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Martedì, 28 Febbraio 2017 11:43

Nuovo orario del Centro per l'impiego di Alessandria

Da lunedì 6 MARZO 2017 il centro per l'impiego di Alessandria osserverà il seguente orario : tutte le mattine , dal lunedì al venerdì, dalle 8.45 alle 12.30.

Il lunedì ed il martedì pomeriggio, l'ufficio rimarrà chiuso al pubblico (riceverà solo su appuntamento).

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A seguito della pubblicazione del decreto 18 novembre 2015 che ha definito le modalità di erogazione del contributo in caso di inidoneità alla donazione di sangue (in attuazione della legge n. 219/2005) l'INPS (circolare n. 29 del 7 febbraio 2017) fornisce le istruzioni operative per l'erogazione di questo contributo ai fini del diritto alla retribuzione in favore dei lavoratori dipendenti del settore privato.

Si ricorda che i lavoratori dipendenti donatori di sangue hanno diritto ad astenersi dal lavoro per l'intera giornata in cui effettuano la donazione, percependo la normale retribuzione.

Inoltre, l'art. 8, comma 2, della legge n. 219/2005 recante "nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione nazionale", ha garantito la retribuzione anche ai lavoratori giudicati inidonei alla donazione di sangue e di emocomponenti, "limitatamente al tempo necessario all'accertamento della predetta inidoneità e alle relative procedure".

L'Istituto previdenziale precisa che è tenuto a rimborsare il datore di lavoro per le retribuzioni corrisposte ai dipendenti del settore privato.

In particolare coloro che risultino inidonei alla donazione hanno diritto alla retribuzione che sarebbe stata corrisposta per le ore non lavorate, limitatamente al tempo necessario all'accertamento della inidoneità, nei seguenti casi previsti:

a) sospensione o esclusione del donatore per motivi sanitari, secondo i criteri di esclusione o sospensione dalla donazione, previsti dalla normativa vigente;
b) mancata decorrenza dei tempi di sospensione, previsti dalla normativa vigente, tra una donazione e la successiva;
c) rilevata esigenza di non procedere al prelievo per specifico emocomponente e/o gruppo sanguigno, in base alla programmazione dei bisogni trasfusionali.

Le ore non lavorate devono essere calcolate con riferimento sia al tempo di permanenza presso il centro trasfusionale sia a quello di spostamento dallo stesso alla sede di servizio.

Ai fini del diritto alla retribuzione il lavoratore sarà tenuto ad inoltrare al datore di lavoro, unitamente alla domanda, il certificato del medico del servizio trasfusionale per la non idoneità, attestante: - i dati anagrafici del lavoratore e gli estremi del documento di riconoscimento dal quale sono stati rilevati; - la mancata donazione, la motivazione, il giorno e l'ora di entrata e di uscita dal centro trasfusionale.

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Giovedì, 02 Febbraio 2017 10:12

Loy: Lavoro, da Istat conferme e preoccupazioni

Il dato che più evidenzia la «stasi» della nostra economia e del lavoro è l´immobilità del tasso di occupazione (quante persone lavorano) che si è inchiodato al 57,3%.

La composizione di questo dato diffuso oggi dall'Istat (circa 22,8  milioni di occupati) segnala e conferma 3 criticità: il disagio occupazionale degli under 50, la cronica debolezza dell'occupazione femminile, la graduale risalita del lavoro temporaneo su quello stabile.

L´effetto stagnazione dell´economia non produce quella fiducia che spingerebbe le imprese a rischiare un'assunzione stabile, nonostante gli incentivi ancorché ridotti, e induce molte imprese a affidarsi a lavoratori già "formati", come dimostra la crescita costante degli over 50.

Ogni azione e scelta economica dovrebbe coniugare politiche di sostegno allo sviluppo produttivo e buone regole che evitino l´abuso di lavori deboli, sottopagati e scarsamente tutelati.

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Il Ministero del lavoro con la Nota n. 41/454 del 23 gennaio 2017 fornisce alcuni chiarimenti in ordine alla presentazione del prospetto informativo e agli obblighi di assunzione di persone disabili da parte dei datori di lavoro che occupano da 15 a 35 dipendenti, nonché dei partiti politici, delle organizzazioni sindacali, delle organizzazioni che, senza scopo di lucro, operano nel campo della solidarietà sociale, dell'assistenza e della riabilitazione. La Nota interpretativa interviene a chiarimento delle modifiche apportate alla legge n. 68/1999 dal decreto legislativo n.151/2015.

In particolare si ricorda che, dal 1° gennaio 2017, a seguito dell'abrogazione operata dal D.Lgs. n. 151/2015 (Jobs Act) dell'art. 3 comma 2 della legge n. 68/1999, per i datori di lavoro privati, che occupano da 15 a 35 dipendenti, scatta l'obbligo di assumere un lavoratore con disabilità, a prescindere dall'effettuazione di una nuova assunzione. In pratica al raggiungimento dei 15 lavoratori dipendenti.

Tale obbligo è previsto (comma 2 dell'articolo 3, del D.Lgs. n. 151/2015), sempre con effetto dal 1° gennaio 2017, per i partiti politici, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni che, senza scopo di lucro, operano nel campo della solidarietà sociale, dell'assistenza e della riabilitazione.

Presentazione del prospetto informativo
Il Ministero precisa che i suindicati datori di lavoro, appartenenti alla fascia 15-35 dipendenti, che non hanno effettuato una nuova assunzione entro il 31 dicembre 2016, non sono tenuti alla presentazione, entro il 31 gennaio 2017, del prospetto informativo, mentre tale obbligo resta fermo per coloro che abbiano effettuato una nuova assunzione, aggiuntiva rispetto al numero dei dipendenti in servizio, entro il 31 dicembre 2016.

Obbligo di assunzione
In merito all'obbligo di assunzione da parte dei datori di lavoro privati che occupano da 15 a 35 dipendenti, la nota del Ministero evidenzia che, stante l'abrogazione del comma 2, dell'articolo 3 della legge n. 68/1999, ne consegue che i suddetti datori di lavoro sono tenuti a presentare agli uffici competenti la richiesta di assunzione, non già entro dodici mesi successivi alla data di assunzione effettuata nel corso del 2016 (come precedentemente previsto), ma entro 60 giorni decorrenti dal 1 gennaio 2017 (data di entrata in vigore della nuova disciplina), secondo le modalità indicate dall'articolo 7 della legge 68 del 1999 e nella nota ministeriale n. 970 del 17 febbraio 2016.
Per i partiti politici, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni che, senza scopo di lucro, operano nel campo della solidarietà sociale, dell'assistenza e della riabilitazione, che abbiano effettuato una nuova assunzione, aggiuntiva rispetto al numero dei dipendenti in servizio, entro il 31 dicembre 2016, continua ad applicarsi la regola generale della richiesta di avviamento entro i 60 giorni dall'insorgenza dell'obbligo.

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Il Giudice del lavoro di Salerno, dott.ssa Ippolita Laudati, ha disposto l'inserimento nella II fascia delle graduatorie di istituto di ben sette docenti diplomati comparto AFAM che secondo il Ministero risultano non abilitati e dunque destinati alla III fascia.

Gli Avv. Aldo Esposito e Ciro Santonicola hanno ottenuto in favore di due docenti, inseriti nella terza fascia delle graduatorie di istituto e in possesso del diploma accademico di conservatorio rilasciato dalle  istituzioni oggi definite "di alta formazione artistica, musicale e coreutica  (AFAM) conseguito prima dell'entrata in vigore della riforma di cui alla legge del 21 dicembre n. 508 del 1999 che ha dato vita al "comparto AFAM"), il diritto all'inserimento nella II Fascia delle Graduatorie di Istituto, in virtù del ritenuto "valore abilitante intrinseco al titolo accademico in loro possesso", riguardo a tutte le classi di concorso di loro interesse.

Con nuova sentenza datata 26.01.2017, il G.D.L. ha stabilito che i diplomi AFAM vecchio ordinamento, al pari di quelli di maturità magistrale conseguiti entro l'A.S. 2001/02, sono da considerarsi diplomi accademici di secondo livello, abilitanti all'insegnamento.

Questi i passaggi più significativi: " L'art. 1 comma 107 della L. n.228/2012 equipara, chiaramente, il diploma AFAM vecchio ordinamento ai diplomi accademici di Il livello e, alla luce delle normative vigenti, rispettivamente le leggi nn.228/12 e 53/03, sia i diplomi AFAM vecchio ordinamento che quelli di maturità magistrale conseguiti entro l'a.s. 2001/02, sono da considerarsi come aventi valore di diplomi accademici di Il livello.

Appare, pertanto, irragionevole o quanto meno incomprensibile la scelta legislativa compiuta dal DM 323/14 di includere, tra i titoli equipollenti all'abilitazione all'insegnamento e quindi che danno accesso alla Il fascia, unicamente il diploma di maturità magistrale, conseguito entro il 2002, rimanendone del tutto estraneo quello rilasciato, ante L. 503/99, da istituzioni definite di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM).

Ne discende che i ricorrenti tutti, in quanto possessori di diploma AFAM congiuntamente a diplomi di scuola media superiore, sono titolari di titoli equipollenti ai diplomi accademici di Il livello con valenza abilitante ".

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Martedì, 10 Gennaio 2017 09:48

Occupati e disoccupati: ultimi dati Istat

Nel mese di novembre la stima degli occupati è in lieve crescita rispetto a ottobre (+0,1%, pari a +19 mila unità). L'aumento riguarda le donne e le persone ultracinquantenni. Aumentano, in questo mese, gli indipendenti e i dipendenti permanenti, calano i lavoratori a termine. Il tasso di occupazione è pari al 57,3%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a ottobre.

I dati mensili confermano un quadro di sostanziale stabilità dei livelli complessivi che si protrae da alcuni mesi: nel periodo settembre-novembre si registra un lieve calo degli occupati rispetto al trimestre precedente (-0,1%, pari a -21 mila). Il calo interessa gli uomini, le persone tra 15 e 49 anni e i lavoratori dipendenti, mentre si rilevano segnali di crescita per le donne e gli over 50.

La stima dei disoccupati a novembre è in aumento (+1,9%, pari a +57 mila), dopo il calo dello 0,6% registrato nel mese precedente. L'aumento è attribuibile a entrambe le componenti di genere e si distribuisce tra le diverse classi di età ad eccezione degli ultracinquantenni. Il tasso di disoccupazione è pari all'11,9%, in aumento di 0,2 punti percentuali su base mensile.

La maggiore partecipazione al mercato del lavoro a novembre, in termini sia di occupati sia di persone in cerca di lavoro, si associa al calo della stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,7%, pari a -93 mila). Il calo interessa entrambe le componenti di genere e tutte le classi di età. Il tasso di inattività scende al 34,8%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali.

Nel periodo settembre-novembre al lieve calo degli occupati si accompagna la crescita dei disoccupati (+2,4%, pari a +72 mila) e il calo delle persone inattive (-0,6%, pari a -78 mila).

Su base annua si conferma la tendenza all'aumento del numero di occupati (+0,9% su novembre 2015, pari a +201 mila). La crescita tendenziale è attribuibile quasi esclusivamente ai lavoratori dipendenti (+193 mila, di cui +135 mila i permanenti) e si manifesta sia per le donne sia per gli uomini, concentrandosi esclusivamente tra gli over 50 (+453 mila). Nello stesso periodo aumentano i disoccupati (+5,7%, pari a +165 mila) e calano gli inattivi (-3,4%, pari a -469 mila).

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Con questo 3° Rapporto, la UIL–Servizio Politiche del Lavoro, intende contribuire, con numeri alla mano, all'annosa questione del lavoro accessorio pagato attraverso i c.d. VOUCHER.

E' un'analisi, quella che proponiamo, che percorre tutti gli anni di effettiva applicazione di questo istituto, fotografando sia la quantità di buoni-lavoro venduti per territorio, sia la consistenza di utilizzo nelle varie attività d'impiego, con una proiezione dei dati per l'ANNO 2016.

Già nei due precedenti Rapporti (rispettivamente di febbraio e maggio del 2016), abbiamo segnalato con preoccupazione che tale istituto può presentare un alto rischio di abuso e distorsioni nell'applicazione reale.

Specificatamente nel 2° Rapporto UIL, abbiamo sviluppato un'analisi sia sulla vistosa tendenza di crescita dell'istituto, sia "dove" (aree territoriali e settoriali) si é manifestato maggiormente tale incremento. Inoltre, abbiamo segnalato che si sta prefigurando non tanto un' emersione dell'economia dei lavoretti, bensì un' immersione di attività regolate da contratti, certamente flessibili, ma sicuramente "garantisti" per il lavoratore in termini di protezione sociale, previdenza, garanzie occupazionali.

La legislazione ha ampliato, volta per volta, la disciplina normativa del lavoro accessorio, sotto il profilo del suo campo di applicazione (soggettivo e oggettivo) conferendo a qualunque tipo di committente (sia esso imprenditore che non) enormi possibilità di utilizzo fino a quella di mascherare, dietro a questo istituto, prestazioni di  natura subordinata. Inoltre, sono mancate da parte della stessa normativa, misure che potessero prevenirne gli abusi.

Dalle scelte che si sono susseguite negli anni (Governi Berlusconi e Monti) era prevedibile lo snaturamento dell'originaria finalità virtuosa dell'istituto: dare legittimità a rapporti di lavoro, occasionali (ogni tanto) e accessori (non insiti nella ragione sociale dell'impresa) che nella stragrande maggioranza dei casi venivano regolati (si fa per dire) informalmente (nero e dintorni).

E così, a fronte dell'altalenanza che negli anni hanno subito tutte le tipologie contrattuali (sia di natura subordinata che autonoma), il lavoro accessorio è stato il solo che è andato aumentando anno dopo anno. Conoscendo ormai quali sono le caratteristiche di questo istituto (tra cui le principali sono la forte concorrenzialità a livello di costo del lavoro, rispetto alla pletora di tipologie contrattuali esistenti e l'assenza di tassazione), il richiamo al suo utilizzo è stato e continua ad essere molto elevato da parte dei committenti. Certamente al  grande numero di persone coinvolte (oltre 1,5 mln) , fa da contraltare un  "fatturato" relativamente basso (costo del lavoro) rispetto al dato generale generato da altre tipologie contrattuali. Tuttavia, è bene segnalare sia che la costante crescita rischia di rendere residuale il buono lavoro, sia che 150 milioni di ore (stima 2016) sono più di un terzo di tutte le ore erogate dal sistema della Somministrazione (agenzie per il lavoro).

Con questo 3° Rapporto, sviluppiamo una nostra proiezione sul 2016 sempre con un' attenta analisi territoriale (regionale e provinciale) e settoriale. La crescita prosegue, a ritmi meno vertiginosi degli ultimi 2 anni, ma ormai il Voucher sembra organicamente e patologicamente entrato nel nostro mercato del lavoro.

In occasione della discussione sulla riforma del Mercato del lavoro e dei decreti attuativi, abbiamo segnalato, in particolare, 2 aspetti: il primo la necessità di evitare le frodi e gli abusi colpendo in particolare chi "copre" con un voucher un rapporto di lavoro pluri-orario (per evitare le sanzioni in caso di controlli), aspetto questo emerso dalla discordanza tra il dato dei voucher venduti e quelli realmente utilizzati.

Il secondo, quello di intervenire radicalmente sulle aree e i settori dove la liberalizzazione dei voucher ha prodotto più danni: industria, edilizia, terziario, servizi e turismo.

Sul primo dei due aspetti il legislatore, questa volta, ci ha in parte dato ascolto correggendo, con il d.lgs 185/2016, il decreto legislativo 81/2015 del Jobs Act. La novità consiste nell'introduzione della tracciabilità dei voucher attraverso l'obbligo per il committente, di comunicare alla direzione del Lavoro, entro 60 minuti prima dell'inizio della prestazione lavorativa, alcuni dati tra cui la data e l'orario di inizio e fine della prestazione resa attraverso i buoni-lavoro. Il mancato rispetto fa scattare una sanzione amministrativa da 400 a 2.400 euro, in relazione a ciascun lavoratore per cui è stata omessa la comunicazione. Tale comunicazione preventiva è pienamente in vigore dal 17 Ottobre. Per una verifica degli effetti di tale novità è ancora troppo presto e non è detto che ciò provocherà una diminuzione nell'acquisto degli stessi voucher.

Sul secondo aspetto, viceversa, il Governo non ha ritenuto opportuno intervenire e ciò è stato un errore: può provvedere da subito, ascoltando con un ritardo di oltre un anno, le buone ragioni della UIL e del Sindacato.

Infine una riflessione: i voucher sono la punta di un iceberg ben più grande. L'economia dei lavoretti viaggia con altre velocità e sta, sempre più, caratterizzando parte importante della nostra economia. È li, in particolare, che si dovrebbe porre attenzione: il vasto mondo che sta nel mezzo tra il lavoro autonomo (vero) e quello subordinato, caratterizzato da lavori senza regole, con retribuzioni unilateralmente decise dal datore di lavoro e tutele sociali quasi nulle. Ci torneremo.

Guglielmo Loy – Segretario Confederale UIL

ANALISI DEI DATI

Con un aumento previsionale del 26,3% rispetto al 2015, stimiamo che l'anno 2016 si chiuda con un totale di oltre 145 milioni di voucher venduti.

La distribuzione sul territorio vede il 64% dei buoni-lavoro venduti nel Nord (93,2 milioni), e il restante 36% suddiviso quasi equamente tra il Centro (26,3 milioni) ed il Mezzogiorno (25,8 milioni di voucher).

A livello regionale, sulla base delle nostre stime, tra le prime 5 Regioni per quantitativo più alto di voucher venduti nel 2016 troviamo: la Lombardia (27 milioni), il Veneto (18,5 milioni), l'Emilia Romagna (18,2 milioni), Piemonte (11,9 milioni) e la Toscana (10,6 milioni).

Diversa la prospettiva regionale se guardiamo agli aumenti rispetto al 2015: l'incremento più alto in Campania (+43,7%), seguita dalla Sicilia (+39,1%) e dalla Toscana (+32,1%).

Da una stima effettuata a livello provinciale, nelle prime 10 posizioni, per maggior numero di voucher venduti nel 2016 troviamo: Milano (9,8 milioni), seguita da Torino (5,6 milioni), Roma (5,1 milioni), Brescia (4,2 milioni), Bologna (3,9 milioni), Verona (3,8 milioni), Bolzano (3,6 milioni), Venezia e Padova (3,3 milioni) e Treviso (3,2 milioni).

Le 10 province meno "voucherizzate" si trovano tutte nel Mezzogiorno, ad eccezione di Rieti (circa 214 mila voucher).

Dall'analisi condotta per attività d'impiego, oltre il 50% dei voucher del 2016 (pari a 73 milioni) si stimano venduti per prestazioni effettuate in attività a cui la Riforma del 2012 ha esteso il campo di applicazione (industria, edilizia, trasporti, etc.).

Continuando, a seguire c'è il settore del turismo con una previsione di circa 21 milioni di buoni-lavoro venduti nel 2016, il commercio (18,4 milioni) e i servizi (14,9 milioni).

Rapporto completo in allegato, con dati e tabelle.

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Per il 2016 sembra ormai confermato il trend di riduzione degli effetti dell'esonero contributivo che emerge, con tutta evidenza, dalla flessione dei nuovi rapporti/trasformazioni a tempo indeterminato rispetto allo stesso periodo sia del 2015 che del 2014. Il segnale positivo è, se visto sotto altro punto di vista, la ripresa per i giovani, di assunzioni con contratti di apprendistato. Ciò conferma che gli incentivi, se ben regolati e mirati, possono sostenere una ripresa occupazionale.

I dati sulle cessazioni dei rapporti a tempo indeterminato segnalano un aumento, rispetto allo stesso periodo del 2015, di licenziamenti per motivo oggettivo e soggettivo, insieme a una forte riduzione delle dimissioni, quest'ultima dovuta probabilmente alle difficoltà procedurali che richiede la nuova disciplina; mentre, con riferimento all'incremento delle cessazioni per le motivazioni di cui sopra, è opportuno verificare se riguardano gli assunti post 7 marzo 2015 per intravedere un primo eventuale segnale dell'effetto Jobs Act.

Rimane sostenuta la crescita dei voucher, anche se si può iniziare a intravedere un primo, lieve e positivo effetto deterrente del nuovo impianto sanzionatorio nella prevenzione di fenomeni di abuso e uso distorto dello strumento.

Continuiamo a sostenere, però, la necessità di apportare ulteriori miglioramenti su questo istituto, riportandolo ad essere utilizzabile per "lavoretti" occasionali ed accessori.

Roma, 19 dicembre 2016

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Per il 2016 sembra ormai confermato il trend di riduzione degli effetti dell'esonero contributivo che emerge, con tutta evidenza, dalla flessione dei nuovi rapporti/trasformazioni a tempo indeterminato rispetto allo stesso periodo sia del 2015 che del 2014. Il segnale positivo è, se visto sotto altro punto di vista, la ripresa per i giovani, di assunzioni con contratti di apprendistato. Ciò conferma che gli incentivi, se ben regolati e mirati, possono sostenere una ripresa occupazionale.

I dati sulle cessazioni dei rapporti a tempo indeterminato segnalano un aumento, rispetto allo stesso periodo del 2015, di licenziamenti per motivo oggettivo e soggettivo, insieme a una forte riduzione delle dimissioni, quest'ultima dovuta probabilmente alle difficoltà procedurali che richiede la nuova disciplina; mentre, con riferimento all'incremento delle cessazioni per le motivazioni di cui sopra, è opportuno verificare se riguardano gli assunti post 7 marzo 2015 per intravedere un primo eventuale segnale dell'effetto Jobs Act.

Rimane sostenuta la crescita dei voucher, anche se si può iniziare a intravedere un primo, lieve e positivo effetto deterrente del nuovo impianto sanzionatorio nella prevenzione di fenomeni di abuso e uso distorto dello strumento.

Continuiamo a sostenere, però, la necessità di apportare ulteriori miglioramenti su questo istituto, riportandolo ad essere utilizzabile per "lavoretti" occasionali ed accessori.

Roma, 19 dicembre 2016

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Martedì, 29 Novembre 2016 10:33

Sperimentazione assegno di ricollocazione

Si invia in allegato una breve nota riepilogativa dell'incontro tenutosi lo scorso 25 novembre in merito all'avvio della sperimentazione del contratto di ricollocazione. All'incontro erano presenti il Ministro del Lavoro Poletti ed il Presidente dell'Anpal Del Conte, e tutti i rappresentanti delle parti sociali sia datoriali che sindacali.

Come ricorderete il contratto di ricollocazione, previsto all'art. 23 del D.lgs. 150/2015, è una misura di politica attiva diretta ai disoccupati, percettori della Naspi da più di 4 mesi, che consente di ottenere un servizio di assistenza intensiva nella ricerca di lavoro presso i centri per l'impiego o presso i soggetti privati accreditati.

Nella nota troverete le indicazioni sulle modalità con le quali sarà avviata la sperimentazione che in questa fase di avvio riguarderà circa 30.000 disoccupati su tutto il territorio nazionale.

I soggetti selezionati saranno contattati con lettera e, laddove necessario, andranno date tutte le informazioni necessarie per aiutare i nostri iscritti che, è bene ricordarlo, in questa prima fase non sono obbligati ad aderire alla sperimentazione.

Nelle more dell'incontro sono stati affrontati ulteriori temi inerenti le politiche attive che troverete nella nota allegata.

 

Servizio politiche attive e passive del lavoro

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