Come è noto, l'Istat ha certificato che la crescita delle retribuzioni contrattuali è pressoché vicina allo zero. Purtroppo, non è un dato che ci sorprende sia perché i recenti rinnovi nel settore privato non hanno ancora generato compiutamente i loro effetti economici sia perché nel settore pubblico, nonostante l'intesa con il Governo dello scorso mese di novembre, oltre tre milioni di lavoratori continuano ad avere i loro stipendi fermi a più di sette anni fa.Ed è proprio questo il punto dolente. Se fossero confermate le indiscrezioni sui contenuti del Testo unico sulla PA, che dovrebbe essere varato in uno dei prossimi Cdm, non sarebbero rispettati i contenuti dell'accordo così faticosamente raggiunto tra le parti sociali e il precedente Esecutivo.
Questa intesa, infatti, deve essere correttamente recepita non solo nella direttiva necessaria alla concreta definizione dei contratti per i lavoratori del pubblico impiego ma, coerentemente, anche nello stesso Testo unico. Confidiamo nel fatto che questo Governo, che, peraltro, non manca di sottolineare la propria continuità politica con il precedente, non avallerà le ipotesi correnti poiché il rischio sarebbe quello di venire meno al principio istituzionale del rispetto dei patti sottoscritti.
Chiediamo, dunque, che si entri subito nel vivo delle trattative per i rinnovi dei contratti dei singoli comparti, avendo come riferimento l'impostazione condivisa, pochi mesi or sono, a Palazzo Vidoni, per dare finalmente il giusto riconoscimento economico a milioni di lavoratori.
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