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(AGI) - Roma, 24 nov. - Solo sei laureati su dieci nel 2014 avevano un'occupazione. E la tendenza e' in calo dal 2010. Lo riferisce il rapporto presentato oggi al Miur dall'Ocse, secondo cui nel 2014 solo il 62% dei laureati tra i 25 e i 34 anni era occupato in Italia, 5 punti percentuali in meno rispetto al tasso di occupazione del 2010.

"Questo - affermano gli esperti Ocse - e' un livello paragonabile a quello della Grecia ed e' il piu' basso tra i Paesi dell'Ocse. Il tasso di occupazione e' particolarmente basso tra coloro che hanno i genitori non laureati e meno probabilita' di accedere a una rete di relazioni sociali. Ma la crisi economica del 2008-2009 non e' l'unico fattore che spiega la scarsita' di lavoro: secondo l'Ocse spesso i titoli di studio "non coincidono con l'acquisizione di competenze solide, sollevando interrogativi circa la qualita' dell'apprendimento".

L'Italia e' fanalino di coda anche per il numero di laureati: rispetto alla media degli altri Paesi Ocse, gli italiani con in mano un titolo di laurea sono ancora pochi. Nel rapporto Ocse si prevede infatti che solo il 42% dei giovani si iscrivera' ai programmi di istruzione terziaria, la minore quota d'iscrizione rispetto all'insieme dei Paesi Ocse, dopo il Lussemburgo e il Messico", afferma il Rapporto, secondo cui "nel complesso il 34% dei giovani italiani dovrebbe conseguire un diploma d'istruzione terziaria, rispetto a una media Ocse del 50%".

Tuttavia c'e' da rilevare che se le attuali tendenze verranno confermate, il 20% dei giovani italiani conseguira' un titolo universitario di secondo livello o un titolo universitario equivalente (per esempio una laurea magistrale) e cio' a fronte di una media Ocse che e' pari al 17%.

L'Ocse da' atto all'Italia di aver compiuto "progressi importanti" nel rafforzamento dei programmi di istruzione a ciclo breve professionalizzante, che preparano gli studenti a un rapido ingresso nel mondo del lavoro. Nel complesso le universita' italiane non attraggono gli studenti degli altri Paesi Ocse, anche per la carenza di insegnamenti in lingua inglese: nel 2013 meno di 16mila studenti stranieri di aerea Ocse risultava iscritto negli atenei italiani, rispetto a circa 46mila studenti in Francia e 68mila in Germania. (AGI) .

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