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«Come UIL ci eravamo già espressi criticamente sull'accordo di Parigi del 2015 perché privo di impegni concreti e vincolanti. Oggi, con amarezza e preoccupazione, dobbiamo registrare la correttezza della nostra analisi» ha dichiarato la Segretaria Confederale UIL Silvana Roseto a poche ore dalla conclusione della COP 24 ONU di Katowice sui cambiamenti climatici.

«Nessun impegno dei Governi a rafforzare entro il 2020 gli obiettivi di riduzione delle emissioni in linea con la soglia critica di 1,5° C. E, dopo il 2020, resta il nodo-chiave della finanza climatica, cioè di come gestire e rendicontare il sostegno finanziario da parte delle economie sviluppate ai piani nazionali di taglio alle emissioni dei Paesi in via di sviluppo».

Inoltre, sulla base delle posizioni condivise in sede CES e CIS, Silvana Roseto ricorda l'importanza fondamentale, per la UIL, della linea strategica della giusta transizione allo sviluppo sostenibile «che anche la COP 24 ha definito obiettivo primario, e per il quale il Sindacato deve giocare sempre più da protagonista a tutti i livelli, nazionale e internazionale».

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A seguito dell'elaborazione curata dal Servizio Politiche Territoriali della UIL abbiamo appreso che il percorso di contrasto all'evasione fiscale e contributiva da parte dei Comuni ha registrato un'importante contrazione.

Sono infatti solo 433 i comuni che a livello nazionale hanno attivato l'attività di contrasto all'evasione con conseguente recupero crediti. Nel 2017 infatti sono stati recuperati 13,3 milioni di euro, cifra che nel 2015 era stata di 17.064 milioni e prima ancora, nel 2014, era stata di 21.163 milioni di euro.

Ma vediamo qual è la situazione in provincia di Alessandria.

E' presente solo la città capoluogo di provincia, Alessandria, che quest'anno ha incassato solo 3.530 mila euro. Se le altre città della provincia non rientrano nemmeno più nella graduatoria dei comuni per importo recuperato, Alessandria ha visto una contrazione molto brusca. Pensiamo che nel 2016 l'importo incassato era stato di 14.740 mila euro, ed era stato ancora maggiore nel 2015.

Quell'anno il Comune di Alessandria aveva recuperato ben 30.597 mila euro dall'evasione fiscale.

Aldo Gregori, Segretario UIL Alessandria: "I dati parlano chiaro: la differenza tra ciò che si era incassato nel 2016 e la cifra del 2017, poco più di 3000 euro, è stata di – 11.210 mila euro. Queste cifre ci allarmano: il recupero dell'evasione fiscale è non solo importante eticamente ed un segnale alla cittadinanza, ma anche uno strumento che permette di recuperare risorse da investire sul sociale. Il fatto che la perdita di introiti sia così rilevante ci fa pensare che l'Amministrazione comunale sia poco attenta ad applicare la norma della compartecipazione dei comuni al contrasto all'evasione fiscale, prevista dalla legge. Invitiamo tutti i comuni della provincia di Alessandria a lavorare per riportare nelle casse comunali cifre importanti che sarebbero una risorsa molto utile da investire per i tanti servizi ai cittadini. Questo è uno dei temi di cui andremo a discutere durante gli incontri tra sindacati confederali e comuni in sede di trattativa sociale."

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L'attuale normativa il Testo unico n. 151/2001 a tutela della maternità e paternità prevede importanti misure preventive e protettive per la salute e la sicurezza delle lavoratrici in gravidanza e dopo il parto, nonché una serie di disposizioni riguardanti permessi e congedi a tutela della maternità e paternità, prevedendo la cura dei figli da parte di ambedue i genitori, con l'attribuzione di diritti non solo alla madre ma anche al padre lavoratore.

Il congedo di maternità
L'astensione obbligatoria dal lavoro comprende i due mesi precedenti la data presunta del parto e i tre mesi dopo la data del parto, salva l'opzione di flessibilità che consente la scelta di usufruire di un solo mese di congedo prima del parto e di 4 mesi dopo il parto, a condizione che vi siano le prescritte certificazioni mediche.

Se il parto è prematuro, i giorni non goduti prima del parto vengono aggiunti all'astensione obbligatoria dopo il parto, fino al completamento dei 5 mesi e anche oltre. Nel caso vi sia interruzione spontanea o terapeutica della gravidanza successiva al 180° giorno dall'inizio della gestazione, nonché il decesso del bambino alla nascita o durante il congedo di maternità, la lavoratrice ha la facoltà di riprendere in qualunque momento l'attività lavorativa, a condizione che tale opzione non arrechi pregiudizio alla sua salute.

La salute della lavoratrice in gravidanza
La legge prevede il divieto di adibire le lavoratrici in gravidanza e in alcuni casi fino a 7 mesi dopo il parto, a lavori vietati. Il datore di lavoro ha l'obbligo di effettuare la "valutazione dei rischi" per le lavoratrici gestanti, e vi è il divieto assoluto di adibire le lavoratrici al lavoro notturno, dall'accertamento dello stato di gravidanza fino ad un anno di età del bambino.

Quando vi siano condizioni di lavoro a rischio per la salute della donna e del bambino e quando la lavoratrice non possa essere spostata ad altre mansioni la Direzione territoriale del Lavoro (DTL) dispone l'astensione anticipata e/o prorogata dal lavoro, anche fino a 7 mesi dopo il parto. In presenza di gravidanza a rischio l'astensione anticipata dal lavoro è disposta dalla ASL, per uno o più periodi o per tutta la gestazione.

Il trattamento economico
Durante il periodo di congedo di maternità (compreso quello anticipato e/o prorogato) le lavoratrici assicurate all'INPS hanno diritto a un'indennità giornaliera pari all'80% della retribuzione media giornaliera, facendo salve le condizioni di miglior favore eventualmente previste da norme integrative contrattuali.

Il congedo di paternità
Anche il padre lavoratore dei vari settori lavorativi (non solo lavoratore dipendente) può fruire del congedo di paternità, per determinati periodi, quando la madre sia deceduta o affetta da grave infermità ovvero in caso di abbandono, o di affidamento esclusivo del bambino al padre.

Inoltre, è stato presentato un emendamento per la proroga anche per il 2019 del congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente che, entro i cinque mesi dalla nascita del figlio, ha l'obbligo di astenersi dal lavoro per quattro giorni, anche durante il congedo di maternità della madre e in aggiunta ad esso.  Sempre nell'anno in corso il padre potrà astenersi per un ulteriore giorno (c.d. congedo facoltativo) previo accordo con la madre e in sua sostituzione. Tali disposizioni si applicano anche in caso di adozione o affidamento. Il padre ha diritto a una indennità giornaliera a carico dell'INPS pari al 100% della retribuzione.

Gli uffici del Patronato ITAL UIL sono a disposizione per consulenza e assistenza e per l'inoltro on line all'INPS delle domande di congedi per le lavoratrici/lavoratori assicurati all'Istituto.

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Mercoledì, 28 Novembre 2018 10:11

Osservazioni UIL sul disegno di legge c.d. concretezza

Audizione presso la Commissione permanente XI Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato della Repubblica
Valutazioni UIL sul DdL 920/2018 "Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo"

Nel ringraziarvi dell'occasione di confronto offertaci, in linea di principio accogliamo con favore alcuni dei profili del disegno di legge al vaglio odierno, che quanto meno possono rappresentare un primo passo verso l'ammodernamento, la sburocratizzazione e il ricambio generazionale della nostra macchina amministrativa. Allo stesso tempo, però, non possiamo esimerci, come organizzazione sindacale, dal recriminare avverso un'impostazione del provvedimento ancora una volta negativa e criminalizzante, già addirittura dalla sua rubrica, che inevitabilmente si traduce in misure meramente inquisitorie. In questi anni si è assistito a un'aggressione sistematica sui massmedia che ha additato ingiustamente, agli occhi dell'opinione, i lavoratori pubblici quali unici responsabili della situazione di inefficienza. Ci siamo chiesti tante volte cosa giustificasse il perpetrarsi ininterrotto di un accanimento mediatico e normativo nei confronti dei pubblici dipendenti.

Ebbene, in questo frangente, leggiamo nella relazione di accompagno al DdL che "l'efficienza della pubblica amministrazione e il miglioramento dei servizi esigono l'eliminazione o
comunque la drastica riduzione delle false attestazioni di presenza in servizio" e che "è fuor di dubbio che qualunque soluzione diretta all'ottimizzazione della performance delle pubbliche amministrazioni non può prescindere dalla considerazione delle risorse umane assegnate e dalla loro effettiva presenza nel luogo di lavoro". Insomma come se la produttività, il gradimento dell'utenza e quindi, in sostanza, l'efficacia dei servizi resi, passi esclusivamente per la presenza fisica dei lavoratori sul luogo di lavoro. Indicativo, poi, il fatto che la "considerazione delle risorse umane", anche quella, sembra si circoscriva alla sola presenza sul luogo di lavoro.

Ora, lungi da noi, come più volte pubblicamente fatto presente anche dal nostro Segretario Generale, giustificare atteggiamenti irriguardosi del ruolo sociale che questi lavoratori ricoprono, vogliamo però far presente che se tutta una sequela di servizi, dalla sanità agli istituti scolastici, dalle cancellerie dei tribunali agli uffici comunali e così via, si trova ormai ad operare sull'orlo del dissesto economico, forse il problema è tutt'altro che imputabile a una minoranza di dipendenti irrispettosi e che giustamente devono essere puniti.
Per questi motivi, ci duole ritrovarci ormai da anni a dover discutere di fannulloni, furbetti del cartellino e a dover controbattere una campagna che non ha fatto altro che gettare discredito su una platea di tre milioni di lavoratori che non può ridursi a pochi casi isolati. Perché, lo ricordiamo, di casi isolati si tratta e lo dimostra la stessa relazione tecnica che fa il punto sui procedimenti disciplinari dell'anno 2017: 8576 procedimenti disciplinari avviati, di cui solo un quarto si è concluso con l'irrogazione di una sanzione grave, ossia sospensione dal servizio o licenziamento.


Di questi licenziamenti, solo il 10% è derivato dalla falsa attestazione della presenza in servizio accertata in flagranza e tale contestazione ha riguardato 89 casi.
89 "contestazioni" su una forza lavoro di tre milioni di unità. Il problema della P.A. sono i furbetti del cartellino? È utile poi al fine, ricordare anche un altro recente dato che ha smascherato l'ennesimo luogo comune. L'Inps, infatti, ha rilevato, nel terzo trimestre del 2018, un importante calo delle assenze per malattia dei lavoratori della P.A. (-7,3% tendenziale), in controtendenza, tra l'altro, rispetto al trend dei lavoratori privati.


Insomma, i dipendenti disonesti sono una minima parte e sfidiamo a non trovarne nemmeno uno anche negli altri settori produttivi. Sì perché, tra l'altro, sostenere il contrario non ci sembra onesto nei confronti della maggioranza di chi lavora giorno dopo giorno a servizio della collettività, senza guardare alla cascata di tagli che hanno reso sempre più complicato l'esercizio della propria funzione ma, anzi, superandoli per fornire ugualmente servizi ai cittadini.
Ribadiamo che nel sostenere tutto ciò, nessuno vuole giustificare chi sbaglia, anche perché le regole già ci sono e non ci siamo sottratti anche dal sottoscriverle negli ultimi rinnovi contrattuali, ma non vorremmo che si pensasse che sono questi i problemi della Pubblica Amministrazione.
Perché sono il progressivo invecchiamento della popolazione lavorativa, la precarietà, la carenza degli organici in settori strategici per i servizi al cittadino, i tagli alle risorse che si sono riflessi sugli strumenti e sulle strutture a disposizione degli stessi dipendenti e, di conseguenza, sull'efficienza stessa del loro lavoro. Da qui si sono generate le maggiori sofferenze della nostra P.A. in questi anni, da quei risparmi di spesa che si sono ritenuti l'unica soluzione ai problemi di una congiuntura economica che, tutt'al contrario, avrebbe richiesto il potenziamento del settore pubblico a sostegno dei cittadini in difficoltà e di tutto il sistema Paese. Questi sono i problemi che hanno causato, gioco forza, il calo della produttività degli uffici pubblici e che, sottolineiamo, non hanno nulla a che vedere con i lavoratori.

Nel testo si lega la qualità delle performance dei dipendenti, in maniera al quanto riduttiva, alla sola rilevazione delle presenze, proponendo come panacea dei mali della P.A. nuovi, più precisi e attendibili strumenti di attestazione dell'orario di lavoro. Non riteniamo assolutamente che questa
possa esser la via per raggiungere l'obiettivo prefissato dagli estensori del disegno di legge.
Chi lavora, anche se molto efficiente, inserito in quadro operativo imbrigliato da meccanismi il più delle volte irrazionali e costretto in procedure farraginose, non riesce a fornire un servizio efficiente.


Sono anni ormai che la UIL chiede una vera opera di semplificazione delle procedure amministrative e una maggiore responsabilizzazione dei centri decisionali. Non è penalizzando chi per lo più non ne è responsabile, che si trova la soluzione.
Ecco perché in premessa ci siamo espressi positivamente verso la prospettiva che il provvedimento si pone di semplificazione e velocizzazione della gestione pubblica a favore dei cittadini, ma il mezzo utile a raggiungere il fine auspicato non può esser di certo l'ennesima sfilza di controlli sui lavoratori. La nostra P.A. ha bisogno non di controlli e controllori ma d'investimenti per mettersi al passo con i tempi e per rispondere prontamente ed equamente allo stato di bisogno dei cittadini.


Il settore privato ci insegna che non si può ambire ad una migliore produttività ed efficienza in termini di risultati, senza un adeguato meccanismo di incentivazione, retto su nuovi e necessari investimenti, che stimoli il lavoro dei dipendenti. E questo a maggior ragione in un settore come quello pubblico dove la produttività non sempre è misurabile empiricamente. Non ci troviamo di fronte a unità di prodotto ma a servizi, che non si limitano al produrre certificati e autorizzazioni ma, ad esempio, tra i tanti: imporre e riscuotere tributi, produrre beni immateriali o altri beni i cui effetti non sono immediatamente quantificabili ma che comunque costituiscono la vera ricchezza di
un'economia civile ed avanzata.

Ma non si tratta esclusivamente di investimenti, che tuttavia rimangono essenziali dopo dieci anni di politiche al ribasso.
Vorremmo che si ragionasse di P.A. non con la solita mentalità repressiva che nulla ha portato in termini di benefici ai cittadini ma che si ragionasse su come investire per renderla più moderna e più vicina alle esigenze dei consociati. Noi, del resto, come Uil, siamo consapevoli che per far ripartire la macchina pubblica è necessario muovere i primi passi proprio da chi ne fa girare ogni giorno il motore, i suoi lavoratori. Ma se il ruolo dello Stato si restringe e si praticano solo politiche economiche di tagli, addirittura lineari, alla P.A. vengono a mancare i mezzi umani, culturali e finanziari con cui lavorare. E chi lavora in questa P.A. non può che subirne drammaticamente le conseguenze; il ché poi nei fatti si traduce nella flessione di produttività e di gradimento.

I controllori, a parità di condizioni, non riteniamo, pertanto, che comportino alcun surplus alla collettività. È necessaria, invece, un'ampia azione che migliori la qualità del lavoro, introduca il meglio della tecnologia, valorizzi le professionalità esistenti, soprattutto con programmi di formazione continua, e premi il merito. Sotto quest'ultimo profilo, è importante e ben accolta la precisazione sulle somme che vanno ad alimentare i fondi destinati al trattamento economico
accessorio del personale e sulle modalità di determinazione del limite stabilito nel d.lgs. 75/17.


Andando oltre nell'analisi del disegno di legge, apprezziamo la tutela della specificità del comparto istruzione e ricerca, a condizione che il decreto cui si rinvia tenga conto delle particolarità di istituzioni che non assolutamente riconducibili alla gestione di qualsiasi altro ufficio pubblico.
Con l'occasione, richiediamo che lo specifico regolamento già previsto per il personale docente ed educativo ricomprenda anche il personale ATA, data l'appartenenza e la responsabilità che vincolano tutto il personale scolastico alla funzione educativa.


Sul fronte assunzioni, come Uil, non possiamo che esprimere soddisfazione per le previsioni sui nuovi ingressi di personale non dirigenziale, attraverso lo scorrimento delle graduatorie e l'indizione di nuovi concorsi da svolgersi con procedure semplificate e più celeri. Si segnala,
tuttavia, che nella specificità dei provvedimenti riguardanti la scuola, in merito ai piani assunzionali, sarebbe necessario, anche come utile misura di semplificazione, prevedere
l'unificazione degli organici di fatto e di diritto.


Allo stesso modo, apprezziamo che si sia eliminato qualsiasi dubbio interpretativo in ordine alla possibilità di procedere alla copertura di tutti i posti in organico che si rendono vacanti con le cessazioni dal servizio nell'anno precedente. Pur soddisfatti di questo primo passo avanti,
ribadiamo, però, l'esigenza che questo processo non si limiti strettamente a un turn over atto a
coprire le sole uscite in quiescenza dell'anno precedente. È essenziale prevedere, come abbiamo fatto già presente alla Ministra, un piano straordinario di assunzioni che rimedi ai dieci anni di blocco del turn over, perché solo così e agevolando l'accesso al trattamento pensionistico, sarà
possibile aversi un effettivo ricambio generazionale della popolazione lavorativa. Ma non basta!


Oltre al fisiologico depotenziamento degli organici avvenuto in questi anni, è urgente rispondere anche alla condizione lavorativa di chi fa parte di quegli organici. È necessario fare uno sforzo ulteriore per porre rimedio al fenomeno di precariato diffuso che continua a perpetrarsi nelle nostre pubbliche amministrazioni. Le misure prese ad oggi nella manovra rimangono troppo contenute.


Ricordiamo ancora una volta che gli strumenti per stabilizzare il personale precario ci sono ma corrono il rischio di rimanere inoperanti, soprattutto in alcune aree del territorio nazionale, se non sostenuti economicamente a livello centrale.
Positivo, infine, quanto si dispone con riferimento ai buoni pasto, tuttavia si suggerisce di dare indicazioni omogenee alle amministrazioni al fine di erogare contemporaneamente e, per l'appunto, omogeneamente a tutti i dipendenti il buono pasto.
In conclusione, tirando le somme sul provvedimento in oggetto, riteniamo che ai buoni propositi di una migliore offerta di servizi alla cittadinanza debbano corrispondere gli adeguati investimenti nella manovra di bilancio, sia per incrementare ulteriormente le capacità assunzionali degli enti e per stabilizzare i precari storici sia per garantire il benessere di chi lavora, motivandoli e coinvolgendoli. Iniziamo a impostare su questi punti la crescita della nostra P.A.

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Domani, martedì 27 novembre dalle ore 9 ad Alessandria, nell'auditorium della parrocchia di S. Baudolino (Via Bonardi 13, zona Cristo) Cgil, Cisl e UIL si riuniranno per un attivo provinciale finalizzato a far conoscere, informare e far riflettere lavoratori e pensionati, spiegando nel dettaglio il documento contenente le richieste avanzate dai sindacati come correttivi alla manovra del Governo.

Per Cgil, Cisl e UIL la manovra del Governo per la Legge di Bilancio 2019 è fortemente inadeguata su diversi fronti e non sembra impegnarsi concretamente a garantire margini di miglioramento e crescita per il Paese e il rilancio delle politiche legate al lavoro.

I 22 miliardi di spesa previsti in deficit dalla manovra dovrebbero essere utilizzati per creare politiche attive per il lavoro, investimenti sulle infrastrutture, innovazione, ma anche su scuola, ricerca, formazione, messa in sicurezza del territorio.

È fondamentale poter contrastare l'esclusione sociale e la povertà, includendo nel mondo del lavoro tutti i soggetti, con particolare attenzione per i giovani e le donne. La povertà infatti non si combatte se non si investe sul lavoro, sull'istruzione, sulla sanità e i servizi per l'infanzia.

La posizione di Cgil, Cisl e UIL è critica sui riferimenti all'innovazione della Pubblica Amministrazione e al rinnovo dei contratti del pubblico impego per il triennio 2019/2021, completando anche l'iter contrattuale della dirigenza e dei medici in sanità, ad oggi totalmente assenti in manovra.

Anche in ambito di previdenza sociale è positivo il confronto su Quota 100, ma mancano riferimenti a garanzie per giovani, lavoratori precoci, lavoratrici e lavoratori che svolgono mansioni gravose.

L'attivo unitario previsto per martedì 27 novembre sarà l'occasione per illustrare, spiegare e discutere il documento che contiene le proposte che Cgil, Cisl e UIL intendono presentare al Governo per la nuova legge di bilancio, aprendo un confronto.

Tanti gli argomenti di discussione quindi, dalle pensioni alla sanità, passando per il contrasto alla povertà e l'attenzione alle politiche sociali e attive, perché non può esserci sviluppo senza lavoro e coesione sociale.

Il lavoro deve tornare al centro dell'attenzione della manovra del Governo perché è urgente investire nello sviluppo per creare occupazione, incrementare investimenti pubblici, proteggere il lavoro, favorire la riduzione della tassazione per lavoratori e pensionati, contrastando invece aspramente e concretamente l'evasione fiscale.

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IOLAVORO fa tappa ad Alessandria il 27 novembre presso il il DiSIT dell'Università del Piemonte Orientale in Viale Teresa Michel 11 e presso l'Associazione Cultura e Sviluppo in piazza Fabrizio De André 76 – dalle ore 10.00 alle 17.00 (apertura al pubblico).

Per le persone alla ricerca di opportunità d'impiego sono aperte le iscrizioni online al seguente link: https://www.iolavoro.org/manifestazioni-territoriali/iolavoro-a-alessandria-il-27-novembre-2018/cerchi-lavoro dove è possibile iscriversi e visualizzare tutte le numerose aziende partecipanti e il programma degli Elevator Pitch proposti dalle agenzie per il lavoro.  

La partecipazione a IOLAVORO è gratuita, effettuata l'iscrizione al sito si può scaricare il ticket d'ingresso. Per informazioni è possibile rivolgersi al servizio Informagiovani di Alessandria, Portici del Palazzo Comunale p.zza Libertà 1 o si può chiamare il numero verde 800116667. L'edizione di IOLAVORO ad Alessandria è un'iniziativa, promossa dall'Assessorato Istruzione, Lavoro e Formazione professionale della Regione Piemonte, realizzata da Agenzia Piemonte Lavoro con il Comune di Alessandria e CulturAle ASM Costruire Insieme, in collaborazione con il Centro per l'Impiego di Alessandria, la Camera di Commercio di Alessandria, Confindustria Alessandria, l'Associazione Cultura e Sviluppo, l'Enaip Piemonte Servizi al Lavoro, il Consorzio Co.AL.A. e l'Università del Piemonte Orientale DISIT.

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Le modifiche al sistema impositivo per i redditi da lavoro autonomo e d´impresa, presenti nel Disegno di Legge di Bilancio 2019, generano un grandissimo squilibrio nel nostro sistema fiscale relegando, di fatto, la progressività, valore costituzionalmente stabilito, alla sola imposizione sui redditi da lavoro dipendente e da pensione. Infatti per il 72% degli autonomi opereranno solamente 2 aliquote. Con l´estensione del regime forfetario, la cosiddetta «Flat tax», a parità di reddito imponibile, ad esempio 35.000€ annui, l´imposta Irpef di un lavoratore autonomo sarà pari a 5.250€, mentre per un dipendente, a parità di reddito, sarà di 9.659€: il 45,64% in più. Differenza che può superare il 50% per i redditi più elevati.

La Uil chiede al Governo e al Parlamento di impegnarsi fin da subito ad operare una revisione delle imposizioni sui redditi che sia improntata ad una vera progressività, riducendo la pressione fiscale che grava su tutti i redditi prodotti nel nostro Paese e in particolare sui lavoratori dipendenti e pensionati che da soli versano oltre il 94% del gettito Irpef.

Apri l'allegato per vedere l'intero studio.

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La libertà di stampa è un diritto costituzionale a garanzia del pluralismo e della democrazia: è un principio imprescindibile che va difeso da tutti, perché è interesse della collettività che esso venga affermato e praticato. La Uil esprime solidarietà alla Fnsi, ai giornalisti e ai lavoratori dell'informazione, molti dei quali, peraltro, in questo periodo, vivono preoccupanti difficoltà occupazionali e salariali. Al contempo, la Uil invita tutti ad abbassare i toni e a smorzare le polemiche, confidando sempre nel valore del dialogo e del confronto dialettico.

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In questi giorni i Centri Antiviolenza d'Italia, sotto l'impulso della rete nazionale D.i.Re, stanno accendendo i riflettori sul Disegno di Legge 735, venuto alla ribalta come DDL Pillon, dal nome del senatore che lo ha proposto. Pillon propone l'introduzione di misure che rischiano di tramutarsi in trappole che imprigionano le donne, soprattutto quelle più fragili, in relazioni violente, con grave rischio per la loro incolumità e per quella dei loro figli.

La matrice dell'iniziativa legislativa mira a ristabilire il controllo pubblico sui rapporti familiari e nelle relazioni attraverso interventi disciplinari, con una compressione dell'autonomia personale dei singoli.

La proposta sta allarmando anche fuori dai confini italiani.

È di questi giorni la notizia della lettera inviata dall'Onu al Governo, per esprimere "profonda preoccupazione" e chiedere modifiche al testo. Secondo le relatrici speciali delle Nazioni Unite in materia di questioni e violenza di genere, il disegno di legge "non tutela le donne e i bambini che subiscono violenza in famiglia" e "potrebbe comportare una grave regressione che alimenterebbe la diseguaglianza di genere".

Anche l'Aps me.dea giudica il provvedimento pericoloso e misogino e ha deciso di aderire alla mobilitazione nazionale lanciata dalla rete D.i.Re, per il 10 novembre. In quella data, insieme a Alterego, il progetto di intervento per gli uomini autori di violenza contro le donne, verrà proposto ad Alessandria un momento di incontro e scambio con la cittadinanza, per informare e sensibilizzare l'opinione pubblica. L'incontro si terrà alle ore 10.30 presso l'Istituto di Scienze Giuridiche ed Economiche dell'Università del Piemonte Orientale in via Mondovì 8, ad Alessandria.

L'evento è patrocinato dall'Università del Piemonte Orientale – DiGSPES  e dalla Commissione Regionale Pari Opportunità.

Significativa la presenza di una serie di attori del territorio che hanno aderito alla mobilitazione e sostengono le ragioni del "NO" e che l'Aps me.dea ringrazia: CGIL – UIL  –  ACLI – ADOZIONE KM0 – AIAF - ASSOCIAZIONE CAMPORA - COLIBRÍ  –  CONFARTIGIANATO ALESSANDRIA – ENERGICA - GAPP - L'ALBERO DI VALENTINA – MAMME IN CERCHIO - NON UNA DI MENO/CASA DELLE DONNE ALESSANDRIA   - PENELOPE – TESSERE LE IDENTITÁ

Gli interventi saranno a cura di:

Sarah Sclauzero, psicologa, presidente Aps me.dea, coordinatrice Centri Antiviolenza me.dea della provincia di Alessandria

Tea Baraldi, giudice onorario presso Tribunale per i Minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta

Anna Chiama, avvocata, si occupa di diritto della famiglia e dei minori, membro AIAF (Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e i Minorenni)

Stefania Guasasco, assistente sociale, direttrice Area Tecnico-Sociale CISSACA, docente di Legislazione Sociale, DiGSPES  – UPO

Chiara Bertone, professoressa associata in Sociologia, docente di Sociologia della Famiglia, DiGSPES  – UPO

Luca Pes, giurista e antropologo, docente e ricercatore di Diritto Civile, DiGSPES  – UPO

Modera: Elena Rossi, giornalista, responsabile Ufficio Stampa Aps me.dea

Per l'intera mattinata sarà garantito il servizio di babysitting.

Le ragioni del NO al DDL 735

NO alla MEDIAZIONE OBBLIGATORIA in caso di separazione, perché la mediazione ha come presupposto la scelta volontaria delle parti e relazioni simmetriche non segnate dalla violenza.  Nella proposta Pillon, l'obbligo di mediazione viola apertamente il divieto previsto dall'art. 48 della Convenzione di Istanbul, mette in pericolo le donne che fuggono da un compagno violento, oltre a generare uno squilibrio tra chi può permettersi questa spesa, per cui non è previsto il patrocinio per i meno abbienti, e chi non può.

NO all'imposizione di tempi paritari nell'affidamento dei figli, perché principio della bigenitorialità, così applicato, lede il diritto dei minori alla stabilità, alla continuità, ed alla espressione delle loro esigenze e volontà, riportando la genitorialità al concetto della potestà sui figli anziché a quello della responsabilità, già acquisito in sede europea e italiana come principio del rapporto genitori/figli.

NO al MANTENIMENTO DIRETTO perché presuppone l'assenza di differenze economiche di genere e di disparità per le donne nell'acceso alle risorse, nella presenza e permanenza sul mercato del lavoro, nei livelli salariali e nello sviluppo della carriera.

NO al PIANO GENITORIALE perché incrementa le ragioni di scontro tra i genitori e pretende di fissare norme di vita con conseguenti potenziali complicazioni nella gestione ordinaria della vita dei minori. Non si possono stabilire in via preventiva quali saranno le esigenze dei figli, che devono anche essere differenziate in base alla loro età e crescita. Il minore con il DDL Pillon diventa oggetto e non soggetto di diritto.

NO alla codificazione dell'ALIENAZIONE PARENTALE proposta dal DDL che presuppone esservi manipolazione di un genitore in caso di manifesto rifiuto dei figli di vedere l'altro genitore, con la previsione di invertire il domicilio collocando il figlio proprio presso il genitore che rifiuta. Si contrasta, così, la possibilità per il minore di esprimere il suo rifiuto, avversione o sentimento di disagio verso il genitore che si verifichi essere inadeguato o che lo abbia esposto a situazioni di violenza assistita.

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Dichiarazione di Antonio Foccillo, Segretario confederale UIL

Come avevamo immaginato, dalle informazioni che abbiamo ricevuto si evince che le risorse stanziate per il rinnovo contrattuale 2019/2021 sono ben lontane dai 4,2 miliardi di cui alcuni hanno parlato in queste ore.

In realtà, le cifre, stando a quanto ci risulta, possono dirsi sufficienti a coprire nei fatti la perequazione, l'indennità di vacanza contrattuale e i trattamenti accessori del comparto sicurezza, limitando così l'effettivo incremento salariale a ben poca cosa.

Se così fosse, ripetiamo che non può assolutamente essere questo lo spirito della prossima tornata contrattuale, che tutt'al contrario, sbloccati i rinnovi lo scorso anno, deve rappresentare ora l'occasione per ridare fiato al poter d'acquisto dei lavoratori pubblici.

Sul fronte poi del piano straordinario delle assunzioni, pur sempre guardando positivamente i numeri previsti, ribadiamo la necessità che tale operazione, non solo, copra il 100% delle unità in uscita, ma che risponda anche alle conseguenze dei dieci anni di blocco del turn over, che hanno ridotto il numero complessivo ed aumentato l'età dei dipendenti pubblici.

Per tutti questi motivi aspettiamo un chiarimento dalla Ministra della Pubblica amministrazione.

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