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AVVISO – Calendario di massima delle operazioni per l'avvio dell'Anno scolastico 2014/2015 relativo al personale docente, educativo ed ATA

UN CALENDARIO DI MASSIMA  RELATIVO A TUTTE LE OPERAZIONI NECESSARIE E  PROPEDEUTICHE ALL'AVVIO DELL'ANNO SCOLASTICO 2014/2015.  dal 21 al 25 agosto

MOVIMENTI RELATIVI ALLE UTILIZZAZIONI E  ASSEGNAZIONI PROVVISORIE DEL PERSONALE DOCENTE DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA,  PRIMARIA, SECONDARIA DI I E II GRADO E DEL PERSONALE EDUCATIVO (in base ai posti  conosciuti fino alla data del 21/08/2014) dal 27 agosto al 28 agosto 2014

OPERAZIONI DI UTILIZZAZIONE ED ASSEGNAZIONE  PROVVISORIA PERSONALE ATA dal 27 agosto al 31 agosto 2014

CONFERIMENTO NOMINE A TEMPO INDETERMINATO E  DETERMINATO SCUOLA DELL'INFANZIA/PRIMARIA / SEC. DI I e II GRADO/PERSONALE ATA/RDUCATORI

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Tutti gli interessati sono pregati a tenere costantemente  monitorato il sito WEB dell'Ufficio Scolastico Provinciale e della Direzione  Regionale ove verranno tempestivamente rese note ulteriori informazioni non  appena disponibili circa il luogo e gli orari di convocazione

Il Reggente

Antonino Meduri

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Decreto  PA | Su 'quota 96' l'anti-emendamento del Governo
Di Menna: Sempre attiva una lobby  contro la scuola

Abbiamo l'impressione  che sia sempre attiva una lobby contro la scuola, il Governo messo in ginocchio  dal superpotere burocratico  – è il commento del segretario generale della  Uil Scuola, Massimo Di Menna, dopo la decisione assunta dal Governo di  presentare un anti-emendamento in Commissione Affari Costituzionali del Senato  che esclude dal decreto Pa la soluzione per il personale della scuola 'quota  96'.

"Siamo arrabbiati neri" è la frase che in queste ore  torna più spesso al telefono e per mail, e che riflette la protesta di tanti  insegnanti nei confronti della politica.

Il personale della scuola, che ha subito una pesante  ingiustizia dalla riforma Fornero, si trova oggi, di nuovo, incastrato nel  braccio di ferro tra Governo, Parlamento e Ragioneria dello Stato, e ancora una  volta incolpevolmente danneggiato.

Una decisione, quella del Governo,  che certo non aiuta  a portare quel clima di serenità che sarebbe necessario per il buon  funzionamento delle scuole.

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L'occupazione (dipendente e non) si assesta, secondo le stime Istat intorno ai 22 milioni di persone (22.398.000). Dato, come drammaticamente noto, in calo e che ha provocato la perdita di circa 1 milione di posti di lavoro. Dato in quasi perfetta corrispondenza con la bassa crescita economica del Paese. Ma occorre capire
come si arriva al macro numero: ci aiuta a comprendere il percorso che ha portato a questo risultato la lettura, dinamica, di quanto, come e dove le imprese italiane, nonostante la crisi, avviino al lavoro le persone. Infatti dal 2008 tutte le imprese devono comunicare, al momento dall'inizio di un rapporto di lavoro, chi
e come una persona sta iniziando un lavoro (stessa cosa per il termine del lavoro).

2 numeri innanzitutto: nel2008, anno ancora non completamente investito dalla più grande e lunga crisi economica che ha colpito il paese, per quasi  11 milioni
di volte le aziende hanno avviato al lavoro una persona; nel 2013 ciò è avvenuto in (solo) 9 milioni di occasioni. Non si tratta di singole persone, ma di comunicazioni, poiché uno stesso lavoratore può essere avviato più volte nello stesso anno (in specie con i lavori a termine). Quindi il crollo si misura anche attraverso questi dati.

C'è, ovviamente, anche la questione della qualità degli avviamenti e se il "meno lavoro" che viene richiesto, abbia una intrinseca qualità in termini di stabilita
e continuità (contratti a tempo indeterminato e apprendistato): purtroppo, al contrario, come prevedibile, nel calo generale degli avviamenti cresce, in termini percentuali, l'incidenza del lavoro temporaneo: si passa dal 72,7%del 2008all' 80,9%del 2013.

Il 2014, dato più recente e riguardante il I trimestre, si apre all'insegna della conferma che 4 attivazioni su 5 (tempo determinato, collaborazioni, lavoro
a chiamata)  sono temporanee. Rimane altissima la quota dei contratti a termine che sviluppano una quota 66.8%.

Aumenta costantemente negli anni di crisi  il numero delle attivazioni rigurdanti la stessa persona: si passa 1.64 (2009) attivazioni a persona a 1.78 (2013)
e ciò  indica l'aumento della temporaneità del lavoro che rischiera' di espandersi ulteriormente con l'ennesima innovazione normativa (Decreto Poletti) che "facilità" assunzioni a termine. In sostanza aumentano gli avviamenti atermine ma calano le persone interessate.

Nel 2013 è nel Lazio che si concentra il maggior numero di attivazioni (1,4 mln)e proprio in questo anno avviene il sorpasso sulla Lombardia che con oltre  1,3 mln. di rapporti scende al 2° posto, segue in questa classifica la Pugliacon circa 1 mln. di attivazioni. Ma anche a livello regionale si può sottolineare la "fragilità" di questi rapporti di lavoro; infatti sono ilLazio e la Puglia le Regioni più flessibili  e ciò si evince dal numero medio di attivazioni per singolo lavoratore (oltre 2
attivazioni/anno per lavoratore).

Ma una analisi di come si sta manifestando l'effetto della crisi sull'occupazione sarebbe incompleta senza il comprendere il come e quanto cessano i rapporti di lavoro.  Nel2013 si sono chiusi 9,8 mln. di rapporti di lavoro con un saldo negativo rispetto alle attivazioni di  oltre157.000.
Oltre la metà delle cessazioni ha rigurdato i lavoratori sotto i 44 anni e la cessazione del "termine" è stato il motivo principale della chiousura dei rapporti di lavoro (65%) e  1/3dei rapporti cessati è durato al massimo 1 mese. Le Regioni con il più alto tasso di "fine lavoro" restanoLazio, Lombardia e Puglia a conferma della forte quota di lavoro fragile in queste realtà.

Colpiscono su questo tema 2 dati: il primo che alla faccia di chi sostiene che in Italia è difficile licenziare, il numero di rapporti di lavoro cessati per volontà  dalle aziende:927.175. Il secondo è il calo vertiginoso delle dimissioni  (- 400.000 in 2 anni) dovuto principalmente al blocco sostanziale dei pensionamenti (legge Fornero) e ad una stretta normativa sulle dimissioni in bianco.

Guglielmo Loy

Segretario Confederale UIL

 

 

Scarica l'intero documento in allegato

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Scuola: al via oltre 33mila assunzioni già dal primo di settembre. Si tratta di 15.400 insegnanti,

Circa 13.300 insegnanti di sostegno e quasi 5.000 amministrativi. Numeri sui quali è stata accertata la copertura finanziaria e c'è l'ok (ancora informale) del Ministero delle finanze. La ripartizione per ordine di scuola e provincia verrà resa nota la settimana prossima. Ieri l'incontro fra il ministero dell'istruzione e i sindacati. "E' una buona notizia per la scuola e per i tanti precari" - dice Massimo Di Menna della Uil scuola. "C'è da dire che rimane il problema di circa ancora 6.000 posti di organico di diritto scoperti per i qual,i nonostante il piano di assunzioni prevedesse la piena copertura, non c'è stata l'autorizzazione, quindi avremo ancora cattedre coperte con contratti a tempo determinato e quindi ancora una forte presenza di precariato.

 

Ascolta l'intervista a Massimo Di Menna, UIL SCUOLA, rilasciata a Radio 24 

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Il 31 luglio scorso il Segretario Provinciale della UIL POLIZIA, Antonio AntonacciI, accompagnato dal suo Vice Cristiano Bianchini, ha incontrato il Questore di Alessandria Mario Della Cioppa al quale ha esposto alcune anomalie che si sono riscontrate nel corso dei servizi di Volante.
In particolare i rappresentanti sindacali hanno esposto:
- l'opportunità che la volante, nelle ore d'Ufficio, non venga impiegata per prelevare i cifrati dalla Prefettura di Alessandria;
- che il relativo personale non venga ordinariamente impiegato nei servizi d'istituto;
- che il servizio di volante si svolga ordinariamente nelle fasce orarie previste, evitando categoricamente l'impiego in attività in capo ad altri Uffici che, spesso, determinano un proseguo oltre il termine del servizio (19/24 con termine servizio alle 4 o 5 del mattino successivo).
Il Questore di Alessandria ha molto apprezzato l'intervento dei rappresentanti della UIL POLIZIA ai quali ha assicurato l'emanazione di una circolare interna che interverrà nelle direzioni auspicate.

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Dichiarazione di Antonio Foccillo, Segretrio confederale: l'inflazione è calata ancora toccando il livello più basso da agosto 2009

"Se mai avessimo avuto bisogno di un altro dato per dimostrare la crisi dei consumi nel nostro Paese, è arrivato. Infatti, oggi l'Istat ha diffuso i dati sull'inflazione che, a luglio, è calata ancora toccando il livello più basso da agosto del 2009. Il dato più evidente è, però,  la deflazione dei prodotti alimentari, bevande analcoliche, l'acqua, l'abitazione, elettricità e combustibili.

Si conferma drammaticamente quello che da tempo sosteniamo: nel nostro Paese è cresciuta la povertà sia in termini relativi sia in termini assoluti e aumentano sempre più le diseguaglianze. Sono in calo, dunque, rispetto allo scorso anno, sia i redditi delle famiglie, sia il potere di acquisto e tutto ciò incide sulle spese, che si sono ulteriormente ridotte.  È la dimostrazione che bisogna intervenire su fisco, sui redditi, sui consumi e sugli sprechi.

Per questo la Uil continuerà a chiedere un piano di interventi per ridare fiato alla domanda interna - che è un'emergenza reale - con aumenti salariali, rinnovando i contratti ancora bloccati a partire da quelli del pubblico impiego e riducendo ulteriormente il carico fiscale per lavoratori e pensionati. In particolare, è necessario intervenire sulla tassazione a livello locale che si è aggiunta a quella nazionale, senza sostituirla, con un'incidenza che non è più sostenibile.

Il nostro Paese continua a pagare, purtroppo, nonostante le tante chiacchiere, l'assenza di una politica economica orientata a promuovere e sostenere la crescita, congiuntamente a un vero smarrimento di una propria politica industriale. Fino ad oggi i governi che si sono succeduti hanno concentrato la loro attenzione esclusivamente al miglioramento dei conti pubblici con la conseguenza di aggravare la recessione in atto nel nostro sistema economico e produttivo.

Non si può solo assistere agli eventi, ma di fronte ai dati sempre negativi sulla situazione economica è arrivato il momento di agire".

Roma 31.7.2014

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Venerdì, 01 Agosto 2014 11:26

Scarica il nuovo numero del periodico Effepielle

In allegato il nuovo numero del periodico Effepielle, scarica la tua copia per restare informato sugli ultimi accadimenti.

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Venerdì, 01 Agosto 2014 10:55

Federdistribuzione: prime e timide aperture

Il 30 luglio si è svolto il previsto incontro con Federdistribuzione nell'ambito della trattativa per il rinnovo del CCNL del Terziario. In apertura dei lavori l'associazione dei datori di lavoro ha ribadito ancora una volta che in considerazione dello scenario economico non è possibile ipotizzare un rinnovo contrattuale di tipo tradizionale, ed è indispensabile che il futuro contratto realizzi un recupero di produttività e un contenimento dei costi a carico delle aziende. Di conseguenza Federdistribuzione ha dichiarato che, alla luce della tornata di trattativa svoltasi tra la fine di giugno e i primi di luglio, fatica a individuare i contenuti di un possibile sbocco per la vertenza, tenuto conto che le risposte fornite dalle OO. SS. alle richieste da essa formulate hanno evidenziato più difficoltà che convergenze sui contenuti di un futuro contratto. Federdistribuzione ha dichiarato che ritiene necessario da parte dei sindacati uno spirito più costruttivo, grande senso di responsabilità e la presa d'atto che un rinnovo che comporti un aggravio dei costi a carico delle imprese non è percorribile. A questo punto, allo scopo di mettere dei punti fermi alla discussione e di evitare momenti di contrapposizione, per dare tranquillità ai lavori del tavolo negoziale, Federdistribuzione ha dichiarato che si sentiva di dire che la comunicazione del 30 dicembre 2013, con cui dichiarava il recesso dal CCNL del Terziario e unilateralmente ne dichiarava l'ultrattività limitatamente al 31 maggio 2014, potrebbe essere superata da un accordo tra le Parti negoziali che definisse un periodo di ulteriore ultravigenza per permettere agli animi di rasserenarsi e al negoziato di procedere a partire dalla definizione di una soluzione per il fondo di assistenza sanitaria, superando la situazione di stallo presente.

Come UILTuCS abbiamo replicato che la percezione che il negoziato stenti a procedere anche a causa del macigno posto sul tavolo da Federdistribuzione con la sua lettera del 30 dicembre 2013 è senz'altro esatta. Ribadito che il recesso dal contratto e l'apposizione unilaterale di un termine di ultravigenza, ancorché scaduto da 2 mesi, è un atto illegittimo, abbiamo respinto recisamente l'ipotesi di stabilire con un accordo tra le Parti un ulteriore periodo di ultravigenza, giacché ciò implicitamente implicherebbe una presa d'atto del recesso effettuato e una sua legittimazione a posteriori. Chi ha posto il macigno sul tavolo negoziale con un atto unilaterale non può esimersi dal rimuoverlo di propria iniziativa e con un atto formale di rilevanza analoga a quello con cui il recesso è stato dichiarato. Questa sarebbe una decisione che potrebbe porre il negoziato su basi nuove, fermo restando il permanere delle notevoli distanze sul merito della trattativa emerse nel corso dei 6 mesi di negoziato. Abbiamo quindi ricordato che la piattaforma unitaria presentata a Federdistribuzione come a tutte le altre parti datoriali coinvolte muoveva dalla consapevolezza della situazione economica complessiva in cui versa il Paese ed era evidentemente tutt'altro che tradizionale dal punto di vista dei suoi contenuti. Abbiamo ricordato inoltre che nel mese di maggio la UILTuCS aveva formulato una proposta di sblocco del negoziato che si proponeva di realizzare un recupero di produttività e redditività, nel quadro di uno scambio complessivamente equo e al riconoscimento di un aumento salariale commisurato alla situazione economica, proposta che è stata respinta perché evidentemente ritenuta insufficiente e a cui si è contrapposta la reiterazione insistente delle richieste datoriali; la dichiarazione che solo dal soddisfacimento di tali richieste sarebbe stato possibile ipotizzare un aumento salariale e perfino il rifiuto di rispondere alla reiterata richiesta da noi formulata che venisse almeno indicato cosa del vecchio contratto si riteneva di poter conservare senza modifiche. Preso atto del rifiuto opposto alla nostra proposta, non abbiamo potuto far altro che toglierla dal tavolo, lasciando ad altri – evidentemente – l'onore della proposta per uscire dalla situazione di stallo in cui la trattativa era entrata e in cui si trova tutt'ora, che l'insistente dichiarazione di Federdistribuzione circa l'impossibilità di realizzare alcun tipo di aggravio dei costi per effetto del futuro contratto non contribuisce certo a superare.

Dopo una breve interruzione dei lavori, Federdistribuzione si è ripresentata al tavolo dichiarando che il recesso dal contratto è conseguenza diretta della loro fuoriuscita dalla Confcommercio. Da ciò ne deriva che per essa non sono ipotizzabili sbocchi della trattativa diversi da un nuovo contratto da essa sottoscritto con le OO. SS. confederali. Però, al fine di rasserenare gli animi, ha ribadito che è nella disponibilità di sottoscrivere con le Organizzazioni Sindacali un accordo che dia continuità al vecchio contratto, levando i riferimenti alla Confcommercio, anche senza limiti temporali, e riaprendo il negoziato sull'insieme dei temi oggetto di trattativa a partire dalla bilateralità e in particolare dell'assistenza sanitaria. Davanti alla nostra affermazione che tale dichiarazione non aggiungeva nella sostanza alcunché di nuovo, da parte della delegazione di Federdistribuzione è stato osservato che le modalità attraverso cui realizzare il superamento delle conseguenze del recesso da essa dichiarato non sarebbero altro che un "tecnicismo" alla luce del fatto che ciò che conterebbe sarebbe che oggi Federdistribuzione ha dichiarato al tavolo che intende dare continuità all'applicazione del CCNL in essere. A ciò abbiamo ulteriormente replicato che non è pensabile che un atto formale giuridicamente oltre che politicamente rilevantissimo possa essere rimosso sulla base di una dichiarazione – ancorché autorevole – fatta al tavolo negoziale. Ammesso e non concesso, infatti, che ciò sani il vulnus che la dichiarazione recettizia, per di più connessa a una determinata data di efficacia, ha arrecato ai rapporti politici tra le parti, resta irrisolto il problema della sua efficacia giuridica, che può essere rimosso esclusivamente da un atto volontario di Federdistribuzione avente analoga rilevanza formale. Infine abbiamo dichiarato ancora una volta che l'insistenza a voler affrontare innanzitutto i temi della bilateralità non ci persuade oggi come non ci persuadeva ieri. In mancanza di un contratto la bilateralità è priva del suo fondamento e solo una volta definito il contratto si potranno condividere le forme, le sedi e le modalità con cui essa si potrà realizzare.

Le Parti si sono lasciate con l'impegno reciproco a riflettere sui temi oggetto della discussione odierna e si sono aggiornate al 17 settembre prossimo.

In chiave di valutazione politica complessiva, in vista della ripresa dei negoziati a settembre con l'insieme delle controparti coinvolte nel rinnovo del CCNL del Terziario, della distribuzione e dei servizi (Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione) e della Cooperazione, la UILTuCS non può che ribadire che il significato e la portata della piattaforma rivendicativa presentata con i medesimi contenuti a tutte le controparti nell'autunno passato evidenziava l'esigenza di preservare una sostanziale unicità delle condizioni contrattuali, normative e salariali, che per noi – e crediamo non solo per noi – rappresenta un valore rilevante, se non altro per evitare che la frammentazione delle controparti datoriali, da noi non voluta e neppure lontanamente auspicata, si traduca in un sostanziale peggioramento delle condizioni di lavoro degli addetti del settore. La sospensione del negoziato con la Confcommercio nel passato mese di giugno, di cui auspichiamo la pronta riapertura e una rapida conclusione, e le difficoltà persistenti su altri tavoli negoziali a definire anche in termini generali i possibili sbocchi delle trattative non possono che suscitare preoccupazione e dovrebbero indurre tutte le Parti coinvolte a un grande senso di responsabilità. Allungare i tempi del negoziato non crediamo infatti che sia interesse né dei lavoratori né delle imprese, piccole e grandi, in cui il contratto trova applicazione, specie in una situazione di persistente crisi economica, stagnazione dei consumi e caduta dell'occupazione.

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Venerdì, 01 Agosto 2014 10:47

Focus Immigrazione: scarica il nuovo numero

E' disponibile la nuova uscita del periodico Immigrazione della UIL. Scarica l'edizione presente in allegato

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PIEMONTE: A GIUGNO CASSA INTEGRAZIONE IN CALO DEL 35,9%, MA FORTISSIME PREOCCUPAZIONI PER L'OCCUPAZIONE DI DECINE DI MIGLIAIA DI LAVORATORI

In Italia, a giugno, sono state autorizzate 74,5 milioni di ore di cassa integrazione, con un calo del 22,7% rispetto al mese precedente.

In Piemonte, nello stesso mese, sono state richieste 6.820.640 milioni di ore di cassaintegrazione, in diminuzione del 35,9% rispetto a maggio (-44,1% ordinaria, -12,5% straordinaria, -85,4% in deroga).

I lavoratori interessati sono stati complessivamente 40.121, con un calo di 22.520 unità rispetto a maggio.

L'andamento delle ore richieste nelle province piemontesi è stato il seguente:Verbania +89,9%, Torino +11%, Asti -11,4 %, Novara -23,8%, Biella -69,0%, Alessandria -78,4%, Vercelli -86,4%, Cuneo -91,3%.

Nel primo semestre 2014 state richieste complessivamente 60.151.323 ore di cassa integrazione con un calo del 15,7% rispetto allo stesso periodo del 2013.

Nella nostra regione la variazione percentuale della cassa integrazione per settori produttivi agiugno, rispetto a maggio, è stata la seguente: Industria -31,7 %, Edilizia -20,5%, Artigianato

-89,6%, Commercio -59,8%, Settori vari -98,2%, Totale -35,9%.

DICHIARA IL SEGRETARIO GENERALE UIL PIEMONTE GIANNI CORTESE:

"I dati della cassa integrazione, letti disgiuntamente da quelli relativi alla disoccupazione, possono essere fuorvianti ed indurre a false interpretazioni. L'aumento del numero dei disoccupati e, in particolare, il dramma dei giovani senza lavoro fanno dire, come rilevato dai più importanti istituti, che l'auspicata ripresa continua ad essere la grande assente dell'economia italiana. Se il Governo non finanzierà adeguatamente la cassa in deroga e se non desisterà dal proposito di prevedere una durata massima di otto mesi nella fruizione della stessa, a partire da settembre decine di migliaia di lavoratori nella nostra regione potrebbero essere collocati in mobilità, quindi licenziati. E' giunto il momento di smetterla con le chiacchiere e di assumere atti concreti, per impedire che la coesione sociale, già sfilacciata, riceva un colpo decisivo, con conseguenze incalcolabili".

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