A corollario dell’attività di volantinaggio, avvenuta capillarmente su tutto il territorio provinciale, Uil Pensionati, Fnp Cisl e Spi Cgil, in data mercoledì 30 novembre svolgeranno un Sit-In davanti alla Prefettura di Alessandria, dalle 10 alle12, prima di essere ricevuti dal Prefetto al quale le tre sigle manifesteranno le ragioni che sorreggono le iniziative svolte fino ad oggi.
Come è noto la protesta dei sindacati dei pensionati contesta le due ultime delibere della Regione secondo le quali gli ospedali possono dimettere gli anziani non più in fase acuta, ma ancora non guariti, inviandoli nelle RSA senza una adeguata assistenza sanitaria, mentre nel contempo si aumentano le tariffe del 5,1% non avendo già provveduto ad emettere i promessi voucher per tutti in soccorso a famiglie e consorzi gravati da nuove spese.
Vi informiamo che per giovedì 3 gennaio alle ore 10 è stato fissato un presidio unitario davanti alla Prefettura di Alessandria organizzato da UIL Pensionati, SPI Cgil, FNP Cisl.
I pensionati dicono basta! Tagli alle pensioni per 2,5 miliardi in 3 anni.
Spi Cgil, FNP Cisl e UILP UIL del Piemonte contro la manovra di bilancio 2019.
Con le misure approvate si disconosce, senza discutere con le organizzazioni sindacali, quanto pattuito con il governo precedente per ripristinare dal 1 gennaio 2019 un meccanismo di rivalutazione in grado di tutelare il potere d'acquisto dei pensionati.
Per le Segreterie Regionali delle organizzazioni sindacali dei pensionati di SPI, FNP e UILP Piemonte le misure previste dalla manovra di bilancio 2019 sono profondamente ingiuste perché colpiscono una categoria particolarmente debole della società.
Una manovra presentata per abolire la povertà invece di intervenire per creare lavoro, stimolare la crescita e lo sviluppo produce una riduzione del reddito, redistribuendo povertà, negando ancora una volta la rivalutazione delle pensioni.
Questa mattina, 28 giugno, ci sarà una mobilitazione nazionale CGIL - CISL - UIL per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema del Rinnovo dei permessi di soggiorno per attesa occupazione.
28 giugno mobilitazione nazionale nei territori con presidi presso le Prefetture. Ad Alessandria il prefetto Dr.ssa Romilda Tafuri riceverà una delegazione di Cgil - Cisl - Uil alle 11.
CGIL, CISL, UIL chiedono al Governo di estendere a 24 mesi il permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro
La crisi economica in Italia ha colpito duramente anche il lavoro degli stranieri negli ultimi 8 anni, tanto che il tasso di disoccupazione degli stranieri ha raggiunto quota 17%. Dal 2008 sono tantissimi i cittadini di Paesi Terzi che hanno perso il lavoro e non sono riusciti a trovarne uno nuovo entro un anno - termine previsto dallo Stato italiano per trovare una nuova occupazione. Oltre a questo dramma, gli stranieri vedono messa in discussione la propria permanenza regolare sul territorio nazionale stante le norme restrittive vigenti in materia di soggiorno in Italia. Come risultato, una parte di loro è dovuta andarsene per cercare lavoro all'estero. La maggior parte, però, è finita nella trappola del lavoro sommerso, un tunnel da cui è difficilissimo uscire ed in cui vengono cancellati i diritti fondamentali, civili e del lavoro.
Con la legge 92/2012, lo ricordiamo, la durata del permesso per attesa occupazione è stata portata da sei mesi ad un anno (minimo). Il permesso può essere ulteriormente rinnovato per "tutto il periodo di durata della prestazione di sostegno al reddito percepita dal lavoratore straniero, qualora superiore" e nel caso in cui egli dimostri l'esistenza di un "reddito minimo annuo derivante da fonti lecite non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale". Questi aspetti sono stati anche precisati in una circolare del 09/07/2012 inviata dal Viminale alle Questure.
Malgrado ciò tra il 2014 e il 2015 oltre 300 mila permessi non sono stati rinnovati. Circa 100 mila stranieri si sono trasferiti all'estero e i restanti 200 mila sono scivolati nell'illegalità del lavoro sommerso, spesso con conseguenze ancora più drammatiche per i loro familiari a carico, con particolare riferimento ai minori, magari nati in Italia.
Per questo motivo, da molto tempo Cgil, Cisl, Uil hanno chiesto all'Esecutivo di estendere la durata del permesso per attesa occupazione a due anni, "vincolando il provvedimento alla messa in atto di concrete politiche attive del lavoro...".
Le tre Confederazioni hanno suggerito, inoltre, la necessità di monitorare il comportamento delle Questure, visto che – malgrado la norma di legge e la circolare citata – il numero dei mancati rinnovi si è rivelato eccessivo. In diversi casi le questure di importanti città hanno mancato di rinnovare il permesso di soggiorno a stranieri che avevano perso il lavoro, avendo esaurito i benefici del permesso per attesa occupazione, o quelli derivanti dagli ammortizzatori sociali.
In alcuni casi viene rigettata addirittura la prima istanza di rinnovo per attesa occupazione se la Questura verifica che lo straniero è stato disoccupato già nei dodici mesi precedenti, quando era ancora titolare di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
In altri ancora, pur in presenza di un contratto di lavoro di breve durata, le Questure tengono in sospeso l'istanza di rinnovo in attesa che il contratto venga prorogato o, in alternativa, rilasciano un permesso di soggiorno della durata di pochi mesi.
A tutto ciò si accompagna, poi, una difficoltà derivante dall'impossibilità attuale delle Questure di verificare i contributi relativi alle prestazioni lavorative "occasionali" che non
compaiono nella banca dati INPS e che rischiano, quindi, di prorogare ulteriormente i tempi, o addirittura sospendere la valutazione delle istanze.
Vale la pena di ricordare come il lavoro nero (in molti settori produttivi) stia producendo situazioni di grave sfruttamento e sia spesso funzionale a fenomeni di tratta e lavoro forzato. Da qui la necessità di affrontare seriamente questo problema con l'adozione di provvedimenti legislativi atti a prolungare la durata del permesso per attesa occupazione (almeno a due anni) ed evitare che decine di migliaia di persone finiscano nelle mani del racket del lavoro nero e del grave sfruttamento.
Chiediamo altresì di fornire indicazioni univoche alle Questure, perché il permesso venga correttamente e in maniera omogenea rinnovato su tutto il territorio nazionale.
Visto che il Governo continua a non dare risposte alle nostre ripetute richieste, abbiamo deciso di indire una giornata di mobilitazione nazionale per il prossimo 28 giugno, con i seguenti obiettivi: proroga a due anni della durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione; sanare le posizioni dei migranti che hanno già perso il permesso di soggiorno; lotta al lavoro nero ed al grave sfruttamento che ne scaturisce. Organizzeremo per questi motivi presidi presso tutte le Prefetture d'Italia, chiedendo ai Prefetti di ricevere una delegazione di rappresentanti delle nostre strutture territoriali.
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