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In coerenza con quanto già annunciato nello scorso mese di gennaio, il Segretario generale della UIL, Luigi Angeletti, ha rimesso oggi il suo mandato al Consiglio confederale confermando la decisione di non ricandidarsi al vertice dell'Organizzazione. Angeletti, inoltre, ha ufficializzato l'esito della consultazione, che ha accompagnato l'iter congressuale di questi mesi, per l'individuazione del candidato alla successione. I favori dell'Organizzazione si sono concentrati sull'attuale Segretario generale aggiunto della UIL, Carmelo Barbagallo.

Il prossimo Congresso nazionale, che si svolgerà al Palazzo dei Congressi di Roma dal 19 al 21 novembre, eleggerà il nuovo Consiglio confederale che, seduta stante, voterà sulla proposta di Barbagallo a nuovo Segretario generale della UIL.

BIOGRAFIA DI CARMELO BARBAGALLO, SEGRETARIO GENERALE AGGIUNTO DELLA UIL, CANDIDATO ALLA SEGRETERIA GENERALE DELLA UIL

Carmelo Barbagallo ha iniziato a lavorare all'età di 8 anni.

Dopo 5 anni di lavoro minorile, 1 anno di lavoro nero e 3 mesi di apprendistato, finalmente viene assunto con contratto regolare in una concessionaria d'auto. Comincia così un periodo lungo quindici anni in cui, cambiando più volte mestiere, acquisisce una grande esperienza del mondo del lavoro e dei difficili e conflittuali rapporti tra padrone e operaio.

Da un negozio di barbiere a un pastificio, da una cooperativa ittica a un magazzino di smistamento postale, Barbagallo approda, infine, alla Fiat di Termini Imerese, la cittadina siciliana che gli ha dato i natali. Quello stabilimento diventa per lui, operaio specializzato, la fucina in cui si forgia all'attività sindacale. Lì inizia il suo percorso che, da delegato, lo porterà sino alla carica di Segretario generale della UIL Sicilia.

Esercita questo ruolo con grande senso di responsabilità e le sue battaglie civili, in difesa della legalità, lo rendono un bersaglio della mafia. In particolare, dopo parole di verità pronunciate in occasione dei funerali del suo amico sindacalista della UIL, Domenico Geraci, assassinato a Caccamo nel 1998, viene fatto segno di gravissimi atti intimidatori: già in precedenza, peraltro, un colpo di fucile era esploso nella sua abitazione lasciandolo miracolosamente incolume.

Il suo carisma e le sue indubbie capacità fanno coagulare intorno a lui il diffuso consenso di tutta la UIL. E così, nel giugno del 2000, con Angeletti Segretario generale, Barbagallo viene eletto in segreteria confederale nazionale con delega all'organizzazione. In questa veste, a partire dalla Conferenza nazionale di Bellaria del 2012, ha ideato, progettato e avviato la riforma organizzativa della UIL, la cui completa attuazione è destinata a generare la nascita di un più snello ed efficiente "Sindacato a rete".

A gennaio del 2014, il Consiglio confederale lo elegge Segretario generale aggiunto.

Dotato di un'innata ironia, scherza sui suoi 67 anni e chiosa: "Io non sono anziano, ho solo iniziato prima".

Sposato, ha 2 figli e 2 nipoti che adora e a cui dedica tutto il suo poco tempo libero.

Roma, 10 novembre 2014​             Ufficio stampa Uil

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Per uscire dalla crisi e per puntare a una crescita anche occupazionale si pone l'esigenza di restituire potere di acquisto ai lavoratori e ai pensionati con l'obiettivo di alimentare la domanda interna: ecco perché occorre sostenere i redditi da lavoro e da pensione. Avevamo chiesto l'estensione degli 80 euro ai pensionati e agli incapienti, ma non vi è alcuna traccia di questo provvedimento né del ripristino delle indicizzazioni per le pensioni.

 

Si perpetua, poi, la scelta di non rinnovare i contratti nel pubblico impiego dove, peraltro, il beneficio degli 80 euro ha riguardato solo 800 mila addetti e, in questi ultimi anni, la forza lavoro è diminuita di 500mila unità. Il potere di acquisto degli oltre tre milioni di pubblici dipendenti è calato dell'11%. Eppure, per iniziare a rinnovare i contratti, basterebbe ridurre le consulenze per un importo pari a 500 milioni. Noi abbiamo dato disdetta dei Protocolli per la regolamentazione dello sciopero nel pubblico impiego, ma vogliamo applicare le leggi; anzi, applicheremo i regolamenti alla lettera, così il Paese si ferma davvero.

 

Renzi ci dice di tornare a trattare con le aziende: e l'Azienda Italia, che è il peggior datore di lavoro, perché non tratta con noi per il rinnovo del contratto del pubblico impiego?

 

Le imprese non investono più nel nostro Paese anche perché ci sono troppe leggi: bisogna ridurle e renderle più comprensibili, senza che si debba ricorrere, sistematicamente, a circolari interpretative che danno lavoro agli avvocati e ai giudici.

 

I tagli lineari operati nei ministeri e nelle Regioni si tradurranno in un aumento delle tasse, a meno che non si ponga un vincolo alla crescita delle tasse locali.

 

Le tasse sul "mattone" sono insostenibili; l'incremento della tassazione sui fondi pensione rischia di affossare la previdenza integrativa, con buona pace degli sforzi fatti per consentire ai giovani di avere, un domani, una pensione più dignitosa; la tassazione ordinaria applicata al TFR farebbe lievitare il peso fiscale sui lavoratori, minimo del 9%.

 

Mancano i fondi per la cassa e la mobilità in deroga, con il rischio che si esasperino le tensioni sociali.

 

Siamo d'accordo con la decontribuzione, purché non si licenzino i lavoratori al termine dell'incentivo. Peraltro, 1 miliardo destinato alla decontribuzione è stato tolto alle risorse per il Mezzogiorno e questa non è la strada da seguire.

 

La riduzione dell'Irap a pioggia non ha alcun senso: bisogna riservarla alle aziende che fanno investimenti, innovazione e occupazione.

 

Il bonus alle mamme è del tutto insufficiente, se si pensa che gli asili nidi possono arrivare a costare 400 euro a bambino.

 

Sono stati ridotti i finanziamenti per la non autosufficienza e, al di là delle "secchiate di ghiaccio" anche per la SLA.

 

Dagli uffici del nostro Patronato sono passati, in un anno, oltre 6 milioni di persone. Con il taglio previsto in legge di stabilità, il servizio reso gratuitamente ai cittadini, ai pensionati e agli immigrati si ridurrà notevolmente. Tutte queste persone si riverseranno negli uffici pubblici, intasandoli e facendo lievitare i costi a carico dello Stato. Non solo; una parte dei 9mila operatori dei Patronati rischia di trovarsi senza lavoro: li porteremo tutti davanti al Ministero del Lavoro.

 

L'incontro è stato comunque utile perché ci ha consentito di esprimere, in una sede ufficiale, le nostre osservazioni e proposte. Da parte del Governo, però, c'è stata solo una presa d'atto delle posizioni sindacali senza alcun impegno. Non abbiamo chiesto di contrattare, ma solo di avere alcuna risposte o indicazione di merito sulle nostre richieste e considerazioni. Il Governo non si è espresso e non ha indicato neanche una possibile data per una successiva convocazione.

 

Abbiamo chiesto a CGIL e CISL di fissare un incontro per valutare le iniziative da assumere.

 

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