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Martedì, 26 Settembre 2017 10:48

Studio Uil sugli incentivi nazionali all’occupazione

Servizio Politiche Attive e Passive del Lavoro POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO: GLI INCENTIVI NAZIONALI ALL'OCCUPAZIONE - II RAPPORTO UIL

Aggiornato a settembre 2017

Introduzione

Guglielmo Loy – Segretario Confederale UIL

Questo elaborato vuole essere un aggiornamento del precedente Studio UIL sugli "incentivi nazionali all'occupazione" (diffuso a maggio scorso), con gli ultimi monitoraggi sui risultati dei più recenti incentivi quali "l'incentivo occupazione giovani" e "l'incentivo occupazione sud" e, a corredo, una fotografia dello stato della nostra occupazione osservabile attraverso i dati di flusso delle Comunicazioni obbligatorie, e i dati di stock forniti dall'Istat.

La necessità di favorire assunzioni a tempo indeterminato e l'inclusione del maggior numero di giovani nel mercato del lavoro sono ormai da anni tra le priorità delle politiche nazionali. Alcuni incentivi, almeno dal punto di vista quantitativo, hanno funzionato più di altri (come ad esempio l'esonero contributivo 2015 e 2016 e l'incentivo occupazione Sud che potrà essere utilizzato ancora per tutto il 2017 e sul quale, visti i risultati, si sta pensando a un rifinanziamento). È chiaro che queste misure non possono avere una valenza strutturale nel tempo, pena l'ingente carico sulla fiscalità generale, sebbene abbiano contribuito a stimolare occupazione di "qualità".

I numeri parlano di circa 2,2 milioni di attivazioni/trasformazioni a tempo indeterminato con gli esoneri contributivi del biennio 2015 e 2016. Nel 2015 le attivazioni con contratto a tempo indeterminato sono cresciute del 44,5%, a fronte di una diminuzione delle altre forme contrattuali (anche dell'apprendistato per effetto di un esonero più concorrenziale in termini di costo contributivo). Si assiste anche ad una, inevitabile, riduzione del tempo determinato e delle collaborazioni (le quali scontano anche l'entrata in vigore di una normativa rivisitata più stringente).

La diversa modulazione delle caratteristiche dell'esonero del 2016 (non più totale, bensì ridotto al 40%), ci racconta un'ulteriore storia: il contratto di apprendistato diventa un concorrente più forte del tempo indeterminato in termini di contribuzione a carico del datore di lavoro e ciò, conseguentemente, si ripercuote su una flessione dei tempi indeterminati a vantaggio di una crescita dell'apprendistato. Ciò sarà maggiormente visibile dalle tabelle presenti alla fine di questo elaborato. Nei due anni l'incentivo è stato maggiormente utilizzato nel Nord e per assunzioni nella fascia 30-39 anni...

LEGGI LO STUDIO COMPLETO SCARICANDO L'ALLEGATO

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In attesa di avere il testo definitivo, vi inviamo una seconda nota sugli interventi in materia previdenziale previsti dal verbale d'intesa tra Governo e Sindacati e che saranno attuati con la prossima Legge di Bilancio.

 

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Mercoledì, 19 Ottobre 2016 10:16

9° Rapporto UIL sulla cassa integrazione

In allegato vi trasmettiamo il 9° rapporto UIL sulla CASSA INTEGRAZIONE con i dati di settembre ed una analisi sui primi 9 mesi dell'anno, completato dalle considerazioni che come UIL abbiamo espresso. La fonte dello studio UIL è stato realizzato dal Servizio politiche attive e passive del lavoro.

 

 

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Martedì, 10 Maggio 2016 10:18

Ipotesi prestito pensionistico Studio UIL

In allegato lo studio sull'ipotesi del prestito pensionistico, a cura del Servizio Politiche Previdenziali della UIL.

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Giovedì, 21 Gennaio 2016 10:21

Report UIL sulle società pubbliche e partecipate

In allegato vi trasmettiamo il "REPORT UIL SULLE SOCIETA' PUBBLICHE E PARTECIPATE" curato dai Servizi Politiche Territoriali e Pubblico Impiego.

Nello studio, oltre alla descrizione della situazione quantitativa e qualitativa del vasto e complesso mondo delle Società e delle realtà Pubbliche (Locali e nazionali), si sottolineano i rischi e le opportunità di un necessario intervento di riordino.

 

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Questa è la stima del Sindacato, che ha analizzato gli effetti della nuova Legge su varie tipologie di famiglie

Sei pensionato, il tuo coniuge lavora nella Pubblica Amministrazione e hai una casa di proprietà? Probabilmente rientri nella categoria che, secondo i calcoli elaborati dalla Uil, otterrà il maggior risparmio dalle misure della nuova Legge di stabilità.

EFFETTI DELLA STABILITÀ. Il Sindacato ha infatti stimato l'impatto della Legge e delle sue ultime modifiche, approvate alla Camera il 21 dicembre 2015, per cercare di stabilire cosa cambierà nei conti delle famiglie italiane. Lo studio è stato diviso in categorie; gli effetti della stabilità, infatti, saranno diversi a seconda della composizione del nucleo familiare e del reddito percepito.

RISPARMIO PER LE FAMIGLIE. Dai calcoli della Uil risulta che a ottenere il maggior risparmio possibile sono quelle famiglie composte da un pensionato di 68 anni, con reddito lordo pari a 24 mila euro. Egli dovrebbe essere coniugato con un dipendente della Pubblica Amministrazione che guadagni 22 mila euro annui, e insieme possedere una casa con rendita catastale pari a 750 euro. Viste tali condizioni, le norme della nuova stabilità porterebbero a un nucleo familiare così composto un guadagno pari a 375 euro l'anno.

PENSIONI E TASI. Nel mirino della Uil anche gli effetti dell'innalzamento della "no tax area" per le pensioni fino a 8 mila euro. Il provvedimento, che coinvolgerà 4,1 milioni di persone, lascerà nelle tasche dei pensionati interessati una somma pari a circa 49 euro l'anno. Per quel che riguarda la Tasi sulla prima casa, abolita, l'anno prossimo 19,7 milioni di italiani che possiedono la propria abitazione risparmieranno mediamente 191 euro.

Fonte Businesspeople.it

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In allegato lo studio, a cura del Servizio Politiche Previdenziali della UIL,  sulle conseguenze dell'introduzione della flessibilità di accesso alla pensione calcolata interamente col sistema contributivo.

In allegato i più significativi riscontri sulla stampa e sui media.

 

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Martedì, 17 Febbraio 2015 10:13

Studio UIL su TFR in busta paga

A seguire lo studio della UIL prodotto per segnalare i rischi dell'opzione Tfr in busta paga.

Oltre al rischio di non copertura finanziaria di bilancio dello Stato, il tema del possibile innalzamento dell'ISEE che potrebbe portare a rincari di tariffe relative a prestazioni di carattere sociale.

Analisi a cura della UIL Servizio Politiche Economiche e Territoriali (Febbraio 2015)

Con anticipo TFR in busta paga aumenta il reddito ISEE con ricadute negative sul sistema agevolato delle tasse e tariffe locali (asili nido, mense scolastiche, tasse universitarie ecc.).

Con la tassazione ordinaria più 50 euro medi annui di imposte e meno detrazioni

Con il TFR in busta paga, un lavoratore con un reddito da 23 mila euro può rimetterci 330 euro medi l'anno

Il Governo sta emanando la circolare per regolare l'opzione di scelta del TFR "mensilizzato" in busta paga. Chi sceglierà tale opzione, però, avrà effetti penalizzanti sulla propria situazione reddituale.

Il TFR in busta paga, spiega Guglielmo Loy – Segretario Confederale UIL - fa alzare il reddito ISEE, con un effetto "domino" sul sistema agevolato delle tasse e tariffe locali (asili nido, mense scolastiche, tasse universitarie ecc.).

Ad esempio, abbiamo calcolato -  commenta Loy – che un reddito ISEE di 12.500 euro a Milano paga una tariffa degli asili nido di 103 euro mensili, mentre con un ISEE di 12.501 euro la tariffa sale a 232 euro mensili (più 129 euro al mese).

Sempre per una mensa scolastica, a Roma, il costo con un reddito ISEE di 12.500 euro è di 50 euro mensili, mentre se si supera anche di 1 euro tale soglia, il costo sale a 54 euro mensili.

Per l'iscrizione all'università "La Sapienza", la quota annuale con un reddito ISEE di 12 mila euro è di 549 euro l'anno, ma con un reddito ISEE di 12.001 la quota sale a 600 euro l'anno.

A Bari chi ha un reddito ISEE di 10 mila euro non paga la TASI, ma, superando tale soglia ISEE, si paga con l'aliquota al 3,3 per mille.

A Torino una famiglia che ha un reddito ISEE di 12.999 euro, con il TFR in busta paga supera il reddito di 13 mila euro e per la Tassa sui rifiuti invece di pagare 156 euro medi l'anno ne pagherà 202 euro,  con un aggravio di 46 euro.

Inoltre, per effetto della tassazione ordinaria al posto di quella separata si avranno delle penalizzazioni di 330 euro medi l'anno, tra maggiore tassazione (50 euro medi l'anno) e minori sgravi fiscali (280 euro medi l'anno).

Infatti, se da una parte la busta paga con il TFR mensilizzato sarà mediamente più pesante di 97 euro mensili, dall'altra questo "nuovo introito"  sarà tassato con l'aliquota IRPEF ordinaria anziché a tassazione separata.

Cosa succederà a chi decide per l'anticipo?

Per un reddito di 23 mila euro (imponibile medio lavoratori dipendenti), in busta paga potrebbero scattare 97 euro medi mensili, che salgono a 105 euro per i redditi di 25 mila euro e a 125 euro per i redditi di 35 mila euro, mentre scendono a 76 euro mensili per un reddito da 18 mila euro.

Fin qui, come calcolato dalla UIL, i benefici.

Ma come detto, al posto della tassazione separata, che regola sia l'anticipo, sia la liquidazione del TFR, la mensilizzazione comporta l'applicazione dell'aliquota marginale IRPEF (cioè quella corrispondente all'ultimo scaglione in cui si colloca il maggior reddito erogato).

Ciò significa, che un reddito di 18 mila euro lordi sul TFR annuo pari a 957 euro al posto del 23% pagherà il 27%; un reddito di 23 mila euro, su un TFR annuo maturato di 1.209 euro pagherà sempre il 27% anziché il 23,9%; un reddito di 35 mila euro su un TFR annuo pari a 1.806 euro pagherà il 38% anziché il 25,3%.

In soldoni, fa notare la UIL, la tassazione ordinaria è mediamente più pesante di 50 euro annui per un reddito di 23 mila euro con punte di 307 per un reddito di 35 mila euro.

Ma non solo: il Tfr in busta paga,   che sarà comunque escluso dal reddito complessivo per il bonus di 80 euro, si cumulerà con il reddito prodotto nell'anno e inciderà sulla determinazione delle detrazioni d'imposta (NO TAX Area e Detrazioni per familiari a carico, sugli assegni familiari).

Ad esempio, considerando le sole detrazioni di imposta (No TAX AREA, carichi di famiglia), un reddito di 23 mila euro ci rimetterà mediamente 280 euro l'anno.

Non vorremmo passare per i soliti "gufi", come ama spesso ripetere il Presidente del Consiglio a chi lo contraddice, però questa idea del TFR in busta paga come politica per il rilancio dei consumi ci pare sia azzardata e rischia di creare anche in "piccolo" buco nel Bilancio dello Stato, in quanto a nostro avviso, conclude Loy, saranno pochissimi i lavoratori e lavoratrici che opteranno, a queste condizioni, per avere subito il TFR in busta paga

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Lunedì, 14 Luglio 2014 10:28

STUDIO UIL: FONDI STRUTTURALI EUROPEI 2007/2013

LA SPESA DEI FONDISTRUTTURALI EUROPEI 2007-2013:

a cura del Servizio Politiche Territoriali della UIL

AL 31 MAGGIO 2014 RENDICONTATO A BRUXELLES SOLO IL  56% DEL TOTALE DELLE RISORSE (26,7 MILIARDI DI EURO)

SU 52 PROGRAMMI BEN 19 NON RAGGIUNGONO GLI OBIETTIVI FISSATI

RESTANO DA SPENDERE ANCORA 21 MILIARDI DI EURO DI CUI 5 SONO A

FORTE RISCHIO RESTITUZIONE

Mentre la disoccupazione galoppa, la produzione industriale frena, le infrastrutture sono al palo, le uniche risorse certe per lo sviluppo, rappresentate dei Fondi Europei, registrano un impiego da "moviola".

Infatti, stante i dati dell'ultimo monitoraggio (31 maggio 2014), la spesa rendicontata alla Commissione Europea dal nostro Paese si attesta al 56% (26,7 miliardi di euro) sul totale delle risorse assegnate per il periodo 2007-2013 (47,7 miliardi di euro).

Ciò significa che da qui alla fatidica data di dicembre 2015, quando si chiude definitivamente il ciclo di programmazione, dobbiamo spendere ancora 21 miliardi di euro (poco meno di quanto speso nei 7 anni precedenti). Facendo alcuni calcoli e proiezioni, continuando con questo trend, si rischierebbe di dover restituire a Bruxelles  circa 5 miliardi di euro.

Questi dati sono il frutto di un'elaborazione del Servizio Politiche Territoriali della UIL, sul monitoraggio della spesa rendicontata al 31 maggio 2014.

Da tale monitoraggio emerge - spiega Guglielmo Loy - che  su 52 programmi operativi (nazionali, interregionali e regionali), che caratterizzano la programmazione di Fondi comunitari, al 31 maggio 2014, ben 13 di essi non hanno superato il target di spesa previsto; inoltre altri  6 programmi, pur essendo entro la soglia di tolleranza,  non hanno  raggiunto l'obiettivo.

In particolare - continua Loy - tra i programmi più a rischio ci sono i 4 programmi nazionali e interregionali(attrattori culturali; energia; governance e assistenza tecnica; legalità); i 2 programmi della Sicilia (FSE e FESR); 1 programma (FSE) della Calabria; 1 programma (FSE) dell'Abruzzo; 1 programma (FESR) del Lazio (in questa regione l'altro programma FSE è al limite della soglia di tolleranza); 1 programma (FESR) del Molise; 1 programma (FESR) della Sardegna; 1 programma (FSE) della Provincia Autonoma di Bolzano; 1 programma (FESR) della Provincia Autonoma di Trento.

Per quanto riguarda i singoli fondi, con riferimento al Fondo Sociale Europeo (FSE), che finanzia azioni per l'occupazione e istruzione e formazione, su un totale di 14,3 miliardi di euro, sono stati rendicontati a Bruxelles in totale 9,5 miliardi di euro (il 65,9%).

Per quanto riguarda il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), che sostiene programmi         d'investimento (incentivi alle imprese, ricerca e innovazione, infrastrutture, agenda digitale, energia, ecc), su un totale di finanziamento per il periodo 2007-2013 di 33,4 miliardi di euro, sono stati rendicontati 17,3 miliardi di euro (il 51,7%).

A livello regionale, in valori percentuali, 3 Regioni sono al di sotto della media nazionale (56%): si tratta della Campania che ha rendicontato il 36,5% del totale delle risorse, della Calabria che ha rendicontato il 43,1%, della Sicilia che ha rendicontato il 44,9%.

Restano ancora da spendere, quindi, 3,5 miliardi di euro (il 63,5%) per la Campania, 3,3 miliardi di euro (il 55,1%) per la Sicilia; 2,3 miliardi di euro (il 40%) per la Puglia; 1,6 miliardi di euro (il 56,9%) per la Calabria.

In valori assoluti, per i programmi nazionali e interregionali si devono ancora spendere 4,9 miliardi di euro (il 43%).

Dover restituire parte di queste importanti e vitali risorse a Bruxelles, sarebbe – conclude Loy - una vera e propria tragedia e un atto di autolesionismo da parte del Governo.

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