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Anche quest'anno sulla mensilità di luglio l'INPS erogherà d'ufficio la somma aggiuntiva (c.d. quattordicesima) a favore dei pensionati che, alla data del 31 luglio 2019, hanno un'età maggiore o uguale a 64 anni, in presenza di determinate condizioni reddituali personali.

Lo rende noto l'Istituto con il messaggio n. 2403 del 27/6/2019 con il quale comunica i requisiti reddituali per il 2019.

L'INPS precisa che per consentire la corresponsione d'ufficio a una platea più ampia di beneficiari, è stata effettuata, oltre a quella ordinaria, una lavorazione aggiuntiva, con pagamento del beneficio il giorno 8 luglio 2019.

Si ricorda che la c.d. quattordicesima consiste in una somma variabile a seconda del reddito annuo del richiedente, in relazione agli anni di contribuzione.

A coloro che perfezionano il requisito anagrafico dal 1° agosto (per la Gestione privata ed Enpals) o dal 1° luglio (per le Casse pensionistiche della Gestione pubblica) al 31 dicembre 2019 e ai soggetti divenuti titolari di pensione nel corso del 2019, sempre a condizione che rientrino nel limiti reddituali, la somma sarà attribuita con la rata di dicembre 2019.

Gli interessati saranno informati dalla Direzione Generale del pagamento della quattordicesima con l'indicazione dell'importo.

Gli uffici di Patronato Ital Uil sono a disposizione per fornire l'assistenza ai pensionati.

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La manifestazione nazionale indetta dai sindacati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil per il 1° giugno a Roma si terrà in Piazza San Giovanni  a partire dalle 10 per chiedere la tutela delle pensioni, una legge sulla non autosufficienza, il diritto a curarsi, la riduzione delle tasse tutto nell'ottica d un invecchiamento attivo e in salute.

A portare i pensionati in piazza è il clima di insofferenza e di insoddisfazione nei confronti delle politiche adottate finora dal Governo, che hanno penalizzato ancora una volta milioni di persone anziane. La manifestazione sarà il traguardo finale di un percorso di mobilitazione che avrà inizio il 9 maggio attraverso tre grandi assemblee unitarie che si sono svolte a Padova, Roma e Napoli. Anche Alessandria sarà presente.

"Nonostante i molteplici appelli rivolti alle forze politiche che governano il Paese – dichiarano Spi, Fnp e Uilp – con l'obiettivo di trovare insieme delle misure che potessero andare incontro alle esigenze dei pensionati, l'unica decisione adottata dal governo è stata quella del taglio della rivalutazione, alla quale si aggiungerà un corposo conguaglio che i pensionati dovranno restituire nei prossimi mesi.

Avevamo chiesto di ridurre le tasse sulle pensioni che risultano essere le più alte d'Europa; ci siamo mobilitati per avere una sanità che rispondesse realmente alle esigenze dei pensionati, con interventi e risorse maggiori da destinare all'assistenza e alla non autosufficienza: il governo non ci ha voluti ascoltare, rimanendo indifferente di fronte a temi di straordinaria rilevanza per la vita delle persone anziane e delle loro famiglie. Di fronte a tale silenzio – concludono Spi, Fnp e Uilp – è necessario avviare una grande mobilitazione unitaria per impedire che si continui con politiche sbagliate che danneggiano ulteriormente la condizione di vita già difficile dei nostri pensionati."

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La manifestazione nazionale indetta dai sindacati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil per il 1° giugno a Roma è stata spostata da piazza del Popolo a piazza San Giovanni per le altissime adesioni registrate in queste ore tra i pensionati in tutta Italia.

Tale decisione descrive il clima di insofferenza e di insoddisfazione nei confronti delle politiche adottate finora dal governo, che hanno penalizzato ancora una volta milioni di persone anziane.
La manifestazione sarà il traguardo finale di un percorso di mobilitazione che ha avuto inizio il 9 maggio scorso attraverso tre grandi assemblee unitarie che si svolgeranno a partire dalle ore 10.00, in contemporanea a:Padova al Gran Teatro Geox (introdotta dal Segretario Nazionale FNP-CISL Marco Colombo e conclusioni affidate a Ivan Pedretti, Segretario Generale SPI-CGIL);Roma, al Palazzo dei Congressi (introdotta dal Segretario Nazionale UILP-UIL Emanuele Ronzoni, conclusioni affidate a Gigi Bonfanti, Segretario Generale FNP-CISL);Napoli, presso l'Hotel Ramada (introdotta dal Segretario Nazionale SPI-CGIL Raffaele Atti e conclusioni affidate a Carmelo Barbagallo, Segretario Generale UIL e Reggente UILP-UIL).

"Nonostante i molteplici appelli rivolti alle forze politiche che governano il Paese – dichiarano Spi, Fnp e Uilp – con l'obiettivo di trovare insieme delle misure che potessero andare incontro alle esigenze dei pensionati, l'unica decisione adottata dal governo è stata quella del taglio della rivalutazione, alla quale si aggiungerà un corposo conguaglio che i pensionati dovranno restituire nei prossimi mesi.

Avevamo chiesto di ridurre le tasse sulle pensioni che risultano essere le più alte d'Europa; ci siamo mobilitati per avere una sanità che rispondesse realmente alle esigenze dei pensionati, con interventi e risorse maggiori da destinare all'assistenza e alla non autosufficienza: il governo non ci ha voluti ascoltare, rimanendo indifferente di fronte a temi di straordinaria rilevanza per la vita delle persone anziane e delle loro famiglie. Di fronte a tale silenzio – concludono Spi, Fnp e Uilp – è necessario avviare una grande mobilitazione unitaria per impedire che si continui con politiche sbagliate che danneggiano ulteriormente la condizione di vita già difficile dei nostri pensionati."

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Il prossimo 1° giugno a Roma le Segreterie nazionali di Uilp, Spi e Fnp hanno organizzato una grande manifestazione a Piazza San Giovanni, il cui slogan è "Dateci retta".
È un appuntamento fondamentale, che prosegue il percorso di mobilitazione promosso da Uil, Cgil e Cisl a sostegno della Piattaforma sindacale unitaria su sviluppo, lavoro, fisco e welfare continui, confermato anche durante la riunione degli Esecutivi nazionali del 10 aprile u.s.

Uilp, Spi e Fnp chiedono che le pensioni vengano tutelate attraverso un equo meccanismo di rivalutazione e non usate per fare cassa; ribadiscono l'esigenza di una legge nazionale sulla non autosufficienza che favorisca maggiore giustizia sociale e rappresenti un concreto aiuto anche per le famiglie; promuovono il rispetto dei diritti di equità e solidarietà, anche attraverso una sanità pubblica che funzioni senza liste d'attesa lunghissime; reclamano la riduzione delle tasse, giusti investimenti nell'innovazione, un invecchiamento attivo.
Con la crisi che continua a interessare il nostro Paese, milioni di famiglie sono in difficoltà e il Governo continua a disinteressarsi delle nostre esigenze, diminuendo ancora di più il potere d'acquisto di oltre 16 milioni di persone.

Ecco perché chiediamo a tutte le articolazioni Confederali e di Categoria della Uil di sostenere la manifestazione promossa dai Pensionati, di scendere in piazza e mobilitarsi insieme: in un Paese che invecchia sempre di più, le conquiste di oggi saranno il nostro futuro.
Vi aspettiamo numerosi il 1° giugno a Piazza San Giovanni, anche perché crediamo fortemente che la forza della nostra unione sia l'unico strumento vincente.

 

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Mercoledì, 09 Gennaio 2019 11:01

Calendario accredito pagamenti pensioni 2019

Nel 2019 i pagamenti dei trattamenti pensionistici, degli assegni, pensioni e indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, nonché delle rendite vitalizie dell'INAIL, vengono effettuati il primo giorno bancabile di ciascun mese o il giorno successivo se si tratta di un giorno di festa o non bancabile, con un unico mandato di pagamento, fatta eccezione per il mese di gennaio nel quale l'erogazione viene eseguita il secondo giorno bancabile.

Lo comunica l'INPS con la circolare n. 122 del 27/12/2018 riportando il calendario delle date di pagamento per l'anno 2019.

Mese               Poste Italiane             Istituti di Credito
gennaio                3                                    3

febbraio                1                                    1

marzo                   1                                    1

aprile                    1                                    1

maggio                 2                                    2

giugno                  1                                    3

luglio                    1                                    1

agosto                  1                                    1

settembre             2                                    2

ottobre                 1                                    1

novembre             2                                    4

dicembre              2                                    2

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Dichiarazione di Domenico Proietti - Segretario Confederale UIL


Con il blocco della perequazione delle pensioni, stabilito nella Legge di Bilancio, continua la persecuzione nei confronti dei pensionati italiani in atto dal 2011.
A seguito di questi provvedimenti, considerato il periodo dal 2011 al 2019 e, dunque, calcolando anche le conseguenze di questo ultimo provvedimento, risulterà che un pensionato avrà perso almeno una mensilità netta ogni anno.


Bisognerà porre fine a questo prelievo forzoso a discapito di milioni di pensionati.


A tal proposito, la UIL si batterà con ogni iniziativa per ripristinare la piena indicizzazione delle pensioni, chiedendo un recupero del montante perso in questi anni.


STUDIO UIL SUL BLOCCO INDICIZAZZIONE DELLE PENSIONI 2011 – 2019


Dal 2011 ad oggi, l'indicizzazione delle pensioni è stata bloccata con due differenti interventi e una proroga, che hanno modificato, in via temporanea, la normativa con la quale annualmente si rivalutano le pensioni, in relazione all'aumento dell'inflazione. Inoltre, attraverso il DdL bilancio 2019 in esame alla Camera, il Governo Conte prevede di attuare un ulteriore blocco triennale fino al 2021.
Di seguito, abbiamo calcolato l'entità della perdita sull'importo della pensione finora accumulata e, inoltre, a quanto ammonterà questa riduzione anche a seguito del blocco previsto nel DdL bilancio 2019.


Perdita per mancata rivalutazione 2011 - 2018
Per una pensione che nel 2011 era pari a 1.500 euro lorde mensili, tra le 3 e le 4 volte il trattamento minimo, la perdita è ad oggi pari a 79 euro al mese, oltre 1.000 euro annui. Perdita del 5,32%, che agirà per sempre sul trattamento del pensionato.
Un pensionato che percepiva un trattamento lordo pari a 1.900 euro nel 2011, tra le 4 e le 5 volte il minimo, ha subito una perdita del 6,12%, 1.511 euro lordi, pari a 1 intera mensilità netta in meno ogni anno per sempre.

Se, invece, consideriamo anche l'ulteriore recentissimo blocco stabilito per il 2019 una pensione che nel 2011 era pari a 1.500 euro lorde mensili, subirà una perdita complessiva pari a 94,62 euro al mese , 1.230 euro annui, equivalente a una mensilità netta in meno ogni anno, che per effetto dei blocchi previsti, anche per i successivi 2 anni, fino al 2021, sarà destinata a crescere.


Un pensionato con un assegno pari a 4.000 euro lorde mensili, il prossimo anno subirà un mancato incremento, per effetto di una riduzione dell'importo pensionistico rispetto a quanto avrebbe percepito sulla base della Legge ordinaria, pari a circa 6.500 euro lordi annui, -12,88%. Ciò si traduce in circa 2,5 mensilità nette in meno ogni anno per sempre. Anche in questo caso, per effetto dei blocchi previsti fino al 2021, la perdita è destinata ad aumentare. 

La norma principale di cui all' articolo 69 della legge 388 del 2000, attualmente derogata, prevede che le pensioni siano rivalutate annualmente per fasce:
I. Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il trattamento minimo INPS.
II. 90% sulla quota di pensione compresa tra 3 e 5 volte il trattamento minimo INPS.
III. 75% sulla quota di pensione superiore a 5 volte il trattamento minimo INPS.


Nel 2011, il Governo Monti, con la legge Fornero ha introdotto una norma fortemente discriminante che bloccava la rivalutazione di tutte le pensioni 3 volte superiori alla pensione minima. Questa norma è stata poi giudicata incostituzionale dall'Alta Corte nel 2015. L'allora Governo Renzi però, procedette ad un rimborso una tantum della quota di pensione indebitamente non versata ai pensionati, ed ad una perequazione solo parziale delle pensioni superiori a 3 volte il trattamento minimo.
Nel 2014, il Governa Letta anziché ripristinare la piena indicizzazione, è intervenuto nuovamente sulla perequazione delle pensioni con legge 147 del 2013, introducendo un nuovo meccanismo per il triennio 2014 – 2016 che prevedeva una rivalutazione articolata su 5 differenti livelli e che agiva non più per fasce, ma sull'intero importo della pensione:


a) nella misura del 100% per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a tre volte il trattamento minimo INPS.
b) nella misura del 95% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a tre volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo INPS con riferimento all'importo complessivo dei trattamenti medesimi.
c) nella misura del 75% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a quattro volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo INPS con riferimento all'importo complessivo dei trattamenti medesimi.
d) nella misura del 50% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a sei volte il trattamento minimo INPS con riferimento all'importo complessivo dei trattamenti medesimi;
e) nella misura del 45% per ciascuno degli anni 2015 e 2016 per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo INPS con riferimento all'importo complessivo dei trattamenti medesimi; per il solo anno 2014, è riconosciuta con riferimento alle fasce di importo superiori a sei volte il trattamento minimo INPS un importo fisso pari a 13,08 euro annui.


Con la Legge di Stabilità 2016, legge 208 del 2015, anche il Governo Renzi è intervenuto sulla norma, prorogando fino a tutto il 2018 il blocco Letta e confermandone la struttura.
Nel disegno di Legge di bilancio 2019 il Governo Conte introduce un nuovo meccanismo per bloccare l'indicizzazione delle pensioni, per il triennio 2019-2021, prevendo come l'intervento "Letta" che la rivalutazione agisca per l'intero importo e rimodulando i criteri di indicizzazione:


a) nella misura del 100% per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a tre volte il trattamento minimo INPS;
b) nella misura del 97% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a tre volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo INPS con riferimento all'importo complessivo dei trattamenti medesimi;
c) nella misura del 77% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a quattro volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo INPS con riferimento all'importo complessivo dei trattamenti medesimi;
d) nella misura del 52% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a sei volte il trattamento minimo INPS con riferimento all'importo complessivo dei trattamenti medesimi;
e) nella misura del 47% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a otto volte il trattamento minimo INPS con riferimento all'importo complessivo dei trattamenti medesimi;
f) nella misura del 45% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a otto volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a nove volte il trattamento minimo INPS con riferimento all'importo complessivo dei trattamenti medesimi;
g) nella misura del 40% per l'anno 2014 per i trattamenti oltre a nove volte il minimo.

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Vi informiamo che per giovedì 3 gennaio alle ore 10 è stato fissato un presidio unitario davanti alla Prefettura di Alessandria organizzato da UIL Pensionati, SPI Cgil, FNP Cisl.

I pensionati dicono basta! Tagli alle pensioni per 2,5 miliardi in 3 anni.
Spi Cgil, FNP Cisl e UILP UIL del Piemonte contro la manovra di bilancio 2019.
Con le misure approvate si disconosce, senza discutere con le organizzazioni sindacali, quanto pattuito con il governo precedente per ripristinare dal 1 gennaio 2019 un meccanismo di rivalutazione in grado di tutelare il potere d'acquisto dei pensionati.

Per le Segreterie Regionali delle organizzazioni sindacali dei pensionati di SPI, FNP e UILP Piemonte le misure previste dalla manovra di bilancio 2019 sono profondamente ingiuste perché colpiscono una categoria particolarmente debole della società.

Una manovra presentata per abolire la povertà invece di intervenire per creare lavoro, stimolare la crescita e lo sviluppo produce una riduzione del reddito, redistribuendo povertà, negando ancora una volta la rivalutazione delle pensioni.

 

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La stagione congressuale della UIL di Alessandria ha visto oggi i tanti iscritti alla UIL Pensionati partecipare attivamente al Congresso di categoria. Nel salone della UIL di Via Fiume 10 ad Alessandria questa mattina, martedì 6 marzo, si sono ripercorsi gli ultimi quattro anni, dal congresso passato. Si sono ricordate le battaglie fatte dalla categoria dei pensionati, colonna portante di una società dove il ruolo dei nonni è diventato ormai vitale per il benessere pratico ed economico di milioni di famiglie, visto che la generazione dei figli dei pensionati e quella dei nipoti sta vivendo anni di grande difficoltà lavorativa.

A fine congresso è stato ufficializzato un importante cambiamento della struttura territoriale che da questa data avrà due segretari, uno per ciascuna delle due zone in cui è stata suddivisa la provincia, con l'obiettivo di avvicinarsi sempre più alle persone.

Alberto Pavese, alessandrino, già Segretario della UILP di Alessandria, diventa Segretario della Struttura Territoriale UILP per la zona Alessandria, Valenza, Acqui Terme e Ovada, mentre il casalese Luigi Ferrando guiderà come Segretario della Struttura Territoriale UILP la seconda zona della provincia, che comprende Casale Monferrato, Tortona e Novi Ligure.

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Continuano a proliferare dichiarazioni e articoli più o meno allarmistici e strumentali, che vedrebbero il nostro sistema previdenziale a volte moribondo, a volte barcollante sul ciglio di un baratro, questi articoli hanno in comune un evidente vizio di forma, partono da presupposti e da assiomi che sono distanti dalla verità delle cose, i numeri sulla previdenza italiana, infatti, vengono spesso estrapolati dal contesto sociale ed economico o spesso vengono valutati tenendo i valori troppo aggregati e confondendo la spesa assistenziale con quella per le pensioni. Il sistema previdenziale di un paese non può essere valutato se non nella sua interezza, avendo ben presenti le componenti pensionistiche, assistenziali, demografiche e sociali.

Per questo è necessario che si avviino al più presto i lavori della commissione istituzionale, fortemente voluta dalla Uil e dalla Uilp, per la separazione della spesa assistenziale da quella previdenziale producendo uno studio che mostri in maniera corretta l'impatto delle prestazioni di welfare erogate in Italia. Questa rappresentazione dovrà essere di facile lettura, fornendo dati che tengano ben distinte le prestazioni di natura previdenziale, derivanti da contribuzione, e quelle assistenziali, a carico dell'erario. Ad oggi si continua a fare molta confusione, in qualche occasione in modo strumentale, sulla spesa previdenziale, ad esempio, il dato di un'incidenza del 15,7% sul Pil, spesso presentato, se disaggregato e limitato alle sole misure di natura previdenziale nette scende all'11%. Proporzione che è perfettamente in linea con la media europea, anzi, un punto meno della Francia e mezzo punto meno della Germania. Per quanto concerne la differenza tra contribuzione entrante e prestazioni erogate, vogliamo ricordare che i correttivi, per scongiurare il verificarsi di uno squilibrio ingestibile del sistema, sono stati già operati con una serie di interventi avviati a metà degli anni novanta, i quali hanno 2

introdotto il sistema contributivo, sistema che riconosce al lavoratore un assegno pensionistico direttamente correlato alla propria storia contributiva.

Continuare a fare allarmismo speculando sull'assenza di un dato universalmente condiviso dell'impatto previdenziale e contrapponendo le generazioni dei lavoratori ha il solo risultato di generare paura e diffidenza. Nei pensionati che sentono parlare di fallimento dell'Inps, di ricalcolo dell'assegno percepito con il metodo retributivo, di tagli e di contributi speciali a loro carico, purtroppo, mentre viene troppo di rado evidenziato che le pensioni erogate oggi sono frutto di contributi versati secondo le regole e le norme di volta in volta in vigore; Diffidenza e rassegnazione che coinvolge anche i lavoratori, specialmente giovani, ai quali viene prospettato un futuro grigio, fumoso, con effetti negativi sulla loro gestione del risparmio, soprattutto quello previdenziale. Per questo in Italia è assolutamente necessario avviare un processo di diffusione della cultura previdenziale che fornisca ai cittadini gli strumenti critici per valutare il proprio futuro, per programmare il proprio risparmio previdenziale, per dare loro serenità.

Certo non dobbiamo dimenticare che il sistema italiano è un sistema a ripartizione, e che quindi risente dei mutamenti economici e occupazionali, quindi una corretta valutazione dei dati previdenziali non può prescindere da un confronto con le contingenze storiche, come la recente recessione, il blocco dei contratti e l'aumento della disoccupazione, tutti fenomeni che incidono negativamente sulle casse degli enti. Ma le risposte devono arrivare da un intervento di ampio respiro non ci si può, infatti, limitare a fare cassa sulle pensioni operando misure di contenimento della spesa pensionistica curando così il sintomo ma non il male. Bisogna rilanciare l'economia, sostenendo la domanda interna, creando occupazione stabile, aumentando il potere di acquisto dei lavoratori e dei pensionati anche attraverso una concreta riduzione della fiscalità a loro carico (ricordiamo che in Italia le tasse sulle pensioni sono quasi il doppio della media europea). È doveroso restituire pieno potere d'acquisto alle pensioni in essere operando una serie di interventi come l'introduzione di un nuovo paniere di riferimento per le rivalutazioni, più rispondente alle spese sostenute dai pensionati, recuperando una piena indicizzazione degli assegni ed il montante sottratto in questi anni dal blocco della perequazione, estendendo la quattordicesima mensilità anche ai redditi fino a 2,5 volte il minimo. In questo modo si avvierebbe quel circolo virtuoso che genera buona occupazione e ed incrementa i consumi. 3

Siamo altresì convinti che il sistema pensionistico di un paese si debba evolvere con la società del paese stesso, per questo è necessario operare dei correttivi all'attuale struttura previdenziale italiana. Bisogna introdurre una flessibilità di accesso alla pensione intorno ai 63 anni esigenza rispondente all'attuale situazione economica e coerente con le logiche di un sistema previdenziale contributivo; al contempo si deve prevedere un meccanismo che tuteli le future pensioni la cui adeguatezza è minacciata dalla forte discontinuità delle carriere; si devono, poi, sanare le storture ancora presenti nel sistema superando, ad esempio, le disparità di genere e valorizzando il lavoro di cura svolto in particolare dalle lavoratrici. Questi interventi sono ampiamente sostenibili dal punto di vista economico, ma per fare ciò dobbiamo uscire dalla attuale logica tutta ragionieristica che persegue l'ottimizzazione economica dimenticando che la funzione principale del sistema è quella sociale.

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Lunedì, 31 Luglio 2017 10:51

Senza tasse e TFR, spesa pensionistica all’11%

SENZA TASSE E TFR SPESA PENSIONISTICA ALL'11% SUL PIL IN LINEA CON IL RESTO D'EUROPASTUDIO UIL DICHIARAZIONE DI DOMENICO PROIETTI, SEGRETARIO CONFEDERALE UIL

La separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale è uno dei punti previsti nella fase due del confronto sulla previdenza tra Governo e sindacati.

Lo studio prodotto dalla UIL evidenzia che nel 2014, semplicemente togliendo la tassazione (66 miliardi di euro, secondo la commissione Europea) ed i TFR/TFS (22,8 miliardi di euro), la spesa per pensioni in Italia è dell'11% rispetto al Pil invece del 16,5% così come rilevato dai dati Eurostat. Una spesa netta per pensioni dell'11% è perfettamente in media con quella degli altri Paesi della UE e, addirittura, 1,4 punti meno della Francia, 1 punto in meno dell'Austria, 0,4 punti in meno della Germania.

Va sottolineato, inoltre, che in Italia la spesa netta per pensioni per abitante (2.942 €) è meno della metà di quella del Lussemburgo (7.486 €), oltre 1.000 € inferiore a quella di Francia (4.031 €) e Germania (4.117 €).

Esiste, più in generale, il tema di come si conta la finanza pubblica in Italia ed in Europa. Per la Uil, occorre rivedere i criteri che spesso penalizzano i lavoratori e, più in generale, il nostro Paese.

La Uil chiede da anni di procedere alla separazione contabile della spesa previdenziale da quella assistenziale e, al contempo, di rinegoziare con l'Europa i parametri per la rilevazione dei dati che ancora considerano il Tfr e alcune prestazioni assistenziali come spesa pensionistica. Questo è il modo per valutare correttamente la sostenibilità del nostro sistema pensionistico ed evitare di portare in Europa un'immagine distorta e distante dalla realtà.

DCUMENTO COMPLETO IN ALLEGATO

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