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Mercoledì, 04 Marzo 2015 10:06

Aspettando l'8 marzo: la disuguaglianza non paga

Dichiarazione di Maria Pia Mannino – Responsabile Nazionale PO e Politiche di genere UIL

In questo 8marzo 2015, a venti anni dalla storica Conferenza di Pechino, sembra più urgente che mai  ribadire il fermo rifiuto delle donne della UIL  ad ogni forma di discriminazione e  ineguaglianza tra uomini e donne perché la "disuguaglianza non paga".

Non paga in termini economici, perché il 15% del PIL potenziale non viene realizzato a causa delle discriminazioni nei confronti delle donne.

Non paga in termini di ricchezza pro capite, perché meno donne al lavoro vuol dire maggiore povertà delle famiglie.

Non paga in termini di democrazia perché la ancor troppo limitata rappresentanza femminile impedisce il rinnovamento della società, legandola maggiormente, se possibile, a stereotipi sessisti ritornati prepotentemente alla ribalta.

Non paga in termini di sicurezza sociale perché le discriminazioni, le molestie gli abusi di genere nel lavoro incidono in modo preoccupante sullo sviluppo potenziale della produttività nazionale, sulla possibilità di rendere maggiormente competitivo il lavoro, e gravano sulla salute dei lavoratori e delle lavoratrici con grave nocumento di una diversa e migliore organizzazione del lavoro basata su norme che riconoscono la parità tra gli individui, nessuno escluso.

Questo 8marzo deve poter dire alle donne e agli uomini del nostro Paese che qualcosa sta cambiando: non è infatti più il momento di ricorrenze da festeggiare o denigrare, secondo le diverse opportunità, ma è ora di bilanci e proposte concrete come quella di  riaffermare ovunque l'uguaglianza dei diritti nel rispetto delle diversità. In ambito lavorativo va abbattuta la disparità retributiva e salariale con strumenti  e progetti che favoriscano una effettiva uguaglianza tra lavoratori e lavoratrici, facilitando le progressioni di carriera per le donne e, conseguentemente, un miglioramento delle loro condizioni   economiche. Siamo del parere che una aumentata ricchezza delle donne non può che giovare all'economia generale del Paese.

Occorre anche ripensare  un welfare che non faccia esplicito affidamento sulle donne e sulle famiglie, solitamente quelle di più modeste condizioni o più povere ma,  tenendo conto dell'aumentata età delle persone e, contestualmente, dell'accresciuta fragilità fisica e sociale, promuova la nascita di servizi alle famiglie, alle donne, alle lavoratrici in quanto indispensabili per pensare un futuro dove la natalità non sia un problema ma una grande opportunità per l'umanità e, nel caso italiano, per evitare che il nostro Paese si trasformi rapidamente in una nazione di "vecchi".

59.a Conferenza ONU sullo stato delle donne nel mondo

Maria Pia Mannino, quale Vice presidente del Comitato Nazionale per la  Parità tra uomini e donne nel lavoro,   rappresenterà  il Ministero del Lavoro  nella delegazione governativa  che seguirà, dall'8  al 15 marzo, le attività  della 59.a Conferenza ONU sullo stato delle donne.

L'occupazione  femminile rimane  una delle tematiche emergenti anche nella sessione di quest'anno e in particolare per l'Italia le politiche di genere si attuano rendendo le donne emancipate sia sul piano economico che politico sociale. C'è molto da fare. Occorre, innanzitutto, favorire la scolarizzazione delle ragazze e combattere, anche in Europa, l'abbandono scolastico. È necessario ripensare  ovunque un welfare che non faccia esplicito affidamento sulle donne e sulle famiglie, solitamente quelle di più modeste condizioni o più povere , favorendo il sorgere di servizi per le  lavoratrici, indispensabili a programmare un futuro dove la natalità non sia un problema ma una grande opportunità per l'umanità. Occorre riaffermare ovunque l'uguaglianza dei diritti nel rispetto delle diversità; in ambito lavorativo va abbattuta la disparità retributiva e salariale con strumenti  e progetti che favoriscano una effettiva uguaglianza tra lavoratori e lavoratrici, facilitando le progressioni di carriera per le donne e, conseguentemente, un miglioramento delle loro condizioni   economiche. Siamo del parere che una aumentata ricchezza delle donne non può che giovare all'economia generale del Paese.

Collegare il cursus studiorum alle effettive esigenze del mercato, significa portare alle donne opportunità nuove dove queste possano giocare ruoli che , grazie alla loro diversità, divengono fonte di competitività e di ricchezza del proprio Paese, sia questo uno stato del mondo più "economicamente evoluto" sia esso un paese ancora in forte difficoltà. Inoltre, in un'ottica di salvaguardia dell'ecosistema, così gravemente compromesso, sarebbe il caso di insistere sullo sviluppo della green economy come bacino privilegiato di occupazione femminile . Attraverso il lavoro si realizzano le aspettative di vita degli individui e ci è ben noto quanto la precarietà o la mancanza   di un'occupazione stabile possa divenire una delle cause più rilevanti di fenomeni di violenza domestica. Anche questo è un problema che va combattuto con strumenti e progetti concreti di inclusione e di contrasto all'emarginazione, lavorando molto sul cambiamento culturale e la scuola potrebbe giocare un ruolo primario  attraverso l'introduzione nei programmi scolastici dell'educazione e della pedagogia di genere.

Il lavoro regolare e regolarizzato  è, e rimane, lo strumento più valido per abbattere l'occupazione non tutelata e contrastare la violenza sia sul lavoro sia domestica . Occorre trovare rimedi efficaci contro la schiavitù delle persone, la tratta di donne e bambine costrette alla mercificazione e contro il lavoro forzato e sfruttato, una piaga che colpisce indistintamente tutti i Paesi del mondo.

Ci auguriamo che la Conferenza di New York sappia dare risposte a tutto ciò.

 

 

 

 

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