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Lunedì, 31 Luglio 2017 10:51

Senza tasse e TFR, spesa pensionistica all’11%

SENZA TASSE E TFR SPESA PENSIONISTICA ALL'11% SUL PIL IN LINEA CON IL RESTO D'EUROPASTUDIO UIL DICHIARAZIONE DI DOMENICO PROIETTI, SEGRETARIO CONFEDERALE UIL

La separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale è uno dei punti previsti nella fase due del confronto sulla previdenza tra Governo e sindacati.

Lo studio prodotto dalla UIL evidenzia che nel 2014, semplicemente togliendo la tassazione (66 miliardi di euro, secondo la commissione Europea) ed i TFR/TFS (22,8 miliardi di euro), la spesa per pensioni in Italia è dell'11% rispetto al Pil invece del 16,5% così come rilevato dai dati Eurostat. Una spesa netta per pensioni dell'11% è perfettamente in media con quella degli altri Paesi della UE e, addirittura, 1,4 punti meno della Francia, 1 punto in meno dell'Austria, 0,4 punti in meno della Germania.

Va sottolineato, inoltre, che in Italia la spesa netta per pensioni per abitante (2.942 €) è meno della metà di quella del Lussemburgo (7.486 €), oltre 1.000 € inferiore a quella di Francia (4.031 €) e Germania (4.117 €).

Esiste, più in generale, il tema di come si conta la finanza pubblica in Italia ed in Europa. Per la Uil, occorre rivedere i criteri che spesso penalizzano i lavoratori e, più in generale, il nostro Paese.

La Uil chiede da anni di procedere alla separazione contabile della spesa previdenziale da quella assistenziale e, al contempo, di rinegoziare con l'Europa i parametri per la rilevazione dei dati che ancora considerano il Tfr e alcune prestazioni assistenziali come spesa pensionistica. Questo è il modo per valutare correttamente la sostenibilità del nostro sistema pensionistico ed evitare di portare in Europa un'immagine distorta e distante dalla realtà.

DCUMENTO COMPLETO IN ALLEGATO

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Documento UIL presentato all'audizione dell' 8 giugno 2015 presso la Commissione XI Lavoro pubblico e privato Camera dei Deputati

La UIL ringrazia Codesta Commissione per l'invito a rappresentare le proprie osservazioni sul Decreto Legge n.65 del 2015.

Il decreto non ripristina il diritto alla perequazione delle pensioni

Dopo la sentenza della Corte il Governo avrebbe dovuto fare una cosa molto semplice: ripristinare il diritto alla rivalutazione delle pensioni e discutere e definire,

con i sindacati dei pensionati, le modalità e l'entità dei rimborsi per il passato. Il Governo, invece, ha scelto una strada completamente sbagliata.

Con questo D.L. si sta perdendo un'occasione per rimettere nel sistema previdenziale parte di quel denaro sottratto, oltre 80 miliardi di euro nel decennio 2012 – 2020. Il diritto alla perequazione, sul quale, ricordiamo, anche il Governo Letta è intervenuto con la Legge di Stabilità 2014 modificando in modo peggiorativo la normativa vigente prima degli interventi Fornero, sarà soggetto a riduzioni anche per il 2016 causando una ulteriore perdita del potere di acquisto per i pensionati con un conseguente calo dei consumi.

In questi giorni, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, abbiamo ripetutamente ascoltato tante menzogne e mistificazioni. Si ha il coraggio di sostenere che i

provvedimenti Monti-Fornero sono a favore del futuro dei giovani. Niente di più falso: dal primo gennaio 2012 ad oggi la disoccupazione giovanile è passata dal

31,9% al 42,6%. Neanche un centesimo dei presunti 18 miliardi prelevati dalla mancata indicizzazione delle pensioni in essere sono stati destinati ai giovani né nel

presente né tantomeno nel loro futuro previdenziale. Quel provvedimento ha avuto un effetto recessivo con una diminuzione dei consumi e della domanda interna

contribuendo alla peggiore recessione dello stato unitario con un PIL negativo che penalizzerà proprio le giovani generazioni.

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Martedì, 17 Febbraio 2015 10:13

Studio UIL su TFR in busta paga

A seguire lo studio della UIL prodotto per segnalare i rischi dell'opzione Tfr in busta paga.

Oltre al rischio di non copertura finanziaria di bilancio dello Stato, il tema del possibile innalzamento dell'ISEE che potrebbe portare a rincari di tariffe relative a prestazioni di carattere sociale.

Analisi a cura della UIL Servizio Politiche Economiche e Territoriali (Febbraio 2015)

Con anticipo TFR in busta paga aumenta il reddito ISEE con ricadute negative sul sistema agevolato delle tasse e tariffe locali (asili nido, mense scolastiche, tasse universitarie ecc.).

Con la tassazione ordinaria più 50 euro medi annui di imposte e meno detrazioni

Con il TFR in busta paga, un lavoratore con un reddito da 23 mila euro può rimetterci 330 euro medi l'anno

Il Governo sta emanando la circolare per regolare l'opzione di scelta del TFR "mensilizzato" in busta paga. Chi sceglierà tale opzione, però, avrà effetti penalizzanti sulla propria situazione reddituale.

Il TFR in busta paga, spiega Guglielmo Loy – Segretario Confederale UIL - fa alzare il reddito ISEE, con un effetto "domino" sul sistema agevolato delle tasse e tariffe locali (asili nido, mense scolastiche, tasse universitarie ecc.).

Ad esempio, abbiamo calcolato -  commenta Loy – che un reddito ISEE di 12.500 euro a Milano paga una tariffa degli asili nido di 103 euro mensili, mentre con un ISEE di 12.501 euro la tariffa sale a 232 euro mensili (più 129 euro al mese).

Sempre per una mensa scolastica, a Roma, il costo con un reddito ISEE di 12.500 euro è di 50 euro mensili, mentre se si supera anche di 1 euro tale soglia, il costo sale a 54 euro mensili.

Per l'iscrizione all'università "La Sapienza", la quota annuale con un reddito ISEE di 12 mila euro è di 549 euro l'anno, ma con un reddito ISEE di 12.001 la quota sale a 600 euro l'anno.

A Bari chi ha un reddito ISEE di 10 mila euro non paga la TASI, ma, superando tale soglia ISEE, si paga con l'aliquota al 3,3 per mille.

A Torino una famiglia che ha un reddito ISEE di 12.999 euro, con il TFR in busta paga supera il reddito di 13 mila euro e per la Tassa sui rifiuti invece di pagare 156 euro medi l'anno ne pagherà 202 euro,  con un aggravio di 46 euro.

Inoltre, per effetto della tassazione ordinaria al posto di quella separata si avranno delle penalizzazioni di 330 euro medi l'anno, tra maggiore tassazione (50 euro medi l'anno) e minori sgravi fiscali (280 euro medi l'anno).

Infatti, se da una parte la busta paga con il TFR mensilizzato sarà mediamente più pesante di 97 euro mensili, dall'altra questo "nuovo introito"  sarà tassato con l'aliquota IRPEF ordinaria anziché a tassazione separata.

Cosa succederà a chi decide per l'anticipo?

Per un reddito di 23 mila euro (imponibile medio lavoratori dipendenti), in busta paga potrebbero scattare 97 euro medi mensili, che salgono a 105 euro per i redditi di 25 mila euro e a 125 euro per i redditi di 35 mila euro, mentre scendono a 76 euro mensili per un reddito da 18 mila euro.

Fin qui, come calcolato dalla UIL, i benefici.

Ma come detto, al posto della tassazione separata, che regola sia l'anticipo, sia la liquidazione del TFR, la mensilizzazione comporta l'applicazione dell'aliquota marginale IRPEF (cioè quella corrispondente all'ultimo scaglione in cui si colloca il maggior reddito erogato).

Ciò significa, che un reddito di 18 mila euro lordi sul TFR annuo pari a 957 euro al posto del 23% pagherà il 27%; un reddito di 23 mila euro, su un TFR annuo maturato di 1.209 euro pagherà sempre il 27% anziché il 23,9%; un reddito di 35 mila euro su un TFR annuo pari a 1.806 euro pagherà il 38% anziché il 25,3%.

In soldoni, fa notare la UIL, la tassazione ordinaria è mediamente più pesante di 50 euro annui per un reddito di 23 mila euro con punte di 307 per un reddito di 35 mila euro.

Ma non solo: il Tfr in busta paga,   che sarà comunque escluso dal reddito complessivo per il bonus di 80 euro, si cumulerà con il reddito prodotto nell'anno e inciderà sulla determinazione delle detrazioni d'imposta (NO TAX Area e Detrazioni per familiari a carico, sugli assegni familiari).

Ad esempio, considerando le sole detrazioni di imposta (No TAX AREA, carichi di famiglia), un reddito di 23 mila euro ci rimetterà mediamente 280 euro l'anno.

Non vorremmo passare per i soliti "gufi", come ama spesso ripetere il Presidente del Consiglio a chi lo contraddice, però questa idea del TFR in busta paga come politica per il rilancio dei consumi ci pare sia azzardata e rischia di creare anche in "piccolo" buco nel Bilancio dello Stato, in quanto a nostro avviso, conclude Loy, saranno pochissimi i lavoratori e lavoratrici che opteranno, a queste condizioni, per avere subito il TFR in busta paga

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Anticipo in busta paga non è la strada giusta(ANSA) - BERGAMO, 01 OTT - "Bisogna continuare a ridurre le tasse sul lavoro". Così il leader della Uil, Luigi Angeletti, intervenendo al 5° Congresso nazionale della Uilca, in merito alla proposta del premier Matteo Renzi di anticipare parte del Tfr in busta paga: "capisco l'intenzione di dire che bisogna avere più soldi in tasca ma non è questa la strada giusta".

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Giovedì, 02 Ottobre 2014 10:16

TFR in busta paga: approfondimento e commento

In allegato un anota relativa alla proposta di inserire in busta paga parte del TFR del lavoratore.

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