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Da pochi giorni è stata pubblicata la Relazione annuale sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri (anno 2016) dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro.

I dati fotografano una situazione del nostro Paese che lo colloca ancora come fanalino di coda dell'Europa rispetto all'occupazione femminile (seppure in crescita, in valori assoluti, nell'ultima rilevazione ISTAT di agosto) : una media del 48,9% in Italia contro una media europea del 62,5%. Però anche le madri che hanno un lavoro, si dimettono subito dopo o in concomitanza con la nascita di un figlio: infatti nel 2016 il 78% delle richieste di dimissioni registrate dall'Ispettorato del Lavoro ha riguardato proprio le lavoratrici madri, e di queste il 40% ha dato come motivazione proprio la difficoltà di conciliare il lavoro con le esigenze di cura dei figli, 44% in più rispetto al dato del 2015.

Nello specifico, rispetto alla più generale difficoltà di conciliazione vita - lavoro vi sono queste motivazioni: assenza di parenti di supporto, n. 6699 complessivo di dimissioni (n.6533 riferito alle lavoratrici madri, n.166 lavoratori padri); mancato accoglimento al nido, n. 5793 complessivo dimissioni (n. 5655 lavoratrici madri e n. 138 lavoratori padri); elevata incidenza dei costi di assistenza per i servizi per la prima infanzia, n.1362 complessivo dimissioni (n. 1333 lavoratrici madri e n. 29 lavoratori padri).I dati dell'ispettorato del Lavoro confermano ancora una volta quello che noi chiediamo al Governo da più tempo: sono necessarie politiche a sostegno della famiglia più sostanziali e strutturali;

una politica fatta esclusivamente di bonus e interventi spot non produce risultati, anzi aumenta le disparità di genere purtroppo sempre a sfavore delle donne, costrette a dimettersi soprattutto per esigenze di conciliazione vita- lavoro. Sono necessari interventi per i servizi per la prima infanzia, 0-3 a costi accessibili e di qualità, con risorse certe che possano assicurare da un lato, il diritto all'istruzione sin dalla nascita per ogni bambino, come sancito dalla riforma sullo zero sei, e dall'altro come sostegno alla conciliazione vita-lavoro per le lavoratrici madri e per i lavoratori padri.

E, ancora, diventa essenziale un sistema di permessi e congedi più adeguato che consenta al nostro mercato del lavoro di essere accogliente verso lavoratrici e lavoratori con carichi di cura: occorre, quindi, partire proprio dal riconoscimento del congedo di paternità aggiuntivo invece che alternativo, allungando in termini di quantità il periodo di fruizione obbligatorio, anche per favorire un cambiamento culturale e un' equa distribuzione, tra madre e padre, dei carichi di cura legati ai figli.

In allegato la Relazione dell'Ispettorato del Lavoro

LA SEGRETARIA CONFEDERALE

(Silvana Roseto)

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