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Lunedì, 22 Gennaio 2018 10:06

Focus Immigrazione: in allegato il nuovo numero

In allegato la versione scaricabile del periodico Immigrazione.

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Nuova edizione in allgato.

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In allegato il nuovo numerodel periodico.

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In allegato il n. 22 di Focus Immigrazione dal Dipartimento Politiche Migratorie UIL

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In allegato iln. 23 del Focus Immigrazione realizzato dal Dipartimento Politiche Migratorie UIL.

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Resoconto dell'evento tenuto lo scorso 23 aprile, presso la UIL Nazionale. A cura di Angela Scalzo

Si è riunito, lo scorso 23 aprile presso la sala Buozzi della UIL Nazionale, il  Coordinamento nazionale immigrati UIL, organismo consultivo sancito ed approvato nell'ambito congressuale, che ha il compito di analizzare le dinamiche in materia migratoria e le continue trasformazioni nel mercato del lavoro e nella società; di avanzare proposte su  argomenti da approfondire o iniziative da promuovere. Il coordinamento, composto da italiani e stranieri, si propone anche di porre all'attenzione  le specificità e le difficoltà del processo di integrazione all'interno dello stesso nostro sindacato, al fine di migliorare i processi di inclusione sociale e sindacale.

La giornata - che è stata divisa in due parti - ha visto una prima parte a carattere di confronto pubblico, con la presenza di ospiti esterni su due tematiche: la crisi economica e l'impatto sull'occupazione degli stranieri; la crisi umanitaria in Nord Africa e l'impatto sull'Italia in termini di sbarchi.

Il pomeriggio, invece, è stato dedicato  ad una disamina interna delle tematiche del coordinamento stesso.  La domanda al centro della prima parte della giornata era semplice: stiamo assistendo in Italia ad un cambiamento epocale nella natura dei flussi migratori? Per molti anni abbiamo avuto ingressi per motivi di lavoro nell'ordine di 400 mila migranti l'anno. Oggi mezzo milione di stranieri residenti in Italia sono disoccupati e quasi 2 milioni risultano inattivi. 50 mila stranieri l'anno (e 100 mila italiani) se ne vanno dall'Italia mentre 350 mila migranti non hanno potuto rinnovare lo scorso anno il permesso di soggiorno per mancanza di lavoro. Sull'altro fronte – quello del Mediterraneo – assistiamo ad una tendenza opposta: le crisi regionali in Nord Africa e Medio Oriente, le guerre e la fame provocano esodi dal carattere biblico di milioni di persone. Nel 2014 sono sbarcati sulle coste Sud dell'Italia oltre 170 mila profughi, mentre per quest'anno si teme che la cifra possa essere superata. Abbiamo un quadro dunque di cervelli in fuga dall'Italia ed un'immissione di profughi umanitari dall'altro versante, poco interessati a trattenersi nel nostro Paese. Con la chiusura di Mare Nostrum e l'avvio dell'operazione europea Triton i morti in mare sono aumentati: un prezzo alto da pagare all'altare della sicurezza.

Ha introdotto i lavori della giornata e coordinato il dibattito Guglielmo Loy.  Il segretario confederale UIL si è detto consapevole ed addolorato della drammatica situazione del Mediterraneo, auspicando scelte più coraggiose da parte del Governo italiano e dell'Europa per la risoluzione dell'attuale dramma migratorio: "Tematiche geopolitiche internazionali che non dipendono da noi e che non possono essere risolte erigendo barriere", ha rilevato l'oratore, che è poi passato ad accennare i problemi legati alla crisi economica interna che riguarda anche gli stranieri (tasso di disoccupazione vicino al 17%, 4 punti superiore a quello degli italiani. "La crisi economica – ha rilevato Loy - ha colpito duramente l'occupazione etnica a partire dal 2009, tanto da ridurre drasticamente il saldo attivazioni/cessazioni di contratti di lavoro in ragione di un rapporto di 20/1 per i lavoratori extra UE".

Una situazione che ha cambiato radicalmente lo scenario  dell'immigrazione nel nostro Paese, una situazione non più emergenziale ma cronica,  che  coinvolge l'Italia dal punto di vista economico ed umanitario.

Il nuovo segretario Organizzativo, Pier Paolo Bombardieri,  ha voluto portare il saluto dell'Organizzazione annunciando durante la Festa del Lavoro si sarebbe affrontato il tema della solidarietà. "Un problema, quello dei continui sbarchi – ha detto Bombardieri - che   riguarda non solo le nostre coscienze ma che è una questione di civiltà. L'auspicio è quello di lavorare in una organizzazione più solidale, più accogliente e più integrante!"

E' seguito un intervento/saluto da parte del Segretario Generale della UIL, Carmelo Barbagallo, che ha voluto onorare il Coordinamento con la sua presenza. Il numero uno della UIL ha voluto  fortemente sottolineare il messaggio politico che sta alla base della scelta di svolgere le celebrazioni della festa dei lavoratori in Sicilia, a Pozzallo. "un 1° maggio all'insegna della  solidarietà, ha affermato Barbagallo. Una scelta fortemente voluta da noi perché la democrazia si espleta con l'istruzione, la solidarietà, l'accoglienza e non  con la forza o con la violenza, non certo con i carri armati!". Dopo aver ricordato le responsabilità dell'Europa e dell'Italia nella ricerca di soluzioni al dramma dei profughi nel Mediterraneo, l'oratore ha ricordato che il nostro Paese ha è avrà ancor di più nel futuro bisogno degli immigrati: "la demografia non ci è favorevole – ha detto il segretario UIL – e senza gli immigrati rischiamo un inevitabile declino". Il segretario UIL ha rilevato come il "nostro futuro"  sia quello di "una società  multiculturale, a cominciare proprio dalle nascite di bambini di origine straniera che oggi registrano  un tasso superiore a quello dei figli degli italiani". Barbagallo ha auspicato che, sulla scia del giubileo cattolico proposto da Papa Francesco,   si promuova quest'anno anche un "giubileo  legato al lavoro e rivolto a tutti i lavoratori ed ai rifugiati politici". Quindi nel rispetto di tutte le religioni, unitamente ad una politica europea che faciliti senza "furbizie istituzionali" o "spontaneismi  degli amministratori": un reale cambio di rotta europeo.

Il Segretario ha concluso con un riferimento alle osservazioni pubbliche del premier  Renzi, condividendo l'idea  che la soluzione del problema sbarchi possa avvenire solo in Africa, aggiungendo però che "questo sarà possibile non con interventi armati, ma solo aumentando la cooperazione con questi Paesi".

Giuseppe Casucci in qualità di Coordinatore nazionale UIL del Dipartimento politiche migratorie,   ha illustrato ampiamente "quello che accade in Africa e nel Medio Oriente; i suoi effetti in termini di fattori di spinta all'emigrazione più o meno spontanea di milioni di persone, sta producendo, ha detto l'oratore  un forte cambiamento nella natura dei flussi migratori che si dirigono verso l'Italia e l'Europa". Parliamo di persone che scappano da guerre e persecuzioni e che dunque l'Europa ha l'obbligo di accogliere, anche se lo fa a volte di malavoglia o evita di prendere le decisioni che la stessa legislazione internazionale imporrebbero, secondo Casucci. "A questo elemento di spinta migratoria, fa da contrappunto un fattore contrario provocato in Italia dalla crisi economica. Negli ultimi 5 anni 700 mila italiani e 400 mila stranieri hanno lasciato il nostro Paese, per cercare all'estero il proprio futuro.

"L'Italia non attrae più come scelta di lavoro e di vita, ha continuato l'oratore, ma solo come Paese di transito di una folla crescente di esseri umani in fuga dalla guerra, dalle persecuzioni e dalle discriminazioni: dunque potenziali richiedenti asilo o protezione internazionale". "Sul fronte occupazionale,  ha affermato  l'oratore, chiederemo  di investire in politiche attive ed aiutare i lavoratori stranieri che perdono il lavoro a non dover lasciare l'Italia o finire in mano ai caporali. Si potrebbe intanto allungare a due anni la durata del permesso di soggiorno per ricerca di occupazione, a condizione però che si investa in riqualificazione professionale ed aiuto alla ricollocazione lavorativa". E' questa una rivendicazione che presenteremo a breve al Governo.

Il Coordinatore UIL, che è anche vicepresidente del Consiglio italiano per i rifugiati, ha aggiunto che – come organizzazione sindacale abbiamo più volte detto: "bisogna dare ai profughi la possibilità di rivolgersi agli Stati e non agli scafisti. Quella a cui assistiamo è una situazione indirettamente prodotta dal Regolamento di Dublino.  Questa orribile situazione ha prodotto 3500 morti nel 2014. 23 mila vittime dall'anno 2000 ad oggi e quasi 2000 vittime da inizio 2015". Sul fronte umanitario,   ha detto l'oratore, chiederemo, non solo di rafforzare Triton (dando maggiori mezzi per realizzare le proprie attività), ma soprattutto di cambiare la natura della "mission" dell'operazione di Frontex: non semplice pattugliamento delle coste, ma ricerca e salvataggio di profughi in difficoltà.    Nel contempo bisogna sollecitare un'azione europea direttamente in Africa, contrastando i trafficanti e dando la possibilità ai richiedenti asilo, attraverso una moratoria di Dublino III".

Alberto Sera- consigliere delegato Ital–UIL ha voluto offrire all'uditorio uno spaccato  dei legami che arricchiscono umanamente sia il patronato che gli immigrati promuovendo integrazione, aiutando quest'ultimi a districarsi nel labirinto della nostra burocrazia. "Obiettivo dell'ITAL sono 70mila permessi di soggiorno – ha promesso Sera -  contro le discriminazioni, con l'obiettivo di memorizzare la "convenienza dell'immigrazione" per sgombrare il campo da  equivoci comuni e  "concentrarsi su verità scomode." L'oratore ha ribadito la necessità di rivendicare diritti perché "c'è una discriminazione normativa oltre che sociale". E' necessario promuovere la partecipazione diretta alla nostra vita pubblica degli immigrati, per condizionare positivamente la Politica ed esprimere una scelta elettorale, un diritto che è anche degli stranieri che vivono e risiedono in Italia da lungo tempo, lavorano e pagano le tasse. Simbolico, secondo Sera, il contributo della comunità senegalese ad EXPO, i cui esponenti hanno ha deciso di piantare in Senegal  un frutteto di un milione  di piante entro l'anno! Significativa la frase con la quale l'oratore ha concluso la sua relazione" sulle rotte del dolore ho scoperto il coraggio di chi cerca un'altra vita..Il nostro futuro dipenderà dal coraggio con cui affrontare migrazioni, terrorismo, fame, guerre di religione".

Particolarmente interessante  è stato il contributo di ospiti come il Direttore per l'Immigrazione del Ministero del Lavoro, Natale Forlani che ha aperto il suo intervento  sottolineando la "spinta interlocutoria positiva" svolta dalla UIL in generale e dal Dipartimento Politiche Migratorie in particolare.

Forlani ha invitato a non parlare più di immigrazione ma di migrazioni! Soprattutto in riferimento agli effetti economici e sociali che stanno cambiando lo scenario internazionale per quanto riguarda la mobilità sud/sud ad esempio o nord/nord, finalizzate ad una maggiore competitività e libera circolazione in Europa. Libero mercato, nonostante le differenze legate ai diversi paesi europei. Differenze arricchenti dove i futuri dirigenti si formano grazie appunto alle diversità. "Poi registriamo migrazioni economiche  che fanno riferimento  a paesi leader come la Cina o l'India, con grandi contraddizioni  interne". Ci sono, secondo Forlani, ben 42 aree di guerra  che coincidono  con le spinte migratorie verso i paesi europei". Per quanto riguarda l'emergenza profughi, ha rilevato l'oratore, siamo di fronte a comportamenti e "improvvisazioni" delle autorità europee  che hanno dato origine a pericolose situazioni, che rendono molto difficoltoso un intervento attivo nel Mediterraneo. Un quadro d'azione che ha visto l'Europa assente dalle operazioni di soccorso delle barche in difficoltà.

Secondo il dirigente del Ministero del Lavoro "è necessario quindi un aggiornamento strategico e nuovo, non legato alla distribuzione dei migranti in Europa ma alla possibile politica da adottare".

"Il problema del Mediterraneo – ha detto Forlani – non si risolve con le normali politiche di immigrazione. Serve una strategia differente, capace di intervenire direttamente nei campi profughi in Africa. In caso contrario si rischia di consegnare migliaia di persone nelle mani dei trafficanti".

Per quanto riguarda la situazione migratoria interna, il direttore per l'immigrazione del Ministero del Lavoro ha ribadito come sia finita l'era dei decreti flussi. E questo a causa del fatto che la domanda di lavoro è superiore all'offerta. I 5 milioni di stranieri residenti nel nostro Paese, comunque, dimostrano un grado di mobilità superiore a quello degli italiani. Non a caso il 20 % delle nuove assunzioni vanno a persone non nate in Italia. Forlani ha anche fatto notare come sia in aumento, tra gli stranieri, la fruizione di misure di sostegno al reddito , di cui la metà vanno ai neocomunitari. Esempi questi di migrazione globale che si inserisce meglio degli altri nella modernità del fenomeno. Nel 1998, ha affermato Forlani,  tutti entravano con  le quote ..oggi si muovono tutti senza quote! Un processo di mobilità in casa  ovvero una "libera circolazione opportunistica" fatta da un 50% di comunitari. "L'analisi dei processi in atto in Italia ci mostra uno scenario che vedrà nei prossimi anni una migrazione che rischia di continuare ad essere dequalificata, ha affermato  Forlani: "un processo che vedrà una diminuzione diversificata di  stranieri extracomunitari  con una incidenza negativa, pari al 25%,   di alcuni cittadini provenienti ad esempio da Marocco o Bangladesh. Tutto questo,  a differenza  di altre etnie come i filippini che registreranno una disoccupazione del solo 5%".

Il Presidente del CIR , Roberto Zaccaria, ha rilevato sul caso Mediterraneo: "più che sfida si tratta di tragedia che necessita una risposta". Non ci sono statistiche attendibili sul numero dei morti, ha osservato l'oratore, anche se si paventa per il 2015 l'arrivo di 250 mila persone via mare e che le domande d'asilo possano toccare quota 120 mila.

Questo rende inadeguato il sistema di accoglienza attualmente offerto dalle autorità, pur a fronte dell'aumento dei posti disponibili nei centri, ed il raddoppio a 40 delle commissioni preposte all'esame delle domande d'asilo. Zaccaria ha ripercorso nel suo intervento  le difficoltà italiane ed europee nella gestione di una emergenza epocale  alla quale si era riusciti, in buona parte, a dare rimedio durante l'impegno con l'operazione "Mare nostrum". "Un successo legato al salvataggio in  mare, garantito dalle nostre forze migliori, ha affermato  il presidente del Cir, oggi svilito dall'operazione di Frontex denominata Triton, che si limita al pattugliamento delle coste. Un intervento dunque, gravemente inadeguato  sia per l'insufficienza dei mezzi  che per la mission. Per Zaccaria è necessario "ritornare ad una missione con forte carattere umanitario, e  rivedere i 10 punti  del Consiglio d'Europa, che mostrano una pericolosa inadeguatezza". Pericolosa ed improduttiva per l'oratore è anche la guerra dichiarata agli scafisti. Le implicazioni a monte, determinerebbero gravi problemi alla nostra comunità internazionale. La "saga di Dublino", così la definisce Zaccaria,  coincide con il sistema egoistico e limitante dell'Europa. Bisogna riconoscere la libera circolazione delle persone, dei rifugiati in Europa e non solo quella delle merci, offrendo successivamente i diritti di cittadinanza. "Cosa offriamo noi oggi ai  5milioni e mezzo di stranieri ormai stabili?", si è chiesto il rappresentante del CIR. Una "legge sulle libertà religiose" è un altro passo inevitabile soprattutto se si pensa che l'unica  nostra legge risale agli anni del periodo fascista. Trattando il tema dell'informazione, il Presidente del CIR ha chiuso il suo stimolante intervento,  con l'invito a coniugare valori quali: accoglienza, solidarietà integrazione e diritti.

Il contributo autorevole di Luca Visentini, Segretario Confederale CES e candidato unico alla Segreteria Generale della Confederazione Europea dei Sindacati,  ha riportato   la posizione della Confederazione europea dei sindacati, denunciando  come l'emergenza migratoria planetaria   oggi registri  troppe morti. Continue e costanti dopo la fine dell'operazione Mare nostrum! Triton ha solo il compito di pattugliare le coste entro 30 miglia di acque territoriali: una mission che non contempla operazioni di search and rescue, e che quindi non è in grado di evitare tragedie anche di grandi dimensioni. Il delegare a navi mercantili  (dunque non professionalmente preparate) a soccorrere naufragi provoca inevitabilmente altre morti. Per quanto riguarda i 10 punti contenuti nel recente documento del Consiglio d'Europa, Visentini ha concesso che alcuni di loro vanno nella direzione espressa dalla CES. "Nel contempo, comunque, la strategia appare emergenziale ed inadeguata a far fronte ad un fenomeno dalle dimensioni sempre più esorbitanti. Per l'oratore " è quindi indispensabile ripristinare le azioni di search and rescue della nostra Marina. Lotta al traffico attraverso l'intelligence dei diversi paesi. Promuovere corridoi umanitari con la gestione  di centri di accoglienza  supportati dai paesi di provenienza. Ugualmente  dicasi per la redistribuzione, accoglienza, integrazione. Il tutto implica la revisione del Regolamento di Dublino III, prevedendo una assunzione di responsabilità congiunta tra i 28 Stati Membri dell'Unione, anche per quanto riguarda l'accoglienza dei richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria. Anche per il dirigente sindacale CES "l'emigrazione economica ha lasciato il posto ai flussi di natura umanitaria, provocando tensioni,   acuite dalla crisi economica   e generando ulteriori problemi fra autoctoni e stranieri.  L'unico modo per  dare una risposta concreta a queste tensioni è quello di eliminare le discriminazioni promuovendo parità di trattamento lavorativo. I processi di integrazione, ha affermato l'oratore, riguardano sia la migrazione economica che quella umanitaria e la cittadinanza  ne rappresenta il suo cardine. Visentini ha concluso il suo intervento proponendo di intensificare la rete europea di solidarietà, al fine di rendere integrante il ruolo dei lavoratori migranti.

Il neo Presidente di Idos Ugo Melchionda  ha offerto ai partecipanti il dibattito un quadro di lettura particolare della situazione interna: a partire  dal blocco dei flussi di ingresso per lavoro (ormai in atto dal 2010),  fino alla  (cattiva) gestione  dei processi di integrazione che, dopo aver rifiutato i diversi modelli europei,  si trova a registrare una "segmentazione etnica  del mercato del lavoro". I filippini nelle famiglie, gli albanesi nell'edilizia, gli indiani nell'agricoltura ecc.  "Meccanismi di canalizzazione etnica anche nelle scuole, ha affermato l'oratore, dove si registrano   situazioni paternalistiche che condizionano la scelta del percorso di studi di molti ragazzi di origine straniera che vengono indirizzati verso istituti tecnici o professionali". Melchionda ha definito i nuovi flussi migratori internazionali "di natura mista", dove a chi fugge dalle guerre, si aggiungono migranti economici ed ambientali, a causa della crescete desertificazione dell'Africa ed alla conseguente mancanza di cibo. Idos invita alla creazione di un coordinamento europeo per favorire corridoi umanitari, anche escludendo paesi come la Libia. "A questo andrebbe aggiunta la disponibilità di un permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari, che potrebbe essere anche una soluzione capace di superare Dublino III, oggi insostenibile", ha aggiunto Melchionda. I nostri 15 mila posti di accoglienza in strutture temporanee sono anche sempre meno adeguate.  Si tratta comunque  di proposte emergenziali.

Il Presidente IDOS ha chiuso il suo contributo ricordando l'esistenza di 130mila imprenditori immigrati  che fungono da "cerniera di co-sviluppo del Mediterraneo":  "perché, ha chiesto l'oratore non usarli come parte attiva delle politiche strutturali?

Prima delle conclusioni di Guglielmo Loy,  è intervenuto nel dibattito  Michele Berti, responsabile immigrazione Friuli Venezia Giulia, che ha chiesto il ripristino di un sistema legale di ingresso in Italia per lavoro, attraverso il decreto flussi annuale, da anni sospeso da parte del Ministero del Lavoro. Questo secondo Berti, in quanto – in assenza di canali di ingresso legale per lavoro – l'alternativa sono i barconi, i trafficanti e le tragedie in mare.

Pouye Babakar in rappresentanza ufficio  immigrati della UIL Ravenna  ricorda come il depauperamento delle risorse in Africa ha generato la spinta migratoria e come, ancora oggi,  non si faccia niente per  aiutare  gli africani nel proprio Paese.  Interessante lo spaccato offerto al dibattito da parte di Massimo Trinci, in rappresentanza della Feneal che ha portato un esempio concreto di  risposta ai fenomeni di grave sfruttamento in ambito lavorativo. La Feneal ha promosso in Katar la costruzione di uno stadio coinvolgendo molti  lavoratori autoctoni  sconfiggendo  in parte la schiavitù che aveva registrato 1200 morti sul lavoro.

Guglielmo Loy, a chiusura del dibattito, ha rilevato come i cambiamenti in atto nel quadro del mercato del lavoro, anche quello etnico, vadano messi in conto della nostra riflessione, considerando che il sindacato ha al centro della propria azione il benessere delle persone. Per Loy la mobilità è l'aspetto eclatante dell'era della globalizzazione. La mobilità delle persone, resa più facile dalla mondializzazione delle informazioni, e che sta alla base della comprensione dei mutamenti in corso e che deve essere considerata  - assieme al processo demografico – nel nuovo quadro di lettura del fenomeno migratorio. "Di fronte a fenomeni di esodo epocale, quali quelli a cui siamo di fronte in Africa, determinati da guerre e carestie, ma anche da altri fenomeni di carattere ambientale – secondo Loy -  non si può pensare di affrontare la situazione semplicemente minacciando di affondare i barconi o con il blocco navale. "Non si governa così un fenomeno di queste dimensioni", ha detto l'oratore: "noi dobbiamo difenderci dagli scafisti, non dai profughi. Inoltre il nostro dovere è anche la salvaguardia dei diritti umani fondamentali".

Loy ha poi fatto riferimento all'intervento del segretario generale Barbagallo ed agli effetti che la demografia rischia di avere sulla nostra economia. "Un effetto a clessidra, che vedrà progressivamente diminuire il numero dei lavoratori, mentre aumentano anziani e giovani disoccupati". Per questo avremo bisogno anche in futuro degli stranieri.  "Certo – per Loy - dobbiamo contemperare le tutele possibili delle persone con gli aspetti di compatibilità economica. Un modo di farlo sarebbe quello di combattere più efficacemente l'economia sommersa che degrada il lavoro delle persone con il dumping sociale, e priva lo Stato di preziose risorse indispensabili per investire in lavoro. "Dobbiamo impedire – ha detto Loy – che migliaia di immigrati che perdono il lavoro finiscano nel buco senza uscita del lavoro nero. Per questo anche chiediamo al Governo di aumentare la durata del permesso per ricerca di occupazione e, nel contempo, di investire in politiche attive del lavoro". Va valorizzato adeguatamente il lavoro immigrato che produce dal 9 al 10% del nostro Pil e va garantita la parità dei diritti e delle tutele per tutti i lavoratori, italiani e non. Un valore etico, certamente, ma anche una importante convenienza per il mondo che rappresentiamo. Per quanto riguarda la situazione sociale, Loy ha rilevato come la disoccupazione aumenti in modo intollerabile il tasso di povertà e come sia sbagliato usare le poche risorse disponibili non sulla crescita, ma sugli effetti della decrescita.

Una situazione da cui stentiamo ad uscire, ha concluso l'oratore: "per questo la UIL considera poco consigliabile in questa fase l'apertura di nuovi flussi d'ingresso per motivi di lavoro; misura che finirebbe solo per acuire i conflitti tra i lavoratori italiani ed immigrati e tra gli stessi  stranieri. In mancanza di lavoro, inoltre, ci sarebbe un mercato illegale di  permessi e non certo incontro reale di domanda ed offerta di lavoro".

I lavori del Coordinamento nazionale immigrati

Alcune ore del pomeriggio sono state dedicate ad un confronto e dibattito interno sulle proposte ed attività del Coordinamento immigrati da poco rinnovato nella sua composizione.

E' stato chiesto a Michele Berti (resp.le Immigrazione Friuli Venezia Giulia), di fare una breve introduzione a bilancio delle attività svolte e soprattutto sulle prospettive future.

"Più che fare un bilancio, ha detto l'oratore iniziando, bisogna guardare al futuro e sviluppare le idee che noi vogliamo siano raccolte e valorizzate dalla nostra Organizzazione". L'Italia non ha e non ha mai avuto una vera politica di governo del fenomeno migratorio – ha sostenuto Berti: "compito della UIL è anche quello di sollecitare l'Esecutivo ad attuare quelle misure correttive che la nostra esperienza ci insegna essere necessarie ed urgenti".

Ritornando sulla necessità di canali legali d'ingresso per lavoro in Italia, Berti sostiene che non è giusta l'equazione: crisi = meno lavoro. Almeno non sempre. Ci sono 500 mila posti di lavoro per i quali le imprese non trovano adeguati lavoratori. Questo ci dice che forse sarebbero utili quote d'ingresso per alcuni segmenti del mercato.

Dopo aver ringraziato la presenta al Coordinamento del Segretario Generale e del Segretario organizzativo, l'oratore ha richiesto di avviare un censimento degli iscritti  di origine straniera: "già una distinzione tra comunitari e non, ci aiuterebbe ad avere un quadro più chiaro delle presenze e ad adeguare maggiormente le nostre proposte in materia migratoria". Berti ha anche rilevato come il delegare parte delle attività degli sportelli sindacali all'Ital è cosa buona ma non sempre sufficiente: "si rischia cioè di cancellare il prezioso rapporto che si era creato da tempo tra sportelli UIL immigrazione e questure".

Per quanto riguarda il coordinamento, si è rilevata la necessità di approfondire meglio alcuni aspetti già trattati gli scorsi anni:

-      Adeguata formazione dei nostri quadri;

-      creazione di un gruppo legale a sostegno di cause importanti e (nel caso) class action;

-      maggiore coinvolgimento di tutte le categorie nel lavoro del coordinamento;

-      realizzazione di un'assemblea nazionale degli iscritti UIL di origine straniera.

-      Maggiore spazio dei quadri stranieri nella carriera interna all'Organizzazione;

-      Adeguato spazio alle donne straniere.

Leopoldo Saracino (resp.le immigrazione UIL Puglia),  ha chiesto di far valere il mandato di rappresentanza per tutte le pratiche inerenti le tematiche riguardanti lo status del migrante (permessi di lavoro, ricongiungimenti familiari ecc). Il nostro ITAL, ha affermato l'oratore, si  autofinanzia  grazie all'afflusso di lavoratori migranti, proprio  con il loro passaparola. Soprattutto grazie al numeroso afflusso di donne straniere che  in Puglia rappresentano le "vestali dell'integrazione".

Il responsabile  immigrati di Prato, Qamil Zejnati,  ha posto l'accento sul fatto che il blocco dei flussi di migranti regolari non fa che incentivare  l'immigrazione verso l'Italia  via mare! Qamil ha anche chiesto il ripristino dello figura dello "sponsor" (presente nella legge Turco – Napolitano), che ha definito "una buona pratica utile alla causa". Mentre in merito alla cittadinanza l'oratore ha aggiunto: "il problema non rigaurda tanto i tempi che bisogna attendere prima di presentare la richiesta, ma soprattutto i tempi di attesa eterni dopo l'invio della domanda". Zejnati ha chiesto, infine, un giorno del Patronato dedicato alle pratiche legate alla questura ed il supporto dei rapporti istituzionali a livello territoriale, anche attraverso il coordinamento stesso.

La segretaria  generale della UIL dell'Emilia Romagna, Giuseppina Morolli, ha auspicato che il Coordinamento diventi un luogo dove poter concretizzare le idee da attuare poi con le diverse strutture Ital .

Il responsabile  della UIL immigrati Toscana,  Giorgio Colombo, ha auspicato un maggior coinvolgimento  dei lavoratori di origine straniera nelle proprie strutture, quali mediatori culturali con le esigenze delle proprie comunità. Ha poi informato l'uditorio di un progetto locale legato all'assistenza psicologica, rivolto ai migranti ed alle seconde generazioni al fine di facilitare il processo legato all'integrazione.

Claudio Comencini, della UIL immigrati di Brescia ha informato sull'attività del sindacato  che a livello territoriale  vede un coordinamento unitario ( CGIL, CISL e UIL, Acli, Caritas ecc)  operare per rendere omogenee l'invio delle pratiche sia in questura che in prefettura. C'è poi il caso dell'eccesso di domande di regolarizzazione del 2012 bocciate a Brescia, tematica posta al prefetto Morcone al Viminale.

Anche il segretario della categoria dei Trasportidi Bolzano Artan Mullaymeri,  ha illustrato i casi di buone prassi  legate  alle pratiche  ITAL che vantano essere al primo posto in Italia e ha posto l'accento sul ripristino degli ingressi legali nel nostro Paese.

Maura Tabacco, in rappresentanza dell' ITAL/UIL nazionale ha descritto  i due tipi di attività erogate dall'ITAL a livello nazionale: una istituzionale, legata ai protocolli istituzionali  sottoscritti con il Ministero dell'Interno; ed un'altra "sociale", legata alla presenza delle attività progettuali sui singoli territori. L'oratrice ha proposto, altresì l'incentivazione di azioni di implementazione in merito a problematiche quali la cittadinanza.  Una incentivazione che in parte si attua anche grazie al lavoro degli operatori  ITAL del Servizio Civile. Tabacco ha proposto, infine, un gruppo di lavoro del Coordinamento più flessibile, in grado di promuovere un  adeguato confronto  fra  i partecipanti dell'ITAL e della UIL.

Maurizio Suru, responsabile ITAL di Lazio ed Umbria, ha chiuso il dibattito tra i membri del coordinamento,  con un quadro panoramico delle   diverse iniziative a supporto delle attività promosse dal Patronato. Anche lui  ha sottolineato la necessità  del ripristino della programmazione dei flussi regolari. Avanzando una disamina dei punti proposti dalla Commissione Europea, ha ribadito  che "il nostro ruolo è quello di incentivare  la crescita  di una politica migratoria da parte dell'a UIL e dell'ITAL attraverso azioni legate alla nostra mission".

Gluglielmo Loy a chiusura dell'intensa  giornata di lavori, che ha registrato un'ampia discussione a livello istituzionale prima e sindacale dopo,  ha auspicato l'incentivazione e la promozione ulteriore di iniziative e buone prassi unitarie promosse dalle singole categorie e dal Patronato.

"Bisogna lavorare per creare un rapporto più proficuo con le categorie – ha detto – con la valorizzazione di apposite figure professionali dedicate al tema migratorio. Questo può avvenire anche attraverso la collaborazione UIL e Ital in campo formativo, attraverso moduli specifici".

Per quanto riguarda gli strumenti organizzativi del coordinamento, Loy si è detto dubbioso sull'ipotesi di creare un'associazione UIL dedicata ai migranti (ne esistono alcune a livello locale).

Il segretario, ha sollecitato un ulteriore dialogo con le "persone" che si rivolgono al Sindacato ed al Patronato, al fine di incentivarne i rapporti. Si è detto infine d'accordo con l'idea dell'utilizzo, da parte del coordinamento, di una rete "intranet" appositamente creata, al fine di facilitare il coinvolgimento  di tutti i membri territoriali,  con il supporto di un legale, in grado di supportare le diverse ed eventuale problematiche.

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"Se mi riconosci mi rispetti"

Una legge di iniziativa popolare per il riconoscimento di Rom e Sinti, quale minoranza linguistica

Parte l'8 aprile la campagna di raccolta firme, promossa da decine di associazioni. L'adesione della UIL

(di Beppe Casucci)

Parte domani, 8 aprile 2015, la campagna "se mi riconosci mi rispetti", che ha come obiettivo la raccolta di almeno 50 mila firme valide per la presentazione in Parlamento di una legge di iniziativa popolare di riconoscimento del popolo Romanì, quale minoranza linguistica.   Obiettivo di questa campagna è quello di realizzare gli articoli 3 e 6 della Costituzione che prevedono l'eguaglianza davanti alla legge e la tutela di tutte le minoranze linguistiche con apposite norme; contrastare discriminazione e pregiudizio che sono causa della scarsa integrazione nella società e della marginalizzazione sociale ed economica anche per il mancato riconoscimento dello status di minoranza; infine tutelare il patrimonio linguistico-culturale con istituti analoghi a quelli previsti dalla legge n. 482/1999 per tutte le altre minoranze (diritto allo studio e all'insegnamento della lingua, diffusione della cultura e delle tradizioni storico-letterarie). La partenza della campagna avverrà appunto l'8 aprile alle ore 12.00 con conferenze stampa in alcune città, tra cui Roma, Torino, Pavia, Milano, Mantova, Venezia, Reggio Emilia, Prato, Campobasso e Napoli. Banchetti per la raccolta delle firme verranno allestiti nelle principali città italiane, come anche mostre fotografiche, opuscoli manifesti e spot pubblicitari. La campagna è sostenuta da decine di associazioni ed organizzazioni della società civile.   La UIL è a favore di una legge che riconosca Rom e Sinti come minoranza linguistica.  Per questo motivo abbiamo partecipato alla formazione del comitato promotore e in questo senso, negli ultimi anni abbiamo avviato campagne contro le discriminazioni del popolo Romanì ed appoggiato le ripetute prese di posizione di UNAR e della Commissione Diritti Umani del Senato. Pensiamo dunque che la legge 482/1999 vada modificata in questo senso, allargando il riconoscimento ad una popolazione che conta in Italia almeno 170 mila persone, in gran parte presenti da secoli, ma non ancora completamente integrati nella vita sociale. Siamo convinti che un riconoscimento aiuterebbe anche Rom e Sinti a progredire sulla strada dell'inclusione.

Siamo anche favorevoli ad un approccio integrato al problema di inclusione dei Rom e dei Sinti, nella direzione auspicata dall'Unione Europea e proposta da UNAR. In questo senso consideriamo necessario  un rapido superamento dei campi Rom assieme ad una politica di integrazione socio lavorativa di queste popolazioni, al fine di mettere fine ad ogni forma di discriminazione e razzismo. La UIL dunque sostiene l'iniziativa e si augura che la raccolta delle firme che comincerà in aprile abbia pieno successo. E' un compito difficile, ma siamo convinti che una campagna di sensibilizzazione su questo terreno è comunque utile anche al fine di contrastare  brutti stereotipi e la cattiva informazione che circola troppo stesso ai danni della popolazione Romanì.

Pur non partecipando alla raccolta delle firme come Organizzazione, auspichiamo che quadri ed iscritti della UIL appoggino attivamente l'iniziativa, sia pure sul piano personale.

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A seguire e in allegato il resoconto dell'incontro avuto al Ministero del lavoro sulle seguenti tematiche:

a) Decreto flussi lavoratori stagionali non comunitari 2015;

b) Bilancio procedura di emersione 2012;

c) Rifugiati

 

Roma, 4 febbraio 2015 – Si è tenuto nella mattinata di ieri un incontro al Ministero del Lavoro che aveva all'ordine del giorno la programmazione dei flussi d'ingresso dei lavoratori non comunitari stagionali per l'anno in corso. La riunione è stata anche l'occasione per fare il bilancio della procedura di emersione del 2012 e per parlare di politiche attive del lavoro a favore dei circa 60 mila profughi attualmente ospitati nel sistema italiano di accoglienza.

L'incontro – che ha visto la partecipazione di Cgil, Cisl, Uil ed UGL - è stato convocato da Natale Forlani, Direttore generale per l'immigrazione del Ministero di Via Flavia, con la presenza del prefetto Daniela Parisi per il Dipartimento Libertà Civili ed Immigrazione del Viminale ed altri funzionari.  Per parte sindacale erano presenti, tra gli altri, Sally Kane (Cgil), Liliana Ocmin (Cisl), Giuseppe Casucci (Uil). Una simile riunione verrà a breve convocata tra Ministero e parti datoriali.

Decreto flussi d'ingresso 2015 per lavoratori stagionali provenienti da Paesi Terzi.  Il primo tema è stato preceduto dal bilancio (tutt'altro che lusinghiero) del decreto flussi stagionali 2014. L'anno scorso sono state distribuite alle regioni circa 15 mila quote d'ingresso (di cui 908 per permessi pluriennali). Tra il 9 aprile 2014 e la data del 26 gennaio scorso, sono state presentate ben 31.968 domande, la stragrande maggioranza delle quali è stata valutata negativamente dalle Direzioni Territoriali del Lavoro che hanno rilasciato 9.220 pareri favorevoli. Ancor meno i nulla osta rilasciati degli sportelli unici per l'immigrazione (8.847). I contratti di soggiorno effettivamente sottoscritti sono risultati - a fine gennaio 2015 -  solo 5.422. Secondo Natale Forlani questo enorme scostamento tra domande presentate, quote assegnate e contratti veri di lavoro è "dovuto al fatto che in grande parte si trattava di un mercato dei permessi, invece che di posti di lavoro veri", permessi si presume pagati a peso d'oro ad affaristi senza scrupoli. Nell'analisi di dettaglio, è risultato che le aree in cui lo scostamento risulta più forte, siano quelle di Latina, Napoli, Roma, Salerno e Foggia. Si registra un rapporto - tra domande e quote assegnate - superiore a 9 volte in Campania; 6 volte in Sicilia; 4 volte nel Lazio, Puglia e Lombardia. Aree invece virtuose sono le provincie autonome di Trento e Bolzano, Valle D'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Piemonte. Ancora: le comunità che registrano la più bassa trasformazione dei permessi di soggiorno rispetto ai nulla osta sono quella egiziana, cingalese, tunisina e del Kosovo. Sono anche pervenute 1.180 domande passate con il silenzio – assenso (lavoratori che hanno lavorato l'anno precedente), mentre sono stati concessi altri 120 permessi di lavoro pluriennale.

Secondo il Ministero, il lavoro stagionale è ormai coperto al 60% da cittadini provenienti da altri Paesi europei, o da stranieri già presenti in Italia. Da qui la proposta di Forlani di ridurre il prossimo decreto flussi stagionali a sole 10 – 11 mila quote. Da privilegiare chi ha già lavorato, ed escludendo datori rivelatisi inaffidabili o peggio.

Nel corso del dibattito che ne è seguito si è concordato con le scelte del Ministero del Lavoro, e si è sottolineata la necessità di combattere più efficacemente, sia il caporalato, sia il mercato clandestino dei permessi, che colpisce gli stranieri più deboli con false promesse in cambio di alte somme di denaro.

E' stato fatto notare dal rappresentante UIL che alla base del sostanziale flop della direttiva 52 e della legge contro il caporalato, c'è il non completo rispetto della direttiva in fase di ratifica. Su due principali aspetti: la possibilità che i sindacati o le associazioni possano rappresentare il migrante in nero che denuncia condizioni di sfruttamento e il rischio per lo stesso migrante di essere espulso alla fine dell'iter giudiziario contro il proprio datore di lavoro. Inoltre, specie nelle regioni del Sud Italia, il caporale ha mano libera nell'intermediazione della manodopera – a fronte dell'assenza di un ruolo da parte delle agenzie di impiego legali – e non viene denunciato dalle vittime anche per paura di rappresaglie.

Procedura di emersione 2012 - Quadro meno negativo sul fronte della regolarizzazione di 3 anni fa. La procedura di emersione da una condizione di irregolarità venne introdotta con la legge 109 del 2012, in applicazione della   direttiva 2009/52/UE. La legge imponeva una serie di limitazioni alla richiesta di emersione (tra cui la prova di presenza in Italia al 31/12/2011, alti costi in termini di versamenti all'INPS e reddito del datore di lavoro). Il bilancio della procedura comunque appare nel complesso  positivo. Delle 134 mila domande presentate, circa il 90% sé stato "lavorato" dagli sportelli unici. Ad oggi sono stati sottoscritti 104.594 contratti di soggiorno da parte dei datori di lavoro. Un buon risultato che compensa lungaggini durate fino a due anni e mezzo.

Non è dato di sapere, comunque, quanti contratti siano davvero durati nel tempo dopo la sottoscrizione e rimane il forte sospetto che (anche in questa regolarizzazione) abbia vinto il mercato dei permessi, piuttosto di quello che regola l'incontro effettivo tra datore di lavoro e manodopera.

Rifugiati

Ultimo punto dell'incontro, riguardava i circa 60 mila richiedenti asilo ospitati dalle strutture italiane di accoglienza (su oltre 150 mila arrivi) e la necessità di prevedere per queste persone percorsi reali d'integrazione. La proposta del Governo sarebbe quella di concentrare i vari fondi europei in materia di rifugiati (Fami, Pon e Por) per utilizzarli in bandi capaci di stimolare politiche attive del lavoro, con particolare predilezione alla necessità di  creare progetti individuali di avvio al lavoro, attraverso un intervento organico di orientamento, formazione e sensibilizzazione del sistema delle imprese. Possibili anche progetti di auto impresa. Una proposta che le parti sociali hanno definito "positiva ed interessante".

In particolare la UIL ha fatto notare che politiche attive di avvio al lavoro – per i rifugiati come per gli stranieri senza lavoro in Italia – sono assolutamente necessarie anche per non vanificare l'allungamento ottenuto sui permessi per ricerca di occupazione (oggi di durata di 12 mesi). Per quanto riguarda i rifugiati è necessario un percorse reale di integrazione, vista l'impossibilità per loro di ritornare in Patria. "Bisogna però evitare – ha detto Casucci – che queste misure vengano percepite dall'opinione pubblica come percorsi preferenziali ai danni dei senza lavoro italiani". "Infatti – ha concluso l'oratore – sono urgenti politiche attive di avvio al lavoro e creazione d'impresa per tutti, visto che le politiche passive durano da troppo tempo e non danno prospettive per il futuro".

Il direttore Forlani ha assicurato che la realizzazione di questo progetto vedrà il coinvolgimento di tutte le parti sociali, fin dalla fase di progettazione. E che politiche attive per creazione di lavoro riguarderanno tutti, indipendentemente dalla nazionalità. E' comunque necessario promuovere un'iniziativa per i richiedenti asilo, visto che esistono fondi europei a loro dedicati.

Altra iniziativa dovrà riguardare il contrasto al lavoro sommerso in alcune regioni. Secondo il direttore per l'immigrazione – il Governo starebbe valutando la necessità di correggere la legge 109/2012, permettendo ai sindacati di rappresentare il lavoratore irregolare che denuncia condizioni di sfruttamento.

 

Dipartimento Politiche Migratorie UIL

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18 Dicembre 2014: proseguire l'azione umanitaria per salvare migranti e profughi nel Mar Mediterraneo.

Comunicato Stampa

In occasione della giornata internazionale dei migranti, I sindacati chiedono di proseguire l'azione umanitaria per salvare i migranti nel Mar Mediterraneo.

Il governo italiano ha annunciato che porrà fine al programma di ricerca e soccorso chiamato 'Mare Nostrum', in assenza del sostegno da parte dell'UE e di altri
Stati membri. L'operazione viene 'sostituita' dal programma dell'Agenzia Frontex dell'UE 'Triton', che si occupa principalmente di controllo delle frontiere.

'Mare Nostrum' ha soccorso oltre 100.000 migranti in mare. Il Segretario Confederale CES Luca Visentini ha commentato: "Frontex sostiene che salvare vite umane è una priorità, ma che non ha un mandato per la ricerca e soccorso".  "Quindi – ha continuato Visentini - la situazione è meno che chiara."

«Ciò che è chiaro è che l'Unione europea ha il dovere umanitario di salvare la vita di esseri umani disperati che rischiano tutto per entrare nella UE, al fine di
sfuggire alla guerra ed alla povertà."

Il dirigente CES ha aggiunto: "Ora c'è la possibilità di riconsiderare le norme comunitarie che sono richieste ai profughi per  chiedere asilo nel Paese in cui arrivano. Dato l'enorme numero di persone che attraversano il Mediterraneo per raggiungere l'Unione europea, vi è una evidente necessità di un meccanismo più
equo. "

In occasione della Giornata Internazionale dei Migranti, inoltre, il movimento sindacale europeo sottolinea la sua ferma opposizione al razzismo ed alla discriminazione contro i migranti.  con 6 milioni di iscritti di origine straniera, i sindacati sono di gran lunga il più grande movimento di base di rappresentanza dei
migranti.

Il Movimento Sindacale  ha un ruolo importante da svolgere nell'integrazione dei lavoratori migranti - assicurando parità di retribuzione e di condizioni per tutti attraverso i contratti collettivi; evitando, quindi, lo sfruttamento ed il dumping sociale.

L'impegno della CES e delle Nazioni Unite a lavorare con I migranti è anche dimostrato dalla creazione di  UnionMigrantNet - la più grande rete europea di sportelli sindacali a favore dei migranti.

 17 dicembre 2014

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