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Dopo il blocco delle trattative per il rinnovo del contratto dell'industria alimentare, da questa sera iniziano le assemblee sindacali nelle più importanti aziende del settore presenti sul territorio alessandrino.

Si inizia questa sera con la Saiwa per continuare poi con Pernigotti, Bistefani, Elah Dufour e Campari di Novi Ligure. Entro venerdì 22 gennaio in ogni azienda si terranno 4 ore di sciopero articolato e si è deciso per il blocco degli straordinari e della flessibilità.

Il 29 gennaio, invece, ci sarà lo sciopero nazionale di 8 ore di tutto il settore dell'industria alimentare.

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Si è interrotta questa notte la trattativa per il rinnovo del Ccnl industria alimentare, scaduto il 30 novembre e che interessa circa 400.000 lavoratori.

Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil giudicano insoddisfacenti le risposte fornite dalla controparte sul tema del salario e su alcune richieste contenute in piattaforma relative a istituti fondamentali del contratto.
Fai, Flai e Uila giudicano, in particolare, inaccettabile la pretesa di Federalimentare di voler concludere un accordo basato esclusivamente sulla penalizzazione complessiva delle retribuzioni a partire dal blocco degli scatti di anzianità e dall'eliminazione dei premi di produzione congelati.

Dopo 14 incontri tecnici, iniziati nel mese di settembre, era stata programmata una seduta plenaria a oltranza di due giorni ma, durante una di queste sessioni, nella notte dell'11 gennaio, una parte della delegazione trattante di Federalimentare si è resa irreperibile.
Questo comportamento ha ulteriormente esacerbato il clima della plenaria, alla quale hanno partecipato oltre 150 delegati provenienti da tutta Italia, che ha stigmatizzato l'atteggiamento della controparte che non vuole concedere nulla, malgrado il buon andamento del settore, testimoniato dai dati economici più recenti.

Pertanto, la delegazione trattante, unitamente alle rappresentanze nazionali di Fai, Flai e Uila, ha deciso di interrompere le trattative e di proclamare lo stato di agitazione del settore, con l'immediato blocco degli straordinari e di tutte le flessibilità e di programmare un fitto calendario di assemblee in tutti i luoghi di lavoro, un pacchetto di 4 ore di sciopero articolato a livello aziendale da effettuarsi entro il 22 gennaio e 8 ore di sciopero nazionale il 29 gennaio.

 

Dichiarazione del segretario nazionale della Uila-Uil, Pietro Pellegrini

"Ci auguriamo di poter riprendere presto il dialogo con la controparte ma, per il momento, la parola passa ai lavoratori che, nei prossimi giorni, faranno sentire alle aziende la loro volontà di rinnovare il contratto di lavoro". Cosi il segretario nazionale della Uila-Uil Pietro Pellegrini commenta la rottura delle trattative sul rinnovo del Ccnl industria alimentare, avvenuta nella notte di ieri.

"Con grande senso di responsabilità, Fai-Flai-Uila, si sono presentate alla seduta plenaria, fissata a oltranza su due giorni proprio con la volontà e l'intenzione di giungere a una rapida e positiva conclusione del negoziato. Abbiamo però trovato davanti a noi una controparte che, al contrario, ha mostrato la volontà di prendere tempo e di rinviare continuamente il negoziato, ma soprattutto priva di una proposta complessiva e di soluzioni praticabili per entrare nel merito di una vera trattativa su temi quali: salario, orario di lavoro, flessibilità, Jobs act. Siamo rimasti al tavolo del negoziato fino a tarda notte ,mentre buona parte della delegazione della controparte si è progressivamente defilata. E questo non è accettabile".

"E' poi insopportabile" prosegue Pellegrini "l'atteggiamento assunto sulla questione salariale e sulla pretesa di poter concludere un rinnovo, praticamente a costo zero, dopo che la stessa Federalimentare non fa altro che diffondere dati positivi sull'andamento del settore: i successi di Expo 2015, la crescita annua del fatturato del 4% negli anni 2007-2013, l'incremento dell'84% dell'export negli ultimi 10 anni...Noi siamo sempre pronti a discutere e a trattare su tutto ma sulla base di proposte serie e coerenti con la realtà".

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Contratti: la rigidità di Federalimentare mette a rischio un rinnovo utile a tutti
di Stefano Mantegazza

Sulla stagione dei rinnovi contrattuali è sceso il buio del "blocco delle trattative", imposto da CONFINDUSTRIA, infittito dallo smantellamento di fondamentali garanzie del lavoro decretato dal Jobs Act e inquinato dalla minaccia del governo di manomettere d'imperio l'autonomia negoziale delle parti, fissando per legge un salario minimo e regolando, sempre per legge, persino sedi, modi ed effetti della contrattazione collettiva.

Ciò malgrado, tra ottobre e dicembre 2015, sono stati rinnovati i contratti dei settori chimica farmaceutica, gomma-plastica, cementiero e dei lavoratori portuali, sia pure alla fioca luce di uno "schema" se non identico, almeno assai simile e di sicuro piuttosto discutibile: nessun aumento salariale per il primo anno di vigenza, aumenti molto contenuti sul triennio, eliminazione di alcune voci retributive, il tutto solo in piccola parte corretto da qualche contribuzione in più delle aziende al welfare contrattuale, maggiore flessibilità del lavoro, timida attuazione dei già avari rinvii del Jobs Act alla contrattazione e nessuna modifica dei suoi contenuti più controversi, valorizzazione più teorica, che pratica dei contratti di secondo livello.

Dubito che questi lumicini possano rischiarare il cammino dei tanti rinnovi ancora al palo e delle trattative incagliate sugli irrigidimenti confindustriali, ma sono certo che, poco prima di Natale, FEDERMECCANICA ha "messo sul tavolo" del CCNL dei metalmeccanici un "marchingegno" in grado di spegnere qualsiasi luce. Perché non solo esclude qualsiasi aumento salariale nel 2016 e, praticamente, qualsiasi effettivo miglioramento economico anche negli anni seguenti, ma organizza quasi scientificamente la riduzione strutturale del valore reale delle retribuzioni.

Quel "marchingegno", infatti, stringe il futuro trattamento economico nazionale dei lavoratori tra le ganasce del "salario di garanzia" (formato dai minimi tabellari vigenti al 31 dicembre 2015, nei quali verrebbe conglobato l'attuale "elemento perequativo" di 485 euro annui, contestualmente abolito, per un controvalore di 37,31 euro mensili) e della "retribuzione individuale", costituita da tutte le voci fisse e ricorrenti della busta-paga, dai minimi tabellari ai premi di produzione, dagli scatti di anzianità alle mensilità aggiuntive e ad ogni altro istituto salariale non direttamente collegato all'effettiva  prestazione di lavoro.

Una morsa capace di stritolare, una volta per tutte, qualsiasi effettivo aumento dei minimi retributivi nazionali, in quanto le retribuzioni individuali inferiori al salario di garanzia verrebbero adeguate fino a concorrenza del suo ammontare a decorrere dal 1° gennaio 2017 e aumentate al 31 dicembre di ogni anno in ragione dall'andamento medio dell'IPCA nell'anno precedente, rivalutazione che, in prima applicazione del "marchingegno", verrebbe generosamente anticipata al 1° luglio 2017, sulla base della probabilmente più che modesta inflazione media del 2016.

Perciò, fermo restando che nel 2016 le retribuzioni individuali inferiori ai minimi contrattuali resterebbero quelle che sono, nell'arco del triennio verrebbero "adeguate" soltanto le retribuzioni illegittimamente inferiori a quegli stessi minimi, affidando ogni concreto aumento del salario reale alla contrattazione di secondo livello, ovviamente nelle sole poche aziende che la praticano.

Mi fermo qui, perché non ho titolo per dare consigli ai colleghi di Fim-Fiom-Uilm e tanto meno ho intenzione di rinnovare i contratti altrui; quelli di competenza della UILA mi bastano e mi avanzano.

Innanzitutto il rinnovo dell'industria alimentare, per il quale abbiamo presentato una piattaforma consapevole di quanto duramente la crisi abbia colpito la manifattura italiana e che chiede alle imprese pari consapevolezza su come la stessa crisi abbia ancor più duramente colpito retribuzioni e condizioni di lavoro dei loro dipendenti.

Abbiamo avanzato richieste salariali ragionevoli, sufficienti a tutelare il potere d'acquisto delle retribuzioni, assolutamente compatibili con le condizioni e con le prospettive del settore dell'alimentazione, obiettivamente migliori di quelle di altri comparti industriali.

Non abbiamo mai preteso dalle imprese quel che esse non potessero dare, ma non accettiamo neppure che, proprio quando l'economia e la produzione rialzano la testa, si chieda ai lavoratori non solo di rinunciare a qualsiasi miglioramento economico, ma addirittura di "dare indietro" qualcosa.

Non abbiamo mai rifiutato di distribuire con saggezza gli aumenti contrattuali nell'arco di vigenza del contratto, ma distribuire non vuol dire escludere ogni aumento per buona parte della vigenza contrattuale e accettare "anni vuoti", in cui il salario dei lavoratori sia lasciato solo con sé stesso.

Non abbiamo mai rifiutato la sfida della produttività, anzi, il nostro Ccnl disciplina una delle più flessibili organizzazioni del lavoro industriale, così come moltissimi accordi aziendali e di gruppo prevedono forme di duttilità della prestazione altrove sconosciute.

Tanto più incomprensibili, perciò, ci sembrano gli irrigidimenti di FEDERALIMENTARE, che rischiano di far deragliare un negoziato che, invece, sarebbe comune interesse concludere presto e bene, per aumentare assieme il salario dei lavoratori e la produttività delle aziende.

Quegli irrigidimenti, soprattutto, mettono a rischio il nostro sistema di relazioni industriali e della contrattazione, un sistema che ha finora contenuto la conflittualità in limiti assolutamente fisiologici, che ha consentito alle aziende il più rapido ed efficiente adattamento della produzione ai mutamenti del mercato, che ha garantito ai lavoratori più che soddisfacenti prestazioni sanitarie integrative, assieme a forme di previdenza complementare e di assicurazione per i superstiti di tutto rispetto.

Un sistema che può e dovrebbe dare ancora di più, per costruire sul rinnovo del CCNL una contrattazione di secondo livello più ricca e diffusa, che regoli l'uso e le tutele del lavoro nelle aziende e sul territorio, lungo le filiere agroalimentari e nei distretti industriali, che ricomponga le asimmetrie organizzative e professionali dell'impresa nella omogenea disciplina contrattuale della "comunità di sito", che estenda gli attuali confini della bilateralità e del welfare contrattuale a nuove misure di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e a nuovi strumenti di integrazione dei meno efficaci ammortizzatori sociali "riformati" dal Jobs Act.

L'Italia, notizia di questi giorni, torna a pencolare sull'orlo della deflazione e, a seguire le sirene che in CONFINDUSTRIA e dal Governo pongono veti e pregiudiziali al rinnovo dei contratti, si rischia di finire sugli scogli dell'ancor più mesto ristagno dei consumi e dell'ulteriore declino dell'occupazione e della produzione.

Si può e si deve fare altro. Mettendo a frutto l'Accordo Interconfederale sulla rappresentanza sindacale, che assicura la certezza delle parti, delle procedure e degli esiti negoziali, e il progetto unitario di CGIL, CISL e UIL per la riorganizzazione del sistema contrattuale, per la migliore gestione del mercato del lavoro e per la partecipazione dei lavoratori alle scelte e alle responsabilità dell'impresa.

Quell'Accordo e quel progetto, infatti, indicano alle parti contrattuali e al Paese la via da percorrere per non affondare nelle sabbie mobili delle contrapposizioni ideologiche e degli irrigidimenti contrattuali e per impedire alla cattiva politica di corrodere la società con l'acido dell'ostilità verso i corpi intermedi e dello sfaldamento di ogni mediazione sociale.

La UILA, la FAI e la FLAI hanno imboccato questa via fin dalla preparazione della piattaforma contrattuale, da ormai più di tre mesi chiedono a FEDERALIMENTARE di percorrerla assieme, finora hanno avuto solo più e meno espliciti rifiuti. Non siamo disposti a subirne altri.

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Anche quest'anno dal 1 gennaio fino al 31 marzo 2016 tutti gli interessati possono fare richiesta per ottenere la disoccupazione agricola.

Che cos'è?


E' un'indennità che tutela gli operai agricoli che sono stati licenziati.

A chi spetta? Ecco i requisiti:

- Anzianità assicurativa che può essere perfezionata o mediante l'iscrizione negli elenchi anagrafici per almeno due anni consecutivi oppure un contributo settimanale versato prima del biennio precedente l'anno nel quale viene richiesta l'indennità coperto da contribuzione per la disoccupazione;


- Iscrizione negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli nell'anno solare per il quale viene richiesta l'indennità;


- Almeno 102 contributi giornalieri nel biennio precedente la domanda(Vengono valutati anche i periodi di lavoro svolti in settori non agricoli a condizione che vi sia la prevalenza nell'anno o nel biennio di lavoro nel settore agricolo).

Quanto spetta:


Il trattamento è pari al 40% della retribuzione. Viene corrisposta per il numero delle giornate iscritte negli elenchi anagrafici e comunque per un numero massimo a 365 meno il numero delle giornate lavorate o comunque già indennizzate.

Quando va presentata la domanda: entro il 31 marzo 2016

Basta recarsi in una della sedi UIL della provincia di Alessandria (AL, Acqui Terme, Casale M.to, Novi Ligure, Ovada, Tortona e Valenza) per fare domanda.

Le sedi UIL di Novi Ligure e Acqui Terme rimarranno aperte anche il sabato mattina dal 2 gennaio fino a sabato 26 marzo 2016, con orario 9 - 12, per facilitare i lavoratori. Un rappresentante della UILA sarà a disposizione per raccogliere le domande della disoccupazione agricola anno 2015.

Inoltre per chi compila alla UIL la disoccupazione agricola, il 730 sarà gratuito.

La UILA resta a disposizione su appuntamento sempre, in tutte le sedi del territorio, ai seguenti numeri:

Tiziano Crocco 339 5043850

Giovanni 328 8458665

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Dichiarazione del segretario generale della Uila-Uil, Stefano Mantegazza

"Il presidente Usa Barack Obama e il premier Matteo Renzi hanno ripetuto, più volte, durante il G20, lo slogan coniato dalla Uil: "si cresce mettendo soldi nelle tasche dei lavoratori e sostenendo, in questo modo, la domanda". Sono più di sei anni che gli Stati Uniti applicano con successo questa ricetta. Noi abbiamo cominciato con Renzi, ma proseguiamo a singhiozzo."
Così Stefano Mantegazza, segretario generale Uila Uil, sulle dichiarazioni rilasciate ad Antalya dal premier Usa e dal nostro presidente del Consiglio.

"Ci vuole più coerenza e più coraggio" prosegue Mantegazza "ad esempio nella Legge di Stabilità prevedendo le risorse per i pensionati, per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e verso il sistema delle imprese che devono stanziare risorse adeguate per i rinnovi dei contratti."

"Nel settore alimentare, poi, non ci sono più scuse. Basta leggere le dichiarazioni diffuse in queste ore dal ministro Martina che, relativamente ai dati Istat, evidenzia un export che cresce dell'8% rispetto allo scorso anno e sottolinea i provvedimenti contenuti nella Legge di Stabilità a sostegno delle aziende e per la loro internazionalizzazione: l'agroalimentare supera i dati più generali e quindi le attese dei lavoratori non possono andare deluse."

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Nei giorni 9 e 10 novembre è proseguito, in sede tecnica, il confronto con Federalimentare per il rinnovo del Contratto Nazionale del settore Industria Alimentare. Gli argomenti affrontati hanno riguardato le relazioni industriali, il telelavoro e il lavoro agile, il part time e la certificazione etica delle aziende. La Delegazione Sindacale, pur apprezzando l'impegno della Controparte nel continuare il confronto, ha constatato che nel merito le proposte che sono state avanzate sono molto distanti dalle richieste.

Inoltre, sono prive di qualsiasi fondamento le notizie, circolate sugli organi di stampa in questi giorni, di un confronto sul salario che avrebbe avuto una evoluzione positiva. Purtroppo, Federalimentare continua ad insistere sulla posizione di 7 euro di aumento, su una flessibilità orario annua che porterebbe i dipendenti a lavorare, in determinati periodi, fino a 72 ore settimanali, sulla cancellazione degli scatti di anzianità ed altre voci salariali che sono stati già acquisiti negli anni.

Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil confermano l'informativa in corso che si sta dando a tutti i lavoratori, attraverso gli Attivi Unitari Regionali delle RSU e le migliaia di assemblee che si stanno svolgendo in tutti i siti produttivi. Da tutte queste iniziative emerge una forte volontà di contrastare il tentativo di cancellare le positive esperienze di contrattazione del settore costruite negli anni e in grado di cogliere le migliori condizioni di lavoro per i lavoratori, oltre alle esigenze delle imprese di aumentare la produttività degli impianti e far fronte, nel miglior modo possibile, alla crisi degli ultimi anni.

Il confronto con Federalimentare continuerà, sempre in sede tecnica, nelle giornate del 19 e 20 novembre, con l'auspicio che la Controparte assuma un atteggiamento più positivo al Tavolo di trattativa al fine di trovare soluzioni favorevoli per le imprese e per i lavoratori e per cogliere, quindi, i primi segnali positivi di ripresa dei consumi e della crescita del nostro Paese.

Roma, 11 novembre 2015

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Il segretario generale Stefano Mantegazza apre assemblea unitaria Fai-Flai-Uila

"Se è vero che Expo è stato un gran successo e se, come sostengono gli esperti, ha accelerato di 15 anni il business delle aziende coinvolte, allora appare ancor più inaccettabile la strategia negoziale finora messa in campo da Federalimentare che tende a rappresentare l'agroalimentare italiano come un settore in crisi e senza prospettive, respingendo le aspettative dei lavoratori per un rinnovo contrattuale innovativo nelle norme proposte ed equo nelle richieste salariali".

Così il segretario generale della Uila, Stefano Mantegazza ha aperto a Roma, davanti a 600 delegati, i lavori degli attivi unitari di Fai-Flai-Uila, conclusi dall'intervento del segretario generale della Cgil Susanna Camusso, convocati per discutere lo stato delle trattative per il rinnovo del Ccnl industria alimentare e decidere le azioni future da intraprendere a livello territoriale.

"La posizione di Federalimentare è ancor più inaccettabile se si considera che da un lato contraddice i numeri sulla crescita di export e fatturato dell'industria alimentare pubblicati sul sito web della stessa organizzazione e, dall'altro, non tiene conto né dei dati economici che segnalano una ripresa in atto né dei risparmi fiscali e contributivi per oltre 8 miliardi € di cui il sistema complessivo delle imprese sta beneficiando" ha proseguito Mantegazza secondo cui è dunque "scandalosa" la contro-proposta di Federalimentare di un incremento retributivo di 7 euro sul triennio, contro i 150 richiesti da Fai-Flai-Uila. A questo proposito il segretario ha precisato "noi non abbiamo vincoli tranne il buon senso e la ragione. Entrambi ci dicono che in un paese dove l'inflazione tende a zero e dove, al contrario, crescono Pil e ricchezza, è anche a questa crescita che occorre agganciare, le nostre richieste salariali".

"Con l'assemblea di oggi avviamo un percorso affinché in tutti i luoghi di lavoro arrivi alle aziende un segnale forte e chiaro: le lavoratrici e i lavoratori vogliono rinnovare il contratto, ma non un contratto qualsiasi, bensì quello che Fai-Flai-Uila hanno definito in una piattaforma che guarda al futuro e che propone nuovi modelli e scelte strategiche" ha concluso.

 

CCNL ALIMENTARE: Inaccettabile la posizione negoziale di Federalimentare

Fai-Flai-Uila avviano assemblee in tutti i luoghi di lavoro per rinnovare il contratto

Fai-Flai-Uila giudicano inaccettabile la posizione negoziale assunta da Federalimentare nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro che interessa circa 400.000 lavoratori e che scadrà alla fine del mese di novembre. Una posizione di totale chiusura verso le richieste sindacali che sembra voler riportare indietro il settore di molti anni e che risulta tanto più inaccettabile se rapportata allo stato di buona salute del settore.

Per fare il punto sullo stato della trattativa e decidere le iniziative da assumere, in particolare a livello territoriale, Fai-Flai-Uila hanno convocato oggi a Roma 600 delegati, tra componenti delle delegazioni trattanti, dirigenti e Rsu provenienti da tutta Italia. Al tavolo della presidenza dell'attivo unitario, il commissario nazionale Fai Cisl Luigi Sbarra che ha presieduto i lavori, il segretario generale della Flai-Cgil Stefania Crogi, il segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza che ha svolto la relazione introduttiva e il segretario generale della Cgil Susanna Camusso che ha concluso i lavori dopo un ampio e partecipato dibattito.

Il grande successo di Expo, i dati economici che parlano di una ripresa in atto nel paese e quelli, ancor più positivi, sulla crescita di fatturato ed export del settore alimentare negli ultimi dieci anni, i risparmi fiscali e contributivi per oltre 8 miliardi € di cui il sistema complessivo delle imprese sta beneficiando, contraddicono e smentiscono la posizione espressa da Federalimentare al tavolo negoziale che tende invece a rappresentare un quadro di grande difficoltà in cui vivrebbero le aziende.

Per questo Fai, Flai e Uila respingono con forza la contro-proposta di Federalimentare di un incremento retributivo di 7 euro sul triennio, contro i 150 richiesti nella piattaforma per i quattro anni di durata contrattuale proposta. Una richiesta basata su un ragionamento di semplice buon senso: in un paese dove l'inflazione tende a zero e dove, al contrario, cresce il Pil e con esso la ricchezza, è anche a questa crescita che occorre agganciare le richieste di incremento salariale. Ancor più inaccettabile l'idea avanzata dalla parte datoriale di abolire tutte le flessibilità contrattuali, destrutturando  l'attuale sistema e introducendo un orario settimanale con la possibilità di picchi fino a 72 ore.

Con l'assemblea di oggi, Fai, Flai e Uila intendono avviare un percorso unitario affinché dai luoghi di lavoro di tutta Italia arrivi alle aziende un segnale forte e chiaro sulla volontà delle lavoratrici e dei lavoratori di rinnovare il contratto, ma non un rinnovo qualsiasi, bensì quello che Fai-Flai-Uila hanno definito in una piattaforma innovativa che guarda al futuro e che propone nuovi modelli e scelte strategiche.

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Dichiarazione del segretario generale Uila-Uil Stefano Mantegazza

"Non ci stanchiamo di insistere affinché Governo e Parlamento scelgano la strada della decretazione di urgenza soprattutto per rendere efficaci quelle norme che consentiranno alla Rete del lavoro agricolo di qualità di funzionare sul serio. Un provvedimento che deve anche prevedere una premialità per le aziende che sceglieranno di assumere i lavoratori agricoli attraverso la Rete e introdurre un marchio etico, a testimonianza del lavoro regolare che c'è dietro alle produzioni di queste imprese".

Così Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil, commenta le dichiarazioni del Ministro Maurizio Martina rese alla Camera davanti alle commissioni riunite Lavoro e Agricoltura nell'ambito della discussione per il contrasto al lavoro irregolare e al caporalato.

"All'interno del decreto, poi, aggiunge il segretario, potrebbero trovare spazio anche le norme previste dal Governo per l'inasprimento delle pene verso i caporali e l'estensione della responsabilità alle aziende che si rendono complici del reato di caporalato".

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Dichiarazione del segretario generale della Uila-Uil, Stefano Mantegazza

"La morte di chi sotto il sole è pagato due euro l'ora vale per questo governo meno delle due ore di attesa a cui sono stati costretti i turisti in visita al Colosseo. E' triste ma è così."

Stefano Mantegazza commenta così il decreto lampo approvato dal premier Matteo Renzi, dopo l'assemblea sindacale, regolarmente annunciata, che al Colosseo ha lasciato fuori i turisti, ritardandone l'apertura.

"Renzi trova più urgente varare un decreto che limita le libertà sindacali piuttosto che approvare quello che estende il reato di intermediazione illecita di manodopera a chi si mette in combutta con i caporali" aggiunge il segretario ricordando che, ad oggi, il piano di azione della Cabina di Regia contro il caporalato è ancora in stallo e che non sono ancora stati presentati, in commissione giustizia della camera, gli emendamenti annunciati dai Ministri Martina e Orlando.

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Conferenza stampa Uila a Bari con Mantegazza e Buongiorno

"Apprezziamo molto l'appello rivolto dal presidente della Repubblica ad agire con decisione nella lotta al lavoro nero e al caporalato perché è proprio quello che da molto tempo il sindacato chiede.
Ci auguriamo che, finalmente, qualcosa stia cambiando e che il governo intenda veramente cambiare marcia. Aspettiamo però, dopo le parole, di vedere i fatti."

Così Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil nel suo intervento alla conferenza stampa "Caporalato e lavoro nero, una guerra che si può vincere insieme. Le proposte della Uila" organizzata dalla Uila regionale alla Fiera del Levante, a Bari.

"Al governo chiediamo di intervenire, così come ventilato dal presidente del Consiglio, con urgenza e quindi con un decreto legge per introdurre quelle misure, già annunciate congiuntamente dai ministri dell'agricoltura e della giustizia qualche settimana fa, che inaspriscano le pene contro chi si rende colpevole o complice di intermediazione illecita della manodopera; ma soprattutto" ha aggiunto Mantegazza "gli chiediamo di introdurre sempre con lo stesso decreto legge le norme specifiche del collegato agricolo, già approvate dal Senato, necessarie a rendere la Rete del lavoro agricolo di qualità, proposta da Fai-Flai-Uila e istituita dal Governo con il decreto Campolibero, uno strumento realmente efficace per contrastare il fenomeno del lavoro nero."

"A entrambi chiediamo di definire ulteriori misure, peraltro già contenute in una proposta di legge recentemente presentata alla Camera, per introdurre un sistema di certificazione etica del lavoro e premiare le aziende virtuose che la ottengono. La riduzione dell'Irap e dell'Imu agricole sono senz'altro una misura positiva per tutto il comparto che, andrà però a beneficio di tutte le aziende, sia quelle oneste, sia quelle che violano i contratti e leggi sul lavoro. Bisogna, a nostro avviso, fare di più e destinare delle risorse per premiare le aziende virtuose. In particolare noi pensiamo a una decontribuzione di un euro a giornata per ogni bracciante assunto dalle aziende attraverso la rete."

"Proprio qui in Puglia, principale regione agricola italiana (come emerge dai dati che abbiamo pubblicato di recente) e, purtroppo, divenuta quasi un simbolo internazionale della tragica realtà del lavoro nero che, invece, interessa tutto il paese" ha concluso il segretario "proprio qui occorre rilanciare con forza la nostra proposta: per sconfiggere il lavoro nero serve da un lato individuare e punire le aziende che si accordano con i caporali per trovare manodopera a buon mercato ma, dall'altro, serve premiare le aziende virtuose che si iscrivono alla Rete e assumono attraverso di essa la forza lavoro di cui hanno bisogno, applicando regolarmente i contratti e rispettando i diritti del lavoro."

Alla Regione e Puglia, la più colpita dal caporalato, e al mondo delle imprese  si è rivolto il segretario regionale della Uila, Pietro Buongiorno, sottolineando la necessità di avviare al più presto il tavolo tecnico di concertazione con gli assessori regionali al Lavoro e all'Agricoltura.

"Ci sono" ha dichiarato Buongiorno "sistemi efficaci per combattere i due nodi in mano al caporalato, trasporto e intermediazione illecita di manodopera: garantire una rete pubblica di trasporto e affidare alla rete informatica dell'Inps, che ha i dati di lavoratori e imprese e le strutture sul territorio, l'incrocio della domanda e dell'offerta di lavoro". "Queste sono le nostre proposte e per  tutelare i lavoratori vogliamo collaborare con le imprese sane che sono tante. Non si può fare di tutta un'erba un fascio, così si uccide il sistema produttivo agricolo pugliese", ha concluso Pietro Buongiorno.

Bari, 17 settembre 2015                 

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