Super User

Super User

Giovedì, 07 Febbraio 2019 09:16

Rassegna stampa 7 febbraio 2019

E' stato di agitazione per il personale della Polizia Locale di Alessandria.

E' previsto per questo pomeriggio alle 16 l'incontro in Prefettura tra Prefetto e sindacati dopo la richiesta di convocazione di questi ultimi.

Le ragioni che hanno portato alla proclamazione dello stato di agitazione sono l'ormai cronica carenza di personale e i conseguenti carichi di lavoro sul personale in forza. Le richieste dei sindacati sono l'assunzione di nuovo personale per alleggerire il personale già in organico nelle ore diurne e la necessità di togliere il quarto turno, quello notturno.

Il piano di assunzioni è considerato insufficiente e non potrà che peggiorare visto che nell'arco di quest'anno sono previsti nuovi pensionamenti.

L'età media del personale, che ricordiamo svolge servizi fondamentali per la sicurezza dei cittadini, è troppo alta e non sono più sostenibili turni e servizi così come vengono richiesti dall'Amministrazione Comunale di Alessandria.

Il Comune resta sordo alle richieste dei sindacati che puntano sulla qualità del servizio che va offerto alla città nonché sulla qualità di vita dei lavoratori esasperati da questa situazione di stallo e costretti a carichi di lavoro difficilmente sostenibili, reperibilità e altro ancora.

Come sindacati Cgil, Cisl e UIL appresentiamo 12 milioni di persone, andiamo a dire da un palco quello che pensiamo della manovra finanziaria che non è nemmeno lontanamente vicina alle idee che avevamo suggerito.
Questo l'inizio della conferenza stampa tenuta alla Cgil dai segretari generali provinciali delle tre sigle in vista della manifestazione nazionale del prossimo sabato 9 febbraio con corteo a Roma.

Crediamo che la finanzia sia piena di elementi di profonda ingiustizia, ci sono anche risvolti di incostituzionalità, vedi flat tax. L'attenzione che il governo ha dato al mondo delle partite Iva doveva essere concentrato sulle false partite Iva, che coprono lavoro dipendente.

Non siamo d'accordo sulla tassazione agevolata ai liberi professionisti se i penalizzati sono i lavoratori dipendenti e i pensionati. 

Reddito di cittadinanza: avevamo lavorato per trovare uno strumento a sostegno delle situazione più complesse e difficile con il rei, reddito di inclusione, iniziava a portare i suoi frutti per rispondere alla povertà estrema invece il reddito di cittadinanza non è sbagliato concettualmente, ma nella pratica e nessuno ci ha chiesto opinioni e aiuto. il vantaggio andrà a favore solo di una fetta di popolazione lasciando fuori molti altri.

Anche quota 100 non risponde alla richieste sindqcali

Chiedevamo fosse una scelta strutturale e comune a tutti, una scelta di uguaglianza. Invece la durata è limitata, verrà rivista dopo il primo triennio, metterà in vantaggio alcuni settori escludendo altri. Si rischiano profonde ingiustizie.Non vediamo niente che abbia a che fare con il futuro del Paese, dei giovani e di nazione che pensa alla sua economia, zero investimenti previsti.

Con queste ragioni tutti i territori, compresa Alessandria, partiranno per raggiungere Roma a partecipare ad una manifestazione, che non è uno sciopero generale, che si preannuncia molto partecipata e decisa a far ascoltare le proprie richieste al Governo.

Mercoledì, 06 Febbraio 2019 09:21

Rassegna stampa 6 febbraio 2019

Anche l'Ufficio H della UIL di Alessandria, sportello informativo e di consulenza per le persone con disabilità e le loro famiglie, parteciperà il prossimo venerdì 8 febbraio alla manifestazione a Torino per chiedere l'aumento delle pensioni di invalidità.

La manifestazione che si svolgerà a Torino, alle 16 davanti alla Prefettura, rientra all'interno di una mobilitazione nazionale che coinvolge diverse città come Roma, Palermo e Pavia. A scendere in piazza saranno i disabili e i loro familiari indignati con il Governo per l'esclusione dalla Finanziaria di misure a sostegno del loro sostentamento. La manovra finanziaria, infatti, si concentra sul reddito di cittadinanza e Quota 100, ma ha escluso più di 820 mila persone con disabilità.

Anche ad Alessandria nella sede UIL di Via Fiume 10 è ormai da tempo presente uno sportello informativo e di consulenza per le persone con disabilità e le loro famiglie, aperto ogni martedì mattina dalle 9.30 alle 11.30 per offrire assistenza legale, tutela e agevolazioni sul posto di lavoro, informazioni sull'indennità di accompagnamento, assistenza sanitaria, pensioni di invalidità civile e molto altro ancora.

La decisione di manifestare deriva dal senso di ingiustizia e discriminazione avvertito dalle persone disabili preoccupate per la mancanza di un aumento della pensione di invalidità. La manovra del Governo, infatti, sembra aver escluso un incremento del sostegno che ricordiamo essere determinante per moltissime famiglie nel Paese. Angelo Catanzaro, responsabile dell'Ufficio H (Disabilità) della UILP Piemonte, aveva lanciato via Facebook un appello e creato un hastag: #nonsiamocittadinidiserieb.

Sergio Montagna, referente Ufficio H UIL Alessandria: "Ci avevano promesso in campagna elettorale che avrebbero aumentato le pensioni d'invalidità portandole a 780€ importo pari al reddito di cittadinanza, ma così non è stato. Oggi in Italia ci sono 1 milione e 72 mila persone che percepiscono 285 € al mese. Noi persone con disabilità non siamo cittadini di serie B e meritiamo ascolto, attenzione e risposte concrete."

L'invito a partecipare arriva quindi dalle associazioni che operano in questo campo tanto a Torino quando ad Alessandria dove verrà organizzato un presidio.

Martedì, 05 Febbraio 2019 10:00

Rassegna stampa 5 febbraio 2019

SERVIZIO POLITICHE CONTRATTUALI DEL PUBBLICO IMPIEGO OSSERVAZIONI in merito al Decreto 4/19,
"Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni", relative ai Pubblici dipendenti
Il decreto, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, purtroppo lascia alcune perplessità più volte da noi attenzionate e per la cui soluzione da tempo chiedevamo un incontro al Ministero della Funzione Pubblica per esprimere le nostre preoccupazioni e quindi le nostre proposte.


Con la presente nota vogliamo concentrarci su cosa cambierà o meno per i dipendenti pubblici.
È ovvio che fin dall'annuncio della c.d. quota 100 l'attenzione si sia rivolta all'annosa questione dell'erogazione del TFS/TFR del pubblico impiego. A situazione data, i pubblici scontano e continuano a scontare, al momento della cessazione del rapporto di lavoro, l'aver avuto un datore di lavoro pubblico perché, a differenza degli altri settori, si trovano a dover aspettare anni per vedersi accreditare la propria liquidazione.
Ci troviamo quindi, ormai da tempo, di fronte a una chiara ed evidente discriminazione tra lavoratori, che lede pesantemente il diritto del dipendente a vedersi riconosciuta al termine della propria carriera quella quota di retribuzione accantonata nel tempo e maturata in tutti gli anni di servizio.


Ricordiamo sempre, infatti, che il TFR null'altro è che un importo economico accantonato mensilmente dal datore per essere corrisposto in modo differito al momento della cessazione del rapporto di lavoro. La logica sottesa a quest'istituto è quella di garantire al lavoratore una somma di denaro al momento della perdita dell'occupazione, per qualsivoglia motivo. Ricopre, pertanto, una funzione sociale, o meglio previdenziale, che ha un senso solo se operante al termine dell'esperienza lavorativa.
Cosa che ovviamente viene meno allorquando questa viene erogata anni dopo. Ebbene, in questi anni abbiamo assistito alla sistematica violazione, nel pubblico impiego, di questo principio radicato da decenni nel diritto del lavoro. Oggi con la c.d. quota 100, come temevamo e come avremmo voluto evitare, non ci troviamo di fronte a una soluzione definitiva del problema.
Difatti, salvo richiedere un'anticipazione di una quota parte del trattamento (fino a trentamila euro lordi), i cui costi sono proporzionalmente legati, per l'appunto, ai tempi di anticipo, i lavoratori pubblici che accederanno a quota 100, a differenza dei privati, avranno diritto a percepire la propria buona uscita solo al raggiungimento del diritto a pensione. Con ciò, il rischio concreto sarà quello di ottenere il proprio TFS, tenendo anche conto delle tempistiche di differimento come stabilite in finanziaria, fino a otto anni dopo la data di prepensionamento.


Se è pur vero che quota 100 permette, nei fatti, un'agevolazione nell'anticipazione della stessa rispetto ad oggi, si tratta pur sempre di farsi carico del pagamento di un emolumento a cui si ha pieno diritto e che viene invece normalmente e correttamente riconosciuto a tutti gli atri lavoratori, ovviamente senza costo alcuno.
Quota 100, come dichiarato dalla Ministra Bongiorno, ben potrebbe rappresentare uno strumento per incentivare il necessario ricambio generazionale ma solo a parità di condizioni tra tutti i
lavoratori e non di certo onerando ulteriormente un pubblico impiego su cui già tanto è pesato il quasi decennale blocco della contrattazione e delle carriere.
Andando oltre nell'analisi del decreto, si introduce un'altra differenziazione anche per quel che riguarda le finestre d'accesso all'istituto, ossia sei mesi per i dipendenti delle PP.AA. e tre per gli altri. Ciò non può giustificarsi con l'esigenza di garantire la continuità di servizi a cittadini e imprese e di programmare un ricambio generazionale che, dopo l'ennesimo rinvio dello sblocco del turn over, potrà avvenire solo a partire dal prossimo 15 novembre 2019.


In questo contesto, altro aspetto che suscita forti perplessità, e che riguarda solo i dipendenti pubblici, è quello della necessaria domanda di collocamento a riposo da presentarsi all'amministrazione di appartenenza con un preavviso di sei mesi per poter accedere al prepensionamento. Quello che ci domandiamo è se con questa disposizione di legge si sia superato quanto disposto dai contratti collettivi che prevedono tempi più ristretti per le dimissioni.
Questo è quello che ci verrebbe da pensare data la gerarchia delle fonti ma ciò, se così fosse, rappresenterebbe un netto superamento della contrattazione che mal si concilia con i principi del
Testo Unico del Pubblico Impiego come modificato a seguito dell'accordo del 30 novembre 2016.


Tra l'altro, l'ampia estensione temporale di questo preavviso dovrebbe, di conseguenza, permettere al lavoratore di poter revocare liberamente la sua domanda di quiescenza, possibilità, invece, che
non viene precisata nel testo. E ancora! Si segnala che per quel che riguarda la "riduzione dell'anzianità contributiva per l'accesso al pensionamento anticipato indipendente dall'età anagrafica" che ha comportato così la
soppressione dell'indicatore dell'aspettativa di vita (pari a cinque mesi per il 2019) attraverso l'introduzione, invece, di una finestra mobile pari a tre mesi dalla maturazione del requisito, si potrebbero presentare delle mancate coperture per questi tre mesi nel caso in cui gli enti decidessero di collocare in quiescenza il personale per via unilaterale al momento del raggiungimento del requisito ai sensi dell'art. 72, comma 11, del D.L. n. 112/08, convertito in legge n. 133/08 oppure ai sensi della circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 2 del 19.02.2015. Talché il lavoratore si troverebbe senza né retribuzione né trattamento previdenziale.
Insomma persistono, da parte nostra, ancora delle preoccupazioni che rappresenteremo nella prossima fase di conversione per tentare di migliorare i contenuti del provvedimento.
Roma, 01.02.2019

Lunedì, 04 Febbraio 2019 09:53

Rassegna stampa 2-4 rassegna stampa 2019

BILANCIO ANNUALE: NEL 2018, IN PIEMONTE LA CASSA INTEGRAZIONE E' SCESA DEL 18% RISPETTO AL 2017, IN ITALIA DEL 37,6%. TORINO E' STATA LA PROVINCIA PIU' CASSAINTEGRATA D'ITALIA, IL PIEMONTE LA SECONDA REGIONE

Come evidenziano i dati del Servizio politiche attive e passive del lavoro della UIL Nazionale, nel 2018, in Italia, sono state chieste 217.711.091 ore di cassa integrazione, con una diminuzione del 37,6% sull'anno precedente. In Piemonte la richiesta è stata di 28.647.114, in discesa del 18% (+2% ordinaria, -27,3% straordinaria, -96,1% deroga).

Nel periodo considerato, la media mensile dei lavoratori piemontesi tutelati è stata di 14.043, con una riduzione di 3.075 unità rispetto al 2017.

Il Piemonte si è collocato al 2° posto per numero di ore di cassa integrazione richieste, preceduto dalla Lombardia.

DATI PROVINCIALI

L'andamento delle ore nelle province piemontesi, nel confronto tra 2018 e 2017, è stato il seguente: Verbania +86,1%, Cuneo +60,2%, Torino -13,9%, Alessandria -25,1%, Asti -45,4%, Vercelli -47,5%, Novara -56,9%, Biella -65,4%.

Torino, con 17.469.002 ore, è stata, anche per il 2018, la provincia più cassaintegrata d'Italia.

SETTORI PRODUTTIVI

Nella nostra regione, le variazioni percentuali della cassa integrazione per settori produttivi, nel confronto tra 2018 e 2017, sono state: Industria -15,1%, Edilizia -14,2%, Artigianato -99,2%, Commercio -52,9%, per un totale di -18%.

DICHIARA IL SEGRETARIO GENERALE UIL PIEMONTE GIANNI CORTESE:

"Il rapporto sulla cassa integrazione, relativo al bilancio annuale del 2018, fa emergere in Piemonte un calo di ore rispetto all'anno precedente, ma di gran lunga più limitato rispetto al dato nazionale (Piemonte -18%, Italia -37,6%). Torino mantiene il non invidiabile primato di provincia più cassaintegrata d'Italia per la undicesima volta dall'esplosione della crisi del 2008, mentre il Piemonte riconferma la seconda posizione tra le regioni. Bisogna, inoltre, considerare che alle ore di cassa integrazione bisogna aggiungere i dati del FIS (Fondo Integrazione Salariale), operativo dal 2016, che ha sostituito la cassa integrazione in deroga e le richieste di prestazioni inoltrate ai Fondi di Solidarietà Bilaterali. Bisogna anche considerare la costante crescita delle domande di Naspi, relative alle indennità di disoccupazione, che, per il periodo gennaio-novembre 2018, sono state quasi 1,9 milioni. Non è dato sapere quante di queste domande riguardino procedure di licenziamento a seguito della fine del periodo della cassa integrazione e quante, invece, siano la conseguenza di contratti a termine scaduti e non rinnovati. Noi siamo convinti che per creare nuovi posti servano più risorse per gli investimenti pubblici e una riduzione della pressione fiscale per i lavoratori dipendenti e i pensionati, volta a favorire la ripresa dei consumi interni."

Venerdì, 01 Febbraio 2019 09:43

Rassegna stampa 1 febbraio 2019

Sempre con voi

UIL Alessandria

© 2021. Tutti i diritti riservati.
Privacy Policy | Cookie Policy
Web by ModusOperandi

Search

No Internet Connection