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Eurispes ha reso pubblici i risultati del Rapporto Italia 2020

Tra le Istituzioni, "volano" i sindacati  con un +8,5%. Inoltre vanno oltre il 50% e seguono un trend positivo di consensi le associazioni dei consumatori (dal 53% del 2019 al 58,4%; +5,4%); le associazioni di volontariato (dal 64,2% al 70%; +6,2%); la Chiesa cattolica (dal 49,3% al 53,4%; +4,1%); il sistema sanitario (dal 62,3% al 65,4%; +3,1%). Di segno positivo anche i risultati delle associazioni degli imprenditori, passate dal 43,2% dei consensi nel 2019 al 49,4%. I sindacati avanzano di ben 8,5 punti (dal 37,9% al 46,4%); le altre confessioni religiose aumentano di 10 punti (dal 29,8% al 40,2%). In lieve calo, il sistema scolastico che passa dal 67,4% al 65% e la Protezione Civile dal 79,2% al 77,8%. Stabili partiti (dal 27,2% al 26,6%) e Pubblica Amministrazione (dal 34,7% al 34,3%).

Il Rapporto Italia 2020 dell'Eurispes riserva un passaggio all'andamento della fiducia degli italiani nelle Istituzioni: per i Sindacati si è passati dal 17,2 del 2012, il peggior dato dell'ultimo decennio, al 46,4% del 2019. Un risultato importante che ci conforta circa l'efficacia della nostra azione sindacale, fondata esclusivamente sul merito delle nostre proposte e delle nostre rivendicazioni.

Peraltro, la Uil aveva già avuto un concreto riscontro di questo trend positivo, avendo registrato, negli ultimi anni, una costante crescita sia dei propri iscritti sia dei consensi ottenuti in occasione delle elezioni delle Rsu. L'esito di questa ricerca, messa in campo da un Istituto prestigioso come l'Eurispes, è un ulteriore sprone a proseguire instancabilmente nel nostro impegno a difesa dei diritti e degli interessi dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani in cerca di lavoro, nella prospettiva della crescita del Paese.

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Si è conclusa, al Ciocco, la due giorni seminariale dell´Esecutivo nazionale della Uil. Un momento di discussione e di analisi sulle linee guida dell´azione sindacale per i prossimi mesi, anche alla luce di un confronto informale con alcuni economisti e sociologi. Ha dato il proprio contributo al dibattito, tra gli altri, anche il professor Domenico De Masi.

«Abbiamo molto riflettuto - ha dichiarato il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo - sul futuro del lavoro nel nostro Paese e sul ruolo del Sindacato nell'attuale scenario politico ed economico. L´impegno della Uil sarà, come sempre, per valorizzare il lavoro, rivalutare le pensioni, creare le condizioni di prospettive occupazionali per i giovani. Questo è ciò che chiederemo al nuovo Governo, il cui operato valuteremo sulla base della capacità di raggiungere quegli obiettivi. Se, dunque, non avremo risposte alle rivendicazioni contenute nella piattaforma unitaria - ha concluso Barbagallo - daremo continuità alla nostra mobilitazione».

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L'Esecutivo nazionale della Uil si è riunito oggi a Roma per una valutazione complessiva sul confronto in corso con il Governo che, dopo una prima fase al Ministero del lavoro, si sta svolgendo ora alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

L'Esecutivo apprezza il lavoro condotto unitariamente dalla delegazione alla trattativa che, con la sua azione sindacale, è riuscita a ottenere dal Governo alcuni avanzamenti. Da questo punto di vista, sono da segnalare: l'estensione ad altre quattro categorie della qualifica di attività gravose; la modifica delle modalità di misurazione delle variazioni dell'aspettativa di vita; l'equiparazione tra pubblico e privato per la tassazione incentivante relativa alla previdenza complementare; l'istituzione di due commissioni tecnico-scientifiche, con la presenza delle parti sociali, per l'individuazione di ulteriori attività gravose e per la separazione della previdenza dall'assistenza; la possibilità di riutilizzare sempre a fini previdenziali le risorse risparmiate nell'ambito di questo stesso capitolo; e, infine, l'innalzamento della soglia del Fondo di Integrazione salariale.

Tuttavia, l'Esecutivo nazionale della Uil, pur apprezzando questi primi risultati, li giudica ancora insufficienti per esprimere un giudizio compiuto e chiede, quindi, che siano accolte le ulteriori rivendicazioni espresse al tavolo della trattativa. A tal fine, l'Esecutivo della Uil ritiene che sia stata opportuna la scelta, condivisa unitariamente, di prolungare il tempo del confronto e di chiedere la presentazione di un testo scritto che permetta una valutazione analitica delle proposte del Governo.

In particolare, la Uil ritiene che siano necessari: interventi per le future pensioni dei giovani soggetti a lavori discontinui e per la valorizzazione del lavoro di cura, svolto soprattutto dalle donne; la proroga dell'Ape sociale al 2019, oltre all'ampliamento delle categorie dell'Ape sociale per il 2018; l'estensione del blocco del meccanismo dell'aspettativa di vita anche ai requisiti per la pensione di anzianità; l'impegno esplicito a che gli esiti del lavoro delle due Commissioni siano tradotti in un provvedimento; ulteriori interventi a sostegno della previdenza complementare; e, infine, un meccanismo di adeguamento delle pensioni in essere che tenga anche conto di una diversa e più coerente composizione del paniere di riferimento, oltre al recupero del montante.

Alla luce di questo quadro, l'Esecutivo nazionale della Uil dà mandato alla delegazione alla trattativa di valutare se le risposte che il Governo presenterà nel prossimo incontro, già fissato per sabato 18 novembre, possano essere giudicate sufficienti a esprimere un giudizio compiuto.

In caso contrario, la Uil proseguirà nella sua iniziativa, insieme a Cgil e Cisl, sia a livello istituzionale, nel confronto con le forze parlamentari, sia a livello di iniziative di mobilitazione territoriali e nazionali, a sostegno delle rivendicazioni sindacali unitarie.

Roma, 14 novembre 2017

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"Se, come dichiara lo stesso Ministro Poletti, il Terzo settore riguarda circa 1 milione di lavoratori, la riforma per essere concretamente attuata deve vedere il coinvolgimento anche di chi rappresenta il lavoro dipendente. Invece il confronto che il Governo ha avuto con le Confederazioni sindacali, su una materia così vasta e complessa, si è limitato a un incontro e a un solo provvedimento, quello sull'impresa sociale, mentre anche il decreto sul nuovo Codice interviene in più parti sulle condizioni e la disciplina del lavoro, sullo status di volontario, sul sistema degli affidamenti dei servizi". Così Cgil, Cisl e Uil, in una nota unitaria, in seguito all'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri degli ultimi tre decreti attuativi della riforma del Terzo settore.

"Ribadiamo - scrivono le confederazioni - che la riforma deve rafforzare i principi del Terzo settore espressi nella legge delega: libertà associativa, partecipazione, democrazia, assenza di fine di lucro e finalità sociali".

Cgil, Cisl e Uil aggiungono che "il decreto sull'impresa sociale, l'unico che abbiamo potuto vedere in anteprima, non accoglie pienamente i principi di democrazia economica e partecipazione, e apre preoccupanti spazi a logiche commerciali in ambiti che invece devono restare saldamente ancorati alla solidarietà e alla giustizia sociale".

"Rinnoviamo pertanto - concludono - la richiesta di confronto con il Ministro, mentre trasmetteremo al Parlamento le nostre proposte".

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CGIL – FILLEA CGIL                 CISL – FILCA CISL                     UIL – FENEAL UIL

ALESSANDRIA, IL SINDACATO COMPATTAMENTE: " SUBITO MISURE PER CONTRASTARE L'ILLEGALITA' NEI CANTIERI "

Anche il Sindacato Alessandrino, in maniera compatta, interviene, sulle vicende Terzo Valico, ovvero l'inchiesta della magistratura che coinvolge i vertici di COCIV "General Contractor dell'Opera".

A  parlare sono i Segretari Generali delle 3 Confederazioni ( Tonino Paparatto, Sergio Didier e Aldo Gregori ), Insieme ai Segretari delle Federazioni Degli Edili del Piemonte ( Giuseppe Manta, Piero Donnola e Lucio Reggiori ).

L'ennesima inchiesta giudiziaria, che ha coinvolto, tra gli altri anche i vertici di COCIV, è un campanello d'allarme che sarebbe un errore gravissimo sottovalutare.

L'edilizia e le Grandi Opere, continuano a essere terra di conquista per il Malaffare anche nella nostra Provincia. Per questo chiediamo interventi immediati, seri ed efficaci " La giustizia, la trasparenza e la legalità nei cantieri devono essere garantite ".

La corruzione nelle Grandi Opere è un danno non solo per i lavoratori, ma anche per la collettività, infatti proprio per queste ragioni, abbiamo fortemente voluto, e siamo firmatari, del Protocollo Legalità e del Protocollo Regolarità ( Firmati Soltanto dalle Istituzioni e dal Sindacato dei Lavoratori, non firmati dalle Associazioni Datoriali.. ).

Il fatto che i fenomeni corruttivi vengano alla luce, sta a significare che gli "anticorpi" messi in campo, insieme ad un ottimo lavoro della magistratura stanno funzionando.

Il Governo e le Istituzioni hanno il dovere di garantire, sin da subito, la Legalità,  ma i lavori devono andare avanti.

Pensare di sospendere i lavori, lo troviamo totalmente sbagliato.

Fermarsi ora, significherebbe una sconfitta per lo Stato ( Immaginare che siccome si infiltrano le Mafie, non si debbano più fare le Opere è un concetto totalmente sbagliato, Semplicemente, sono le Mafie a dover essere combattute e sconfitte ) inoltre fermarsi ora, significherebbe che circa 2.000 lavoratori perderebbero il posto di lavoro.

Fermo restando, un buon lavoro quotidiano delle Forze dell'Ordine e della Magistratura, spesso nel nostro Paese, ci si occupa di legalità e lotta alla corruzione, solo quando le cronache dei giornali ne evidenziano gli scandali..

Pensiamo che questo sia sbagliato, un Paese che corre dietro alle emergenze fa poca strada, La Lotta ad ogni forma di Malaffare deve diventare priorità assoluta ( anche quando non ci sono gli scandali ) per qualunque Governo di qualunque colore.

Per CGIL, CISL e UIL                              Per FENEAL, FILCA e FILLEA

T. Paparatto, S. Didier, A. Gregori                          G. Manta, P. Donnola, L. Reggiori

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E' grave che un Istituto come l'Inps diffonda notizie imprecise. Quando si parla di regole contributive e previdenziali "molto vantaggiose" per i sindacalisti si esprime una valutazione così generica e sommaria da far sospettare che l'intento sia quello di ingenerare discredito e non di fare chiarezza.
In realtà, senza scendere nei tecnicismi e in parole povere, accade quanto segue. Quando un sindacalista lascia la sua azienda o il suo ufficio per intraprendere un'attività sindacale, la sua carriera professionale e i suoi emolumenti vengono automaticamente bloccati e si cristallizzano a quel momento.

Se quella persona - che magari era un operaio, un commesso, un impiegato - diventa poi un dirigente sindacale è del tutto normale che il Sindacato per il quale egli lavora possa intervenire e adeguare la sua condizione economica e contributiva al nuovo stato.

Non si sarebbe forse determinato lo stesso effetto pratico se avesse proseguito la sua attività nel luogo di lavoro di provenienza? Al contrario, se così non accadesse, risulterebbe lui enormemente svantaggiato! Nessun vantaggio, dunque, né condizione di privilegio per i sindacalisti.

Qualche eccesso è stato consumato. Ma non è provando a gettare discredito su un'intera categoria che si risolvono i problemi del Paese che, di certo, non sono generati dal legittimo adeguamento degli stipendi e delle pensioni di qualche sindacalista.

Roma, 4 settembre 2015

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