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Le segreterie nazionali di Fai-Flai-Uila si sono riunite questa mattina per esaminare i contenuti del decreto Sostegni e lo stato dei rinnovi dei contratti provinciali agricoli.
 
Per quanto riguarda il decreto Sostegni, Fai, Flai e Uila sottolineano le gravi discriminazioni perpetrate a danno di un milione di lavoratori agricoli che sono stati, ancora una volta,esclusi dal diritto a qualsiasi “sostegno”, malgrado abbiano subito la perdita di milioni di giornate di lavoro a causa dell’emergenza Covid. A ciò si aggiunge la preoccupazione dei sindacati per il riemergere, attraverso interviste e dichiarazioni di stampa, della tentazione di modificare, semplificandola, l’attuale normativa sui voucher in agricoltura che ha garantito finora trasparenza e regolarità nell’uso di questo strumento.
 
Sul fronte dei rinnovi contrattuali, Fai, Flai e Uila hanno evidenziato come le trattative si stiano trascinando in quasi tutte le province italiane, in particolare nel meridione, senza trovare una soluzione positiva. 
 
A fronte di questa situazione, Fai, Flai e Uila hanno deciso di attuare una serie di iniziative di mobilitazione della categoria e di chiedere un incontro con i ministri del lavoro e dell’agricoltura Andrea Orlando e Stefano Patuanelli e con le commissioni lavoro, bilancio e agricoltura di Camera e Senato.
 
Il primo pacchetto di iniziative prevede, per mercoledì 31 marzo ,un presidio di lavoratori davanti al Senato e una conferenza stampa per spiegare le richieste di modifica e di integrazione al decreto sostegni; mentre sabato 10 aprile si svolgeranno manifestazioni davanti alle prefetture di tutta Italia.
 
Si tratta di una prima serie di iniziative che verranno ulteriormente implementate se, nelle prossime settimane, non si dovessero trovare risposte positive alle richieste dei lavoratori agricoli.
 
 
(Comunicato, fonte sito UILA)
Pubblicato in Notizie: UILA

Dichiarazione del segretario nazionale Uila-Uil Giorgio Carra

"L'aumento dell'occupazione in agricoltura, in particolare al Sud, è un dato positivo  perché l'incremento di lavoro regolare è sicuramente l'arma migliore contro il fenomeno del caporalato ed è anche il segno evidente che ci sono molte aziende virtuose che preferiscono assumere manodopera regolare anziché ricorrere al lavoro nero". È quanto afferma Giorgio Carra riferendosi ai dati Istat, relativi al secondo trimestre 2015, in cui si segnala una crescita del 5% degli occupati nelle campagne, dato che arriva all'11% nel Mezzogiorno.

"Tuttavia occorre rilevare due aspetti: primo, lo sfruttamento della manodopera esiste al Sud come al Nord; secondo, dietro ai caporali ci sono sempre delle aziende che "avallano" un sistema illecito. Inoltre, si possono mettere in atto meccanismi elusivi dei controlli anche dichiarando meno giornate di quelle effettivamente lavorate dai braccianti. È vero che gli stranieri in agricoltura sono 320mila, un terzo del totale di braccianti (909mila) regolari nelle campagne ma, come è emerso dall'analisi dei dati Inps relativi al 2014 elaborati dalla Uila, il 41% di essi lavora e viene dichiarato per meno di 30 giornate. Lo stesso vale per il 20% di braccianti italiani. È qui, tra le aziende che dichiarano meno di 30 giornate lavorate per bracciante, che andrebbero intensificati i controlli perché è qui che si nasconde il lavoro nero".

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