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Rivendicano più spazio, i giovani, e soprattutto chiedono di essere almeno ascoltati, se non coinvolti, in vista delle decisioni che riguardano il loro futuro. E temono di dover lasciare la terra natia, non per scelta, ma per necessità. Tutti sentimenti, questi, oltre a richieste e denunce, emersi con chiarezza dalla platea composta da un centinaio di studenti, età tra i 16 e i 19 anni, che, questa mattina, a Terni, si sono confrontati con il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, nell'ambito del meeting Uil organizzato dalla Camera sindacale ternana. Un misto di rassegnazione e rabbia, ma anche di disincanto e disimpegno sociale ha caratterizzato molti interventi, animati, comunque, da quel sano furore giovanile che il leader della Uil ha mostrato di apprezzare e ha voluto invogliare.

Ne è emerso un dialogo tra generazioni molto intenso e vivace, impreziosito, peraltro, dalla presenza di un arzillo ultracentenario iscritto alla Uil e premiato con una targa di argento dallo stesso Barbagallo, con una motivazione che è tutta un programma: "essere iscritti alla Uil allunga la vita!".

"Non delegate a nessuno la soluzione dei vostri problemi - ha detto Barbagallo - dovete impegnarvi in prima persona e dovete pungolarci e darci una mano ad affrontare le questioni che riguardano voi e noi tutti".

E a chi gli rappresentava le tante ed enormi difficoltà da superare, Barbagallo ha replicato invitando tutti i giovani presenti a non rassegnarsi: "Dobbiamo fare una battaglia insieme per superare la precarietà e gli ostacoli all'occupazione e per recuperare la fiducia e la speranza nel futuro". Con l'obiettivo di coinvolgere i giovani anche nella vita sindacale, il leader della Uil ha concluso il suo intervento, riproponendo l'idea di una tessera per gli studenti: proposta, questa, che ha suscitato interesse in molti dei presenti.

dal sito www.uil.it

23/06/2016

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Mercoledì, 08 Giugno 2016 11:17

Occupati e disoccupati: dati Istat

Dopo l'aumento registrato a marzo (+0,3%) la stima degli occupati ad aprile sale dello 0,2% (+51 mila persone occupate). L'aumento riguarda sia i dipendenti (+35 mila i permanenti, stabili quelli a termine) sia gli indipendenti (+16 mila). La crescita dell'occupazione coinvolge uomini e donne e riguarda tutte le classi d'età ad eccezione dei 35-49enni. Il tasso di occupazione, pari al 56,9%, aumenta di 0,2 punti percentuali sul mese precedente.

I movimenti mensili dell'occupazione determinano, nel periodo febbraio-aprile, un aumento complessivo degli occupati (+0,2%, pari a +35 mila) rispetto ai tre mesi precedenti. L'unica componente che mostra un calo congiunturale è quella dei dipendenti a termine (-0,6%, pari a -14 mila).

Dopo il calo di marzo (-1,7%) la stima dei disoccupati ad aprile sale dell'1,7% (+50 mila), tornando al livello di febbraio. L'aumento è attribuibile alle donne (+4,2%), mentre si registra un lieve calo per gli uomini (-0,4%). Il tasso di disoccupazione è pari all'11,7%, in aumento di 0,1 punti percentuali su marzo.

Ad aprile si osserva una consistente crescita della partecipazione al mercato del lavoro determinata dall'aumento contemporaneo di occupati e disoccupati e un corrispondente forte calo degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,8%, pari a -113 mila). La diminuzione riguarda uomini e donne e si distribuisce tra tutte le classi d'età. Il tasso di inattività scende al 35,4% (-0,3 punti percentuali).

Nel trimestre febbraio-aprile l'aumento degli occupati (+0,2%, pari a +35 mila) è associato ad un calo dei disoccupati (-0,2%, pari a -5 mila) e degli inattivi
(-0,6%, pari a -78 mila).

Su base annua si conferma la tendenza all'aumento del numero di occupati (+1,0%, pari a +215 mila). La crescita è interamente attribuibile ai dipendenti permanenti (+1,9%, pari a +279 mila occupati a tempo indeterminato), mentre sono in calo sia i dipendenti a termine sia gli indipendenti. Nello stesso periodo calano i disoccupati (-3,0%, pari a -93 mila) e, soprattutto, gli inattivi (-2,1%, pari a -292 mila).

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Si tratta di una consolidata tradizione: il 31 maggio è il giorno delle Considerazioni finali del Governatore della Banca d'Italia. Un appuntamento fisso dell'agenda economica nazionale che rappresenta, nonostante il passare degli anni e il mutare degli scenari, l'occasione per tastare il polso al nostro Paese e verificarne il suo stato di salute. E, come di consueto, al termine della relazione istituzionale, si raccolgono i commenti degli invitati. "Quella scattata dal Governatore della Banca d'Italia – ha dichiarato il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ai giornalisti assiepati all'uscita dalla sala - è una fotografia abbastanza veritiera della situazione economica del Paese, anche se emerge un po' di timidezza sulle soluzioni. Mi è sembrato positivo l'aver affermato che non si possono risolvere i problemi basandosi sull'annualità di bilancio.

Occorre un periodo temporale più lungo per risolvere i problemi del paese, non legato all'annualità in corso: serve un'impostazione triennale. Penso ai contratti dei pubblici dipendenti, all'adeguamento delle pensioni, alla flessibilità in uscita, alla possibilità di fare investimenti pubblici e privati. Se si guarda soltanto al bilancio annuale, non serve a niente". Barbagallo, poi, è intervenuto anche su alcuni aspetti relativi al sistema bancario: "Non sono stati ancora risolti i problemi delle banche fallite e su questo bisogna accelerare: i risparmiatori aspettano di essere ristorati. Non si accenna, invece, al management che talvolta mette le banche in una condizione di crisi. Si parla di riduzione degli sportelli e del personale, ma non si parla mai della necessità anche di risolvere problemi di un management inadeguato".

Infine, sollecitato dalle domande dei giornalisti, il leader della Uil ha commentato anche i dati Istat sulla disoccupazione: "La disoccupazione, in particolare quella giovanile, purtroppo aumenta. Sono dati contraddittori: non si è ancora fatto tutto ciò che occorre per dare prospettiva occupazionale al Paese e in particolare ai giovani. Forse, una parte dei 18 miliardi di incentivi è andata sprecata. Bisogna fare di più, utilizzando tutte le leve e realizzando investimenti pubblici e privati. Il Sindacato – ha concluso Barbagallo - è disponibile a fare la propria parte".

Roma, 31 maggio 2016

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Il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ha partecipato all'Assemblea annuale di Rete Imprese Italia. A margine dell'iniziativa, ha risposto ad alcune domande dei giornalisti sulla denuncia, partita dall'Inps, in merito ai cosiddetti "furbetti degli sgravi".Ci sarebbero, in sostanza, finte aziende che fruirebbero indebitamente degli sgravi contributivi previsti dalla legge finanziaria e dal Jobs Act. Se tutto ciò fosse confermato, vorrebbe anche dire, conseguentemente, che i dati occupazionali positivi non corrisponderebbero alla realtà.

"Avevo già detto - ha commentato Barbagallo - che si trattava di riciclaggio di posti di lavoro e che eravamo di fronte a una ripresa per i fondelli. Io vado dalle Alpi alle Piramidi e questa ripresa dell'occupazione non la vedo. Se consideriamo anche che sono scomparse 150 mila partite Iva, non vorrei avere un dato completamente negativo. Comunque - ha proseguito il leader della Uil - il Governo si faccia aiutare sulle materie che riguardano il lavoro, perché il Paese ha bisogno di essere aiutato a uscire dalla crisi. E i corpi intermedi non sono un ostacolo per questo tentativo".

Barbagallo - che in occasione dell'Assemblea ha scambiato alcune battute anche il ministro del welfare Poletti - è intervenuto, inoltre, sul tema delle pensioni: "Stiamo aspettando l'incontro. Noi abbiamo la nostra piattaforma e mi pare che anche loro abbiano delle idee che, magari, non coincidono con le nostre. Vediamo di discutere, rapidamente, nel merito - ha concluso il leader della Uil - perché il Paese ha bisogno della staffetta generazionale e perché, per alcuni lavori, i lavoratori devono avere la possibilità di andare in pensione prima".

Roma, 10 maggio 2016

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Cala la disoccupazione in provincia, -1,9% nel 2015

I dati 2015 relativi alla provincia di Alessandria, resi noti giovedì 10 dall'Istat, evidenziano un +1,7% del tasso di occupazione nella fascia d'età tra i 20 e i 64 anni, la disoccupazione cala quasi del 2%. Il confronto con le altre province piemontesi, però, rimane poco incoraggiante

PROVINCIA - Migliora la situazione del mercato del lavoro in Piemonte. I dati relativi al 2015, resi noti giovedì 10 dall'Istat, evidenziano un aumento di 26.000 occupati e una flessione di 21.000 disoccupati, stimati nell'ultimo anno in 205.000 unità. Una valutazione tendenzialmente in linea con le cifre elaborate dalla Regione e rese note lunedì 7, relative ai disoccupati che si sono dichiarati disponibili al lavoro, registrati presso i Centri per l'impiego e l'Inps. Tornando ai dati Istat, il tasso di occupazione sale di 1,4 punti percentuali, attestandosi al 68,1% nella fascia 20-64 anni, e quello di disoccupazione scende dall'11,3% del 2014 al 10,2%. Aumenta il lavoro a tempo indeterminato, fenomeno presumibilmente dovuto alla spinta impressa dall'esonero contributivo concesso con la legge di stabilità 2015.

Se il dato regionale appare incoraggiante, meno rosea è la situazione in provincia di Alessandria. Malgrado i passi in avanti compiuti nell'ultimo anno, infatti, i dati registrati dall'Istat riportano un tasso di disoccupazione che resta a due cifre, quando nelle altre province, esclusa quella di Torino, si rimane al di sotto della soglia del 10%. Inferiori alla media regionale anche i tassi di occupazione.

Nella provincia alessandrina, tra il 2014 e il 2015, il tasso di occupazione nella fascia d'età compresa tra i 20 e i 64 anni è cresciuto dell'1,7%, (-0,4% per gli uomini, +3,8% per le donne) a fronte del complessivo 66,4 % relativo al solo anno 2015 (73,5% uomini, 59,4% donne).

Il tasso di disoccupazione, dal 2014 al 2015, ha invece fatto registrare un calo dell'1.9% (-0,1% per gli uomini, -4,2% per le donne), per un complessivo 11,5% riferibile allo scorso anno. Per ciò che riguarda la fascia d'età compresa tra i 15 e i 24 anni i dati restano preoccupanti, il tasso di disoccupazionearriva infatti al 39,3% (21,4% tra i 25 e i 34 anni e 7,4% dai 35 in su), 38% tra ai ragazzi, 41% tra le ragazze.

"La performance del Piemonte è la migliore del Nord Italia, - ha commentato l'assessore regionale al Lavoro, Gianna Pentenero - anche se il divario significativo che ci contraddistingue dall'inizio della recessione nei confronti delle altre regioni settentrionali permane. Rimaniamo inoltre ancora lontani dagli standard pre-crisi: nel 2008 gli occupati erano 1.861.000 e i disoccupati 100.000, mentre ora mancano all'appello 62.000 posti di lavoro, con una caduta che tende a concentrarsi nel ramo industriale  e le persone in cerca di impiego sono più che raddoppiate. Molto resta ancora da fare, ma il mercato si sta muovendo nella giusta direzione. La decisione del governo di confermare al 50% le agevolazioni è indubbiamente un elemento positivo, così come le modifiche apportate all'istituto dell'apprendistato, su cui la Regione ha già adottato un testo unico, che lo rendono una forma contrattuale appetibile per le imprese".

13/03/2016

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Martedì, 01 Marzo 2016 10:35

Dati Istat su occupazione e disoccupazione

Dopo il calo di dicembre 2015 (-0,2%), a gennaio 2016 la stima degli occupati cresce dello 0,3% (+70 mila persone occupate), tornando al livello di agosto. La crescita è determinata dai dipendenti permanenti (+99 mila) mentre calano i dipendenti a termine (-28 mila) e gli indipendenti restano sostanzialmente stabili. L'aumento di occupati riguarda sia gli uomini sia le donne. Il tasso di occupazione, pari al 56,8%, cresce di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente.

La stima dei disoccupati a gennaio è stabile, sintesi di un calo tra gli uomini e di una crescita tra le donne. Il tasso di disoccupazione è pari all'11,5%, pressoché invariato dal mese di agosto.

A gennaio la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,4% (-63 mila). Il calo è determinato dalla componente femminile e riguarda soprattutto le persone tra i 50 e i 64 anni. Il tasso di inattività scende al 35,7% (-0,1 punti percentuali).

Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo novembre 2015-gennaio 2016 si registra il calo delle persone inattive (-0,3%, pari a -43 mila) a fronte di un lieve incremento dei disoccupati (+0,3 %, pari a +9 mila) e una sostanziale stabilità del numero delle persone occupate.

Su base annua il numero di occupati è in crescita dell'1,3% (+299 mila), mentre calano sia i disoccupati (-5,4%, pari a -169 mila) sia gli inattivi (-1,7%, pari a -242 mila).

Nella nota metodologica sono riportati gli intervalli di confidenza dei principali indicatori non destagionalizzati.

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Se l'occupazione a dicembre sostanzialmente non è cresciuta, nonostante sia stato l'ultimo mese utile per usufruire dei generosi incentivi (esonero contributivo totale per 3 anni) c'è da preoccuparsi.Abbiamo sempre sostenuto che, più che del "Jobs Act", c'è bisogno di "Pil for Jobs" e, purtroppo, il tasso di crescita è ancora insufficiente a promuovere un vero salto di qualità (e quantità) del lavoro nel nostro Paese.

Con dicembre si può fare una prima analisi sull'anno trascorso e, da elaborazioni UIL, emerge che: i disoccupati, tra il 2014 e il 2015, sono scesi di 200.000 unità;  i lavoratori  dipendenti  sono aumentati  di  193.000, ma l'incremento a tempo indeterminato, pari ad 80.000 unità, è molto meno forte della crescita delle 113 mila unità a termine.

Occorre, nel valutare senza pregiudizi questi dati, sottolineare due aspetti importanti: il primo è che nel 2015 sono state assunte circa 1.300.000 persone a tempo indeterminato con i forti incentivi, che , come noto, da quest'anno scendono al 40% per un massimo di 24 mesi; il secondo è che nel 2015 sono andate in pensione (di anzianità) circa 50.000 persone in più rispetto al 2014, creando una piccola voragine che sembra non sia stata riempita.

Ora più che mai la politica e il Governo dovrebbero costruire una vera politica di crescita fatta di promozione di investimenti, buona amministrazione, sostegno ai redditi fissi, rinnovo dei contratti collettivi scaduti, qualità della spesa dei Fondi europei. Se si imboccasse questa strada la UIL sarà  in prima fila nel sostenere queste azioni.

Roma, 2 Febbraio 2016

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Misure inerenti il mercato del lavoro contenute nella Legge di Stabilità

Premessa

Come sapete è stata pubblicata in gazzetta ufficiale la  Legge 28 dicembre 2015, n. 208, recante le disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016).

Anche quest'anno, all'interno del corposo provvedimento, hanno trovato spazio misure inerenti il mercato del lavoro ed in particolare quelle relative agli ammortizzatori sociali ed alle politiche attive. Per comodità abbiamo estratto i commi relativi a tali argomenti, allegandoli alla presente nota di approfondimento.

Contratti di solidarietà espansivi (comma 285)

Il comma 285 integra l'articolo 41 del decreto legislativo n.148 del 2015, relativo appunto alla disciplina dei C.d.S espansivi, con l'obiettivo di promuovere il ricorso ai contratti di solidarietà espansivi che prevedono specifici benefici (contributo a carico dell'INPS o aliquota contributiva nella misura prevista per gli apprendisti se il nuovo assunto ha un'età inferiore a 29 anni).

L'integrazione, con l'inserimento del comma 2 bis, prevede che i datori di lavoro, gli enti bilaterali o i Fondi di Solidarietà Bilaterali, possano versare la contribuzione a fini pensionistici correlata alla retribuzione persa (sempre che questa non venga già riconosciuta dall'INPS), relativamente ai lavoratori interessati dalla riduzione dell'orario di lavoro.

Ammortizzatori sociali in deroga (comma 304)

Con il comma 304 il legislatore disciplina l'ultimo anno di erogazione degli ammortizzatori in deroga che saranno sostituiti, già a partire dal 2016, dai Fondi di Solidarietà Bilaterali.

In particolare il provvedimento rifinanzia la "dote" destinata alla deroga, per il 2016, nella misura di 250 milioni.

Ma sulla effettiva misura delle risorse complessivamente disponibili per la deroga, sarà necessario aspettare alcuni chiarimenti da parte del Ministero.

Bisogna infatti  ricordare che la Legge 92/2012, attraverso uno stanziamento quadriennale, aveva già previsto un incremento delle risorse da destinare alla deroga per il 2016 pari a 400 milioni che, nella sostanza, sono stati utilizzati in parte per finanziare la deroga del 2015.

Sarà quindi necessario attendere che vengano contabilizzati i residui del 2015, che si andranno a sommare a quelli oggi previsti in Legge di stabilità, per conoscere la reale disponibilità finanziaria per tutto il 2016.

Resta il fatto che almeno i 250 milioni della stabilità sono immediatamente disponibili e che il Ministero del Lavoro dovrebbe rapidamente emanare il decreto di ripartizione alle regioni per permettere una immediata attivazione dei provvedimenti per l'anno in corso.

D'altro canto anche le durate degli interventi sono state ridotte ulteriormente rispetto al 2015.

In particolare va sottolineata la modifica che la Stabilità apporta al decreto n° 83473/2014 di riordino degli ammortizzatori in deroga, in merito alla durata della mobilità, che era già prevista, anche per il 2016, nella misura di 6 mesi massimi, più due mesi per le sole regioni meridionali.

Con le modifiche apportate dalla Legge di stabilità i mesi di mobilità in deroga diventano 4, ferme restando le ulteriori due mensilità per le regioni del sud.

Per quanto riguarda la cassa integrazione, gli interventi in deroga non potranno essere superiori ai 3 mesi.

Infine è stata confermata la possibilità di intervenire, in deroga agli artt. 2 e 3 del decreto di riordino, nella misura massima del 5% delle risorse destinate ad ogni singola regione, ovvero attraverso l'integrale copertura degli oneri finanziari, anche attraverso l'utilizzo di risorse rinvenienti dalla riprogrammazione dei Fondi Strutturali.

A quest'ultimo proposito va sottolineato che la possibilità di derogare riguarda gli artt. 2 e 3 del decreto n° 83473/2014 e non la norma contenuta nella Legge di stabilità che, come detto, definisce le durate massime per la mobilità in deroga per il 2016.

Contratti di Solidarietà di tipo b (comma 305)

Con il comma 305 si disciplina la transizione dai C.d.S di tipo b, la cui norma di riferimento, la L. 236/93 sarà abrogata a partire dal 1° luglio 2016, con il nuovo assegno di solidarietà che sarà contestualmente introdotto dalle disposizioni contenute nel D.lgs. 148/2015.

In particolare si stabilisce che i C.d.S definiti antecedentemente alla data del 15 di ottobre troveranno applicazione per l'intera durata prevista ala stipula dell'accordo, mentre in tutti gli altri casi la durata non potrà estendersi oltre il 31 dicembre del 2016.

Viene inoltre rifinanziata la misura che per il corrente anno sarà pari a 60 milioni.

Attività di pubblica utilità (comma 306)

La Legge di stabilità interviene anche a modifica del d.lgs. 150/2015, in materia di politiche attive.

La modifica riguarda l'art. 26 che disciplina l'utilizzo dei lavoratori titolari di strumenti di sostegno al reddito in attività e lavori di pubblica utilità.

La differenza rispetto alla formulazione originaria riguarda l'inserimento tra i destinatari della misura anche dei lavoratori sottoposti a procedure di mobilità.

Cig in deroga settore della pesca (comma 307)

In questo caso si tratta del semplice rifinanziamento della misura dedicata alla Cig in deroga del settore della pesca per un massimo di 18 milioni.

Cigo, requisito dei 90 giorni di anzianità lavorativa (comma 308)

Come ricorderete con il D.lgs. 148/2015 è stata introdotta, quale requisito soggettivo per l'accesso alla cassa integrazione ordinaria, un'anzianità di effettivo lavoro pari ad almeno 90 giornate.

Tale requisito non era necessario, nei casi di Cigo dovuta ad eventi oggettivamente non evitabili, per il solo settore industriale.

Con la modifica contenuta nella Legge di stabilità, che sopprime le parole "settore industriale" la deroga a tale requisito è estesa a tutti i settori.

Norma di coordinamento (comma 309)

Il comma 308 reca una norma correttiva del D.lgs. 148/2015 che, nell'abrogare il D.lgs. 869/47, aveva fatto venir meno la disciplina che prevedeva l'esclusione dal campo di applicazione delle norme sulla integrazione salariale di alcuni settori.

In buona sostanza mantenendo vivo l'art. 3 del D.lgs. 869/47 si ripristina il campo di applicazione delle integrazioni salariali.

Per una migliore comprensione della norma si riporta il testo dell'art.3 del D.lgs. 869/47:

D.lgs. n. 869/47 Art. 3.

Sono  escluse dalla applicazione delle norme sulla integrazione dei guadagni degli operai dell'industria:  le    imprese    armatoriali    di   navigazione   o   ausiliarie dell'armamento;  le  imprese ferroviarie, tramviarie e di navigazione interna;  le  imprese di spettacoli; gli esercenti la piccola pesca e le imprese per la pesa industriale; le industrie boschive e forestali e del tabacco;   le  imprese  artigiane  ritenute  tali agli effetti degli assegni familiari;  le  cooperative,  i  gruppi,  le compagnie e carovane dei facchini,  portabagagli,  birocciai  e simili; le imprese industriali degli enti pubblici, anche se municipalizzate, e dello Stato.   Su  richiesta  delle  Amministrazioni  interessate, con decreto del Ministro  per  il lavoro e la previdenza sociale, sentito il Comitato di  cui all'art. 7 del decreto legislativo luogotenenziale 9 novembre 1945,  n.  788,  le  imprese  industriali degli enti pubblici possono essere  assoggettate  all'applicazione  delle norme sulla integrazione dei guadagni degli operai dell'industria.

Dis-Coll (comma 310)

Con il comma 310 si estende al 2016 la misura, contenuta nel D.lgs. 22/2015, destinata ai lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa che originariamente era prevista per il solo anno 2015.

L'indennità di disoccupazione per questi lavoratori è riconosciuta per eventi che si verifichino dal 1° gennaio al 31 dicembre 2016 ed è rifinanziata per un massimo di 54 milioni per il 2016 e 24 milioni per il 2017 (per gli interventi iniziati nel 2016 e la cui durata si estenda all'anno successivo).

I requisiti di accesso e le modalità di calcolo della indennità rimangono quelle definite dal D.lgs. 22/2015. La Legge di stabilità apporta solo due modifiche all'impianto originario:

non sarà più necessario far valere, nell'anno solare in cui si verifica la perdita dell'occupazione, almeno un mese di contribuzione, ovvero un rapporto di collaborazione di almeno un mese;i riferimenti all'anno solare andranno interpretati come anno civile.

Sebbene occorrerà attendere che l'Inps emani una circolare che renda operativa la norma, le disposizioni contenute nella Legge di stabilità sono immediatamente in vigore e quindi i lavoratori impiegati con collaborazioni coordinate e continuative che perdano o abbiano perso l'occupazione a partire dal 1° gennaio potranno richiedere l'indennità. A tale riguardo sarà necessario rivolgersi ai nostri colleghi dell'Ital che potranno indicare le modalità adeguate per esercitare questo diritto.

Anche le altre norme analizzate in questa breve nota saranno sicuramente oggetto di circolari da parte dell'Inps o del Ministero stesso e sarà nostra cura inoltrarle non appena saranno pubblicate.

285.All'articolo 41 del decreto legislativo 14 settembre 2015,  n.148, dopo il comma 2 è inserito il seguente:

«2-bis. Nei  confronti  dei  lavoratori  interessati  da  riduzione stabile dell'orario di lavoro con  riduzione  della  retribuzione  ai sensi dei commi 1 e 2, con esclusione dei soggetti di cui al comma 5,i datori di lavoro, gli enti bilaterali o i Fondi di solidarietà  di cui  al  titolo  II  del  presente   decreto   possono   versare   la contribuzione  ai  fini  pensionistici  correlata   alla   quota   di retribuzione persa, nei casi in cui tale contribuzione non venga già riconosciuta dall'INPS. In relazione ai predetti versamenti non  sono

riconosciute le agevolazioni contributive di cui ai commi 1 e 2».

304.Al fine di favorire la transizione verso il riformato  sistema degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto  di  lavoro, ai sensi  del  decreto  legislativo   14   settembre   2015,  n.   148,l'autorizzazione di  spesa  di  cui  all'articolo  1,  comma  7,  del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con  modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, confluita nel Fondo  sociale  per occupazione e formazione, di cui all'articolo 18,  comma  1,  lettera a), del decreto-legge 29  novembre  2008,  n.  185,  convertito,  con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n.  2,  è  incrementata, per l'anno 2016, di 250 milioni  di  euro  per  essere  destinata  al

rifinanziamento  degli  ammortizzatori  sociali  in  deroga  di   cui all'articolo 2, commi 64, 65 e 66, della legge 28 giugno 2012, n. 92.

All'onere derivante dal primo periodo del presente comma, pari a  250 milioni di euro per l'anno 2016, si provvede: quanto a 100 milioni di euro mediante corrispondente riduzione del fondo di cui  all'articolo 1, comma 107, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, e  quanto  a  150 milioni di euro mediante corrispondente riduzione del  Fondo  di  cui all'articolo 1, comma 3, lettera f), della legge 24 dicembre 2007, n.247, con conseguente corrispondente riduzione degli  importi  di  cui all'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 21 aprile  2011,  n.67, e successive modificazioni. Fermo restando  quanto  disposto  dal decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali  1º  agosto 2014, n. 83473, il trattamento di integrazione  salariale  in  deroga

alla normativa vigente può essere concesso o prorogato, a  decorrere dal 1º gennaio 2016 e fino al 31 dicembre 2016, per  un  periodo  non superiore a tre mesi nell'arco di un anno. A decorrere dal 1º gennaio 2016 e sino al 31 dicembre  2016,  a  parziale  rettifica  di  quanto stabilito dall'articolo 3, comma 5,  del  decreto  del  Ministro  del lavoro e delle politiche sociali n. 83473 del 2014, il trattamento di mobilità in deroga alla vigente normativa non può  essere  concesso ai lavoratori che alla data di decorrenza del trattamento hanno  già beneficiato di prestazioni di mobilità  in  deroga  per  almeno  tre anni,  anche  non  continuativi.  Per  i   restanti   lavoratori   il trattamento può essere concesso per non più di  quattro  mesi,  non ulteriormente prorogabili,  più  ulteriori  due  mesi  nel  caso  di lavoratori residenti nelle aree individuate dal testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 marzo  1978,  n.  218.  Per tali lavoratori il periodo complessivo non può comunque eccedere  il limite massimo di tre anni e quattro mesi. Le regioni e  le  province autonome di Trento e di Bolzano possono disporre la  concessione  dei trattamenti di integrazione salariale e di mobilità, anche in deroga ai criteri di cui agli articoli 2 e 3 del citato decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali n. 83473 del 2014, in misura non superiore al 5 per cento delle risorse ad esse attribuite, ovvero  in eccedenza a tale quota disponendo l'integrale copertura  degli  oneri connessi a  carico  delle  finanze  regionali  ovvero  delle  risorse assegnate alla regione nell'ambito dei piani o programmi coerenti con la specifica destinazione, ai sensi dell'articolo 1, comma 253, della legge 24 dicembre 2012,  n.  228,  e  successive  modificazioni.  Gli

effetti dei suddetti trattamenti non possono prodursi oltre  la  data del 31 dicembre 2016.

305.In  attuazione  dell'articolo  46,  comma  3,   del   decreto legislativo 14  settembre  2015,  n.  148,  le  disposizioni  di  cui all'articolo 5, commi 5 e 8, del decreto-legge  20  maggio  1993,  n.148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19  luglio  1993,  n.236, e successive modificazioni, trovano  applicazione  per  l'intera durata stabilita nei contratti  collettivi  aziendali  qualora  detti contratti siano stati stipulati in data  antecedente  al  15  ottobre 2015, e, negli altri casi, esclusivamente sino al 31  dicembre  2016,

nel limite massimo di 60 milioni di euro per l'anno  2016.  All'onere derivante dal primo periodo  del  presente  comma,  pari  a  euro  60 milioni per l'anno 2016, si provvede a carico del Fondo  sociale  per occupazione e formazione, di cui all'articolo 18,  comma  1,  lettera a), del decreto-legge 29  novembre  2008,  n.  185,  convertito,  con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2.

306.Il  comma  1  dell'articolo  26  del  decreto  legislativo  14 settembre 2015, n. 150, è sostituito dal seguente:

«1. Allo scopo di permettere il mantenimento e lo sviluppo delle competenze  acquisite, i lavoratori che fruiscono di strumenti di sostegno  del  reddito  in costanza di rapporto di lavoro  nonché'  i  lavoratori  sottoposti  a procedure di mobilità possono essere chiamati a svolgere attività a fini di pubblica utilità a beneficio della comunità territoriale di appartenenza,   sotto   la   direzione   e   il   coordinamento    di amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto

legislativo  n.  165  del  2001,  e  successive  modificazioni,   nel territorio del comune ove siano residenti».

307.Per l'anno 2016, nell'ambito delle risorse del  Fondo  sociale per occupazione e formazione di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto-legge 29  novembre  2008,  n.  185,  convertito,  con modificazioni, dalla legge  28  gennaio  2009,  n.  2,  destinate  al finanziamento  degli  ammortizzatori  sociali  in   deroga   di   cui all'articolo 2, commi 64, 65 e 66, della legge 28 giugno 2012, n. 92,e successive modificazioni, è destinata una somma fino a 18  milioni di  euro  finalizzata  al  riconoscimento  della  cassa  integrazione guadagni in deroga per il settore della pesca.

308. All'articolo  1,  comma  2,  secondo  periodo,  del   decreto legislativo 14 settembre  2015,  n.  148,  le  parole:  «nel  settore industriale» sono soppresse.

309. All'articolo 46, comma 1, lettera b), del decreto legislativo

14 settembre 2015, n. 148, dopo le parole: «12 agosto 1947,  n.  869» sono inserite le seguenti: «, ad eccezione dell'articolo 3».

310. L'indennità di disoccupazione per i lavoratori  con  rapporto di  collaborazione  coordinata  e  continuativa  (DIS-COLL),  di  cui all'articolo 15 del decreto legislativo  4  marzo  2015,  n.  22,  è riconosciuta, nei limiti di cui al quinto periodo del presente comma, anche per l'anno 2016, in relazione  agli  eventi  di  disoccupazione verificatisi a decorrere dal 1º gennaio 2016 e sino  al  31  dicembre 2016. Ai fini del calcolo della durata non sono computati  i  periodi contributivi che hanno già dato luogo ad erogazione della  DIS-COLL.

Per gli episodi di disoccupazione verificatisi  a  decorrere  dal  1º gennaio  2016  e  sino  al  31  dicembre  2016,  non  si  applica  la disposizione di cui all'articolo 15, comma 2, lettera c), del  citato decreto  legislativo  n.  22  del  2015.  Ai  fini  dell'applicazione dell'articolo 15 del citato decreto legislativo n. 22  del  2015,  le disposizioni  che  hanno  a  riferimento  l'anno   solare   sono   da interpretarsi  come  riferite  all'anno  civile.   La   DIS-COLL   è riconosciuta, in relazione agli eventi di disoccupazione verificatisi a decorrere dal 1º gennaio 2016 e  sino  al  31  dicembre  2016,  nel limite di 54 milioni di euro per l'anno 2016 e di 24 milioni di  euro

per l'anno 2017,  salvo  quanto  stabilito  dall'ultimo  periodo  del presente comma. L'INPS riconosce  il  beneficio  in  base  all'ordine cronologico di presentazione delle domande; nel caso di insufficienza delle risorse, valutata anche su  base  pluriennale  con  riferimento alla durata della prestazione, l'INPS non  prende  in  considerazione ulteriori domande, fornendo immediata comunicazione anche  attraverso il proprio sito internet.  Le  risorse  stanziate  dall'articolo  19,comma 1, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito,  con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, sono  destinate  al finanziamento degli interventi  previsti  dal  presente  comma  nella misura di 54 milioni di euro per l'anno 2016 e di 24 milioni di  euro

per l'anno 2017. Il limite di cui  al  quinto  periodo  del  presente comma può essere incrementato in misura pari  alle  risorse  residue destinate nell'anno 2016 al finanziamento della DIS-COLL riconosciuta per eventi di disoccupazione verificatisi a decorrere dal 1º  gennaio 2015 e sino al 31 dicembre 2015 e non utilizzate, come accertate  con il procedimento di cui all'articolo 14 della legge 7 agosto 1990,  n.241, e successive modificazioni, da concludersi entro  il  31  maggio 2016, computando le prestazioni in corso al 30 aprile 2016,  ai  fini

del predetto procedimento accertativo,  per  la  loro  intera  durata teorica, calcolata ai sensi dell'articolo 15,  comma  6,  del  citato decreto legislativo n. 22 del 2015.

311.E'  prorogata,  per   l'anno   2016,   l'applicazione   della disposizione di  cui  all'articolo  1,  comma  315,  della  legge  23 dicembre 2014, n. 190, nel limite di 12 milioni di euro.

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Martedì, 01 Dicembre 2015 10:38

Occupati e disoccupati: nuovi dati Istat

Nel quadro dell'arricchimento e maggiore integrazione delle informazioni statistiche sul mercato del lavoro, in questo comunicato stampa l'Istat fornisce per la prima volta i dati mensili degli occupati, disoccupati e inattivi per classi di età.

Dopo la crescita registrata tra giugno e agosto (+0,5%) e il calo di settembre (-0,2%), a ottobre 2015 la stima degli occupati diminuisce ancora dello 0,2% (-39 mila). Il calo è determinato dagli indipendenti mentre i dipendenti restano sostanzialmente invariati. Il tasso di occupazione diminuisce di 0,1 punti percentuali, arrivando al 56,3%. Su base annua l'occupazione cresce dello 0,3% (+75 mila persone occupate) e il tasso di occupazione di 0,4 punti.

La stima dei disoccupati a ottobre diminuisce dello 0,5% (-13 mila); il calo riguarda le donne e la popolazione di età superiore a 34 anni. Il tasso di disoccupazione, pari all'11,5%, resta sostanzialmente invariato dopo il calo dei tre mesi precedenti. Nei dodici mesi la disoccupazione diminuisce del 12,3% (-410 mila persone in cerca di lavoro) e il tasso di disoccupazione di 1,4 punti.

Dopo la crescita di settembre (+0,5%), la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta ancora nell'ultimo mese dello 0,2% (+32 mila persone inattive). Diminuisce il numero di inattivi maschi e di età inferiore a 50 anni. Il tasso di inattività, è pari al 36,2%, in aumento di 0,1 punti percentuali. Su base annua l'inattività aumenta dell'1,4% (+196 mila persone inattive) e il tasso di inattività di 0,6 punti percentuali.

Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo agosto-ottobre 2015 la stima dei disoccupati diminuisce di 142 mila, a fronte di una crescita degli occupati (+32 mila) e degli inattivi (+66 mila).

Nella nota metodologica sono riportati gli intervalli di confidenza dei principali indicatori non destagionalizzati.

 

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Osservatorio sul Precariato: dati Inps

Nei primi nove mesi del 2015 aumenta, rispetto al corrispondente periodo del 2014, il numero di nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato nel settore privato (+340.323).

Crescono anche i contratti a termine (+19.119), mentre si riducono le assunzioni in apprendistato (-32.991). In aumento anche le cessazioni (+37.868).

La variazione netta tra i nuovi rapporti di lavoro e le cessazioni, pari rispettivamente a 4.094.061 e 3.494.883, è di 599.178; nello stesso periodo dell'anno precedente è invece stata di 310.595.

Le nuove assunzioni a tempo indeterminato nel settore privato stipulate in Italia, rilevate da Inps, sono state 1.330.964, il 34,4% in più rispetto all'analogo periodo del 2014.

Le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti di lavoro a termine, comprese le "trasformazioni" degli apprendisti, sono state 371.152 (l'incremento rispetto al 2014 è del 18,1%).

Pertanto, la quota di assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati è passata dal 32,0% dei primi nove mesi del 2014 al 38,1% dello stesso periodo del 2015.

Nella fascia di età fino 29 anni, l'incidenza dei rapporti di lavoro "stabili" sul totale dei rapporti di lavoro è passata dal 24,4% del 2014 al 31,3% del 2015.

L'incremento delle assunzioni a tempo indeterminato 2015 su 2014 risulta superiore alla media nazionale (+34,4%) in Friuli-Venezia Giulia (+82,0%), in Umbria (+59,6%), in Piemonte (+54,4%), nelle Marche (+52,8%), in Emilia-Romagna (+50,1%), in Trentino-Alto-Adige (+48,7%), in Veneto (+47,8%), in Liguria (+46,0%), nel Lazio (+41,1%), in Lombardia (+39,0%), in Basilicata (+35,9%), in Sardegna (+35,4%) e in Toscana (+34,9%). I risultati peggiori si registrano nelle regioni del Sud: Sicilia (+10,8%), Puglia (+15,8%) e Calabria

(+17,1%).

La quota dei nuovi rapporti di lavoro full time sul totale dei nuovi rapporti registra un incremento di 0,9 punti percentuali, passando dal 61,8% del 2014 al 62,7% del 2015.

Rispetto al 2014, il peso dei nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni mensili inferiori a 1.000 euro diminuisce di un punto percentuale, passando dal 6,3% al 5,3%; una diminuzione si

riscontra anche nella fascia retributiva immediatamente superiore (1.001-1.250 euro), la cui incidenza passa dall'8,8% del 2014 al 7,9% del 2015. Risulta in lieve diminuzione (da 22,9% a 22,6%) il peso dei nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni comprese nella fascia tra 1.251 e 1.500 euro, mentre aumenta di 0,9 punti percentuali il numero dei rapporti che si collocano

nella fascia retributiva da 1.501 a 1.750 euro e di 0,7 punti percentuali quello nella fascia da 1.751 a 2.000 euro; per i nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni compresa fra 2.001 a 3.000 euro gli aumenti sono pari a 0,2 punti percentuali, mentre risulta pressoché stabile l'incidenza delle fasce retributive superiori a 3.000 euro.

Per quanto riguarda i buoni lavoro, nei primi nove mesi del 2015 risultano venduti 81.383.474 voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento medio nazionale, rispetto al corrispondente periodo del 2014 (48.067.353), pari al 69,3%, con punte del 99,4% in Sicilia e dell'87,7% in Puglia.

I dati completi sono consultabili sulla home page del sito istituzionale dell'Inps (www.inps.it) nella sezione Banche Dati/Osservatori Statistici, report dal titolo "Osservatorio sul precariato", dove il giorno 10 di ogni mese vengono pubblicati gli aggiornamenti tabellari dei nuovi rapporti di lavoro e delle retribuzioni medie.

A partire dall'aggiornamento di giugno 2015 il campo di osservazione è riferito esclusivamente ai lavoratori dipendenti del settore privato (esclusi i lavoratori domestici e gli operai agricoli) e degli Enti pubblici economici. Pertanto, dal report di giugno 2015 pubblicato oggi, i dati non sono comparabili con quelli pubblicati nei report dei mesi precedenti.

A partire dall'aggiornamento di agosto 2015 sono state sviluppate le procedure amministrative di controllo delle dichiarazioni UNIEMENS e perfezionate le metodologie di normalizzazione dei dati.

Ciò ha comportato, rispetto ai dati pubblicati con l'aggiornamento di luglio 2015, la variazione in diminuzione delle trasformazioni a tempo indeterminato dei rapporti a termine e delle trasformazioni dei contratti di apprendistato in contratti a tempo indeterminato.

A partire dall'aggiornamento di giugno 2015 il campo di osservazione è riferito esclusivamente ai lavoratori dipendenti del settore privato (esclusi i lavoratori domestici e gli operai agricoli) e degli Enti pubblici economici. Pertanto, dal report di giugno 2015 pubblicato oggi, i dati non sono comparabili con quelli pubblicati nei report dei mesi precedenti.

A partire dall'aggiornamento di agosto 2015 sono state sviluppate le procedure amministrative di controllo delle dichiarazioni UNIEMENS e perfezionate le metodologie di normalizzazione dei dati. Ciò ha comportato, rispetto ai dati pubblicati con l'aggiornamento di luglio 2015, la variazione in diminuzione delle trasformazioni a tempo indeterminato dei rapporti a termine e delle trasformazioni dei contratti di apprendistato in contratti a tempo indeterminato.

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