11,3%.Nel comparto dell'Industria, i tassi di natalità e di mortalità sono inversamente correlati al livello di intensità tecnologica dei settori.

Nel 2015 i settori a bassa tecnologia (LOT) presentano tassi di natalità e mortalità al di sopra della media del comparto (rispettivamente 5,5 e 6,9%); viceversa con il 3,3% di natalità e il 4,5% di mortalità quelli ad alta tecnologia si attestano al di sotto della media. Situazione opposta nei Servizi: i settori ad alto contenuto di conoscenza (HITS) registrano tassi di natalità pari al 10,2%.

Tra il 2014 e il 2015 la natalità delle imprese aumenta soprattutto nel Mezzogiorno dove si registra il tasso di natalità più alto (8,8% nel 2015). Più contenuti gli aumenti nelle altre ripartizioni: nel Nord-Ovest si passa da 6,5% del 2014 a 6,6% del 2015, nel Nord-Est da 5,8 a 5,9% e nel Centro da 7,7 a 7,8%.

Dopo la ripresa del 2014 la capacità di sopravvivenza delle nuove imprese cresce anche nel 2015: fra le nate nel 2014, alla fine del 2015 l'80,0% è ancora in attività (+3,2 punti percentuali sul 2014). L'aumento della sopravvivenza riguarda tutti i macro-settori ma è superiore alla media nazionale solo negli Altri servizi (+3,7%).

A cinque anni dalla nascita, le imprese nate nel 2010 occupano circa 317 mila addetti, contro i 374 mila che avevano nell'anno di nascita. Ciò determina un calo di occupazione del 15,3%. Solo nell'Industria in senso stretto la nuova occupazione attivata dalle imprese sopravviventi al 2015 riesce a superare la perdita di addetti delle imprese in uscita (+15,5% rispetto al 2010). Tutti gli altri macro-settori registrano un calo occupazionale che va dal 12,2% del Commercio, al 15,9% degli Altri servizi fino a oltre il 37% delle Costruzioni.

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Martedì, 29 Agosto 2017 08:58

Istat: fiducia dei consumatori e delle imprese

Ad agosto 2017 l'indice del clima di fiducia dei consumatori aumenta passando da 106,9 a 110,8, rafforzando i segnali di miglioramento emersi nei mesi precedenti; anche l'indice composito del clima di fiducia delle imprese registra un aumento spostandosi da 105,6 a 107,0. In questo caso l'indice si colloca sui valori medi rilevati nel 2007.

Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori sono in aumento: il clima economico e quello personale passano, rispettivamente, da 123,1 a 128,1 e da 101,6 a 105,6; il clima corrente sale da 106,3 a 109,3 e il clima futuro aumenta da 108,4 a 114,0.

I giudizi e le aspettative circa la situazione economica del Paese sono in miglioramento e contemporaneamente tornano a diminuire le aspettative sulla disoccupazione. Per quanto riguarda le opinioni sull'andamento dei prezzi al consumo, si rileva un aumento sia della quota di individui che ritengono i prezzi aumentati negli ultimi 12 mesi sia di quella di coloro che si aspettano un incremento nei prossimi 12 mesi.

Con riferimento alle imprese, nel mese di agosto i diversi settori economici mostrano segnali eterogenei. In particolare, il clima di fiducia aumenta nel settore manifatturiero e in quello dei servizi passando, rispettivamente, da 107,8 a 108,1 e da 105,1 a 107,0; invece nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio l'indice è in diminuzione (da 131,1 a 128,4 e da 108,8 a 105,3, rispettivamente).

L'analisi delle componenti dei climi di fiducia delle imprese evidenzia, nel comparto manifatturiero, un aumento delle attese sulla produzione in presenza di un lieve peggioramento dei giudizi sul livello degli ordini e di una diminuzione del saldo relativo ai giudizi sulle scorte di magazzino. Nel settore delle costruzioni, sia i giudizi sugli ordini sia le aspettative sull'occupazione presso l'impresa sono in peggioramento.

Nei servizi, migliorano sia le aspettative sugli ordini sia i giudizi sull'andamento degli affari; invece, i giudizi sugli ordini registrano un lieve peggioramento. Nel commercio al dettaglio si registra una diminuzione sia del saldo relativo alle vendite correnti sia di quello relativo alle aspettative sulle vendite future; le scorte di magazzino sono giudicate in accumulo rispetto al mese scorso.

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Mercoledì, 26 Luglio 2017 09:50

Dati Istat: fatturato e ordinativi dell'industria

A maggio, nell'industria, si rileva un significativo incremento congiunturale del fatturato (+1,5%), che riporta l'indice sugli elevati livelli di dicembre. Nella media degli ultimi tre mesi il fatturato aumenta dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti.

Anche per gli ordinativi a maggio si registra un incremento congiunturale (+4,3%). Nella media degli ultimi tre mesi l'indice subisce tuttavia una flessione pari all'1,0%.

L'andamento congiunturale del fatturato a maggio è dovuto a incrementi sia sul mercato interno (+1,6%), sia su quello estero (+1,2%). Anche per gli ordinativi, entrambi i mercati registrano incrementi (+3,9% l'interno e +4,9% l'estero).

Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano incrementi congiunturali per tutti i raggruppamenti principali di industria a eccezione dell'energia (-7,2%), particolarmente rilevante per i beni intermedi (+3,1%).

Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 come a maggio 2016), il fatturato totale cresce in termini tendenziali del 7,6%, con incrementi del 6,7% sul mercato interno e del 9,3% su quello estero.

L'indice grezzo del fatturato cresce, in termini tendenziali, del 7,5%: il contributo più ampio a tale incremento viene dalla componente interna dei beni intermedi.

Per il fatturato l'incremento tendenziale più rilevante si registra nella metallurgia (+14,1%), mentre l'unica diminuzione riguarda le altre industrie manifatturiere (-5,9%).

Nel confronto con il mese di maggio 2016, l'indice grezzo degli ordinativi segna un aumento del 13,7%. Tutti i settori registrano incrementi, particolarmente rilevante per la fabbricazione di mezzi di trasporto (+19,5%).

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Giovedì, 13 Luglio 2017 10:53

Istat: la poverà in Italia

Le stime diffuse in questo report si riferiscono a due distinte misure della povertà: assoluta e relativa, elaborate con due diverse definizioni e metodologie, sulla base dei dati dell'indagine sulle spese per consumi delle famiglie.

Nel 2016 si stima siano 1 milione e 619mila le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta, nelle quali vivono 4 milioni e 742mila individui.

Rispetto al 2015 si rileva una sostanziale stabilità della povertà assoluta in termini sia di famiglie sia di individui.

L'incidenza di povertà assoluta per le famiglie è pari al 6,3%, in linea con i valori stimati negli ultimi quattro anni. Per gli individui, l'incidenza di povertà assoluta si porta al 7,9% con una variazione statisticamente non significativa rispetto al 2015 (quando era 7,6%).

Nel 2016 l'incidenza della povertà assoluta sale al 26,8% dal 18,3% del 2015 tra le famiglie con tre o più figli minori, coinvolgendo nell'ultimo anno 137mila 771 famiglie e 814mila 402 individui; aumenta anche fra i minori, da 10,9% a 12,5% (1 milione e 292mila nel 2016).

L'incidenza della povertà assoluta aumenta al Centro in termini sia di famiglie (5,9% da 4,2% del 2015) sia di individui (7,3% da 5,6%), a causa soprattutto del peggioramento registrato nei comuni fino a 50mila abitanti al di fuori delle aree metropolitane (6,4% da 3,3% dell'anno precedente).

Anche la povertà relativa risulta stabile rispetto al 2015. Nel 2016 riguarda il 10,6% delle famiglie residenti (10,4% nel 2015), per un totale di 2 milioni 734mila, e 8 milioni 465mila individui, il 14,0% dei residenti (13,7% l'anno precedente).

Analogamente a quanto registrato per la povertà assoluta, nel 2016 la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con 4 componenti (17,1%) o 5 componenti e più (30,9%)

La povertà relativa colpisce di più le famiglie giovani: raggiunge il 14,6% se la persona di riferimento è un under35 mentre scende al 7,9% nel caso di un ultra sessantaquattrenne

L'incidenza di povertà relativa si mantiene elevata per gli operai e assimilati (18,7%) e per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (31,0%)

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Le stime preliminari indicano che nel 2016 il Prodotto interno lordo, a valori concatenati, ha registrato un aumento in linea con quello nazionale nel Mezzogiorno (+0,9%), lievemente inferiore nel Centro (+0,7%) e nel Nord-ovest (+0,8%) e superiore alla media nazionale nel Nord-est (+1,2%).

Nel Nord-est i risultati migliori riguardano l'agricoltura (+4,5%) e il settore che comprende commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+2,3%). È in crescita anche il valore aggiunto dell'industria (+0,9%), dei servizi finanziari, immobiliari e professionali (+0,7%) e degli altri servizi (+0,3%). Risulta in calo solamente il valore aggiunto delle costruzioni (-1,5%).

Anche nel Nord-ovest le migliori performance si registrano per l'agricoltura (+1,9%) e per il settore che raggruppa commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+1,9%) ma sono in crescita anche industria (+1,1%) e costruzioni (+1,0%). Registrano un calo i servizi finanziari, immobiliari e professionali (-0,4%) e gli altri servizi (-0,6%).

Al Centro, dove la crescita è più modesta, il valore aggiunto presenta variazioni positive solo per i servizi finanziari, immobiliari e professionali (+1,3%) e l'industria (+0,8%). I restanti settori registrano diminuzioni: -1,9% in agricoltura, -0,3% nelle costruzioni e -0,1% nel settore che comprende commercio, pubblici esercizi, trasporti, telecomunicazioni e negli altri servizi.

Nel Mezzogiorno, il Pil ha registrato nel 2016 un significativo recupero crescendo in linea con la media nazionale. L'aumento del valore aggiunto è più marcato nell'industria (+3,4%) e nel settore che raggruppa commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+1,4%). Segnano un incremento modesto i servizi finanziari, immobiliari e professionali (+0,3%) e gli altri servizi (+0,2%). Si registrano cali per l'agricoltura (-4,5%) e, in misura molto limitata, per le costruzioni (-0,1%).

L'occupazione (misurata in termini di numero di occupati) è cresciuta, nel 2016, dell'1,3%. L'aumento maggiore si osserva nelle regioni del Nord-est (+1,8%), seguite da quelle del Mezzogiorno (+1,6%) e del Nord-ovest (+1,0%). Nelle regioni del Centro la crescita è inferiore alla media e risulta pari allo 0,6%.

Per quel che riguarda gli andamenti settoriali dell'occupazione, nel Mezzogiorno la crescita riguarda, in particolare l'industria, il settore che comprende commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni e gli altri servizi (rispettivamente +2,6%, +2,1% e +2,0%). Nel Nord-est gli aumenti più marcati si registrano per i servizi finanziari, immobiliari e professionali (+5,0%) e per l'agricoltura (+4,4%). Il Nord-ovest è caratterizzato da incrementi maggiori nel commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+3,0%) e nei servizi finanziari, immobiliari e professionali (+1,0%). Anche nel Centro, i risultati migliori riguardano i servizi finanziari, immobiliari e professionali (+3,0%) e l'agricoltura (+2,3%).

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