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#WebGirls – Nuove professioni: interviste a donne protagoniste della nascita e della trasformazione della loro passione in attività lavorativa

Può una passione, vissuta inizialmente magari solo come hobby, trasformarsi dopo studio e formazione in professione a tutti gli effetti? Molte donne sono convinte di sì e ci parleranno della loro scommessa vinta, puntando proprio su ciò che amavano realmente fare, in occasione dell'incontro che come Uil di Alessandria abbiamo deciso di organizzare e proporre alla cittadinanza che vorrà partecipare.

Mercoledì 13 marzo 2019 alle 17.30 nel Salone della UIL di Alessandria intervisteremo le nostre ospiti: tante donne che in questi anni hanno scelto di abbandonare la precedente professione e convertirla, anche grazie alla potenzialità del web, facendola diventare lavoro.

Sono storie di coraggio, creatività, studio, buona volontà, capacità e sana ostinazione che riteniamo possano servire come stimolo per altre donne che magari coltivano un sogno e vorrebbero tramutarlo in realtà ed impresa.

Ogni donna ritiene il lavoro importante per la propria autonomia e l'affermazione personale. Se poi si riesce a svolgere il lavoro dei propri sogni, i risultati non tarderanno ad arrivare grazie alla forte motivazione e al sincero interesse che muove azioni, voglia di imparare e coinvolgere anche altri soggetti. La fatica e l'impegno vengono ripagate dalla soddisfazione, dal feedback e dagli incontri reali o virtuali che avvengono proprio sul web tra donne lavoratrici, aziende, ecc...

Ci interessano le professioni emergenti e attuali come quelle già esistenti che hanno preso nuova vita grazie ad internet e ai social network, arrivando a un numero di persone sempre maggiore, un bacino interessante per farsi conoscere, trovare clienti e diffondere il proprio sapere.

I settori d'azione di queste donne lavoratrici e autrici della propria carriera sono vari e spaziano dal fitness alla fotografia, passando per il settore assistenziale e l'editoria, una startup innovativa di elaborazione big data e la professione influencer.

Le interviste saranno intervallate da filmati e video.

Anche quest'anno come già nelle edizioni precedenti, come UIL Alessandria abbiamo deciso di partecipare a Marzo Donna con il nostro incontro #WebGirls, iniziativa è promossa d'intesa con l'Assessorato del Comune di Alessandria alle Pari Opportunità.

Segnatevi questa data: mercoledì 13 marzo alle 17.30 nel Salone della UIL di Alessandria si parlerà di passioni, professioni e donne. Tutte e tutti sono invitati a partecipare e prendere ispirazione.

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UIL: Passi avanti verso l'eliminazione degli ostacoli per le donne lavoratrici

 "Nell'attuale Legge di Bilancio è stato approvato l'emendamento che aumenta il congedo di paternità dagli attuali 2 giorni a 5 giorni di cui 4 obbligatori e 1 facoltativo a partire dal 2018. Tale misura diventa, dunque, strutturale e non più annuale.

Proficuo, dunque, è stato il confronto di Cgil Cisl e Uil con il Governo che ha consentito di fare un altro passo avanti verso l'eliminazione degli ostacoli nei confronti del lavoro delle donne, affinché la condivisione della cura dei figli sia un obiettivo di interesse comune.

Sono stati, inoltre, introdotti nella manovra economica il congedo per le lavoratrici autonome vittime di violenza e la prosecuzione nella sperimentazione dell'opzione donna sempre per le lavoratrici autonome. Previsto, infine, un aumento di 5 milioni all'anno per il triennio 2017/2019 del finanziamento del piano contro la violenza.

Si tratta di misure importanti: primi passi verso la realizzazione di un modello di società civile più giusta, che favorisca le famiglie e sostenga le donne nel mondo del lavoro all'insegna della parità di genere e contro ogni forma di violenza." (Roma, 25 novembre 2016)

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In base ai dati dell'istituto di statistica tra i motivi per cui ci resta a casa prevalgono "ragioni varie". Le donne senza figli piccoli che non cercano un'occupazione sono il 32%, poco meno del dato relativo alle madri

In Italia l'anno scorso quasi una donna su due (45,9%) tra quelle in età da lavoro era fuori dal mercato. Il tasso di inattività si attesta a 20 punti, superiore a quello degli uomini (25,9%), al top nella Ue dopo Malta (27 punti). Il dato è contenuto in uno studio di Eurostat sulle persone al di fuori del mercato del lavoro, che sottolinea come il tasso di inattività dipenda strettamente da sesso, età e livello di educazione. Ma il rapporto si concentra anche sulla fascia di età tra i 25 e i 54 anni, il periodo in cui si dovrebbe essere più "attivi" sul mercato come occupati o in cerca di impiego.

E' in quella fascia che si rafforzano le differenze di genere, con appena l'8,6% di uomini inattivi in media Ue a fronte del 20,6% delle donne. In Italia la percentuale delle donne inattive tra i 25 e i 54 anni è del 34,1% (a poca distanza da Malta con il 34,2%) a fronte dell'11,4% in Slovenia e dell'11,6% in Svezia. Se poi si guarda al dato regionale si vede che le donne in età da lavoro inattive al Sud nel 2015 erano il 60,7% a fronte del 37,3% al Nord.

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Donne e previdenza: indagine conoscitiva sull'impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne

Audizione UIL - 23 novembre 2015

Camera dei Deputati

XI Commissione Lavoro Pubblico e Privato

Intervento di Domenico Proietti, Segretario Confederale UIL

La UIL ringrazia Codesta Commissione per l'invito a rappresentare le proprie osservazioni sull'impatto in termini di genere in materia di trattamenti previdenziali.

Innalzamento età pensionabile

La questione della sperequazione dei trattamenti previdenziali con particolare disomogeneità a discapito delle pensionate è uno dei principali temi da affrontare nel più ampio percorso di riorganizzazione ed adeguamento del sistema previdenziale.

Gli interventi operati nel 2011 dal Governo Monti, ed in particolare la Legge Fornero, sono stati una gigantesca operazione di cassa ai danni del sistema previdenziale italiano.

L'innalzamento dell'età pensionabile è sicuramente la misura che ha ingenerato la più ampia casistica di problematiche tra cui il caso esodati,l'eccessiva rigidità di accesso alla pensione, il blocco del turn over aziendale ed il caso quota 96 della scuola.

Le più colpite dalla Legge 214 del 2011 sono state le donne, le lavoratrici di tutti i settori che hanno visto salire in pochissimo tempo l'asticella dell'età per l'accesso alla pensione, le lavoratrici del settore pubblico, sono state le più penalizzate, per loro l'aumento è stato di oltre 4 anni in un solo step, mentre per le lavoratrici del settore privato ed autonome è stata mantenuta una curva, seppur molto ripida, che le porterà nel 2018 ad eguagliare l'età di accesso prevista per gli uomini.

Va ricordato che l'innalzamento dell'età pensionabile per le lavoratrici private era già previsto dal Governo Berlusconi con il D.L. 138 del 2011, anche se quella norma prevedeva un percorso di equiparazione più graduale che, partendo dal 2014, si sarebbe concluso nel 2026.

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Una maggiore flessibilità di accesso alla pensione

Per la UIL è necessario ed urgente avviare un processo di reintroduzione di una maggiore flessibilità di accesso al pensionamento, stabilendo un range di età tra i 63 ed i 70 entro il quale la lavoratrice o il lavoratore possano scegliere liberamente quando andare in pensione, senza penalizzazioni oltre quelle implicite nel sistema contributivo. Una flessibilità costruita principalmente sull'età anagrafica della lavoratrice e del lavoratore attenuerebbe il gap oggi presente; infatti, i dati INPS ci mostrano una fotografia molto precisa del nostro Paese.

Imporre dei requisiti contributivi troppo stringenti penalizza gravemente le lavoratrici, che solitamente hanno carriere lavorative più discontinue. Questo è ancora più evidente se consideriamo che solo il 36,8% delle pensioni di anzianità in essere sono erogate a donne, mentre per quanto riguarda i trattamenti di vecchiaia le donne sono il 79,5% (Grafico 1).

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Grafico 1: Fonte dati Rapporto Annuale Inps 2015

Imporre requisiti contributivi troppo stringenti continuerà ad avvantaggiare gli uomini. In questo contesto sarebbe altresì necessario rivedere il comma 7, art. 24, del DL 201 del 2011 al punto in cui prevede che l'importo minimo per l'accesso alla pensione di anzianità sia pari ad 1,5 volte l'assegno sociale. Questo limite colpisce in particolar modo le lavoratrici, la cui storia contributiva è spesso più frammentata, ed i lavoratori con redditi più bassi. Lasciando loro come unica opzione la pensione di vecchiaia, si discrimina di fatto una porzione di lavoratrici e lavoratori obbligandoli ad attende fin oltre il settantesimo anno di età per poter andare in pensione. Questa è una soglia fortemente ingiusta e penalizzante e per la UIL deve essere al più presto posto un correttivo.

Ricongiunzioni onerose

Oltre alle oggettive iniquità generate dall'attuale sistema normativo sull'accesso alla pensione, la storia contributiva delle lavoratrici e dei lavoratori viene resa ancora più frammentata dalle difficoltà, soprattutto economiche, per procedere al ricongiungimento di periodi lavorativi di diverse gestioni previdenziali.

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I costi molto elevati di tale operazione limitano le possibilità per le lavoratrici ed i lavoratori con redditi più bassi, che sono spesso quelle con carriere più discontinue, impedendo loro di fatto di unificare e valorizzare ai fini pensionistici la loro completa storia contributiva. Questo limite è reso ancora più gravoso, come già accennato, dalla soglia di importo minimo necessaria per percepire il trattamento di anzianità.

Il nostro sistema previdenziale è un sistema contributivo e per la UIL è inaccettabile che un lavoratore debba farsi carico della ricongiunzione di diversi periodi lavorativi. Vanno quindi al più presto individuati protocolli che rendano tale operazione automatica e gratuita per tutti i lavoratori affinché ogni contributo versato possa contribuire a formare il futuro assegno previdenziale del lavoratore.

Non cumulabilità congedo parentale – anni studio

Riteniamo altresì non coerente con il nostro sistema previdenziale l'attuale impossibilità di cumulare il riscatto per i periodi di congedo parentale con quelli relativi al corso legale del periodo di laurea. Questa interpretazione normativa discrimina lavoratrici e lavoratori. La posizione previdenziale è direttamente proporzionale alla contribuzione versata e per la UIL non deve esserci contingentamento alcuno che obblighi i cittadini a dover scegliere tra l'una o l'altra opzione.

La UIL ritiene, inoltre che sia necessario in Italia, prevedere una vera e propria contribuzione per i periodi di congedo per maternità e per la cura della famiglia, poiché siamo convinti che nel nostro Paese il vero welfare è quello familiare, e come tale non si devono penalizzare lavoratrici e lavoratori che decidono di dedicare parte del proprio tempo all'assistenza di familiari.

Revisione contribuzione per lavoratori domestici e settore agricolo

Per una maggiore efficienza e coerenza del sistema contributivo vanno apportate adeguate modifiche agli attuali sistemi di calcolo contributivo operando una decisa riorganizzazione delle tante, troppe, gestioni previdenziali.

Per una maggiore adeguatezza dei trattamenti futuri e per un più corretto calcolo delle anzianità contributive la UIL crede che, innanzitutto, si debba procedere con un deciso intervento sulle modalità di calcolo attualmente vigenti per il lavoro domestico, settore nel quale è prioritaria la presenza di donne. Il limite minimo di 24 ore settimanali, necessario per una totale copertura contributiva, è troppo stringente e penalizzante. Inoltre sarebbe più opportuno che la contribuzione corrispondesse al reale trattamento percepito e non più ad una retribuzione convenzionale.

Per quanto concerne lavoratrici e lavoratori che ancora appartengono al sistema previdenziale misto, è doveroso prevedere delle correzioni qualora si trovassero ad affrontare tale condizione lavorativa solo nella parte finale della carriera, al fine di non penalizzarli nel calcolo della quota retributiva del trattamento (basata sulle ultime retribuzioni).

Similmente si deve procedere ad una radicale revisione del sistema contributivo e previdenziale del fondo casalinghe, a contribuzione totalmente volontaria. Fondo che

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al momento prevede penalizzanti criteri di accesso e di calcolo del trattamento che ne limitano fortemente le potenzialità.

Nel settore agricolo, similmente a quello del lavoro domestico, per completare un anno contributivo è necessario che il lavoratore e la lavoratrice abbiano prestato almeno 270 giornate di lavoro. Porre un limite temporale nel sistema contributivo è penalizzante e non in linea con il sistema stesso. Per la UIL è necessario riconoscere ad ogni lavoratore ogni contributo versato, sia per il calcolo del trattamento previdenziale che per l'anzianità maturata.

Quota 96 penalizza particolarmente le donne

La UIL chiede al Governo che si dia al più presto una risposta ai Quota 96 della scuola, che colpisce particolarmente le donne, che nella scuola rappresentano la maggioranza dei lavoratori, che ancora dal 2011 attendono la possibilità di accedere alla pensione.

Opzione donna

L'opzione donna penalizza fortemente le donne in quanto prevede una decurtazione dell'assegno previdenziale che può arrivare anche al 30% del trattamento.

Essa non è assolutamente riconducibile all'idea di flessibilità di uscita proposta dalla UIL, ma rappresenta solo un'uscita di emergenza per situazioni particolari che le donne possono avere necessità di attivare.

Adeguatezza trattamenti

Il complesso di questi interventi, che la UIL si augura avvengano all'interno di una più ampia revisione del sistema previdenziale, farà sì che i futuri trattamenti possano essere maggiormente rispondenti alla reale storia contributiva delle lavoratrici. Ma per il sindacato la strada della parificazione passa anche attraverso la contrattazione ed attraverso le politiche di genere nel loro insieme.

La UIL è da sempre impegnata affinché nel nostro Paese venga eliminata ogni discriminazione e l'impegno del sindacato è costante per il conseguimento della parità di salario e, più in generale, per il conseguimento della totale parità di trattamento.

Previdenza complementare

Anche l'attuazione molto positiva del modello di previdenza complementare ha riguardato parzialmente le donne per le diverse tipologie di lavoro spesso frammentate e discontinue. È importante definire ed attuare una campagna di informazione istituzionale rivolta alle donne per sottolineare le opportunità dei fondi pensione.

Per la UIL è fondamentale rilanciare le adesioni alla previdenza complementare, ma al contempo bisogna sanare le disparità ancora esistenti tra i lavoratori del settore pubblico e privato. Ricordiamo che nel pubblico impiego vi è una forte presenza di lavoratrici che vengono così indirettamente penalizzate.

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Venerdì, 13 Marzo 2015 10:22

Maternità: discriminazioni e demansionamento

Non possiamo che concordare con il ministro Lorenzin sul fatto che, in Italia, ci sono ancora problemi sui diritti delle donne in maternità: le notizie riguardanti episodi di mobbing nei confronti di lavoratrici che osano usufruire del congedo laddove ne esista la possibilità è l'ennesima violazione del diritto al lavoro e a alla salute, non solo della donna, ma anche della sua creatura.Si registra, da tempo, un duro attacco ai diritti delle donne. La crisi economica che stiamo vivendo sembra voler spingere nella direzione di un disconoscimento, graduale e progressivo, dei diritti acquisiti. È necessario, inoltre, evidenziare l'aberrazione dell'art. 55 del Jobs Act, in relazione alla facoltà delle aziende di demansionare i propri dipendenti per sopraggiunte difficoltà economiche. L'attuale norma del Governo, di fatto, creerà ulteriori discriminazioni tra i dipendenti delle aziende che faticano a tirare avanti.

E le donne saranno le prime  vittime di una legge ingiusta che il sindacato rigetta con tutte le sue forze. Infatti, non sarà più solo la maternità a decidere sul destino occupazionale delle donne, sulla  loro diminuita disponibilità economica ma, con il demansionamento, verrà meno la spinta al riconoscimento  delle competenze femminili, verrà fermata la progressione delle loro carriere e, in una parola, verranno meno le pari opportunità con un pericoloso regresso sociale ed economico.

Roma, 11/03/2015

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