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Un contratto sofferto sottoscritto, grazie all'accordo politico con il ministro Fedeli del 29 dicembre scorso.
Ora, mentre si avvia il percorso per l'approvazione da parte del MEF, della Funzione Pubblica e della Corte dei Conti, si dovrà aprire il confronto per completare le procedure di mobilità con il passaggio dagli ambiti alle scuole. A questo proposito, c'è l'impegno delle parti per definire contestualmente le due procedure e chiudere con la stipula del contratto integrativo anche il contratto che definisce il passaggio dagli ambiti alle scuole.


Un contratto che tiene presente le diverse esigenze del personale senza dimenticare quelle degli alunni che è bene ricordare sono coincidenti con quelle dei docenti e non contrastanti.
Questa è l'unica strada per rimettere in carreggiata un convoglio deragliato e ridare alle scuole quel clima e quella serenità di cui hanno bisogno, luoghi di partecipazione e di libertà.
Nel merito, è stata semplificata la procedura con l'eliminazione della fasi e dei vincoli burocratici e legislativi che impedivano solo ad alcune categorie di docenti la possibilità di presentare istanza di mobilità.
I docenti potranno scegliere direttamente di andare nelle scuole e hanno la possibilità di indicare cinque scuole e dieci opzioni anche di diverse province, per tutte le tipologie di mobilità, provinciale, interprovinciale e professionale.

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Come già accennato nel resoconto successivo alla riunione di ieri in cui sindacati e Ministero hanno cominciato a delineare il nuovo contratto per la mobilità, una delle novità più significative nelle preferenze sarà quella di dover inserire il codice unico dell'istituto comprensivo o superiore, e non più i singoli codici meccanografici.

Conseguenza dell'organico dell'autonomia introdotto dalla legge 107/2015, per cui non si distingue più tra i diversi organici (nulla però è stato ancora deciso per quanto riguarda le graduatorie interne di istituto) delle singole scuole afferenti all'istituto.

Pertanto nelle preferenze –  ricordiamo che i docenti potranno indicare fino ad un massimo di 15 preferenze di cui massimo 5 scuole, con massima libertà di scelta tra scuole, ambito o codice provincia – non si potrà esprimere singola sede, ma intero codice meccanografico dell'istituto comprensivo o superiore.

Discorso a parte invece per i diversi organici costituiti tra scuola serale e diurno che, anche se appartenenti allo stesso istituto, sarebbero ancora distinti così come gli organici costituiti presso i CPIA, le sezioni carcerarie e ospedali.

Tali sedi, quindi, saranno ancora esprimibili nella domanda di mobilità e il docente che aspiri ad una di queste sedi dovrà esprimerli chiaramente nella domanda (anche il docente che all'interno dello stesso istituto debba passare da corso diurno a serale e viceversa).

Cosa comporterà tale modifica rispetto alla consueta modalità con la quale fino allo scorso si richiedeva il trasferimento?

Facciamo un esempio molto comune, di un Istituto di Istruzione Superiore, comprendente istituto professionale, tecnico e Liceo. Il docente non potrà più scegliere solo uno dei tre istituti, ma dovrà indicare il codice meccanografico unico dell'IIS.

A questo punto, ottenuto il trasferimento insieme ad altri docenti, a fronte di più posti disponibili nei vari istituti, come avverrà la sistemazione nell'uno (istituto professionale) o negli altri (tecnico o Liceo)? Il criterio del punteggio infatti è stato utile per ottenere il trasferimento rispetto ad altri colleghi che avevano indicato lo stesso codice, ma non ci risultano criteri guida attraverso i quali, trasferiti nell'organico dell'autonomia di quell'istituto, i docenti saranno assegnati ad un organico o all'altro.

Una modifica, quella del criterio della preferenza con codice unico, che potrebbe anche scoraggiare alcuni docenti dal presentare la domanda di trasferimento. Si pensi infatti alle scuole con istituti dislocati in comuni diversi rispetto a quello che sarebbe gradito. Chi deciderà chi dovrà spostarsi e in quale comune?

Un problema di non poco conto che sfiora e si intreccia (se ci fosse stato bisogno di complicare ancor di più la faccenda) con quello della chiamata diretta. Ci sembra infatti inverosimile che tale scelta possa essere affidata semplicemente al Dirigente Scolastico, per cui si pone il problema di individuare dei criteri, magari da formulare in contrattazione di istituto, affinchè anche prima del trasferimento, sia chiaro il percorso che porterà poi all'assegnazione alla singola scuola.

Naturalmente il contratto mobilità docenti 2017 deve ancora essere sottoscritto, sindacati e Miur sono al lavoro per l'elaborazione del testo, e il tavolo per l'accordo sulla chiamata diretta deve ancora costituirsi, per cui il problema dovrà, ci auguriamo, ancora essere affrontato.

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