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Nella giornata odierna si è tenuta una riunione in Prefettura ad Alessandria con la presenza del Prefetto, il Sindaco di Novi Ligure e le Organizzazioni Sindacali di CGIL/FIOM, CISL/FIM e UIL/UILM, per denunciare i gravi problemi di prospettiva industriale, di salute e di sicurezza presenti nel sito di Acciaierie d’Italia di Novi Ligure.

Tale iniziativa si colloca all’interno di un contesto di gruppo ex Ilva che ha visto nella stessa giornata iniziative analoghe presso le Prefetture di tutte le province interessate dai siti del gruppo siderurgico Acciaierie d’Italia, e ha come finalità quella di sollecitare il Governo ad assumere le necessarie decisioni per porre rimedio a questa preoccupante ed insostenibile situazione.

La reale condizione e lo stato di declino del gruppo ex Ilva è ormai evidente, la maggior parte degli impianti sono fermi o a marcia ridotta e i luoghi di lavoro sono insicuri, la cassa integrazione viene usata per la riduzione dei costi e la situazione debitoria è ormai insostenibile.

Le Organizzazioni Sindacali ribadiscono che se si vuole dare futuro al gruppo Acciaierie d’Italia la scelta obbligata è quella di un immediato cambio di Governance e di gestione dell’intero gruppo con un piano industriale chiaro e concreto.

Per dare continuità all’azione sindacale, il 18 ottobre si svolgeranno le assemblee delle lavoratrici e dei lavoratori sul piazzale antistante al sito di Novi Ligure, inoltre sono previste 24 ore di sciopero in tutti i siti per il giorno 20 ottobre con una manifestazione nazionale presso Palazzo Chigi sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri a Roma.    

                                                                                                                                 FIM-CISL   FIOM-CGIL   UILM UIL

                                                                                                                                                ALESSANDRIA

ALESSANDRIA, 16 OTTOBRE 2023

Pubblicato in Notizie: UILM

Oggi 9 ottobre 2023, si è riunito a Roma in presidio al MiMIT il Coordinamento Nazionale Fim Fiom Uilm del gruppo ex Ilva-Acciaierie D’Italia, con la partecipazione delle RSU,
Ilva in AS e delle ditte d’appalto, alla presenza dei Segretari Generali di Fim Fiom Uilm.
La riunione si è tenuta in forma “pubblica” e davanti ad una sede istituzionale per poter rappresentare all’intero Paese una questione d’interesse generale e di rilevanza strategica
nazionale.


L’incontro ed il confronto fra le RSU e le strutture territoriali e nazionali Fim Fiom Uilm si è tenuto a valle di importanti e riuscite iniziative di sciopero nei siti di Taranto e Genova.
Le gravi criticità ed i problemi irrisolti dal management di Acciaierie d’Italia, a cui è stata assegnata la gestione dell’ex gruppo Ilva nel 2018, continuano ad essere le motivazioni delle iniziative di mobilitazioni, denunce, sollecitazioni, appelli e richieste d’intervento alle istituzioni ed ai governi.

Continua ad essere inconcepibile ed inaccettabile che, a distanza di dieci anni dallo scoppio della vertenza dell’ex Ilva la stessa, non sia stata ancora risolta: il più grande gruppo
siderurgico italiano da cui dipende l’economia di diversi territori italiani, il destino di oltre 20000 lavoratori e la fornitura di un prodotto essenziale per l’industria manufatturiera italiana, versa in condizioni critiche e gravi sotto l’aspetto industriale ed occupazionale.
La reale condizione e lo stato di declino del gruppo ex Ilva è ormai cosa risaputa: la maggior parte degli impianti sono fermi o a marcia ridotta, i luoghi di lavoro sono insicuri,
la situazione debitoria è insostenibile, la cassa integrazione viene utilizzata per la riduzione dei costi ed i livelli produttivi e l’ambientalizzazione sono estremamente distanti dagli obiettivi previsti dall’accordo del 2018.

Questa è la “reale” fotografia che smentisce la “falsa” narrazione del management di Acciaierie d’Italia emersa – in ultimo - durante lo Steel Committment.
Anche al governo in carica è stata avanzata, fin dal suo insediamento, la richiesta di intervenire e definire una diversa governance con il passaggio in maggioranza dello stato
(passaggio ipotizzato dall’attuale Ministro delle Imprese e del Made in Italy nell’ultimo anno), di realizzare il previsto piano industriale ed ambientale del 2018 ed il riavvio di Afo5, di non prevedere uso di ammortizzatori sociali, di garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro in tutti i siti.

Nell’incontro del 27 settembre scorso presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri siamo stati informati di una ennesima trattativa in corso tra Governo ed ArcelorMittal per stabilire
dei nuovi patti parasociali.

Fim Fiom Uilm respingono con forza e convinzione questo ennesimo tentativo di escludere il sindacato e la rappresentanza dei lavoratori.
Fim Fiom Uilm ribadiscono che, se si vuole dare un futuro all’ex Ilva e salvare migliaia di posti di lavoro, salvare l’ambiente e continuare a creare ricchezza per tanti territori
interessati, la scelta obbligata è quella di un immediato cambio di Governance e di gestione dell’intero gruppo e realizzare il piano industriale ed ambientale.
Per tutti i suddetti motivi a fino a quando avremo la certezza di aver messo in salvaguardia l’ex Ilva continueremo con le nostre iniziative a partire da:
- Richiesta audizione commissioni parlamentari “Attività produttive” di Camera e Senato.
- In occasione delle audizioni, Fim Fiom Uilm richiederanno la costituzione di una commissione d’inchiesta che verifichi eventuali responsabilità sulla “mala gestio” dell’azienda pubblica-privata.
- Analisi approfondita, con esperti, per la verifica dei bilanci e l’uso delle finanze.
- Il giorno 16 ottobre si terranno iniziative presso le prefetture di tutte le province interessate dai siti produttivi di Acciaierie d’Italia al fine d’incontrare i prefetti e le
autorità locali competenti per denunciare i gravi problemi di salute e sicurezza presenti nei siti e sollecitare il governo ad assumere le decisioni indicate dalle organizzazioni sindacali anche in questo documento.
- campagna di assemblee per arrivare al giorno 20 ottobre, in cui si terrà una manifestazione nazionale, giorno 20 ottobre con sciopero di 24 ore in tutti i siti, presso Palazzo Chigi sede della Presidenza del Consiglio dei ministri.

IL COORDINAMENTO NAZIONALE FIM-FIOM-UILM EXILVA-ACCIAIERIE D’ITALIA


APPROVAT0 ALL’UNANIMITÀ

Roma, 9 ottobre 2023

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ACCIAIERIE D’ITALIA; GAMBARDELLA-SPERTI (UILM): “I LAVORATORI CHIEDONO L’INTERVENTO DIRETTO DEL GOVERNO CHE ASSICURI LAVORO E UNA PROSPETTIVA INDUSTRIALE E AMBIENTALE DI LUNGO RESPIRO”


“Con il referendum tenutosi in questi giorni in fabbrica, i lavoratori dell’ex Ilva di Taranto hanno 
espresso la volontà che il governo intervenga per assicurare una prospettiva industriale, ambientalmente compatibile, che garantisca il lavoro. Dopo oltre 10 anni di sofferenze e incertezze diciamo basta alla cassa integrazione e agli interventi estemporanei con cui si sprecano denari
pubblici senza alcuna certezza di futuro”.

Lo dichiarano Guglielmo Gambardella e Davide Sperti, rispettivamente segretario nazionale Uilm per 
la siderurgia e segretario responsabile Uilm Taranto, a margine dell’iniziativa sindacale odierna di
Uilm, Fiom e Usb tenutasi a Montecitorio presso la Commissione Ambiente Territori e Lavori Pubblici.

“Il governo in carica – aggiungono – deve decidere adesso come dare discontinuità alla cattiva 
gestione di un asset strategico per il nostro sistema manufatturiero e per l’economia dell’intera provincia di Taranto assumendo la gestione del Gruppo. Non è più accettabile l’instabilità l’incertezza determinata dalla continua rinegoziazione di patti tra Stato ed ArcelorMittal sulla governance dell’ex Ilva, continuando a lasciare la gestione a Mittal; non sono accettabili i piani industriali disattesi, gli accordi sindacali non rispettati, i licenziamenti nelle ditte di appalto”.
“La gestione Mittal – sottolineano Gambardella e Sperti – ha prodotto debiti, più cassa integrazione 
per migliaia di lavoratori, ormai quasi 5mila in modo stabile oltre a quelli dell’indotto, e meno
produzione di acciaio, neanche 3 milioni di tonnellate rispetto ai potenziali 8 milioni, soprattutto nei 
periodi in cui il mercato ne richiedeva ancora di più e tutti gli altri produttori di acciaio hanno fatto profitti”.
“Ci auguriamo – spiegano – che la documentazione sull’ex Ilva consegnata oggi a Montecitorio a tutte 
le forze politiche possa essere presa in seria considerazione dal governo, in quanto espressione di
oltre 20mila lavoratori che al tempo stesso rappresentano cittadini e un tessuto sociale che 
contribuisce alla creazione di ricchezza per il nostro Paese in territori importanti come quelle di Taranto, Genova e Novi Ligure”.
“Nell’incontro del 19 gennaio – concludono i sindacalisti – in concomitanza con lo sciopero nelle 
fabbriche e nell’indotto, ribadiremo al ministro Urso le istanze dei lavoratori e chiederemo un
progetto industriale serio e definitivo, che assicuri l’ambiente e il lavoro. Un progetto che dia la 
possibilità ai sindacati di contribuire al rilancio dell’azienda, come già fatto con l’accordo del 6
settembre 2018, in armonia con le necessità dei cittadini di Taranto. I lavoratori hanno confermato 
ancora una volta di non volersi rassegnare a una gestione che inevitabilmente senza l'intervento
diretto dello Stato porterà alla chiusura delle fabbriche”.


Ufficio stampa nazionale Uilm

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Acciaierie D’Italia ora sta superando ogni limite. È una provocazione dal sapore di sfida al governo e alle istituzioni quella lanciata dall’azienda che, in tutti i siti del gruppo, continua a trasformare le ferie in cassa integrazione. Infatti, in queste ore i lavoratori di tutto il gruppo Acciaierie D’Italia stanno ricevendo il cedolino paga, relativamente alle competenze maturate nel mese di agosto e, come accaduto per le retribuzioni di luglio, le sorprese non mancano. Ancora una volta il management di Acciaierie D’Italia ha deciso di trasformare le ferie regolarmente programmate per il periodo estivo dai lavoratori in cassa integrazione, non tenendo conto delle verifiche che gli uffici dell’Ispettorato territoriale del lavoro sta effettuando, in seguito all’esposto presentato il 20 luglio 2022 dalle organizzazioni sindacali sia alla Itl che all’Inps. Ci saremmo auspicati da parte di acciaierie d’Italia una sospensiva da parte dell’azienda, rispetto allo scellerato modus operandi messo in atto; invece, l’atto di prepotenza dal sapore di provocazione, prosegue indisturbato con un rincaro della dose e violando leggi e contratto.


Negli ultimi cedolini, infatti, oltre alle ferie, sono stati trasformati in cassa integrazione anche i permessi legge 104, i riposi maturati in seguito alle turnazioni e per donazione sangue.
Tutto questo è inaccettabile. L’azienda continua ad applicare in modo unilaterale la sostituzione delle ferie programmate in cassa integrazione, toccando il personale al quale normalmente è applicata esclusivamente una cig parziale, ovvero lavoratori che operano su degli impianti e reparti attualmente operativi e che svolgono una rotazione della cassa
integrazione. I lavoratori hanno diritto al ristoro psico-fisico correlato all’attività svolta. In tutto questo c’è anche un danno per le casse dello Stato, che si trova a riconoscere attraverso l’istituto della cig le “ferie mascherate” che, in una normale condizione, avrebbe pagato Acciaierie D’Italia.
Non capiamo come, di fronte, ad uno scempio di enorme vastità come questo il governo, ed in particolare i Ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro direttamente derisi da questi accadimenti, rimanga inerme e scarichi ogni responsabilità di controllo e indirizzo.


Roma, 12 settembre 2022
Uffici Stampa Fim, Fiom, Uilm Nazionali

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“La mia organizzazione non può sottoscrivere un avvio di cassa integrazione straordinaria che di fatto prefigura il licenziamento dei 1.700 lavoratori in Ilva AS a cui si aggiungerebbero altri 3mila lavoratori. Per quanto ci riguarda l’accordo del 6 settembre 2018 è l’unico sottoscritto dalle organizzazioni sindacali e approvato dai lavoratori per mezzo del referendum”. Così Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, all’incontro in Confindustria con l’ad di Accierie d’Italia, Lucia Morselli.

“Nel 2018 – aggiunge Palombella – si arrivò a quel piano industriale dopo la realizzazione di un piano ambientale a cui diede l’ok la Commissione europea, dopo sei mesi di attenta valutazione, e dopo diversi addendum atti a soddisfare le richieste della Regione Puglia e del Comune di Taranto. Sempre nel 2018 siamo partiti da 14.200 persone per arrivare a 10.700 stabilendo un parametro: su 6 milioni di tonnellate di produzione dovevano lavorare a Taranto 8.200 lavoratori. Inoltre, i circa 2mila in Ilva AS sarebbero dovuti rientrare a lavoro con la risalita produttiva e comunque entro la fine di realizzazione del piano”.

“Quell’accordo – dice il leader Uilm – è ancora oggi in essere, pertanto restano validi il piano ambientale e tutte le garanzie occupazionali. Dovete quindi sapere che un accordo di cassa straordinaria di un anno che ‘presumibilmente’, così come avete scritto, traguarda il 2025 noi non siamo nelle condizioni di poterlo firmare”.

“A credere ancora nello stabilimento di Taranto sono in pochi. Per recuperare un consenso in quella realtà occorre che i lavoratori stessi difendano lo stabilimento, ma se voi li trattate in questo modo l’ex Ilva non avrà alcun futuro”, conclude Palombella.

Ufficio stampa Uilm

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Si è nuovamente aggravata la situazione del sistema delle ditte d’Appalto di tutte le aziende del Gruppo ex Ilva sull’intero territorio nazionale. Registriamo ancora ad oggi mancati pagamenti risalenti al mese di giugno 2021 che come ricaduta, fatto gravissimo, vede il mancato pagamento degli stipendi dei lavoratori.
L’ingresso dello Stato in ArcelorMittal, oggi Acciaierie D’Italia, doveva essere per quei lavoratori la garanzia di una soluzione ad anni di difficoltà per le loro famiglie. Ad oggi così non è e come organizzazioni sindacali siamo ancora, nei territori, costretti alle mobilitazioni per rivendicare quanto lo Stato dovrebbe essere semplicemente garantito dalla prestazione del proprio lavoro.
Le conseguenze di questa situazione gravano pesantemente sulle condizioni di sicurezza del lavoro di chi, non percependo stipendi da mesi, presta comunque la sua opera con grande senso di responsabilità ma con uno stato di incertezza sul proprio futuro che non è la condizione migliore per operare sugli impianti siderurgici.

Chiediamo un intervento immediato del Governo e della società di cui è socio, attraverso Invitalia, affinché venga immediatamente sanata questa situazione per non vederci costretti a proclamare una mobilitazione nazionale degli appalti metalmeccanici dell’intero gruppo. A tutto questo occorre aggiungere la temporanea fermata degli altiforni 1 e 4, avvenuta senza comunicazione preventiva delle ragioni e dei motivi, e la previsione di fermata successiva anche di AFO2, con conseguenti presumibili ripercussioni produttive anche sugli altri stabilimenti del Gruppo.
Attendiamo ancora la convocazione dell’incontro entro il corrente mese di ottobre in cui oltre alle ovvie necessità di discutere del Piano Ambientale Industriale e Ambientale, dovremo discutere del futuro e delle prospettive dei lavoratori delle ditte di appalto.


Il Segreterie Nazionali
Fim-Cisl Fiom-Cgil Uilm-Uil
V. D’Alò G. Venturi G. Gambardella

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Lo scorso mercoledì si è riunito a Roma il Coordinamento Nazionale delle RSU e strutture territoriali di Fim Fiom Uilm del gruppo Acciaierie d’Italia e Ilva in A.S. con la partecipazione dei Segretari Generali. Nel corso della riunione è stato rappresentato l’andamento e l’esito dell’incontro tenutosi nella serata precedente con il management di Acciaierie d’Italia ma senza la presenza di rappresentanti di Invitalia. L’incontro non ha aggiunto significativi elementi di prospettiva e di certezza rispetto a quelli già rappresentati nella riunione del 12 gennaio scorso in cui venne presentata una “previsione” di possibile piano industriale mai condiviso con le organizzazioni sindacali. Per Fim Fiom Uilm l’unico piano industriale discusso e condiviso resta quello sottoscritto presso il ministero dello Sviluppo Economico il 6 settembre 2018 con il quale venivano salvaguardati tutti i livelli occupazionalicomprensivi della garanzia occupazionale per i lavoratori in Ilva in A.S. con la risalita produttiva a 8 milioni di tonnellate prevista al 2024.


E, pertanto, un evidente contraddizione il limite occupazionale (10.700 addetti nel 2025 a parità di volumi) per l’ex Ilva prevista nella nota di aggiornamento al DEF di cui si è appresa la notizia dai
media. 
Nel corso della riunione i rappresentanti sindacali dei singoli siti hanno rappresentato lo stato dell’arte  sulla gestione degli stabilimenti che, a differenza di quella descritta dall’AD di Acciaierie d’Italia  nell’incontro del 28 settembre, ci consegna un quadro in cui la manutenzione risulta essere insufficiente e con crescente ricorso a prestazioni con ditte terze, investimenti ambientali in ritardo,
rispetto al cronoprogramma previsto, assenza di relazioni sindacali e mancato rispetto degli accordidegli impegni anche sul salario di produttività (3%).

È chiaro che, ad oggi, l’ingresso del socio Invitalia non ha segnato alcuna discontinuità rispetto a una gestione che peggiora le condizioni degli impianti e che corre il rischio di perdere l’occasione di
sfruttare la positiva fase di mercato dell’acciaio in cui tutti gli altri produttori stanno procedendo con importanti investimenti.


A distanza di quasi un anno dall’accordo fra ArcelorMittal e l’Agenzia governativa per gli investimenti Invitalia, il Paese, l’intero sistema produttivo legato alla siderurgia e i lavoratori dell’ex Ilva non
conoscono ancora il destino del più importante asset della manifattura italiana. Di quell’accordo non si conoscono i contenuti e obiettivi ma i risultati sono purtroppo evidenti: migliaia di lavoratori in cassa integrazione, e una ambientalizzazione che tarda ad essere realizzata, un intero sistema degli appalti fortemente penalizzato.

Il governo e il ministero dello Sviluppo Economico continuano a rimanere in silenzio e si sottraggono a una seria discussione con le organizzazioni sindacali che continuano a richiedere un incontro per ricevere le risposte che oltre 20.000 lavoratori del gruppo e del sistema di appalti rivendicano da troppi anni.

Verrà quindi inviata una nuova richiesta di incontro ai ministeri competenti: in caso di mancato riscontro in merito a una convocazione da tenersi entro la fine del mese di ottobre, che avvii
una reale trattativa Fim Fiom Uilm si autoconvocheranno con presidio permanente presso il ministero dello Sviluppo Economico per chiedere una discussione complessiva a partire dal piano
industriale e da quello ambientale, sulle scelte tecnologiche future che il gruppo intende adottare, il percorso di ricollocazione dei lavoratori in Amministrazione Straordinaria, chiarezza sulla gestione del
mondo degli appalti, utilizzo di fondi per il potenziamento degli ammortizzatori sociali perché il piano possa essere realmente accompagnato da una tenuta sociale e non penalizzi ulteriormente i
lavoratori.


Fim Fiom Uilm nazionali

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Martedì prossimo, il 20 luglio, i lavoratori di tutti gli stabilimenti italiani dell’ex Ilva compreso quello di Novi Ligure incroceranno le braccia per otto ore.

Sarà anche allestito un presidio davanti allo stabilimento e davanti all’area di carico e scarico merci. I sindacati Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, insieme alle Rsu di Acciaierie Italia hanno proclamato lo sciopero dopo che durante l’incontro col Ministero dello Sviluppo Economico dello scorso 8 luglio “non sono state date risposte né in merito al piano industriale e alle relative prospettive industriali e occupazionali del gruppo, né sulla gestione e manutenzione ordinaria dei siti produttivi” hanno sottolineato le parti sociali.

“L’unica cosa chiara emersa in quell’incontro” hanno detto i sindacati “è che Arcelor Mittal non intende corrispondere ai lavoratori l’una tantum del 3% prevista dall’accordo del 2018 in sostituzione del PDR, né discutere dell’integrazione alla Cassa Integrazione o dell’organico di Novi Ligure, da tempo sotto la soglia dei 700 previsti dallo stesso accordo. Pertanto anche i lavoratori di Novi Ligure martedì 20 luglio manifesteranno la propria rabbia e chiederanno rispetto e segnali concreti attraverso investimenti e manutenzioni negli impianti e la presentazione di un piano industriale che preveda per Novi Ligure il rientro di tutti i lavoratori. È paradossale che in un momento in cui c’è richiesta di acciaio sul mercato, con prezzi alle stelle, dopo aver dichiarato che l’azienda ha aperto l’anno in utile, si ricorre ancora agli ammortizzatori sociali, scaricando ancora una volta totalmente sui lavoratori i problemi. Da tempo nello stabilimento di Novi chiediamo interventi in materia di sicurezza, manutenzione impianti e ripristino dell’organico che ha visto la fuoriuscita di decine di persone dimesse. Adesso basta!”. 

I sindacati hanno anche invitato i cittadini e le cittadine a manifestare con loro: “Questo territorio non può accettare che una produzione primaria come quella siderurgica rischi di venir meno”. 

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“Dopo l’ultimo incontro siamo preoccupati sul futuro dell’ex Ilva perché non abbiamo ricevuto nessun tipo di rassicurazione. Non c’è un punto fisso da cui partire, sembra si stia

navigando a vista. Invitalia da una parte riconferma il piano industriale presentato nel dicembre 2019, che non è mai stato condiviso con le organizzazioni sindacali, dall’altra pone la sentenza del TAR sulla chiusura della batteria 12 prevista per il 20 luglio, con le conseguenze sull’AFO 4, acciaieria 1 e treno nastri, come condizione fondamentale per l’avvio del progetto. C’è una totale confusione e si rimane appesi alla sentenza di turno senza avere un programma industriale di lungo periodo”. Lo dichiara Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm.

“Inoltre il 20 luglio sarà approvato il bilancio 2020 e successivamente ci sarà insediamento del nuovo cda con l’ingresso dello Stato - aggiunge Palombella - il Governo ha dichiarato la sua disponibilità ad estendere per 13 settimane la Cig Covid come ultima concessione straordinaria per sviluppare un confronto che abbia lo scopo di trovare tutte le soluzioni per  questa situazione drammatica”. 

“Acciaierie d’Italia si è impegnata ad avviare un confronto nei vari siti per ridurre il numero dei lavoratori collocati in Cig dal primo luglio ma ha rigettato la nostra richiesta di integrare economicamente la Cig e non ha preso nessun impegno sul futuro occupazionale dei lavoratori di Ilva As e degli appalti” continua. 

“C’è molta delusione perché dopo mesi di attesa non abbiamo ricevuto nessun impegno formale - conclude - Non esiste un piano industriale discusso con le organizzazioni sindacali, non si conoscono i tempi e le modalità della transizione ecologica”. 

Ufficio stampa Uilm 

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Domani, mercoledì 25 novembre anche all'ex ILVA di Novi Ligure sono state proclamate 2 ore di sciopero a fine turno con presidio davanti alla fabbrica dalle ore 12 alle 14. L'iniziativa si colloca nell'ambito della mobilitazione decisa a livello nazionale unitariamente per tutto il gruppo Ex Ilva.

In concomitanza al presidio si terrà la conferenza stampa dei Segretari Generali di FIM, FIOM e UILM Nazionali in videocollegamento a Roma con tutti i siti produttivi.

Per opportuna conoscenza alleghiamo il comunicato unitario nazionale ed invitiamo la stampa ad essere presente davanti ai cancelli tra le 12 e le 14 di mercoledì.

il coordinamento sindacale ha chiesto all'azienda e al Governo, alla luce dell'annunciato ingresso dello Stato tramite Invitalia nel capitale sociale di AM InvestCo, le seguenti cose:

la presentazione del piano ambientale, sui tempi di realizzazione delle opere di messa a norma degli impianti, certezza e sorveglianza degli investimenti programmati;la presentazione del piano industriale, stabilendo in maniera definitiva quale sarà il destino del gruppo, quale il modello produttivo, tempi certi sul rilancio degli impianti fermi da anni;la definizione di un percorso certo di reintegro in AMI dei lavoratori in Amministrazione Straordinaria, loro eventuale impiego, per il tempo di permanenza in A.S., nelle opere di bonifica e garanzie stabili, da subito, sul loro futuro;chiarezza sulla gestione del mondo degli appalti. La Cabina di Regìa ha dato risposte parziali ad alcune imprese, per le restanti, non c'è stato altro che il versamento di acconti ed il governo deve essere garante della tenuta sociale anche attraverso il corretto utilizzo delle imprese d'appalto e dei rispettivi CCNL applicati, dando priorità all'impiego di lavoratori dei vari territori interessati del gruppo.un utilizzo delle risorse (1 miliardo/€ del piano Taranto) che possa dare ulteriori risposte concrete e durature a livello occupazionale derivate anche dal "piano Taranto", promosso dal Governo, che potrebbe fornire nuove garanzie occupazionali;rivisitazione degli attuali ammortizzatori Sociali.

FIOM CGIL - FIM CISL - UILM UIL ALESSANDRIA

RSU ARCELOR MITTAL NOVI LIGURE

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