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Sabato mattina si è svolta la mobilitazione di Cgil-Cisl-Uil con manifestazioni locali e nazionali. Ad Alessandria l'appuntamento era in Piazza Marconi con presidio e gazebo dalle ore 9 alle 12.

"Cambiare le pensioni e dare lavoro ai giovani'. E' questo lo slogan che accompagnerà la giornata di mobilitazione nazionale promossa da Cgil, Cisl e Uil per sabato 2 aprile. In programma tre manifestazioni nazionali che si svolgeranno contemporaneamente a Venezia, Roma, e Napoli, accompagnate da numerose iniziative e manifestazioni unitarie che si svolgeranno su tutto il territorio nazionale.

L'appuntamento di sabato è stato il seguito della mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil per la vertenza sulle pensioni dopo gli attivi interregionali dei quadri e delegati del 17 dicembre scorso. Con le iniziative di sabato i Sindacati intendono rilanciare la piattaforma unitaria con la quale si chiede una "riforma della Riforma Fornero" al fine di favorire l'occupazione giovanile, tutelare le pensioni in essere e rafforzare la previdenza complementare. In particolare Cgil, Cisl e Uil chiedono pensioni dignitose per i più GIOVANI, spesso lavoratori PRECARI e discontinui, accesso flessibile al pensionamento, il riconoscimento del lavoro di cura e la diversità dei lavori.

La piattaforma unitaria chiede modifiche sostanziali al sistema previdenziale così come delineato per ultimo dalla manovra Fornero e pone il problema sia delle pensioni future dei giovani e delle donne, per i quali è necessario ricostruire un quadro di solidarietà, sia dei lavoratori prossimi al pensionamento che hanno bisogno di vedersi riconosciute flessibilità in uscita e pensione anticipata senza aggancio automatico all'attesa di vita.

 

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Comunicato stampa unitario di Cgil, Cisl e Uil di Torino che lanciano un forte allarme per il proseguimento dell'utilizzo della cassa integrazione guadagni in deroga (cigd) e dichiarano:

LA NON ATTENZIONE del Ministro del Lavoro non ha consentito fino ad oggi di dare copertura finanziaria al I semestre 2014, TANTOMENO di prevedere la continuità dello strumento per il II semestre dell'anno. Segnaliamo che nella sola provincia di Torino alla data del 15 giugno erano state presentate 4.500 domande di CIGD con circa 15mila lavoratori coinvolti e 7,8 milioni di ore richieste.

Finora al Piemonte sono stati assegnati 30 milioni di euro, sufficienti all'incirca a coprire il primo trimestre 2014; si parla di un'imminente altra assegnazione
alle sole Regioni che non hanno ancora terminato di pagare la cassa in deroga concernente il 2013 per mancanza di fondi. Ciò sarebbe grave e penalizzerebbe quelle Regioni, come il Piemonte, che hanno operato in modo programmato e oculato senza lasciare pendenze precedenti.

In ogni caso è del tutto inaccettabile che a pochi giorni dalla scadenza dell'accordo Regionale del Piemonte (scadenza all'ormai imminente 30 giugno) regni la più totale incertezza, con tutte le immaginabili conseguenze per lavoratori/lavoratrici,ed imprese.

Per quanto riguarda il futuro, il Ministro sarebbe intenzionato a introdurre, mediante un Decreto Ministeriale da luglio p.v., criteri molto più restrittivi sia per
quanto riguarda i requisiti d'accesso alla cassa in deroga, sia per quanto riguarda le durate massime fruibili. La logica puramente ragionieristica fa sì che le risorse stanziate siano del tutto insufficienti.

Se il Governo ritiene che il sistema degli ammortizzatori in deroga, che sono finanziati con la fiscalità generale e non con contributi versati dalle aziende, debba essere superato, noi siamo del tutto d'accordo, lo chiediamo da anni. Questo, però, non deve comportare che i/le lavoratori/lavoratrici rimangano privi di tutele. L'obiettivo proprio del cambiamento deve essere quello di un'estensione in senso universalistico degli ammortizzatori sociali ordinari.

Cgil Cisl Uil di Torino avanzano un pressante appello al Governo, affinché ponga immediatamente fine all'attuale situazione d'incertezza: sblocchi le risorse necessarie per l'intero 2014 ed eviti di introdurre criteri restrittivi, le cui conseguenze sarebbero licenziamenti di massa, dispersione di professionalità, chiusura di migliaia di aziende e una ancor più difficile tenuta sociale.

 

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