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Giovedì, 27 Settembre 2018 09:58

Rassegna stampa 27 settembre 2018

Mercoledì, 26 Settembre 2018 09:45

Rassegna stampa 26 settembre 2018

Sono stati pubblicati i dati di luglio 2018 dell'Osservatorio sul precariato. Le assunzioni nel settore privato, nel periodo gennaio-luglio 2018, sono state 4.597.299, in aumento del 6,5% rispetto allo stesso periodo del 2017. In crescita risultano tutte le componenti: contratti a tempo indeterminato +1,8%, contratti a tempo determinato +6%, contratti di apprendistato +11,8%, contratti stagionali +3,3%, contratti in somministrazione +13,5% e contratti intermittenti +6,8%.

La dinamica dei flussi

Nei primi sette mesi dell'anno si conferma l'aumento delle trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato (+100.909), in forte incremento rispetto al periodo gennaio-luglio 2017 (+59%). In contrazione, nel periodo gennaio-luglio 2018, i rapporti di apprendistato confermati alla conclusione del periodo formativo (-18,2%).

Le cessazioni nel complesso sono state 3.560.409, in aumento rispetto all'anno precedente (+10,7%): a crescere sono le cessazioni di tutte le tipologie di rapporti a termine, soprattutto contratti intermittenti e in somministrazione, mentre diminuiscono quelle dei rapporti a tempo indeterminato (-4,5%).

Nei primi sette mesi del 2018 sono stati incentivati 70.297 rapporti di lavoro con i benefici previsti dall'esonero triennale strutturale per le attivazioni di contratti a tempo indeterminato di giovani (legge 27 dicembre 2017, n. 202): 38.508 riferiti ad assunzioni e 31.789 relativi a trasformazioni a tempo indeterminato. Il numero dei rapporti incentivati è pari al 6,95% del totale dei rapporti a tempo indeterminato attivati.

La consistenza dei rapporti di lavoro

Nel periodo gennaio-luglio 2018, nel settore privato, si registra un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari a +1.036.890, inferiore a quello del corrispondente periodo del 2017 (+1.097.701). Su base annua, il saldo consente di misurare la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro. Il saldo annualizzato (vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi 12 mesi) a luglio 2018 risulta positivo e pari a +404.149, in flessione rispetto a quello registrato a giugno (+418.837). La variazione tendenziale dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato è negativa (-5.047), anche se continua a migliorare. Questo miglioramento deriva soprattutto dal buon andamento delle trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. A partire da marzo emergono segnali di riduzione del turnover dei contratti a tempo indeterminato: diminuiscono sia le assunzioni che, ancor di più, le cessazioni.

Positiva la variazione dello stock di rapporti di somministrazione e di apprendistato; ancora significativamente positivi, seppur in riduzione, i saldi annualizzati dei rapporti a tempo determinato, stagionali e di quelli intermittenti.

Il lavoro occasionale

L'articolo 54-bis decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50 ha disciplinato le nuove prestazioni di lavoro occasionale: Contratto di Prestazione Occasionale (CPO) e Libretto Famiglia (LF).

La consistenza dei lavoratori impiegati con Contratti di Prestazione Occasionale a luglio 2018 è di 20.213 unità. L'importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva è di 274 euro.

Per quanto riguarda, invece, i lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia, a luglio 2018 sono stati 6.831. L'importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva è di 328 euro.

Martedì, 25 Settembre 2018 09:51

Rassegna stampa 25 settembre 2018

Drammatica la situazione degli organici di Poste Italiane in provincia di Alessandria, sia per quanto riguarda i portalettere che gli impiegati degli uffici  postali.

SITUAZIONE DELLA DIVISIONE POSTA COMUNICAZIONE E LOGISTICA (portalettere)

Terminata l'implementazione del nuovo modello di recapito a giorni alterni (21maggio2018) mancano 30 portalettere titolari di zona.

La copertura lorda siassesta intorno al 98% mentre  il nuovo modello organizzativo stabilisce una percentuale lorda del110%.(cioè il10%di  scorte)

Ciononostante,unica provincia in tutto il Piemonte,malgrado l'accordo nazionale sulle Politiche Attive del Lavoro,non sono previste da parte aziendale né trasformazioni da parttime a full time per il Personale che ha questa tipologia di contratto,né stabilizzazioni a  tempo indeterminato del personale assunto negli anni precedenti con contratti a termine

SITUAZIONE DELLA DIVISIONE MERCATOPRIVATI (Ufficipostali)

*negli  uffici cluster B è presente solo il direttore e manca quasi sempre losportellista

*negli Uffici Cluster A2  oltre al direttore è presente solo un impiegato anziché i due previsti

*negliUfficiClusterA1 oltre a l direttore sono  presenti solo due impiegati anziché i tre previsti

* negli Uffici Centrali a doppio turno il servizio viene garantito solamente attraverso il ricorso allo straordinario, programmato strutturalmente di settimana in settimana.

* il personale di sportelleria viene sistematicamente comandato in trasferta e distaccato insedi di

Lavoro diverse da quelle di applicazione ma anche in questo caso non è prevista in provincia alcuna immissione di personale

TENUTO CONTO CHE:

*gli uffici dei piccoli comuni non si possono  chiudere,penale multe di AGCOM e, come affermato recentemente dall' A.D. Matteo Del Fante in audizione alla Camera,non si chiuderanno nemmeno in futuro;

*le immissioni di nuove risorse   alla sportelleria degli uffici postali avverranno solo sulla base della redditività(ricavi)edellapedonabilità(flussidiclientela)deimedesimi

*causa l'orografia del territorio abbiamo in provincia oltre 160 uffici postali monoperatore(cioè con un'unica risorsa applicata) su 208 in totale,in cui il rapporto costi ricavi è  sempre più deficitario.

Chiediamo a Poste Italiane quali provvedimenti organizzati vi intenda adottare e alle istituzioni locali quali iniziative intendano mettere in campo affinchè un servizio,che rimane comunque sociale,venga garantito in termini soddisfacenti da un punto di vista qualiqualitativo a tutta la popolazione.

Alessandria 24/09/2018

SLCCGIL           SLPCISL           UILPoste   CONFSALCOM

(Sali)                  (Bisio)             (Gandino)    (Sanniota)

AGOSTO 2018, IN PIEMONTE LA CASSA INTEGRAZIONE AUMENTA DEL 97,7% RISPETTO AL MESE PRECEDENTE. RAFFRONTO PRIMI OTTO MESI 2018 CON 2017: IN ITALIA SCENDE DEL 38,3%, IN PIEMONTE SOLO DEL 23%


In Italia, ad agosto, come evidenziano i dati del Servizio politiche attive e passive del lavoro della UIL Nazionale, sono state richieste 11.176.510 ore di cassa integrazione, in diminuzione del 23,1% rispetto al mese di luglio.
In Piemonte la richiesta è stata di 2.023.253 ore, in aumento del 97,7% (-5,1% ordinaria, +286,4% straordinaria, 0% deroga). Si tratta del maggior incremento tra le regioni italiane.


DATI PROVINCIALI
L'andamento delle ore nelle province piemontesi, nel confronto tra agosto e luglio, è stato il seguente: Cuneo +887,1%, Torino +234,9%, Vercelli +52,3%, Novara -25,7%, Biella -28,7%, Alessandria -59,4%, Verbania -92,5%, Asti -94,3%.


PRIMI OTTO MESI DEL 2018
In Piemonte, nei primi otto mesi dell'anno, la richiesta è stata di 19.619.836 ore, in discesa del 23% rispetto all'analogo periodo del 2017 (+3,2% ordinaria, -35,4% straordinaria, -97,5% deroga). A livello nazionale sono state autorizzate 150.719.406 ore, con una riduzione del 38,3%.
Le province piemontesi hanno fatto registrare il seguente andamento: Verbania +89,6%, Cuneo +67,2%, Alessandria -27,3%, Torino -29,7%, Vercelli -35%, Novara -37,6%, Asti-50,5%, Biella -66,7%. Torino, con 10.397.521 ore, è la 2ª provincia più cassaintegrata d'Italia dopo Roma, il Piemonte è al 2° posto tra le regioni,
preceduto dalla Lombardia.


SETTORI PRODUTTIVI
Nella nostra regione, la variazione percentuale della cassa integrazione per settori produttivi, nel confronto tra i primi otto mesi del 2018 e del 2017, è stata la seguente: Industria -20,6%, Edilizia -11,9%, Artigianato -99,8%, Commercio -51,9%, Settori vari 0%, per un totale di -23%.


DICHIARA IL SEGRETARIO GENERALE UIL PIEMONTE GIANNI CORTESE:
"Per quanto, da sempre, i dati del mese di agosto devono essere considerati con cautela, l'impennata di ore registrata in Piemonte, in particolare per la cassa integrazione straordinaria, desta preoccupazione, perché testimonia la persistenza di difficoltà in un discreto numero di imprese. Se a ciò aggiungiamo l'imminente esaurimento degli ammortizzatori per altre imprese, il quadro non è propriamente confortante. Non può essere sottovalutata, inoltre, la crescita delle domande di disoccupazione (Naspi) che, nei primi 7 mesi dell'anno, hanno superato il milione. In particolare, a luglio, si è registrato un raddoppio di richieste rispetto al mese precedente, non sappiamo quanto indotte dal Decreto Dignità che potrebbe aver convinto a non rinnovare una parte di contratti a termine in scadenza. Le prossime rilevazioni dovrebbero fornire le risposte in proposito".

L'infortunio occorso al lavoratore, durante il tragitto in bicicletta per raggiungere il posto di lavoro, deve essere indennizzato dall'INAIL quando il suo uso è da ritenersi necessitato, come quello del mezzo privato.

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, con la sentenza numero 21516/2018, riguardo il ricorso di un lavoratore contro la decisione dell'INAIL che gli aveva negato il riconoscimento dell'indennizzo.

La Corte di Appello, nel respingere la domanda,  aveva ritenuto che l'uso del mezzo privato  non fosse "necessitato", pur a fronte della mancanza di mezzi pubblici e delle condizioni fisiche che rendevano la deambulazione faticosa, disagevole e scarsamente tollerata. Da tenere presente che le vicende oggetto di causa sono precedenti alla legge n. 221/2015 che ha ritenuto l'uso della bici sempre necessitato.

La Suprema Corte accoglie il ricorso del lavoratore ritenendolo fondato: la sentenza impugnata infatti aveva dato una inadeguata interpretazione della nozione di "utilizzo necessitato" del mezzo privato di cui all'art. 210 del T.U. 1124/1965, in quanto premesso che era pacifica l'insussistenza di mezzi pubblici (abitazione/ luogo di lavoro), riteneva che l'uso del mezzo privato (la bicicletta) non fosse necessitato in presenza di problemi di deambulazione.

È proprio su questo requisito che la Cassazione ribadisce che per "necessità" non si devono intendere soltanto le situazioni in cui l'impossibilità sia assoluta, ma, alla luce dei principi di tutela della dignità della persona e della salute, anche quelle in cui la deambulazione sia "motivo di pena ed eccesso di fatica, oltre che di rischio per l'integrità psicofisica".

Si legge nella sentenza che l'uso della bicicletta per il tragitto luogo di lavoro abitazione può essere consentito secondo un canone di necessità relativa, ragionevolmente valutato in relazione al costume sociale, anche per assicurare un più intenso rapporto con la comunità familiare, e per tutelare l'esigenza di raggiungere in modo riposato e disteso i luoghi di lavoro in funzione di una maggiore gratificazione dell'attività svolta.

Ricorda la Cassazione che l'art. 5, comma 5, L. 221/2015, norma integrativa dell'art. 210 del T.U. n. 1124/65, entrata in vigore successivamente alla causa in esame, stabilisce che "l'uso del velocipede, come definito ai sensi dell'articolo 50 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, deve, per i positivi riflessi ambientali, intendersi sempre necessitato".

In sostanza, dal 2/2/2016 data di entrata in vigore della legge n. 221, l'infortunio verificatosi durante il tragitto di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro, se avvenuto in bicicletta, è indennizzabile dall'INAIL, proprio perché è da considerarsi mezzo pubblico e non mezzo privato il cui uso è "sempre necessitato".

"In riferimento all'articolo apparso sul Sole24 ore online, "I furbetti dell'Ilva: meglio restare in cassa integrazione che farsi assumere da AcelorMittal", a firma di Domenico Palmiotti, voglio contestare fortemente le dichiarazioni prive di fondamento del citato pseudo sindacalista. A distanza di soli pochi giorni dall'accordo che ha visto unite tutte le sigle sindacali e a seguito di un referendum in cui il 93% dei lavoratori si è dichiarato a favore dell'intesa, si continua a gettare fango su una realtà, quella dell'Ilva e in particolare dello stabilimento di Taranto, che non riesce a trovare pace.  La Uilm si è battuta duramente più di un anno per arrivare a un accordo che prevedesse la piena occupazione. Infatti abbiamo evitato a ogni costo che si creasse una società pubblica, Invitalia, che in quel caso sì avrebbe creato un contenitore 'vuoto' senza alcuna missione produttiva. Inoltre durante le ultime ore della trattativa abbiamo ottenuto che la chiusura della cassa integrazione si legasse alla conclusione del piano ambientale, con una data certa e non illimitata.  A noi non risulta che ci siano lavoratori che preferiscono l'assistenza al lavoro, denigrarli in questo modo è assurdo. I lavoratori ci chiedono di lavorare per ArcelorMittal, sono stanchi di essere maltrattati ancora dopo anni di sacrifici e incertezze. I 'furbetti' in questa situazione sono altri, quelli che alimentano notizie prive di fondamento".  Lo dichiara Rocco Palombella, Segretario generale Uilm.

«Salute, diritti, lavoro, sviluppo. L'Italia che vogliamo». È questo il titolo del convegno, svoltosi a Salerno e organizzato dai Dipartimenti Politiche della salute di Cgil, Cisl, Uil nazionali, a 40 anni dal varo della legge 833 di Riforma Sanitaria. Un appuntamento importante per ricordare quell'evento con un momento di riflessione e di dibattito, al quale hanno partecipato anche i tre Segretari generali delle tre Confederazioni, Camusso, Furlan, Barbagallo. Un´occasione per fare un bilancio sull'attuazione e sull'evoluzione di quel provvedimento e per assumere i conseguenti impegni. Uno dei principi cardine del nostro Servizio Sanitario Nazionale è il suo carattere universale: i servizi e le cure sono rivolti a tutti i cittadini in condizioni di uguaglianza. Purtroppo, però, col passare del tempo, sono molti coloro che incontrano grandi difficoltà nell'accesso alle cure, alla diagnosi, alla prevenzione e alla riabilitazione. Lo stesso principio universalistico, dunque, anche con la regionalizzazione del servizio, è stato scalfito. L´obiettivo di Cgil, Cisl, Uil, quindi, è quello di aprire una vera vertenza sulla sanità pubblica per un Patto sulla salute.

«Quaranta anni fa - ha detto Barbagallo nel corso del suo intervento - con il varo di quella riforma, la nostra sanità nazionale diventò un esempio per il mondo, ma venti anni dopo è iniziato l´attacco al welfare del nostro Paese e, inoltre, i servizi si sono ulteriormente differenziati tra il Nord e il Sud. La nostra sanità non riesce più a soddisfare le esigenze degli anziani, molti dei quali sono diventati più poveri e, perciò, hanno una minore propensione a curarsi. Purtroppo - ha proseguito il leader della Uil - la precaria condizione socio-economica di molti lavoratori, pensionati e giovani in cerca di lavoro determina diseguaglianze anche sul fronte sanitario. Ecco perché occorre intervenire per accrescere il potere d'acquisto di queste categorie, mettendo a punto una vera riforma fiscale che aiuti a redistribuire la ricchezza e a ridurre il divario tra i cittadini». Dal punto di vista, poi, del funzionamento del servizio, Barbagallo ha precisato che «se, oggi, il Servizio sanitario resta ancora complessivamente decente lo si deve al lavoro e, spesso, ai sacrifici degli addetti del settore. Bisogna, dunque, partire dalla valorizzazione del personale, rispettando i rinnovi contrattuali, definendo una formazione di qualità e, inoltre, sbloccando le assunzioni perché il numero dei lavoratori non è assolutamente adeguato alle nuove esigenze di cura e assistenza. Su tutti questi temi - ha concluso Barbagallo - chiediamo al Governo di interloquire con le parti sociali per individuare le risorse e le soluzioni necessarie».

Salerno, 19 settembre 2018

Lunedì, 24 Settembre 2018 09:44

Rassegna stampa 22-24 settembre 2018

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