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Venerdì, 01 Agosto 2014 10:55

Federdistribuzione: prime e timide aperture

Il 30 luglio si è svolto il previsto incontro con Federdistribuzione nell'ambito della trattativa per il rinnovo del CCNL del Terziario. In apertura dei lavori l'associazione dei datori di lavoro ha ribadito ancora una volta che in considerazione dello scenario economico non è possibile ipotizzare un rinnovo contrattuale di tipo tradizionale, ed è indispensabile che il futuro contratto realizzi un recupero di produttività e un contenimento dei costi a carico delle aziende. Di conseguenza Federdistribuzione ha dichiarato che, alla luce della tornata di trattativa svoltasi tra la fine di giugno e i primi di luglio, fatica a individuare i contenuti di un possibile sbocco per la vertenza, tenuto conto che le risposte fornite dalle OO. SS. alle richieste da essa formulate hanno evidenziato più difficoltà che convergenze sui contenuti di un futuro contratto. Federdistribuzione ha dichiarato che ritiene necessario da parte dei sindacati uno spirito più costruttivo, grande senso di responsabilità e la presa d'atto che un rinnovo che comporti un aggravio dei costi a carico delle imprese non è percorribile. A questo punto, allo scopo di mettere dei punti fermi alla discussione e di evitare momenti di contrapposizione, per dare tranquillità ai lavori del tavolo negoziale, Federdistribuzione ha dichiarato che si sentiva di dire che la comunicazione del 30 dicembre 2013, con cui dichiarava il recesso dal CCNL del Terziario e unilateralmente ne dichiarava l'ultrattività limitatamente al 31 maggio 2014, potrebbe essere superata da un accordo tra le Parti negoziali che definisse un periodo di ulteriore ultravigenza per permettere agli animi di rasserenarsi e al negoziato di procedere a partire dalla definizione di una soluzione per il fondo di assistenza sanitaria, superando la situazione di stallo presente.

Come UILTuCS abbiamo replicato che la percezione che il negoziato stenti a procedere anche a causa del macigno posto sul tavolo da Federdistribuzione con la sua lettera del 30 dicembre 2013 è senz'altro esatta. Ribadito che il recesso dal contratto e l'apposizione unilaterale di un termine di ultravigenza, ancorché scaduto da 2 mesi, è un atto illegittimo, abbiamo respinto recisamente l'ipotesi di stabilire con un accordo tra le Parti un ulteriore periodo di ultravigenza, giacché ciò implicitamente implicherebbe una presa d'atto del recesso effettuato e una sua legittimazione a posteriori. Chi ha posto il macigno sul tavolo negoziale con un atto unilaterale non può esimersi dal rimuoverlo di propria iniziativa e con un atto formale di rilevanza analoga a quello con cui il recesso è stato dichiarato. Questa sarebbe una decisione che potrebbe porre il negoziato su basi nuove, fermo restando il permanere delle notevoli distanze sul merito della trattativa emerse nel corso dei 6 mesi di negoziato. Abbiamo quindi ricordato che la piattaforma unitaria presentata a Federdistribuzione come a tutte le altre parti datoriali coinvolte muoveva dalla consapevolezza della situazione economica complessiva in cui versa il Paese ed era evidentemente tutt'altro che tradizionale dal punto di vista dei suoi contenuti. Abbiamo ricordato inoltre che nel mese di maggio la UILTuCS aveva formulato una proposta di sblocco del negoziato che si proponeva di realizzare un recupero di produttività e redditività, nel quadro di uno scambio complessivamente equo e al riconoscimento di un aumento salariale commisurato alla situazione economica, proposta che è stata respinta perché evidentemente ritenuta insufficiente e a cui si è contrapposta la reiterazione insistente delle richieste datoriali; la dichiarazione che solo dal soddisfacimento di tali richieste sarebbe stato possibile ipotizzare un aumento salariale e perfino il rifiuto di rispondere alla reiterata richiesta da noi formulata che venisse almeno indicato cosa del vecchio contratto si riteneva di poter conservare senza modifiche. Preso atto del rifiuto opposto alla nostra proposta, non abbiamo potuto far altro che toglierla dal tavolo, lasciando ad altri – evidentemente – l'onore della proposta per uscire dalla situazione di stallo in cui la trattativa era entrata e in cui si trova tutt'ora, che l'insistente dichiarazione di Federdistribuzione circa l'impossibilità di realizzare alcun tipo di aggravio dei costi per effetto del futuro contratto non contribuisce certo a superare.

Dopo una breve interruzione dei lavori, Federdistribuzione si è ripresentata al tavolo dichiarando che il recesso dal contratto è conseguenza diretta della loro fuoriuscita dalla Confcommercio. Da ciò ne deriva che per essa non sono ipotizzabili sbocchi della trattativa diversi da un nuovo contratto da essa sottoscritto con le OO. SS. confederali. Però, al fine di rasserenare gli animi, ha ribadito che è nella disponibilità di sottoscrivere con le Organizzazioni Sindacali un accordo che dia continuità al vecchio contratto, levando i riferimenti alla Confcommercio, anche senza limiti temporali, e riaprendo il negoziato sull'insieme dei temi oggetto di trattativa a partire dalla bilateralità e in particolare dell'assistenza sanitaria. Davanti alla nostra affermazione che tale dichiarazione non aggiungeva nella sostanza alcunché di nuovo, da parte della delegazione di Federdistribuzione è stato osservato che le modalità attraverso cui realizzare il superamento delle conseguenze del recesso da essa dichiarato non sarebbero altro che un "tecnicismo" alla luce del fatto che ciò che conterebbe sarebbe che oggi Federdistribuzione ha dichiarato al tavolo che intende dare continuità all'applicazione del CCNL in essere. A ciò abbiamo ulteriormente replicato che non è pensabile che un atto formale giuridicamente oltre che politicamente rilevantissimo possa essere rimosso sulla base di una dichiarazione – ancorché autorevole – fatta al tavolo negoziale. Ammesso e non concesso, infatti, che ciò sani il vulnus che la dichiarazione recettizia, per di più connessa a una determinata data di efficacia, ha arrecato ai rapporti politici tra le parti, resta irrisolto il problema della sua efficacia giuridica, che può essere rimosso esclusivamente da un atto volontario di Federdistribuzione avente analoga rilevanza formale. Infine abbiamo dichiarato ancora una volta che l'insistenza a voler affrontare innanzitutto i temi della bilateralità non ci persuade oggi come non ci persuadeva ieri. In mancanza di un contratto la bilateralità è priva del suo fondamento e solo una volta definito il contratto si potranno condividere le forme, le sedi e le modalità con cui essa si potrà realizzare.

Le Parti si sono lasciate con l'impegno reciproco a riflettere sui temi oggetto della discussione odierna e si sono aggiornate al 17 settembre prossimo.

In chiave di valutazione politica complessiva, in vista della ripresa dei negoziati a settembre con l'insieme delle controparti coinvolte nel rinnovo del CCNL del Terziario, della distribuzione e dei servizi (Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione) e della Cooperazione, la UILTuCS non può che ribadire che il significato e la portata della piattaforma rivendicativa presentata con i medesimi contenuti a tutte le controparti nell'autunno passato evidenziava l'esigenza di preservare una sostanziale unicità delle condizioni contrattuali, normative e salariali, che per noi – e crediamo non solo per noi – rappresenta un valore rilevante, se non altro per evitare che la frammentazione delle controparti datoriali, da noi non voluta e neppure lontanamente auspicata, si traduca in un sostanziale peggioramento delle condizioni di lavoro degli addetti del settore. La sospensione del negoziato con la Confcommercio nel passato mese di giugno, di cui auspichiamo la pronta riapertura e una rapida conclusione, e le difficoltà persistenti su altri tavoli negoziali a definire anche in termini generali i possibili sbocchi delle trattative non possono che suscitare preoccupazione e dovrebbero indurre tutte le Parti coinvolte a un grande senso di responsabilità. Allungare i tempi del negoziato non crediamo infatti che sia interesse né dei lavoratori né delle imprese, piccole e grandi, in cui il contratto trova applicazione, specie in una situazione di persistente crisi economica, stagnazione dei consumi e caduta dell'occupazione.

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