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Dal Vinitaly le tre proposte del segretario generale Uila Stefano Mantegazza

La legge 199 sul Caporalato è stata una grande conquista per il sindacato e un importante passo avanti nella lotta contro lo sfruttamento del lavoro illegale in agricoltura. Ci sono però alcuni suoi aspetti che risultano iniqui ed eccessivamente penalizzanti anche per le imprese che operano nella legalità. Ma, soprattutto, occorre rendere efficace e operativa la Rete del lavoro che rappresenta l'alternativa vera al caporalato sul territorio. Per questo la Uila-Uil ha presentato oggi al Vinitaly le sue proposte di modifica alla legge 199, nel corso di una partecipata tavola rotonda alla quale hanno partecipato il ministro per le politiche agricole Maurizio Martina e i presidenti della Coldiretti Roberto Moncalvo e di Federalimentare Luigi Scordamaglia. Le proposte di modifica riguardano sia gli aspetti repressivi che quelli "propositivi" relativi alla costruzione di un sistema mercato del lavoro alternativo al caporalato.

"Siamo tra i più convinti e tenaci sostenitori di questa legge e ci siamo battuti con tutte le nostre forze per averla. La consideriamo però un punto di partenza e non di arrivo e crediamo sia già necessario introdurre alcuni importanti correttivi, sia sul versante repressivo che su quello propositivo della legge" ha spiegato Mantegazza. "Diciamo No al reato penale anche per una lieve omissione di tipo amministrativo solo perché reiterata. Sul fronte della rete del lavoro agricolo, che rappresenta l'unica alternativa valida al caporalato, dobbiamo purtroppo constatare che la cabina di regia è nata morta: l'Inps che la presiede l'ha chiusa in una stanza, buttando via le chiavi; il legislatore l'ha appesantita di tali e tanti grovigli burocratici da renderla del tutto inefficace".

Le proposte della Uila

1) stabilire subito un discrimine tra aziende che operano in un regime di sostanziale legalità da quelle che operano in condizioni di sfruttamento e illegalità. Per questo chiediamo al governo e al ministro per le politiche agricole di definire la casistica dei diversi livelli di gravità degli indici di sfruttamento previsti dalla legge.

2) ridefinire la cabina di regia con una presidenza politica affidata al ministro per le politiche agricole, con la partecipazione del solo sistema di imprese e sindacato e convenzionata con l'Inps per l'uso delle banche dati; affidare la gestione della rete sul territorio ai prefetti e alle parti sociali, con convenzioni con i comuni per i trasporti dei lavoratori e con gli enti bilaterali per la gestione operativa.

3) introduzione di un marchio etico e di una premialità, sotto forma di sgravi contributivi, per le aziende che assumono manodopera attraverso la Rete

"Solo così sarà possibile vincere sui caporali e riguadagnare il territorio alla legalità e alla trasparenza, assicurando alle imprese sane la tranquillità necessaria a lavorare e la certezza di non dover subire concorrenza sleale" ha concluso Mantegazza.

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L'interpretazione fornita dal Ministero del Lavoro, in merito alla 6° salvaguardia per i lavoratori esodati, tendente ad escludere dai possibili aventi diritto alla salvaguardia gli operai agricoli a tempo determinato, è sbagliata e profondamente ingiusta.

Rischia infatti di discriminare centinaia di lavoratori del settore agricolo che, nonostante abbiano maturato i requisiti al pensionamento prima dell'entrata in vigore della Legge Monti – Fornero, si vedono negare l'accesso alla pensione.

La UIL chiede al Ministero del Lavoro di riconfermare i contenuti della lettera e) della legge n. 147/2014 e della stessa Circolare ministeriale n. 27/2014 che prevede la salvaguardia per i lavoratori "con contratto di lavoro a tempo determinato cessati tra il 2007 e il 2011 ..." senza fare nessun alcun riferimento né alla disciplina dei contratti a termine per i settori non agricoli (L.368/2001) né a quella prevista per gli operai agricoli (L. 375/1993).

Considerando che la salvaguardia ha interessato un numero di lavoratori corrispondenti alla piena copertura finanziaria del provvedimento, la corretta interpretazione della norma da parte del Ministero eviterebbe lunghi contenziosi che penalizzerebbero ulteriormente i lavoratori agricoli.

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