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Giovedì, 22 Giugno 2023 11:59

FIM, FIOM e UILM: sciopero di 4 ore per i lavoratori metalmeccanici venerdì 7 luglio

LA CENTRALITÀ DEL LAVORO METALMECCANICO 

4 ORE DI SCIOPERO NAZIONALE 

PER IL RILANCIO INDUSTRIALE, L'OCCUPAZIONE, GLI INVESTIMENTI, PER LA TRANSIZIONE SOSTENIBILE, PER RISOLVERE LE CRISI APERTE 

Le metalmeccaniche e i metalmeccanici stanno vivendo una condizione economica e sociale molto delicata. 

Sono anni che il nostro Paese vede ridursi la base produttiva e, nell'attuale fase di grandi trasformazioni e di processi di transizione ecologica, digitale, energetica e tecnologica, sono mancati da parte della politica e dei governi gli orientamenti e le scelte sui temi del lavoro e dell'industria metalmeccanica. Per il nostro settore sono sempre più urgenti interventi di politica industriale che ancora non si vedono da parte del governo attuale e senza i quali si rischiano di peggiorare la condizione economica, industriale e sociale del Paese, già caratterizzate da prospettive di particolare incertezza. 

È necessario rimettere al centro il lavoro nell'industria metalmeccanica e impiantistica. 

La transizione ecologica e digitale si fa con le lavoratrici e i lavoratori, altrimenti si rischia di aggravare la loro condizione già appesantita da pandemia, crisi, instabilità geopolitica e da un'inflazione a livelli record, che erode il potere di acquisto dei salari. 

Fim, Fiom e Uilm si mobilitano per rivendicare il ruolo del pubblico a partire dalle responsabilità del Governo che è chiamato a produrre un grande sforzo anche in sede di Unione Europea. A maggior ragione in uno scenario internazionale nel quale Usa e Cina stanno intensificando i propri sforzi per agire un ruolo di leader nell'ambito delle tecnologie future, con un dispiegamento di risorse economiche senza precedenti. Il Governo deve trovare una risposta alla necessità sempre più urgente di strategie e politiche industriali, di conseguenti importanti investimenti pubblici condizionati alla tenuta sociale che traguardi nuova e buona occupazione. 

Negli ultimi decenni interi settori produttivi sono sostanzialmente spariti dal nostro Paese. Oggi, questa dinamica non si è arrestata e rischia di compromettere settori vitali per la nostra economia: 

Siderurgia: continua a essere tra i settori strategici per la nostra economia. Soffre però da diversi anni difficoltà consistenti con 20 mila posti a rischio peggiorate dal caro energia e dalla mancanza di materie prime e dal dumping incontrollato delle importazioni. Le criticità attuali si sommano con le scelte mai realizzate, come il tanto promesso piano nazionale della siderurgia e con le scelte sbagliate dei vari Governi che si sono succeduti negli anni. La condizione oggi è drammatica per l'ex Ilva (Acciaierie d'Italia), per l'ex Lucchini di Piombino (JSW Steel Italy) e per l'ex Alcoa di Portovesme (Sider Alloys). 

Elettrodomestico: dopo un aumento consistente della produzione negli anni della pandemia, il settore sta facendo registrare un nuovo e significativo calo, e deve essere al centro di politiche di reshoring e di rilancio degli investimenti tecnologici e sui prodotti. Non abbiamo informazioni rispetto agli annunciati cambiamenti societari delle due multinazionali, Whirlpool ed Electrolux, né garanzie sulle prospettive industriali e occupazionali. 

Automotive: sebbene abbiamo registrato un leggero aumento della produzione di auto con 400mila auto prodotte in un anno, siamo ben lontani dal livello produttivo di 1,5 milioni di auto e stiamo registrando un trend in calo costante negli ultimi 20 anni, con conseguenze sull'occupazione. I ritardi negli investimenti nella transizione ecologica, se non programmata e non gestita adeguatamente, metteranno a rischio ulteriori 70mila posti di lavoro. In particolare, stiamo registrando ricadute occupazionali per i lavoratori dell'indotto. 

L'installazione di impianti, con le continue gare al massimo ribasso e all'assenza delle clausole di salvaguardia sociale stanno letteralmente minando il settore; 

Mentre gli altri Paesi mettono in atto piani di investimento internazionali su tecnologie green e sostenibili per il settore metalmeccanico, il nostro Paese resta fermo. 

Questi solo per citare gli ambiti nei quali le scelte sbagliate, l'assenza di strategia, di prospettiva e, soprattutto, l'assenza di un ruolo guida dei vari Governi che si sono succeduti, hanno determinato l'imbocco di una pericolosa china discendente. Il mercato, se lasciato solo a governarsi, produce un impoverimento del tessuto produttivo guadagni sempre più grandi per pochi. 

Inoltre, è necessario un più forte ruolo dello Stato nei settori considerati strategici e ad alto contenuto tecnologico; negli ultimi anni, infatti, la carenza di microchip e altri componenti tecnologici ha fortemente rallentato la produzione industriale e la capacità di molte imprese di rispondere al mercato. 

La necessità è quella di politiche industriali chiare, a partire dai tavoli di crisi aperti. 

Occorre aprire un confronto tra Governo e parti sociali per condividere strategie e linee di intervento pubblico che convoglino investimenti in un'ottica di salvaguardia dei settori strategici della nostra economia. 

Questo, insieme alla giusta transizione, devono essere gli strumenti per la creazione di un nuovo e forte sviluppo industriale del nostro Paese che accompagni un netto miglioramento quantitativo e qualitativo del lavoro e delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori. Sono indispensabili strategie industriali che impediscano delocalizzazioni, acquisizioni finalizzate esclusivamente a creare valore e dividendi agli azionisti che spesso producono desertificazione industriale, soprattutto al Sud. 

Per il rilancio dell'industria bisogna investire in formazione da promuovere lungo tutta la carriera lavorativa per aggiornare le competenze delle lavoratrici e dei lavoratori, necessarie per affrontare i processi di innovazione tecnologica. 

L'industria metalmeccanica è centrale nel nostro Paese. Chiediamo che il Governo apra un confronto anche con l'Europa affinché l'Italia mantenga il ruolo di secondo Paese manifatturiero europeo. 

Il Governo deve aprire un vero confronto con le imprese e i sindacati per progettare il futuro dell'industria metalmeccanica in Italia. La progettazione deve anche prevedere un contenuto sociale, per sostenere, accompagnare e aumentare l'occupazione, migliorare le condizioni di lavoro, ridurre l'impatto ambientale, promuovere modelli di partecipazione dei lavoratori alle scelte delle imprese e il miglioramento di salute e sicurezza. 

Le lavoratrici ed i lavoratori devono potere partecipare a questo processo e devono potere vedere quale sia l'approdo finale. Le loro intelligenze devono essere valorizzate. 

Per rilanciare il lavoro industriale chiediamo: 

  • l'apertura di tavoli di confronto con le parti sociali sulle questioni e sulle filiere metalmeccaniche al centro delle difficoltà industriali; l'incremento e confronto sugli investimenti pubblici e privati nei settori strategici con le necessarie garanzie occupazionali; 
  • la reindustrializzazione delle aree in crisi, con piani di sviluppo territoriale che garantiscano l'occupazione; 
  •  l'impegno comune al confronto in sede ministeriale per l'attuazione del PNRR, come motore di sviluppo industriale attraverso piani di investimenti nel settore metalmeccanico;  l'attuazione di un piano di reshoring nei settori strategici per accorciare le catene di fornitura; 
  • la riforma degli ammortizzatori sociali, con l'introduzione di strumenti specifici per una transizione giusta; 
  •  l'incentivazione di contratti di espansione e di solidarietà, finalizzati 
  •  alla riduzione degli orari di lavoro e all'occupazione giovanile; 
  •  forme di valorizzazione e di sostegno del reddito da lavoro; 
  •  promozione della formazione per le nuove competenze e la riqualificazione; valorizzazione degli Istituti Tecnici Superiori e del sistema universitario; 
  • intervento per aumentare la dimensione d'impresa, superare il massimo ribasso negli appalti e stabilizzare il lavoro precario. 

I metalmeccanici si mobilitano e scioperano per il loro futuro e per il futuro del Paese. 

In queste settimane nei luoghi di lavoro si terranno migliaia di assemblee unitarie per confrontarsi con lavoratrici e lavoratori su queste tematiche. Partendo dalle loro condizioni materiali e dalle loro aspettative. 

Fim Fiom e Uilm hanno un'idea chiara di ciò che è necessario per affrontare questa fase storica molto delicata e vogliono essere ascoltate e coinvolte nelle scelte. 

Per questo Fim, Fiom e Uilm decidono di proclamare 4 ore di sciopero in tutte le aziende metalmeccaniche del Paese così articolate: 

venerdì 7 luglio 2023 

per le Regioni: Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche 

lunedì 10 luglio 2023 

per le Regioni: Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna 

Presidi, manifestazioni e discussioni collettive serviranno a lanciare un grido nel Paese: L'INDUSTRIA METALMECCANICA IN ITALIA È A RISCHIO

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