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Mercoledì, 10 Gennaio 2018 09:41

Dati Istat occupati e disoccupati

A novembre 2017 la stima degli occupati torna a crescere (+0,3% rispetto a ottobre, pari a +65 mila). Il tasso di occupazione sale al 58,4% (+0,2 punti percentuali).

La crescita dell'occupazione nell'ultimo mese interessa entrambe le componenti di genere e tutte le classi di età ad eccezione dei 35-49enni. Risultano in aumento i dipendenti, sia permanenti sia, in misura maggiore, a tempo determinato, mentre sono in lieve calo gli indipendenti.

Nel periodo settembre-novembre si registra una crescita degli occupati rispetto al trimestre precedente (+0,4%, +83 mila) che interessa donne e uomini e si concentra soprattutto tra gli over 50, in misura più lieve anche tra i 15-24enni, a fronte di un calo tra i 25-49enni. L'aumento è determinato esclusivamente dai dipendenti a termine, mentre calano i permanenti e rimangono stabili gli indipendenti.

La stima delle persone in cerca di occupazione a novembre diminuisce per il quarto mese consecutivo
(-0,6%, -18 mila). La diminuzione della disoccupazione interessa donne e uomini e si concentra nelle classi di età più giovani mentre si osserva un aumento tra gli over 35. Il tasso di disoccupazione si attesta all'11,0%, (-0,1 punti percentuali rispetto a ottobre), mentre quello giovanile cala al 32,7% (-1,3 punti).

Dopo la diminuzione del mese scorso, a novembre la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni è ancora in calo (-0,5%, pari a -61 mila). La diminuzione interessa sia le donne sia gli uomini e si concentra tra gli over 50 e i 15-24enni, mentre si osserva un aumento nelle classi di età centrali tra 25 e 49 anni. Il tasso di inattività cala al 34,3% (-0,1 punti percentuali).

Nel trimestre settembre-novembre, rispetto ai tre mesi precedenti, alla crescita degli occupati si accompagna il calo dei disoccupati (-1,4%, -40 mila) e degli inattivi (-0,3%, -43 mila).

Su base annua si conferma l'aumento degli occupati (+1,5%, +345 mila) che riguarda donne e uomini. La crescita si concentra tra i lavoratori dipendenti (+497 mila, di cui +450 mila a termine e +48 mila permanenti), mentre calano gli indipendenti (-152 mila). In valori assoluti aumentano soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+396 mila) ma anche i 15-34enni (+110 mila), mentre calano i 35-49enni (-161 mila). Nello stesso periodo diminuiscono sia i disoccupati (-7,8%, -243 mila) sia gli inattivi (-1,3%,
-173 mila).

Al netto dell'effetto della componente demografica tuttavia, su base annua cresce l'incidenza degli occupati sulla popolazione in tutte le classi di età.

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 Fisco, lavoro, giovani e previdenza sono i principali capitoli su cui si concentrerà l'azione sindacale della Uil nel 2018: su questi punti, chiederemo un confronto anche ai partiti che si accingono alla competizione elettorale.

In particolare, il 2018 dovrà essere l'anno di una grande vertenza fiscale da condurre insieme a Cgil e Cisl: rivendicheremo un forte impegno per un fisco più leggero e per salari e pensioni più pesanti.

Inoltre, bisognerà avviare con l'Esecutivo che verrà la terza fase del confronto sulla previdenza, a partire dai risultati delle due Commissioni istituite per la separazione della previdenza dall'assistenza e per l'individuazione degli altri lavori usuranti e gravosi.

Infine, ma non ultimo, chiederemo provvedimenti strutturali a favore dei giovani, affinché trovino lavoro stabile e, soprattutto, non siano più costretti a lasciare il nostro Paese per vedere riconosciute le loro capacità. In questo quadro, sarà fondamentale anche un'azione tesa, finalmente, a ridurre il divario infrastrutturale tra il Nord e il Sud, una delle principali cause della cronica disoccupazione giovanile nel nostro Mezzogiorno.

Ovviamente, restano da concludere, sin da subito, tutti i contratti scaduti, a partire da quelli del pubblico impiego, e dedicarsi poi alla definizione degli altri impegni si qui enunciati.

Roma, 5 gennaio 2018

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Venerdì, 05 Gennaio 2018 10:41

UIl scuola: sul contratto ancora non ci siamo

Risposte deludenti e parziali. Prossimo incontro l'11 mattina.
Abbiamo ricevuto risposte deludenti e parziali su relazioni sindacali e aumenti retributivi – commenta il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, dopo l'incontro di questa mattina all'Aran.

Ci sono troppe rigidità per un settore che invece ha bisogno di flessibilità e di misure specifiche.

E' proprio su questo punto che abbiamo chiesto, e ottenuto,  un calendario di incontri sulle specifiche sezioni (scuola, università , ricerca e Afam).

In merito ai tempi, l'orientamento è quello di una trattativa da svolgere in maniera rapida.
Per poterlo fare servono delle pre-condizioni che al momento non ci sono.

Insisteremo per chiedere un contratto che non sia in contrasto con i principi costituzionali omologandolo con quello delle 'Funzioni centrali' (Statali).

La normativa è obbiettivamente complessa ma con le rigidità da ambo le parti non si risolvono i problemi. Abbiamo dimostrato ampia disponibilità ci aspettiamo risposte coerenti per portare a  termine il negoziato.

Nell'articolato che l'Aran starebbe predisponendo restano da risolvere le questioni legate a:

-          riequilibrio nei rapporti tra dirigente scolastico e organi collegiali, salvaguardando  l'autonomia di questi.

-          La modifica delle norme di legge (107 e Brunetta) nella direzione della specificità della scuola, superando la sindrome impiegatizia e le rigidità burocratiche.

-          Nella stessa ottica vanno viste le sanzioni per il personale della scuola che vanno riviste

-          Resta sempre sullo sfondo l'esigenza di garantire gli 85 euro medi procapite di comparto previsti dall'accordo del 30 novembre.

Prossimo incontro – per la scuola - è fissato per l'11 gennaio alle 9.30

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Il lavoro e i giovani al centro dell'intervento del Capo dello Stato

Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato di spessore costituzionale e di grande umanità. Il lavoro, innanzitutto: questo il principale richiamo del Capo dello Stato che, tra l'altro, ha parlato dei giovani e del loro futuro esprimendo preoccupazione ma, al tempo stesso, grandi speranze. Condividiamo, dunque, lo spirito e la sostanza dell'intervento di Mattarella. Su questi fronti, continueremo a svolgere la nostra azione sindacale, rafforzati dalle sue autorevoli esortazioni a cui speriamo diano ascolto i soggetti istituzionali che dovranno tradurle in decisioni conseguenti.

 

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Il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ha partecipato alla manifestazione dei lavoratori dell'edilizia che si è svolta questa mattina a Roma, in occasione dello sciopero generale nazionale proclamato da Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil. I lavoratori del settore rivendicano il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto da oltre un anno.

«È stata una grande giornata di mobilitazione. Le nostre controparti - ha dichiarato Barbagallo a margine dell´iniziativa - devono capire che il contratto bisogna firmarlo rapidamente per aumenti salariali adeguati, per la sicurezza, per l´ape sociale. Si sono persi troppo tempo e troppi posti di lavoro. Nel nostro Paese - ha concluso il leader della Uil - c´è un problema di ripresa economica: sappiano che una delle soluzioni passa per la crescita dei salari dei lavoratori».

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Il padre non ha diritto ai permessi giornalieri (artt. 39 e 40 del T.U. 151/2001) se la madre è casalinga, a meno dell'impossibilità di questa di dedicarsi al figlio per ragioni concrete e ben documentate.

Lo chiarisce il Consiglio di Stato con la sentenza n. 4993/2017, superando precedenti indirizzi interpretativi.

Il caso riguarda un poliziotto che aveva proposto ricorso al TAR dopo che era stata negata la sua richiesta di fruire dei periodi di riposo previsti dall'art. 40, lett. c), del T.U. n. 151/ 2001, in quanto la compagna era una "casalinga". Ad avviso del ricorrente la casalinga non sarebbe per definizione una "lavoratrice dipendente", pertanto ai sensi del citato art. 40 avrebbe dovuto godere lui dei permessi.

Su questo aspetto, come rileva lo stesso Consiglio di Stato, vi sono tuttavia orientamenti contrastanti, in ordine all'interpretazione da riconoscere alla locuzione "lavoratrice dipendente" di cui alla lett. c) dell'art. 40. Questo articolo prevede che "1. I periodi di riposo di cui all'articolo 39 sono riconosciuti al padre lavoratore: a) nel caso in cui i figli siano affidati al solo padre; b) in alternativa alla madre lavoratrice dipendente che non se ne avvalga; c) nel caso in cui la madre non sia lavoratrice dipendente; d) in caso di morte o di grave infermità della madre".

Numerosi settori dell'ordinamento considerano la figura della casalinga come lavoratrice che svolge un'attività non retribuita a favore della propria famiglia che la distoglie dalla cura della prole. Pertanto il padre potrà beneficiare di permessi per la cura del figlio allorquando la madre non ne abbia diritto in quanto "lavoratrice non dipendente" e pur tuttavia impegnata in attività (quella di "casalinga") che la distolgano dalla cura del neonato.

Per altri, invece, la casalinga non può essere parificata alla donna "non lavoratrice dipendente", posto che "la considerazione dell'attività domestica come vera e propria attività lavorativa prestata a favore del nucleo familiare non esclude, ma, al contrario, comprende anche le cure parentali". D'altronde, il fatto di poter gestire il proprio tempo nell'ambito familiare, le consente di dedicare l'equivalente delle due ore di riposo giornaliero alle cure del figlio. Orientamento condiviso ora dal Consiglio di Stato.

Si precisa inoltre nella sentenza che gli articoli 39 e 40 sanciscono la priorità della madre nella fruizione dei permessi: il padre può accedere a tale misura solo in casi predeterminati e tassativi, solo quando la madre, per le circostanze puntualmente stabilite dalla norma, non possa, non voglia o non sia nella condizione di fruire di tali riposi.

"Peraltro, se la madre è casalinga ma, per specifiche, oggettive, concrete, attuali e ben documentate ragioni, non possa attendere alla cura del neonato, allora il padre potrà comunque fruire del riposo in questione: è vero, infatti, che la condizione di casalinga consente, in linea generale e di norma, di assicurare una presenza domestica, ma, laddove ciò nella concreta situazione non sia effettivamente possibile, si determina un vuoto di tutela del minore cui può sopperirsi con la concessione, al padre, del riposo giornaliero ex art. 40".

Si rammenta a ogni buon conto che il Consiglio di Stato, con la precedente sentenza n. 4618 del 10 settembre 2014, aveva ribadito la possibilità da parte del lavoratore di usufruire dei riposi giornalieri anche nel caso di moglie casalinga.

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Lunedì, 18 Dicembre 2017 16:20

Bando voucher scuola anno scolastico 2017/2018

A partire dal 14 Dicembre 2017 e con scadenza al 15 gennaio 2018 sarà aperto il bando relativo al "voucher" per il diritto allo studio di cui alla L.r. 28 dicembre 2007 n. 28 "Norme sull'Istruzione, il diritto

allo studio, la libera scelta educativa".

Tale bando consente alle famiglie degli studenti piemontesi di presentare un'unica domanda per gli aiuti economici alle famiglie per il diritto allo studio relativamente all'anno scolastico 2017/2018, finanziati con risorse regionali e statali.

Anche per quest'anno è confermato l'utilizzo del "voucher", il cui valore è determinato sulla base della situazione ISEE anno 2017, per spese di iscrizione e frequenza (retta scolastica) oppure, in alternativa, per spese relative a libri di testo, trasporto e attività integrative (inserite nel POF).

Le famiglie, così come sta avvenendo per l'anno scolastico 2016/2017, riceveranno un buono spendibile presso tutti i punti convenzionati, i comuni e le autonomie scolastiche per le spese relative a libri di testo, trasporto, attività integrative, materiale didattico e dotazioni tecnologiche funzionali all'istruzione. I buoni avranno scadenza al 30 Giugno 2019.

Sul sito della Regione Piemonte trovate le indicazioni relative ai criteri di accesso e alle modalità di presentazione delle domande

http://www.regione.piemonte.it/istruzione/voucher_17_18.htm: rimangono confermate quelle on line già sperimentate per i bandi precedenti e in particolare attraverso le credenziali di Sistema Piemonte. Per la compilazione occorrerà scaricare il modulo di domanda, salvarlo su postazione locale, compilarlo elettronicamente, validarlo e trasmetterlo accedendo nuovamente al sistema.

La compilazione del modulo consente inoltre di presentare domanda per due misure finanziate con risorse statali di aiuto economico alle famiglie per il diritto allo studio relative all'anno scolastico 2017/2018 purché in possesso dei relativi requisiti di I.S.E.E. anno 2017:

 CONTRIBUTO STATALE "LIBRI DI TESTO", ART. 27 LEGGE 448/1998

Si tratta di un contributo per spese relative all'acquisto di libri di testo. E' rivolto esclusivamente agli studenti frequentanti scuole secondarie di I° e II° grado statali e paritarie e agenzie formative in obbligo d'istruzione in possesso di I.S.E.E. anno 2017 fino ad Euro 10.632,94.

E' necessario conservare i giustificativi delle spese (fatture, scontrini, ricevute fiscali).

 BORSE DI STUDIO, ART. 9 D.LGS. 13.4.2017, N. 63

Si tratta di borse di studio a favore degli studenti iscritti alle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado statali e paritarie, per l'acquisto di libri di testo, per la mobilità e il trasporto, nonché per l'accesso a beni e servizi di natura culturale in possesso di I.S.E.E. anno 2017 fino ad Euro 10.000,00.

L'importo, che sarà erogato direttamente agli aventi diritto da parte del M.I.U.R., è pari ad Euro 200,00 e potrà essere aumentato, tenendo conto delle risorse complessivamente stanziate a favore della Regione Piemonte, in relazione al numero effettivo di aventi diritto al beneficio.

A partire dal 14 Dicembre l'Amministrazione regionale provvederà ad aggiornare i siti web di interesse al fine di fornire ai cittadini informazioni complete ed esaustive sul servizio offerto.

La Regione ha predisposto un piano di comunicazione, con l'obiettivo di raggiungere tutte le famiglie interessate, avvalendosi dei canali web istituzionali e di comunicazioni digitali attraverso un flyer elettronico, allegato alla presente in formato PDF e JPEG per facilitarne la stampa e la diffusione.

Accanto a questi strumenti sarà attivata una campagna media che prevede il rilancio della comunicazione su testate giornalistiche e TV locali e regionali.

Vi prego pertanto di aiutarci nel dare la massima diffusione dell'informativa, avvalendoVi di tutti gli strumenti a Vostra disposizione, in particolare su eventuali social network e reti di comunicazione digitali attivi.

Confidando nella Vostra collaborazione per favorire la partecipazione al bando, in quanto opportunità per le famiglie nel sostegno alle spese per il diritto allo studio, colgo l'occasione per ringraziare Voi e tutto il personale adibito agli adempimenti comunicativi per il prezioso ruolo svolto.

 

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La commissione Bilancio della Camera dei deputati ha finalmente approvato l'emendamento Bargero al Codice degli Appalti. Questo prevede la modifica delle percentuali di appalti in house, ripristinando gli affidamenti diretti al 40% e non più al 20%, ossia affidabili senza gara. Prima firmataria dell'emendamento accolto è Cristina Bargero, deputata alessandrina del Partito democratico.

Questo emendamento tranquillizza un pò i lavoratori del settore, massicciamente impiegati in provincia di Alessandria. Erano infatti a rischio 3 mila posti di lavoro in tutta Italia, 600 solo in provincia di Alessandria.

Ricordiamo che la normativa attualmente vigente prevede l'entrata in vigore ad aprile 2018 dell'innalzamento all'80% del limite del valore dei lavori da affidare con gara pubblica per i titolari di concessioni autostradali. Solo poche settimane fa, come vi avevamo raccontato, un analogo emendamento era stato bocciato dalla commissione Bilancio del Senato.

Questo risultato è anche frutto delle continue lotte da parte di lavoratori e sindacati che non si sono arresi e hanno combattuto accanto ai lavoratori esasperati per questa vicenza.

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Barbagallo: basta alla liberalizzazione selvaggia con aperture previste in tutti i giorni dell'anno

14/12/2017  | Sindacato.  Lasciare aperti i negozi e i centri commerciali nei giorni di Natale e di Santo Stefano è una forzatura contraria al sentimento nazionale. Diverso ragionamento, ovviamente, vale per la campagna natalizia: storicamente, in questo periodo tutti gli esercizi commerciali sono rimasti sempre aperti. Più in generale, si pone il problema di una nuova regolamentazione. Bisogna dire basta alla liberalizzazione selvaggia, con aperture previste in tutti i giorni dell'anno: si tratta di un´esasperazione che non serve neanche ai consumatori. Noi proponiamo di ritornare a una regolamentazione regionale, consentendo a tutti i lavoratori di fruire di alcune festività religiose e laiche.

Roma, 14 dicembre 2017

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I dati di flusso delle Comunicazioni Obbligatorie (di cui si rinvia alle tabelle delle successive pagine) riferiti ai rapporti di lavoro attivati nei primi 9 mesi del 2017, fotografano un lavoro flessibile che raggiunge la più alta incidenza dell'ultimo quadriennio: l'82,5%, a fronte dell'80% nel 2016, del 77,4% nel 2015 e dell'80,7% nel 2014.

Una incidenza, questa, fortemente influenzata dalle attivazioni di contratti a tempo determinato: ogni 100 contratti avviati, 70 sono stati a tempo determinato (solamente 14 a tempo indeterminato). Nel 2015, con l'introduzione dell'esonero contributivo totale e triennale, l'incidenza del tempo determinato, comunque alta, era inferiore (67,5%) ed il tempo indeterminato assorbiva il 21% dei rapporti di lavoro accesi.

Analizzando più da vicino i dati, riscontriamo che su oltre 8 milioni di rapporti di lavoro accesi nel periodo gennaio-settembre 2017 (+13,8% rispetto allo stesso periodo del 2016), si è registrata una caduta dei contratti a tempo indeterminato (-4,9% sullo stesso periodo del 2016) e una ripresa dei contratti a tempo determinato (+14,7% rispetto a stesso periodo del 2016).

Cosa continua a spingere i datori di lavoro ad utilizzare i contratti a tempo determinato in luogo dei contratti stabili?

La risposta, secondo noi, è principalmente da attribuire ad un costo del lavoro non sufficientemente conveniente del contratto a tempo indeterminato. I dati ci dicono infatti che, in presenza di sgravi/esoneri contributivi e fiscali (Irap) che abbassano il costo del lavoro del tempo indeterminato in maniera "concorrenziale" con il contratto a tempo determinato, le aziende sono "incentivate" ad assumere in maniera stabile. Diversamente, quando gli sgravi si riducono o cessano, i contratti temporanei crescono. E' quindi, e principalmente, una questione di "costo del lavoro" su cui occorre intervenire per colmare il gap tra flessibilità/precarietà e stabilità lavorativa.

Certamente quello della durata di tali contratti è una questione su cui deve aprirsi una riflessione, visto il forte aumento in questi anni di contratti di breve e brevissima durata come ha anche evidenziato il recente "Rapporto sul mercato del lavoro" elaborato, in maniera integrata, dal Ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail, Anpal. Dal rapporto emerge, infatti, come il contratto a tempo determinato di breve durata (max 91 giorni) abbia, nel 2016, coinvolto 850 mila lavoratori.

Riteniamo, però, che non è semplicemente intervenendo sulla  riduzione della durata  del/i  contratto/i a tempo determinato (oggi fissata dalla legge a 36 mesi complessivi) o sulla contrazione del numero di proroghe (attualmente 5), che si raggiunge l'obiettivo di incentivare i contratti di lavoro stabili, bensì è necessario intervenire sulla "NON CONVENIENZA ECONOMICA", per i datori di lavoro che attivano contratti a termine non giustificati da una necessità oggettiva nell'instaurare rapporti temporanei che, spesso, vengono utilizzati per prolungare, in maniera patologica, periodi di prova o per tenere il lavoratore "sotto pressione".

Le proposte della UIL

Crediamo sia utile, come più volte sostenuto, che si intervenga sul far costare di più la temporaneità dei contratti, aumentando per i CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO (ad esclusione del lavoro stagionale o nei casi di sostituzione), il contributo addizionale aggiuntivo dell'1,4% introdotto con L. 92/2012, portandolo almeno al 4%.

Tale addizionale, che confluisce nelle casse dell'Inps, potrebbe essere destinato  o in un aumento della Naspi (durata o importo) proprio a favore di questi lavoratori che vivono spesso nella discontinuità ed incertezza dei rapporti di lavoro, oppure, visto il rischio di carriere discontinue, al sostegno dei versamenti nella contribuzione previdenziale pubblica o nei fondi pensione.

Se la media annua delle attivazioni con contratti a termine continuasse ad aggirarsi intorno ai 6,7 milioni di avviamenti, si avrebbe un introito aggiuntivo per le casse dell'Inps di oltre 320 milioni di euro annui.

Per meglio comprendere questa nostra proposta, abbiamo simulato il risparmio per un datore di lavoro che decidesse di assumere un lavoratore con contratto a tempo indeterminato in luogo di un contratto a tempo determinato in presenza di un'aliquota contributiva aggiuntiva del 4%.

Nel caso in cui l'azienda optasse per il contratto a tempo indeterminato, il risparmio per il datore di lavoro, sarebbe di € 2.379 annue per singola assunzione (su una retribuzione lorda di € 24mila), pari ad una diminuzione rispetto al tempo determinato, del 7,6%.

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