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Venerdì, 07 Ottobre 2016 10:25

Documento unitario riordino Camere di Commercio

Lo schema di Decreto legislativo (atto Governo n. 327) attuativo della Legge delega n. 124/2015 e contenente norme per il riordino del Sistema camerale, come approvato dal

Consiglio dei Ministri del 25 agosto scorso, non è ancora in grado di fornire garanzie sufficienti sia sotto il profilo della tenuta occupazionale, sia della tenuta dei servizi alle

imprese e sul territorio, così come invece contemplati nell'ambito dei principi di cui all'art. 10 della Legge delega.

Dopo attenta lettura del testo, oggi all'esame delle Camere per i relativi pareri, diversi sono gli aspetti che ci preoccupano e per i quali chiediamo modifiche, in relazione alla riduzione delle Camere e del personale. Primo fra tutto, nell'ambito del ruolo che Unioncamere riveste per la definizione della nuova geografia delle CCIAA, ai fini di salvaguardare il personale interessato è indispensabile il confronto preventivo con le OO.SS. maggiormente rappresentative.

La riduzione del numero delle Camere di commercio, deve comunque salvaguardare la prossimità dei servizi erogati dall'Ente sul territorio della circoscrizione,

anche attraverso la previsione, nel piano di razionalizzazione, di una adeguata presenza di sedi secondarie e/o distaccate.

Le garanzie per la salvaguardia occupazionale sono insufficienti. In particolare, in caso di eventuale personale in soprannumero, il richiamo all'utilizzo delle facoltà assunzionali degli altri Enti Pubblici per gli anni 2017-2018 fino ad un massimo del 10%.

Riteniamo indispensabile stabilire che tali facoltà siano da estendere anche al 2019 e che debbano essere utilizzabili per tutta la disponibilità assunzionale, sino al completo

assorbimento del personale soprannumerario con ampliamento a tutti gli Enti della Pubblica Amministrazione.

Per il personale eventualmente in soprannumero che ne abbia i requisiti, occorre garantire la possibilità di poter beneficiare del collocamento a riposo con i requisiti ante

Legge Fornero (pre-Fornero) entro il 31/12/2019. Questa misura potrebbe riguardare secondo alcune stime tra le duecento e le trecento persone, sul migliaio di possibili

esuberi.

E' necessario, altresì, che sia prevista l'applicazione al personale delle Unioni Regionali, enti considerati pubblici a tutti gli effetti (parere del Consiglio di Stato del

17/09/2015), delle tutele già richieste per i dipendenti delle Camere di Commercio.

Sul versante delle aziende speciali e delle società partecipate, sembra che l'unica tutela occupazionale prevista sia l'obbligo di ricorrere esclusivamente al personale in

esubero per le nuove assunzioni fino al 31.12.2020. Dato che in ragione della loro natura e delle loro caratteristiche dimensionali, le suddette imprese non hanno accesso all'utilizzo della Cassa Integrazione, né dei contratti di solidarietà, occorre rendere possibile l'applicazione di ammortizzatori sociali, nonché il reimpiego degli esuberi, anche in ragione delle professionalità e/o di processi di riqualificazione professionale, nelle attività previste con le nuove funzioni assegnate alle Camere di Commercio. Accanto a questi elementi servono delle misure che consentano di salvaguardare anche il personale precario delle stesse società.

Sul versante delle risorse, al fine di garantire la sostenibilità finanziaria del Sistema Camerale, anche con riguardo ai progetti in corso per la promozione dell'attività

economica all'estero e il mantenimento dei livelli occupazionali, va ripensata la definizione del diritto annuale prevedendo la rideterminazione dello stesso a partire dal 1

gennaio 2018. Con tale facoltà, finalizzata per esempio al rafforzamento di forme di coordinamento delle attività degli SUAP, si potrebbe recuperare una quota della riduzione

del diritto annuale finalizzata allo sviluppo di servizi che potrebbero rappresentare un vantaggio per il sistema imprenditoriale, nonché un risparmio per le casse pubbliche (le

Camere svolgerebbero attività oggi attribuite ad altre articolazioni delle amministrazioni pubbliche).

Roma, 5 Ottobre 2016

CGIL CISL UIL

Serena Sorrentino Maurizio Bernava Antonio Foccillo

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"Il decreto di riordino del sistema camerale prevede solo tagli lineari ai finanziamenti, ai servizi, al personale e alle sedi periferiche". Questo il commento a caldo dei segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl dopo l'approvazione, in Consiglio dei Ministri, di un testo di legge sul quale il Governo in nessuna fase ha voluto avviare un confronto con I lavoratori.

In attesa di conoscere nel dettaglio i contenuti del provvedimento riteniamo grave e sbagliata la scelta compiuta dal Governo.

Quello approvato in Consiglio dei Ministri è "un decreto che cela, dietro la necessità di riorganizzare il Sistema, la volontà di apportare ancora una volta tagli lineari alla spesa, noncurante del fatto che così facendo non solo si privano le imprese di importanti servizi, ma si allontanano gli Enti dal territorio che dovrebbero presidiare, riducendone il numero – da 105 a 60 – e si rischia di provocare anche serie ripercussioni occupazionali".

Per le tre organizzazioni sindacali si produrrà un caos simile a quello avvenuto per il riordino delle province.

In totale assenza di un confronto sul merito del testo e di fronte al rischio di pesanti ricadute occupazionali, i sindacati di categoria di Cgil Cisl Uil confermano lo stato di agitazione del personale delle Camere di Commercio "con una forte mobilitazione che culminerà a settembre in una grande manifestazione nazionale per ribadire ancora una volta il fermo NO ad un decreto che di fatto svilisce e svuota questi enti, trasformandoli in semplici articolazioni burocratiche.

Chiediamo al Governo"- concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl - "di avviare finalmente un confronto sul riordino per evitare pesanti ricadute sul Sistema delle imprese e sui livelli occupazionali.

Da www.uilfpl.net

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Comunicato stampa

QUESTA RIFORMA DELLE CAMERE DI COMMERCIO E' UN DANNO PER LE IMPRESE, PER I PROFESSIONISTI, PER I LAVORATORI.

CI VUOLE UNA RIFORMA CHE POTENZI IL SISTEMA DELLE CAMERE DI COMMERCIO, CHE NE FACCIA IL FULCRO DELLA RIPRESA DELLE AZIENDE ITALIANE

La riforma delle Camere di Commercio che il Governo vuole chiudere in questi giorni estivi, è un danno per le imprese italiane, per i professionisti e per i lavoratori del sistema camerale, che dispongono di professionalità uniche nel sistema della pubblica amministrazione italiana.

Questo è quanto sottolineiamo con forza.

In un periodo storico-economico in cui è necessario potenziare gli strumenti a supporto del mondo del lavoro, e quindi potenziare le Camere di Commercio, il Governo vuole ridurle a enti burocratici che non saranno più in grado di offrire servizi moderni alle aziende italiane. Ma la strada di riforma della pubblica amministrazione deve essere lastricata di innovazione, non di riduzione delle Camere di Commercio, dei servizi alle imprese, dei dipendenti.

Per far ripartire il sistema imprenditoriale italiano, le Camere di Commercio vanno rafforzate, con servizi nuovi e innovativi, che vadano a sommarsi ai servizi attualmente esistenti.

Le imprese non ci chiedono altro che celerità e innovazione.

Per questi motivi chiediamo al Governo e a tutti i parlamentari e alle forze politiche che hanno a cuore il futuro delle imprese italiane, di modificare subito il decreto di riforma che passerà in Consiglio dei Ministri il 29 luglio, che non crea altro che disservizi al sistema imprenditoriale, e chiediamo di riscriverlo, focalizzando su innovazione, ampliamento di servizi, mantenimento del personale e delle sedi territoriali. 2

L'attuale bozza di decreto, invece, è sostanzialmente identica alla bozza che circolava a gennaio scorso: uno schema di riforma penalizzante per ogni soggetto del sistema economico.

Le aziende vogliono una pubblica amministrazione come loro, non enti burocratici. E per questo è necessario che tutto miri all'offerta di servizi di qualità. Per fare questo occorre mantenere e rafforzare il personale esistente, occorre mantenere le Unioni Regionali, occorre mantenere le aziende speciali e le sedi secondarie, perché sono tutti aspetti e componenti di un'unica realtà: il sistema delle Camere di Commercio, che per funzionare a livelli ottimali necessita di ogni parte del suo corpo.

Gli imprenditori, come evidenziano ripetute indagini e testimonianze , hanno trovato nel sistema camerale (presente in ciascuna provincia e quindi vicino al proprio territorio) e nella professionalità dei suoi lavoratori, competenza, onestà e imparzialità, e apprezzati servizi a titolo gratuito o con un costo molto inferiore a quello di mercato.

Con questa riforma in atto, i servizi che le Camere non fornirebbero più alle imprese, da subito, sarebbero questi:

certificati d'origine

carnet ATA

contributi e finanziamenti alle imprese, per fiere o eventi per il sistema turistico locale o la promozione dei prodotti tipici

sostegno all'internazionalizzazione

supporto alle pmi per l'accesso al credito, tramite servizi di microcredito o sostegno ai consorzi garanzia fidi (confidi)

corsi di formazione alla nuova imprenditoria e imprenditoria femminile

organizzazione di convegni e seminari gratuiti su tematiche di interesse per le imprese o i professionisti (novità normative, gestione di impresa, argomenti specifici per ciascun settore economico)

supporto alle imprese per l'innovazione e la digitalizzazione consulenza per la fatturazione elettronica

consulenza per deposito marchi e brevetti

pubblicazione di dati e studi sull'economia locale, sui trend economici e approfondimenti sui vari settori economici

risoluzione delle controversie tra imprese e tra imprese e consumatori in via conciliativa e arbitrale

Le Camere di Commercio, quindi, non vanno ridotte, nel numero, nelle sedi, nel personale, nelle funzioni, ma vanno invece potenziate, mantenendo sedi e personale e attribuendo loro servizi nuovi e aggiuntivi rispetto a quelli già esistenti, per farne il fulcro della ripresa economica del Paese.

Questo è quanto deve passare nel Consiglio dei Ministri del 29 luglio, questo è quanto chiediamo.

RSU Camere di Commercio di:

Alessandria

Asti

Bari

Bergamo

Biella-Vercelli

Brescia

Brindisi

Catanzaro

Crotone

Cuneo

Ferrara

Firenze

Foggia

Forlì-Cesena

Genova

Gorizia

L'Aquila

Lecce

Lecco

Livorno

Lodi

Lucca

Macerata

Mantova

Massa-Carrara

Milano

Modena

Molise

Novara

Padova

Perugia

Pesaro e Urbino

Pisa

Pistoia

Prato

Ragusa

Reggio Calabria

Reggio Emilia

Riviere di Liguria Imperia La Spezia Savona

Roma

Taranto

Torino

Treviso-Belluno

Trento

Trieste

Udine

Unioncamere Lazio

Unioncamere Toscana

Venezia Rovigo Delta Lagunare

Verbano-Cusio-Ossola

Varese

Verona

Vibo Valentia

Vicenza

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