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Martedì, 29 Novembre 2016 10:21

Natalità e fecondità della popolazione residente

Nel 2015 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 485.780 bambini, quasi 17 mila in meno rispetto al 2014, a conferma della tendenza alla diminuzione della natalità (-91 mila nati sul 2008).

Il calo è attribuibile principalmente alle coppie di genitori entrambi italiani. I nati da questa tipologia di coppia scendono a 385.014 nel 2015 (oltre 95 mila in meno negli ultimi sette anni). Ciò avviene perché le donne italiane in età riproduttiva sono sempre meno numerose e allo stesso tempo mostrano una propensione ad avere figli sempre più bassa.

La flessione dei nati è in parte effetto del forte calo della nuzialità registrato nello stesso periodo (circa 52 mila nozze in meno tra il 2008 e il 2015). I nati all'interno del matrimonio continuano a diminuire sensibilmente, nel 2015 sono 346.169 (quasi -120 mila in soli 7 anni).

I nati da genitori non coniugati (quasi 140 mila nel 2015) sono, invece, sempre in crescita. Rappresentano il 28,7% del totale delle nascite superando il 31% al Centro-Nord.

Per il secondo anno consecutivo scende il numero di nati con almeno un genitore straniero: sono quasi 101 mila nel 2015, pari al 20,7% del totale dei nati a livello medio nazionale (circa il 29% nel Nord e solo l'8% nel Mezzogiorno).

Continua il calo dei nati da genitori entrambi stranieri, nel 2015 scendono a 72.096 (quasi 3 mila in meno rispetto al 2014). In leggera flessione anche la loro quota sul totale delle nascite (pari al 14,8%).

L'8,3% dei nati nel 2015 ha una madre di almeno 40 anni, il 10,3% una sotto i 25 anni di età. La posticipazione della maternità è molto accentuata per le madri italiane: il 9,3% ha più di 40 anni, quota che supera quella delle madri under 25 (8,2%).

Prosegue la diminuzione della fecondità in atto dal 2010. Il numero medio di figli per donna scende a 1,35 (1,46 nel 2010). Le donne italiane hanno in media 1,27 figli (1,34 nel 2010), le cittadine straniere residenti 1,94 (2,43 nel 2010).

L'Istat mette a disposizione il contatore dei nomi per anno di nascita per scoprire quanti sono i bambini che si chiamano nello stesso modo, nati e iscritti nelle anagrafi italiane dal 1999 al 2015 e quali sono i più diffusi tra i 60 mila nomi diversi scelti dai genitori.

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Questi ripetuti e drammatici eventi tellurici stanno mettendo a durissima prova le popolazioni del centro Italia alle quali va tutta la nostra solidarietà e vicinanza. Ancora più di prima, questo deve essere il momento dell'unità di intenti e della solidarietà.Il Sindacato è pronto a fare la propria parte e a dare il proprio contributo nelle forme e nei modi che converremo, insieme, tra Cgil, Cisl e Uil e d'intesa con le Istituzioni preposte a governare l'emergenza e a progettare la ricostruzione. Occorre fare presto e bene, accelerando i tempi sia per l'attuazione delle misure urgenti sia per l'avvio dei progetti di più lungo periodo per la messa in sicurezza del nostro Paese. Sosterremo, dunque, il Governo nella sua scelta di chiedere all'Europa le deroghe e gli aiuti necessari ad affrontare una situazione di tale straordinaria difficoltà.

Roma, 31 ottobre 2016

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Mercoledì, 14 Settembre 2016 10:23

PIL: Loy, occorre un piano pluriennale per la crescita

Non è certo una doccia gelata la revisione al ribasso della crescita del PIL per l'anno in corso e, purtroppo, forse pure per il prossimo anno. Si prevede, infatti, un proseguimento della fase di debolezza della nostra economia anche per i prossimi mesi.

E, purtroppo, quando si parla di PIL, anche i decimali sono importanti dal momento che un decimale dello stesso  PIL vale 1,6 miliardi di euro che potrebbe essere sottratto a politiche di crescita.

Ecco perché nella prossima Legge di Bilancio servono scelte coraggiose e selettive in grado di rilanciare l'economia. In sostanza, occorrono politiche non di breve respiro, ma un ampio piano per la crescita e l'occupazione. Un piano inevitabilmente pluriennale dando priorità a nuove politiche industriali con investimenti in ricerca e innovazione; più investimenti in opere pubbliche;  più protezione sociale con finanziamenti aggiuntivi per gli ammortizzatori sociali;  rinnovo dei contratti di lavoro a iniziare da quelli pubblici con specifici finanziamenti nella Legge di Bilancio; più potere di acquisto ai salari e alle pensioni con la riduzione delle imposte.

Se il Governo condivide questa impostazione troverà nella UIL un forte sostenitore a Bruxelles per chiedere nuova e maggiore flessibilità.

 

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Cgil, Cisl e Uil esprimono cordoglio alle famiglie delle vittime e solidarietà e vicinanza alle popolazioni dei molti comuni del Lazio, dell'Umbria, delle Marche e dell'Abruzzo colpite dal sisma.Il nostro pensiero e ringraziamento - aggiungono i sindacati - va anche  a tutti coloro che in queste ore si stanno prodigando per prestare soccorso alle comunità dei territori colpiti.

Le nostre strutture e i nostri militanti - concludono Cgil, Cisl e Uil - sono mobilitati e pronti a collaborare con la Protezione civile e le strutture di coordinamento e soccorso per prestare assistenza alle popolazioni colpite dal terremoto e affrontare il grave stato di emergenza.

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Secondo una ricerca condotta da Eurostat, nel 2015, il tasso di povertà in Europa è stato dell'8,2%, per un totale di circa 41 milioni di persone che vivono in condizioni di "gravi privazioni materiali".
In Italia erano circa 7 milioni, pari all'11,5% della popolazione. Si tratta della cifra più alta tra i 28 Paesi dell'Unione Europea.
Lo studio chiarisce che si considerano povere le persone che non possono affrontare una spesa inaspettata, permettersi un pasto a base di carne ogni due giorni o mantenere una casa.

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"Il sistema previdenziale è in equilibrio, se ci si riferisce alle pensioni pagate a fronte di contributi versati negli anni precedenti. È quello più in equilibrio in Europa: lavoriamo più di tutti, le pensioni sono le più basse e paghiamo più contributi. A conferma di ciò, né la Bce né l'Ocse, né il FMI sostengono che bisogna modificarlo.Si vuole tagliare, modificare o ridurre il nostro sistema previdenziale semplicemente come surrogato delle tasse.

Lo Stato spreca molti soldi e quando si tratta, poi, di far tornare i conti la cosa più semplice è quella di mettere mano alle pensioni: è un imbroglio. Noi siamo l'unico Paese in Europa in cui il bilancio della previdenza non è separato da quello dell'assistenza.

Le pensioni sociali, quelle di invalidità o i sussidi alla disoccupazione sono forme di assistenza che nulla hanno a che vedere con la previdenza. In Italia, inoltre, si prendono i contributi dei lavoratori privati per finanziare i contributi che lo Stato non versa per i propri dipendenti.

Il giorno in cui si facesse come si fa negli altri Paesi e, cioè, si separasse il bilancio della previdenza da quello dell'assistenza ci si accorgerebbe, finalmente, che il nostro sistema previdenziale è in equilibrio.

Non lo è quello assistenziale che, però, come in tutti gli altri Paesi, deve essere finanziato dal fisco. In Italia abbiamo un'altissima evasione fiscale e poi le spese sono da Paese normale: non si possono prendere questi soldi che mancano dalle tasche dei pensionati o dei lavoratori".

Ufficio stampa Uil

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