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Il 30 marzo 2015 è stato firmato il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del commercio, ma le aziende aderenti a FEDERDISTRIBUZIONE non lo applicano nonostante qualsiasi trattativa sia cessata da oltre un anno. I gruppi della grande distribuzione aderenti a Federdistribuzione si rifiutano di dare applicazione all'unico contratto collettivo nazionale di lavoro valido e vigente senza neppure addurre giustificazioni, negando un diritto sancito dalla Costituzione: il diritto a un contratto di lavoro.

In tutto questo tempo circa 200.000 lavoratrici e lavoratori, ossia il 10% degli addetti del settore, hanno subìto un danno economico consistente, sia in termini retributivi diretti che in termini di mancata contribuzione pensionistica, che si aggrava ogni mese che passa nonostante le erogazioni unilaterali operate da alcune aziende.

La UILTuCS chiama pertanto alla mobilitazione e alla lotta le lavoratrici e i lavoratori delle aziende aderenti a FEDERDISTRIBUZIONE per l'intera giornata di venerdì 22 dicembre 2017. Al fine di rendere A quasi quattro anni dalla scadenza del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro della Distribuzione Cooperativa, la UILTuCS chiama i lavoratori alla lotta per imprimere una svolta alla vertenza che langue senza risultati e costringere le associazioni della cooperazione a uscire allo scoperto. I tempi sono maturi per pervenire ad un'intesa che possa essere sottoposta al vaglio delle lavoratrici e dei lavoratori recuperando la perdita salariale che si è realizzata in tutto questo tempo. Superata la crisi, non ci sono più giustificazioni sostenibili per ulteriori ritardi.

Le imprese della Cooperazione devono restituire ai propri dipendenti il diritto costituzionale ad avere un contratto collettivo di lavoro che regoli i rapporti di lavoro in modo equilibrato e duraturo. La UILTuCS chiama pertanto alla mobilitazione e alla lotta le lavoratrici e i lavoratori della Distribuzione cooperativa per l'intera giornata di venerdì 22 dicembre 2017. Al fine di rendere efficace la mobilitazione, le strutture territoriali potranno articolare diversamente la giornata di sciopero: 4 ore da effettuarsi il giorno 22 dicembre e le ulteriori 4 ore da programmare a livello territoriale, anche al fine di effettuare scioperi improvvisi, entro il 6 gennaio 2018. Roma, 6 dicembre 2017

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Mobilitazioni, slogan, eventi trascinanti e video virali, testimonial inconsueti e iniziative inedite. E una petizione, volantinaggi, momenti di coinvolgimento della clientela e proteste creative con sorprese, una dietro l'altra, per cinque mesi filati, in ogni angolo d'Italia.

Il tutto legato da un unico filo conduttore: #cambiaIkea.

È questo l'hashtag, che rappresenta anche un invito rivolto direttamente ed in modo esplicito al colosso svedese, che contraddistinguerà questa stagione sindacale della UILTuCS, Unione italiana dei lavoratori dei settori turismo, commercio e servizi.

Il sindacato Uil sceglie il dialogo per sensibilizzare l'opinione pubblica e i clienti sulla situazione vissuta dalle lavoratrici e dai lavoratori.

Proprio quel dialogo che da un po' di tempo manca a Ikea nei confronti dei lavoratori che sono impiegati nei 21 negozi sparsi sul territorio nazionale, e  verso i sindacati che non vengono adeguatamente coinvolti.

Un confronto "che chiedono di riattivare. O meglio, di riciclare, come quei molti valori fondanti che Ikea ostenta come baluardi e punti fermi dai quali dice di far partire ogni sua politica del lavoro. E che invece sembra aver accantonato".

A spiegare come stanno le cose è Ivana Veronese della segreteria nazionale UILTuCS, che tratta in prima persona con l'azienda per tutto quello che riguarda la presenza di Ikea in Italia e il lavoro nei negozi.

"Ikea – spiega Ivana Veronese – si vantava di portare, anche in Italia, il suo modello produttivo e culturale: non solo quello commerciale e di prodotto, ma anche di scelte diverse da altri con una grande partecipazione ai processi aziendali di crescita ed evoluzione da parte delle lavoratrici e dei lavoratori. Queste erano considerate ricchezze e valori aggiunti". "Oggi invece – specifica la dirigente sindacale – c'è un'azienda in cui le istanze dei dipendenti sono vissute come un peso da snobbare, dove il confronto sindacale, per Ikea, è un'inutile perdita di tempo: poche discussioni, nessun vero confronto, incontri solo informativi su decisioni calate dall'alto".

A questo, la UILTuCS dice di NO con fermezza, ma senza contrapposizioni e chiusure perché, "visto che il nostro intento e la nostra richiesta sono di dialogo – incalza il segretario generale UILTuCS Bruno Boco – non possiamo certo dare il via a un muro contro muro che potrebbe rivelarsi del tutto inutile. Ma restare fermi, passivi, non è da noi. Vogliamo spronare a riavviare un dialogo in cui la partecipazione sia reale, non una parola svuotata del suo senso".

L'iniziativa si alimenterà e crescerà, parallelamente ai territori, anche sui social network, sui canali Uiltucs Facebook, Twitter Instagram e Youtube per un'interazione di ogni strumento e piattaforma sui quali anche Ikea è presente, senza dimenticare ovviamente i negozi.

"D'altra parte – commenta sarcastica la Veronese – non è proprio Ikea che punta sul multi channel?"

Il tutto per restituire significato al cambiamento tanto sponsorizzato dall'azienda anche nell'ultimo catalogo, così come sul suo sito e nelle parole dell'Ad Belen Frau. "Ed è proprio a lei che ci rivolgiamo con un invito: torniamo a dialogare, non basta scrivere "cambiamento" su un catalogo".

#cambiaIkea per cambiare davvero anche per i lavoratori; loro sì, costretti a cambiare costantemente orari e turni, mansioni e reparti con alternanze illogiche.

Gli eventi e le iniziative in calendario, che saranno svelati ogni 15 giorni sul sito www.uiltucs.it, vengono scanditi da un countdown che segnerà anche il percorso della petizione.

Infatti, UILTuCS punta a raccogliere anzitutto tra le lavoratrici e i lavoratori, ma anche tra la clientela e negli altri contesti del lavoro, condivisione e solidarietà: strumenti, questi, di vera pressione sulla dirigenza italiana del gruppo svedese.

A caratterizzare tutte queste attività e mobilitazioni, ci penserà l'hashtag, che farà da trait d'union a tutte le iniziative messe in campo da lavoratori, clienti sostenitori e simpatizzanti che hanno a cuore la situazione.

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Douglas, catena al dettaglio leader in Europa nel settore dei prodotti per la bellezza, diventa leader anche in Italia. Profumerie Douglas S.p.A., controllata italiana di Douglas, ha annunciato oggi di aver concluso l'acquisizione delle due principali catene italiane di profumerie e prodotti per la bellezza, Limoni e La Gardenia, che operano insieme come Leading Luxury Group ("LLG"), e precedentemente controllate da Orlando Italy Management SA. L'operazione è ancora all'esame dell'Autorità Garante della Concorrenza.

"Con l'integrazione di Limoni e La Gardenia nella rete europea di Douglas stiamo creando un nuovo leader nel settore dei prodotti per la bellezza in Italia" ha commentato Tina Müller, AD di Douglas. "Ci impegneremo con i nostri nuovi colleghi a offrire il più alto livello di servizio ai nostri clienti e diventare la catena omni-channel leader nei prodotti per la bellezza e cosmetici in Italia, così come Douglas lo è già in molti altri paesi europei."

Con la chiusura dell'operazione, Fabio Pampani, già AD di LLG, diventerà nuovo AD di Douglas Italia. "Sono entusiasta di guidare questa nuova azienda con talenti provenienti da tutte e tre le società, dai dirigenti alle persone di negozio. Grazie all'expertise omni-channel di Douglas, non solo miglioreremo l'esperienza dei nostri clienti nei negozi ma, faremo un salto di qualità negli store online."

Oltre all'operazione in Italia, Douglas ha recentemente concluso l'acquisizione della catena spagnola di profumerie Bodybell e annunciato l'acquisizione di un portafoglio di negozi Perfumerìas If in Spagna. Dopo la conclusione di queste tre operazioni, Douglas gestirà circa 2,400 profumerie in 19 paesi europei, assieme a una rete di negozi online in rapida espansione. Grazie al rafforzamento strategico dei business in Italia e in Spagna, Douglas sta facendo importanti passi avanti nella strategia aziendale volta a diventare il numero uno, o un forte numero due, in ogni mercato in cui opera.

Douglas

Douglas è la società leader nel settore della cosmesi in Europa. La sua offerta multi-channel, integrata interamente su tutti i punti vendita, sia online sia nel mobile, insieme a una selezione di più di 35.000 prodotti in continuo aggiornamento, la rendono capofila nel settore in crescita della cosmesi selettiva. Douglas ha realizzato vendite annuali di circa a €2,7 miliardi nell'anno finanziario 2015/2016.

DOUGLAS – YOUR PARTNER IN BEAUTY

 

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Mercoledì, 04 Ottobre 2017 10:45

CCNL Vigilanza Privata - Sicurezza

Nell'incontro del 2 ottobre le OO.SS. hanno avanzato proposte in merito a "Sfera di applicazione", "Contrattazione di II livello e Diritti di informazione", "Classificazione" e "Cambio di appalto".

La "Sfera di applicazione" è già stato oggetto di confronto ma permangono ancora elementi di divergenza rispetto ad alcune attività, annoverabili a nostro giudizio esclusivamente tra quelle accessorie. Riguardo alla "contrattazione di II livello", qualora non si proceda al recepimento/armonizzazione delle regole previste negli accordi interconfederali, è necessario almeno operare qualche correttivo rispetto a quanto previsto dal precedente CCNL (per materie demandate, premio di risultato ecc.). Quanto alla "classificazione", la proposta è limitata all'impostazione: un sistema unico per superare il dualismo esistente nel CCNL 2013, articolato su 6 livelli più uno (Quadri), al cui interno inserire profili e mansioni. Per il "cambio di appalto" è stata avanzata una radicale riformulazione della norma esistente.

Le Associazioni, seppure con qualche distinguo, hanno manifestato forte perplessità in via di principio rispetto alla "classificazione unica", senza però addurre nel merito ragioni oggettive. Rispetto alla contrattazione integrativa, hanno nuovamente insistito per il superamento di accordi locali in contrasto (perché migliorativi) con il CCNL: una richiesta rigettata dalla OO.SS. per motivi facilmente intuibili.

La proposta relativa al "cambio di appalto" non è stata approfondita ed è rinviata alla prossima riunione; non sfugge che la discussione sul punto è fondamentale, anche alla luce di quanto dichiarato dalle controparti nella scorsa riunione circa la pregiudiziale posta tra legislazione (art. 29 DLgs. 276/2003, art. 2112 c.c.) e clausole sociali.

Il confronto proseguirà nei giorni 25 ottobre e 17 novembre, sempre a livello di delegazione. Si ritiene utile sviluppare una puntale informazione tra i lavoratori della Vigilanza

Privata e della Sicurezza (non decretati) sull'andamento della vertenza in considerazione del tempo già trascorso dalla presentazione della piattaforma e dell'andamento del confronto.

Cordiali saluti

Il Segretario Nazionale

(Stefano Franzoni)

Il Segretario Generale

(Brunetto Boco)

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Lo scorso 7 settembre a Roma, presso la Confcommercio Territoriale, si è tenuto il primo incontro sindacale nazionale sui diritti d'informazione con il Gruppo "Mondo Convenienza".

I rappresentanti aziendali presenti hanno rappresentato che, a fronte di una serie di operazioni di fusioni, il Gruppo è composto da 9 Società sparse su tutto il territorio nazionale, fatta eccezione della Val d'Aosta, del Trentino, dell' Alto Adige, del Molise, della Basilicata e della Calabria.

Ad oggi il Gruppo Mondo Convenienza si attesta come leader in Italia nella vendita del mobile, registrando un incremento del fatturato in forte crescita di anno in anno.

Conseguentemente alla crescita economica si è registrato un incremento della popolazione aziendale di circa 700 persone nell'ultimo anno, attestandosi a circa 2800 dipendenti complessivamente. Circa 500 persone dell'intera popolazione aziendale sono a tempo determinato, pari al 18%. La platea dei dipendenti è composta dal 42% Full Time, dal 56% di personale femminile e l'età media è pari a 33 anni.

Il Gruppo Mondo Convenienza ha dichiarato che il personale neo assunto, per le nuove aperture, di norma prende servizio tre mesi prima dell'effettivo inizio dell'attività del relativo punto vendita. Tale periodo è propedeutico al processo formativo relativo ai protocolli aziendali, al fine di rendere prestazioni adeguate agli standard qualitativi a cui mira la propria politica imprenditoriale.

In un'ottica di espansione, durante l'incontro, ci è stato riferito che sono previste due nuove aperture, una a Tarquinia (VT) ad ottobre 2017 e una a Casamassima (BA) entro il primo trimestre del 2018.

Infine, tenuto conto che questo è stato il primo incontro di carattere nazionale, i rappresentanti aziendali hanno comunicato che l'organizzazione della gestione del personale nei territori, è composta da 4 Area Manager distinti per territori indipendentemente dalle società presenti nei perimetri definiti.

Come OO.SS., nel prendere atto di una situazione che fotografa uno stato di salute complessivamente in costante crescita, abbiamo colto l'occasione per affrontare il tema relazioni sindacali. Infatti, prendendo spunto da situazioni di tensione registrate in alcuni territori, abbiamo sottolineato che tale situazione non facilita la risoluzione condivisa di talune problematiche. Abbiamo evidenziato che come OO.SS. è auspicabile costruire una modalità di confronto con l'obiettivo di raggiungere lo stesso spirito sia a livello nazionale sia a livello territoriale, anche in virtù del quadro generale così rappresentato.

Pertanto, fermo restando quanto accaduto nel tempo in alcuni punti vendita, in virtù dell'evoluzione naturale che hanno avuto le problematiche emerse, sia interesse delle parti evolvere il modello relazionale, anche al fine di risolvere attraverso un corretto confronto quelle criticità fin qua emerse.

Dopo ampio dibattito, ci siamo lasciati con l'impegno di fare tutte le riflessioni del caso per capire quali elementi mettere in campo, al fine di arrivare all'obbiettivo della costruzione di corrette relazioni.

Cordiali saluti.

p. la UILTuCS Nazionale

(Paolo Andreani/Antonio Vargiu)

Il Segretario Generale

(Brunetto Boco)

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Si è tenuto il 13 settembre 2017 l'incontro per il rinnovo del CCNL Vigilanza Privata. Le associazioni datoriali hanno presentato due documenti afferenti la "sfera di applicazione" e il "cambio di appalto".

Relativamente al primo argomento, già abbondantemente discusso nelle precedenti riunioni, si registrano ancora differenze di posizione rispetto a quanto proposto dai sindacati con riferimento alla impostazione per le attività di Sicurezza (ex "portierato" o "servizi fiduciari"), nel cui ambito dovrebbe rientrare l'intero processo lavorativo attinente la contazione e il servizio di reception.

Si è poi aggiunta una riflessione relativamente all'attività di investigazione, oggi disciplinata solo da contratti sottoscritti da soggetti extra Confederali. Quanto alla "validità ed efficacia" della contrattazione, viene reiterato il tentativo di decretare la decadenza della contrattazione integrativa laddove preveda norme di miglior favore rispetto al CCNL.

Per il "cambio di appalto", le associazioni datoriali hanno illustrato una "premessa" definita "pregiudiziale" al mantenimento della clausola sociale. In sostanza, le controparti pretendono una definizione che precluda al rischio di configurazione del subentro nella gestione quale cessione di ramo di azienda.

La richiesta scaturisce da diversi pronunciamenti giurisprudenziali (soprattutto europei) e dalla riforma del DLgs. 276/2003 recentemente varata. Le organizzazioni sindacali hanno espresso insoddisfazione per l'impostazione complessiva del negoziato che non riesce ad avanzare sui pochi temi finora trattati.

Quanto al "cambio di appalto", è impensabile che si acceda ad una soluzione atta solo a favorire le imprese (e indebolire la difesa in via giudiziale del lavoratore), tanto meno in assenza di una profonda riforma dell'attuale articolato contrattuale in materia.

Per far avanzare la discussione, le parti si sono impegnate a formulare proposte di testo anche su altri argomenti in vista del prossimo incontro fissato per il 2 ottobre.

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La sentenza con cui il Tribunale di Torino dà ragione alla UILTuCS in un caso di cambio di appalto nella Ristorazione Collettiva assume un valore determinante per l'insieme degli argomenti affrontati. Sempre più frequentemente, nella successione tra imprese per la gestione di un servizio in appalto, il mantenimento dei livelli occupazionali e del monte ore contrattuale dei singoli lavoratori viene messo in discussione dalle aziende, che adducono motivazioni spesso strumentali. Tutto ciò in spregio della clausola sociale contemplata dal CCNL, la cui funzione è stata ribadita anche nel recente Codice per gli Appalti pubblici.

Nel caso in oggetto, l'azienda subentrante avvia una procedura per licenziamento collettivo per "liberarsi" di alcuni lavoratori ritenuti in esubero nell'appalto della mensa della Città della Salute e della Scienza di Torino. Il licenziamento viene impugnato dalla UILTuCS Piemonte con pieno successo.

In primis, il giudice ribadisce il principio che, a fronte di equivalenza e fungibilità di mansioni con addetti operanti in altri appalti, occorre estendere l'ambito di riferimento entro cui individuare i lavoratori da licenziare a tutti gli appalti (o quantomeno a quelli territorialmente limitrofi), secondo i criteri previsti dalla legge n. 223/1991. Questo orientamento – non sempre condiviso dalla magistratura e con riflessi problematici anche per il Sindacato nel rapporto con i lavoratori – ha il merito di costituire un "freno" per quelle imprese che pensano, con questi metodi, di "liberarsi" di personale "scomodo".

Il secondo principio affermato dal giudice si inserisce nell'annosa questione riferita alla configurazione del cambio di appalto come forma di trasferimento di ramo di azienda. Il dibattito su questo argomento è tuttora intenso, contraddistinto in Italia da posizioni retrive che hanno portato la Commissione Europea ad imporre la recente modifica del Decreto Legislativo n. 276/2003.

Al contrario, in Europa, molti pronunciamenti si sono indirizzati verso la tesi secondo cui ""se in un determinato appalto di servizi un imprenditore subentra ad un altro e nel contempo ne acquisisce il personale e i beni strumentali organizzati (cioè l'azienda), la fattispecie non può che essere disciplinata dall'art. 2112 c.c.". In tal senso, proprio con riferimento alla Ristorazione Collettiva, ha fatto storia la causa C-340/01 (Abler e altri) del 20 novembre 2013.

Il giudice torinese ha accertato che l'azienda "è subentrata nella piena disponibilità di numerosi locali adibiti ad usi diversi (produzione dei pasti, mensa, lavanderia) e situati presso i vari presidi ospedalieri interessati dall'appalto, (...) compresi impianti, macchine, attrezzature e arredi indicati nel capitolato" e, quindi, si sono realizzate le condizioni di cui al trasferimento di ramo d'azienda con la conseguente applicazione alla vicenda dell'art. 2112 c.c.

La terza disposizione del giudice afferisce la tutela da riconoscere a questi lavoratori, ingiustamente licenziati. La vicenda avviene alla fine del 2015, quando il Job's Act è ormai pienamente efficace: i rapporti di lavoro instaurati dopo il 7 marzo 2015 non godono più della tutela dell'art. 18 Statuto dei Lavoratori ai fini della reintegrazione in presenza di licenziamento illegittimo.

La UIL aveva fortemente insistito, all'epoca del provvedimento del Governo, affinché fossero salvaguardati i lavoratori degli appalti, il cui rapporto è "naturalmente" soggetto a frequenti cambiamenti del datore di lavoro. Purtroppo, siamo rimasti inascoltati.

Il giudice riconosce oggi il pieno fondamento della tesi da noi sostenuta e lo afferma sia in rapporto alla legge che al CCNL.

"posto che il subentro della società nell'appalto del servizio di ristorazione costituisce a tutti gli effetti trasferimento d'azienda ai sensi dell'articolo 2112 c.c., ciò impone di retrodatare l'instaurazione del rapporto interrotto dal licenziamento impugnato alla data di decorrenza che esso aveva con il precedente appaltatore. Per tutti i ricorrenti essa è certamente anteriore alla data del 7 marzo 2015 in cui è entrato in vigore il d.lvo n. 23/2015, con conseguente applicazione della tutela prevista dal c.d. degli artt. 18 comma 4 legge 300/1970."Nel CCNL si evince "chiaramente che la scelta della novazione del rapporto di lavoro dal punto di vista formale coesiste con una chiara volontà delle parti collettive di dare, però, sostanziale piena rilevanza all'anzianità effettiva dei lavoratori acquisiti sul posto lavoro." E', quindi, la prima data di assunzione nell'appalto ad assumere rilievo ai fini del calcolo dell'anzianità nei casi in cui la legge si riferisce a questo criterio.

In conclusione, questa sentenza rappresenta un ottimo punto di riferimento per la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici impiegati in appalti di servizi, in collegamento con la modifica del DLgs. 276/2003 e la riforma del Codice degli Appalti. La discussione in atto con le imprese della Ristorazione e della Vigilanza Privata dovranno sicuramente tenerne conto.

La battaglia per il diritto alle clausole sociali continua, oggi festeggiamo una prima vittoria!

Scarica la sentenza del Tribunale di Torino del 12 agosto 2017.

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Il giorno 8 settembre 2017 a Roma si è tenuto l'incontro con le associazioni cooperative per il rinnovo del CCNL della distribuzione cooperativa.

Dal confronto è emersa l'impossibilità di far evolvere positivamente il negoziato verso il rinnovo del CCNL, soprattutto a causa della irragionevole posizione di parte datoriale di avere, prima di raggiungere un'intesa complessiva, una proposta unitaria delle OO.SS. relativa alla rivisitazione del trattamento economico dei giorni di assenza per malattia ricompresi nel periodo di carenza.

Nonostante Filcams, Fisascat e Uiltucs abbiano invitato le controparti a proseguire il confronto sulla totalità dei temi, nella piena autonomia contrattuale, ricercando una mediazione equilibrata comprensiva dell'aumento salariale, le associazioni cooperative hanno negato la possibilità di procedere in tale direzione riservandosi di riferire alle imprese l'esito del confronto.

Filcams, Fisacat e Uiltucs ritengono inaccettabile che a quasi quattro anni dalla scadenza del CCNL le Associazione Cooperative si rifiutino di negoziare il rinnovo del CCNL assumendo una posizione precostituita su un tema come quello della malattia, certamente non solo simbolico, e che si somma alle gravose richieste di intervenire su divisore orario, maggiorazioni, orario di lavoro, derogabilità e classificazione.

L'indisponibilità a mantenere aperto il negoziato da parte delle cooperative è un atto grave che danneggia pesantemente dal punto di vista retributivo le lavoratrici e i lavoratori delle Cooperative di consumo che da anni non ricevono alcun aumento contrattuale.

Filcams, Fisascat e Uiltucs ritengono fondamentale il rinnovo del CCNL, anche in ragione del necessario governo condiviso delle difficili vertenze aziendali aperte. Il venire meno di un tavolo di trattativa inerente il CCNL, apre la strada ad un inasprimento delle relazioni sindacali a tutti i livelli e all'avvio di una necessaria riflessione sul valore e il ruolo della contrattazione aziendale; pertanto ritengono imprescindibile che si riprenda un vero confronto a breve, evitando rigidità e posizioni volte a mortificare il lavoro.

p.la FILCAMS/CGIL p.la FISASCAT/CISL p.la UILTuCS

A. Di Labio A. Dell'Orefice P. Andreani

Roma, 11 settembre 2017

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