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La Politica ha risposto all'appello della UILPA sulla protesta silente della Polizia penitenziaria di San Michele Alessandria.

Sabato 4 febbraio, dopo la visita agli Istituti penitenziari alessandrini con l'On. Andrea MAESTRI, deputato, componente II commissione parlamentare (GIUSTIZIA), si terrà un dibattito sulla problematica della carenza organica dell'istituto.

Abbiamo ricevuto anche rassicurazioni più concrete dal Provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria Dr. Pagano durante l'ultimo incontro sindacale avuto a Torino lo scorso 30 gennaio, più proficuo di quello antecedente del 26. Intanto da oggi gli istituti cittadini si sono accorpati, almeno con la denominazione, in Istituti penitenziari "G. Cantiello e S. Gaeta" Alessandria. Pur avendolo chiesto, non conosciamo ancora il nome del dirigente responsabile delle due strutture cui fare riferimento anche sindacalmente. Venerdì 3 febbraio si terrà invece la prima assemblea con tutto il personale dell'istituto di P.zza Don Soria sull'accorpamento delle carceri cittadine.

Salvatore Carbone Segretario generale regionale UILPA Polizia penitenziaria

 

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Questa Organizzazione è intenzionata ad incontrare in assemblea i dipendenti tutti, di entrambi i comparti, in servizio presso codesta struttura nella giornata del 03 febbraio prossimo venturo.
L'assemblea avrà quale ordine del giorno "P.C.D. 13.01.2017 – DIREZIONE DEGLI ISTITUTI PENITENZIARI "G. CANTIELLO E S. GAETA" ALESSANDRIA, accorpamento dei due istituti alessandrini".
Premesso quanto sopra, si chiede di voler autorizzare due ore di permesso contrattuali a tutto il personale in servizio all'incontro che viene indetto dalle ore 10,30 alle 12,30 del giorno 03 FEBBRAIO 2017.
Si chiede altresì al Sig. dirigente l'istituto di autorizzare l'uso di un locale adatto allo scopo presso la struttura, nonché di predisporre l'affissione di copia della presente nelle bacheche del personale ivi in servizio.
Ringrazio per la collaborazione porgendo i più distinti saluti
IL SEGRETARIO REGIONALE GENERALE
Salvatore Carbone

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Avevamo scritto qualche giorno fa con interrogativo di cosa l'amministrazione dicesse al basta dei poliziotti silenti della casa di reclusione di Alessandria in astensione volontaria della mensa obbligatoria di servizio dal 22 dicembre scorso e ci si chiedeva che fine avesse fatto quella loro richiesta di donare le derrate alimentari a favore della Caritas.
Oggi l'abbiamo saputo all'incontro regionale avanti il Provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria per il Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta.
Abbiamo sentito infatti, e oseremo dire finalmente perché solo così riusciamo a capire tale siffatto immobilismo, che per l'amministrazione: "Alessandria non è una priorità".
Le carenze d'organico riconosciute nei giorni scorsi sono errate! L'istituto di "San Michele", ci è stato detto oggi, prevede nel ruolo agenti e assistenti un organico di 189 unità e vi sono amministrate ben 173 unità con quindi un organico in sofferenza di sole 16 unità. La consorella invece, la casa circondariale di Alessandria "Cantiello e Gaeta" di piazza Don Soria, consta, nello stesso ruolo, un organico previsto di 145 unità con 145 unità amministrate e una carenza d'organico pari a 0.


Ciò vuol dire che noi nei giorni scorsi abbiamo dato i numeri, che il comandante di reparto ha dato i numeri, che la direzione ha dato i numeri, che il personale protestante da i numeri! E che quindi Alessandria, casa reclusione, veramente non è una priorità rispetto ai restanti istituti piemontesi e del distretto di appartenenza. Ma con tutte queste "cantonate" prese, non è che per caso la protesta è nata perché i poliziotti volevano fare una dieta? Che fosse per questo davvero? Però, se ci riflettiamo, ci viene da chiederci, ma perché allora sono state promesse 3 unità dalla casa circondariale cittadina, le 10 unità distaccate fuori distretto, le 7/8 unità promesse da Alba e un impianto tecnologico di video sorveglianza automatizzata per il recupero di altre unità? I conti ci danno un incremento di 20/21 unità da aggiungerne altre con quelle recuperate dalla tecnologia dinamica. Ma così facendo l'amministrazione regionale incrementerebbe l'istituto di 4/5 unità oltre l'organico previsto procurando un esubero di personale. Sinceramente non ci capiamo più nulla, forse perché non sappiamo o non conosciamo il gioco delle tre carte. Ci dovremmo attrezzare per questo.
Orbene, non sappiamo giocare, lo ammettiamo, sappiamo però analizzare e osservare e soprattutto denunciare quello che riteniamo ingiusto ed antisindacale.
Le trattative così non ci piacciono. Le scelte dell'amministrazione regionale non ci piacciono. Il non rispetto delle regole non ci piace. La non accettazione e la volontà manifesta a violare gli accordi non ci piacciono. Per questo chiediamo trasparenza e legalità.
Chiediamo l'immediata applicazione integrale dell'art. 5 dell'Intesa regionale sulla mobilità del 20 maggio 2010.
Voglia l'Onorevole Ministro, il Capo dipartimento, il direttore generale del personale e delle risorse accertarsi di quanto sopra denunciato riportando nella regione il rispetto delle regole e degli accordi vigenti cui l'amministrazione si è impegnata con la sottoscrizione degli stessi.
Ulteriori ingiustificati ritardi al rispetto degli impegni assunti verranno considerati come inadempienze contrattuali e pertanto degne di attenzioni giuridico-legali cui la scrivente si riserva di adire se non riceverà riscontro nei prossimi 15 giorni.


IL SEGRETARIO GENERALE
Salvatore Carbone

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OGGETTO: "Per abbattere le mura dei misteri, bisogna abbattere i misteri di quelle mura".-
Mai come in questo momento lo slogan in oggetto, coniato qualche anno fa da questa Organizzazione, è calzante alla situazione che si sta vivendo in questo periodo nella Casa di reclusione di Alessandria.
La protesta silente dei poliziotti penitenziari, "il silenzio degli innocenti", come abbiamo definito l'inizio della manifestazione spontanea posta in atto lo scorso 22 dicembre, prosegue, costante, senza interruzione alcuna.
Anzi, ora, i protestanti, per la verità, hanno rotto il silenzio: hanno detto di donare i propri pasti rifiutati alla Caritas. Ma come sempre, tutto tace, nulla muta e tutto resta come prima.
Ma allora, quali sono i misteri di quelle mura?


Il personale è carente, e questo è un dato di fatto, riconosciuto dai vertici dell'istituto, tant'è che è stato dato un segnale da parte dell'Amministrazione regionale:

La mobilità di 3 unità dalla Casa circondariale cittadina non ancora attuata;

10 unità da far rientrare da fuori distretto inverosimile perché mobilità disposta dalla Amministrazione cen-trale per motivi irri-nunciabili;


7-8 unità su base volontaria dalla C.C. di Alba attualmente chiusa non ancora attuata.


Siamo irriverenti, o insofferenti e impazienti, se diciamo che intanto che si racimolano "le briciole" di cui sopra, l'Amministrazione regionale attua che:
 Un agente in servizio al Nucleo traduzioni e piantonamento presso la C.R. San Michele viene urgentemente restituita alla C.C. Cantiello e Gaeta;
 Un altro agente viene inviato in missione con effetto immediato per 2 mesi dalla C.R. San Michele alla C.C. di Imperia;
 8 unità (prelevate da più istituti del distretto) vengono distaccate a tempo indeterminato a sorvegliare una struttura completamente vuota perché nuova sede del Provveditorato regionale a Torino;
    Forse è meglio che ci fermiamo qui!
    Troppi misteri dentro le mura.
    A questo, Noi diciamo basta!
I poliziotti penitenziari della Casa di reclusione di Alessandria dicono basta!

Cosa dice l'Amministrazione?
IL SEGRETARIO GENERALE UILPA
Salvatore Carbone

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Oggi, come preannunciato, presso la Casa di reclusione di Alessandria "San Michele" si è svolta l'assemblea del personale del Corpo di polizia penitenziaria in protesta "silente" dal 22 dicembre scorso.
La partecipazione è stata superiore ad ogni aspettativa (ha aderito all'appello molto più personale di quello associato alla UIL PA Polizia penitenziaria). A questo personale rivolgiamo pubblicamente con plauso i nostri ringraziamenti per aver aderito numeroso nonostante come già detto non abbia mai chiesto alcun aiuto né a questa né ad altre organizzazioni sindacali (forse non l'abbiamo detto, ma neanche i nostri ci hanno chiesto aiuto). Ed è per questo che sentiamo l'obbligo se non il dovere di continuare a fornire informazioni sulla vicenda.
Il personale è parso stanco, esausto e provato, ma ancor più determinato a non sospendere la protesta intrapresa.
Inutile ripeterne le motivazioni, già si è abbondantemente scritto. Riteniamo ora però parteciparne sinteticamente le aspettative rivolte ai vertici dell'Amministrazione:
1. Una immediata significativa integrazione di unità;
2. Un comandante, un vice comandante e una direzione più vicina al personale ed alle esigenze dello stesso, capaci di riportare quella serenità nel servizio operativo e nella gestione della struttura di un tempo;
3. Una guida più concreta e presente nell'operatività quotidiana da parte dei coordinatori;
4. Una adeguata ristrutturazione e manutenzione degli impianti strutturali dell'istituto;
5. Una equa ripartizione dei turni, dei servizi e del lavoro straordinario tanto nel Reparto detentivo quanto nel Nucleo traduzioni e piantonamenti.
Detto ciò, non resta al personale che attendere cosa scaturirà già dal primo incontro dei vertici alessandrini con il Provveditore regionale nella giornata di domani 10 gennaio 2017.
Come organizzazione sindacale, restiamo in attesa della convocazione del tavolo regionale richiesto per la verifica e modifica contrattuale dell'accordo sulla mobilità del personale dell'istituto chiuso di Alba.


IL SEGRETARIO GENERALE
Salvatore Carbone

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Abbiamo già scritto, per qualcuno forse anche troppo, ma non possiamo non riportare dopo gli ultimi accadimenti le considerazioni, le sensazioni, gli stati d'animo di
questi giorni di coloro i quali abbiamo definito "innocenti".
Abbiamo già scritto di ciò che prova il personale di Polizia penitenziaria che da giorno 22 dicembre 2016 si astiene in silenzio dalla MOS per protestare contro la carenza cronica di personale e gli elevatissimi carichi di lavoro che ormai non sono più gestibili né tantomeno programmabili.
Abbiamo già scritto che il personale è stato oltremodo umiliato dalla perquisizione straordinaria alla quale non è stato impiegato, e che a ciò si è aggiunto il fatto che ci sia un direttore non fisso, un comandante e un vicecomandante che non sono dei loro (Normalmente queste figure trasmettono quel senso di appartenenza che rinforza le relazioni; purtroppo nel contesto di San Michele non è così, e credeteci quando diciamo che il morale del personale è sceso a livelli inferiori allo zero).
Abbiamo già scritto che al di là delle normative in vigore, degli accordi, delle regole, questo personale, il poco rimasto, nonostante "affamato", non ha indugiato, per l'alto senso del dovere, a sobbarcarsi di turni di servizio che vanno ben oltre le nove ore continuative, di turni notturni a raffica e anche a compiere servizio rientrando dallo smontante per mandare avanti questa "baracca sgangherata" di San Michele.
Ora però dobbiamo anche scrivere che oggi bisognerebbe solo ringraziare, comprendere e perché no, anche coccolare questo personale così zelante. E invece? Invece l'amministrazione, e non ci si riferisce a quella distante ma soprattutto a quella vicinissima, non tiene nella benché minima considerazione questo personale, che non semplicemente fa il suo dovere lavorativo, ma lo fa con spirito altruistico di sacrificio, non per un proprio tornaconto, ma nell'estremo tentativo di assicurare al minimo le funzioni che sono richieste a un carcere.
Una protesta paragonabile ad uno "sciopero della fame", per così tanto tempo ed in un periodo particolare come quello natalizio, è un segnale molto importante che la direzione molto probabilmente non ha saputo cogliere. Non vi è stato nessun accenno di capire, di comprendere, di parlare col personale del perché di questa protesta, nulla di tutto questo è stato assolutamente compiuto, anzi, a questo personale non sono stati fatti neanche gli auguri di Natale, cosa mai successa prima. Il giorno dopo la nostra nota, improvvisamente, sono apparsi gli auguri, ma ormai era tardi, il personale non ha
gradito questo gesto e si è irrigidito ancor di più.
E ancora, anziché avvicinarsi a questo personale, silente nella sua protesta, ma dignitoso e orgoglioso di essere poliziotto penitenziario, unitamente a quegli auguri tardivi, ha sfornato ben due avvisi sulla mensa disertata, atti solo a salvaguardare gli interessi economici della ditta appaltatrice e dell'Amministrazione locale medesima.
Infine, ma temiamo che non sia l'ultima, a quei poliziotti che non hanno fatto ancora in tempo a digerire quanto sopra, gli è arrivata un'altra "mazzata" morale: l'attuale direttore, lo stesso che ha ignorato i poliziotti "protestanti", nonostante in ferie, il 5 gennaio è venuto a San Michele per partecipare ad un servizio di Rai 3 sul progetto Amag del comune di Alessandria. Nulla da ridire per quanto riguarda i progetti, anzi, magari ce ne fossero di più, ma il punto è questo: di fronte alla protesta dei poliziotti, che pure ha avuto eco mediatica e cosa ancor più importante, è gravemente fondata su cause di primaria
importanza, la direzione è sembrata cieca e sorda; mentre ha risposto in modo tempestivo riguardo al progetto Amag, che è accompagnato e impreziosito dalla visibilità delle telecamere di Rai 3. E tutto questo di fronte a quei poliziotti che stanno ancora aspettando una reazione alla loro protesta ancora in corso.
Possiamo provare a immaginare come si sentono quei poliziotti che hanno assistito a tutto ciò, possiamo immedesimarci in loro, metterci nei loro panni anche solo per un attimo? Ognuno capirebbe lo sgomento di quei poliziotti, che si sono sentiti e si sentono privi di considerazione, abbandonati proprio dal loro capo che è chiamato a gestirli ma più ancora a tutelarli.
Detto ciò e vedendo i fatti accaduti, ci spiace pensare e ancor di più temere di avere il fondato motivo di credere che la distanza venutasi a creare tra personale e direzione si allunghi di giorno in giorno con il trascorrere del tempo.
IL SEGRETARIO GENERALE
Salvatore Carbone

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OGGETTO: "gli innocenti silenziosi" della CR San Michele Alessandria non riescono a garantire neanche l'incolumità dei detenuti.- Dopo il silenzio degli innocenti, gli innocenti restano silenziosi.
Avevamo scritto nelle note precedenti che i colleghi della Polizia penitenziaria, quella manciata rimasti, si trovano "nell'impossibilità di adempiere adeguatamente il loro mandat
istituzionale"; oggi ne registriamo l'ennesima riprova.


I fatti: "Circa all'ora di pranzo, - per i detenuti ovviamente perché i colleghi ancora si astengono dalla MOS, mentre ormai per prassi un poliziotto penitenziario si occupa di un intero piano e cioè due
sezioni detentive, - tre detenuti marocchini ristretti nella sezione del primo piano lato B, approfittando che il poliziotto si trovava presso la sezione del lato A per permettere all'infermiera di distribuire la terapia ai detenuti ivi ristretti, hanno aggredito a colpi di lametta un loro compagno di pari nazionalità.
Il malcapitato, curato presso l'infermeria è risultato guaribile in sette giorni ma ha riportato delle lesioni permanenti al viso e alla bocca."
I commenti:
Eventi critici gravi nelle patrie galere capitano purtroppo tutti i giorni ma ci domandiamo se questo non si potesse evitare.
Uno degli aggressori, tra l'altro molto probabilmente individuato come il mandante, è lo stesso detenuto che qualche settimana fa era evaso durante una visita ospedaliera e riacciuffato dopo
pochissimo tempo dal personale del Nucleo Traduzioni. È prassi corretta che un detenuto evaso o che comunque tenta di evadere resti nello stesso Istituto? O forse, non era opportuno trasferirlo
in un altro? E comunque ancora un punto non è chiaro: l'evaso dopo il fatto è stato ubicato presso l'infermeria e poi è stata presa la decisione di rimandarlo in sezione, ma invece di dove era ubicato prima di
evadere (3° piano B) è stato ubicato in un'altra sezione (1° piano B). Ora, non si conoscono i motivi né tanto meno si vuole entrare nel merito di tale decisione, ma possiamo ben supporre che al 3°
piano B non vi fossero più i presupposti per rimetterglielo. Ora, se tale nostra supposizione risultasse esatta, perché si è ubicato presso il 1° piano B se il 1° piano B e il 3° piano B fruiscono
dell'unico campo sportivo e insieme ?
Siamo confusi e attoniti: se il personale è poco e si vuole parlare di sorveglianza dinamica, l'attenzione e la accortezza in queste decisioni non dovrebbe essere l'ABC della gestione? Quale
bilanciamento dei rischi è assicurato a tutela dei lavoratori? Sembra che non ci siano limiti a quello che si accerta possa accadere. Unità non ne arrivano, detenuti problematici non si trasferiscono...
allora, qual'è il progetto che l'Amministrazione ha per la C.R. di Alessandria?
Le aspirazioni:
Le risposte che attendiamo nell'incontro che è stato richiesto dovranno essere specifiche e dettagliate su tutti questi rischi che ancora, come sempre, pesano solo sulle spalle della Polizia
penitenziaria e ora di quello della Casa di reclusione di Alessandria. Restiamo in attesa dell'avocata convocazione presso il Provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria per il Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, con la speranza, sicuramente sì, e la consapevolezza certa, almeno per quanto ci riguarda, di mettercela tutta per riuscire ad ottenere quelle risorse umane necessarie per il fabbisogno dell'istituto di San Michele di Alessandria.
IL SEGRETARIO GENERALE
Salvatore Carbone

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Casa di Reclusione San Michele: aggredito detenuto maghrebino da connazionali – le poche unità di polizia penitenziaria rimaste in servizio non riescono a garantire neanche l'incolumità dei ristretti.

I pochi agenti di polizia penitenziaria in servizio presso il Carcere di San Michele, i quali protestano dal giorno 22 dicembre 2016 per la cronica carenza di personale e operano nell'impossibilità di adempiere adeguatamente il mandato istituzionale, non riescono neanche a garantire l'incolumità dei ristretti.

Oggi, durante il tempo della mensa dei detenuti, (i poliziotti penitenziari ancora si astengono dalla mensa), mentre un poliziotto si occupava di un intero piano corrispondente a due sezioni detentive di circa 80 detenuti, cosa che è ormai diventata infelice quanto ineluttabile prassi, tre detenuti di origini maghrebine hanno aggredito a colpi di lametta un loro connazionale ferendolo gravemente al volto e in altre parti del corpo, approfittando del fatto che l'agente di servizio al piano si trovava con l'infermiera nell'altra sezione per la distribuzione della terapia ai detenuti.

La prognosi per il detenuto aggredito è di sette giorni, ma i danni ricevuti saranno permanenti.

Uno dei tre aggressori, molto probabilmente il mandante, è lo stesso detenuto che poche settimane fa ha tentato la fuga durante un trasferimento in ospedale per essere sottoposto a visita specialistica.

Ci si interroga se questa grave aggressione poteva essere evitata.

La prassi adottata e consolidata dall'Amministrazione Penitenziaria è quella di trasferire tempestivamente ad altri istituti i detenuti che si sono resi responsabili di evasioni o tentate evasioni. Perché questo detenuto non è stato ancora trasferito?

Salvatore Carbone Segretario generale regionale UILPA Polizia Penitenziaria

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Il silenzio degli innocenti.

C'è un carcere in cui il personale, in un silenzio assordante, dal 22 dicembre rinuncia al proprio pasto in mensa perché non ce la fa più e spera che qualcuno ascolti quel grido di aiuto.

L'azione è stata spontanea e nessuno ha dato un cenno di attenzione.

Sebbene non richiesto da alcuno, crediamo sia giusto e doveroso sostenere e dare un contenuto a quel silenzioso grido dei poliziotti della C.R. di Alessandria che nell'indifferenza generale da mesi si sobbarcano loro malgrado una quantità di sacrifici:

in primo luogo la cronica e certificata carenza di personale che determina che da questa estate le prestazioni di lavoro straordinario richieste dalla Direzione hanno raggiunto soglie mai viste fino a 80 ore mensili per talune unità. I riposi settimanali revocati sono cresciuti a dismisura, l'orario di servizio negli ultimi mesi supera in diversi casi le 9 ore continuative (l'addetto all'ufficio servizi di recente ha iniziato il proprio turno alle 8.00 per terminarlo alle 24.00 di cui 16.00/24.00 di piantonamento in ospedale) e i turni notturni sono spesso superiori ai 6 previsti come tetto massimo dall'AQN. Le cariche specialistiche sono impiegate selvaggiamente per qualsiasi servizio mentre il Nucleo Traduzioni non rileva i piantonamenti dal primo turno utile, che vengono svolti dal personale interno con turni di 8 anziché di 6 ore come tassativamente previsto dall'AQN. Ad un capo posto smontante dal turno 0/8 è stato chiesto di effettuare un rientro, nello smontante, di un turno di 12/18. (Serve anche qui la citazione dell'AQN o è superflua?)

Oggi, 27/12/2016, nel turno 8/16 una sola unità aveva il controllo dell'intero piano (due sezioni di 50 posti) per un totale di tre poliziotti per tre piani, cioè 6 sezioni, cioè circa 240 detenuti.

Lo stesso succede frequentemente nel turno serale 16/24 ma spesso si scende ancora: un collega si fa non due ma tre sezioni! Nel turno notturno ormai è consuetudine che un solo collega copra 6 posti di servizio (sezione Alta Sicurezza 2 + Sezione Polo Universitario + ingresso scale padiglioni detentivi + sala operativa (gestione porte automatizzate) + sezione trattamento avanzato e Scala P che è l'ingresso all'intero edificio che ospita la detenzione). Un incarico impossibile a meno di non ritenere che il servizio del Poliziotto penitenziario sia quello del metronotte e che cioè gli si chieda di passare sul proprio vasto territorio a intervalli stabiliti e niente più (è forse questa la famigerata "vigilanza dinamica" di cui tutti, ripeto tutti, ci riempiamo la bocca?!?).

I posti di servizio essenziali per la sicurezza vengono sistematicamente soppressi ma si sono aperte due nuove sezioni detentive che dovrebbero essere vigilate – non si parla di vigilanza dinamica vera e propria nelle tabelle di consegna – da unità di polizia penitenziaria maschile.

Nonostante la cronica carenza di organico e la situazione appena descritta non si è preso nessun provvedimento organizzativo per gestire le attività ricreative dei detenuti che si sarebbero potute limitare o addirittura chiudere come si è sempre fatto con le Direzioni precedenti, per non appesantire ulteriormente il lavoro dei poliziotti residui durante il piano ferie estivo e natalizio che hanno dato un po' di sollievo a chi si è visto riconoscere quel minimo diritto (soggettivo) ad un po' di riposo ma inevitabilmente caricando di più chi lavora.

La conseguenza è che nei corridoi passeggi dove dovrebbero esserci tre unità se ne vede solo una e la palestra è totalmente priva di sorveglianza con totale abbandono dei detenuti.

Al teatro si è svolta una manifestazione con detenuti, famiglie e due scolaresche di bambini delle medie senza nessuna programmazione del servizio di sicurezza da parte della Polizia Penitenziaria. All'ultimo momento si sono racimolate due/tre unità che hanno dovuto assicurare la sicurezza della moltitudine presente.

E questo non è abbastanza perché il contorno arricchisce la pietanza rendendolo un piatto che davvero non può andare giù:

il Direttore non è fisso a San Michele, il Comandante non è di San Michele, il Vice Comandante non è di San Michele, la perquisizione straordinaria non la fa il personale del San Michele. Così operando, parrebbe, che di questo personale non ci si fidi ma gli si scarica addosso tutto il peso quotidiano della propria insufficienza.

Certo non è l'Area Educativa che coopera per gestire la situazione: nei reparti gli educatori sono latitanti anche se sono state fatte promesse dal Capo Area di incrementare i colloqui. Le attività lavorative non sono incrementate, solo quelle di intrattenimento o di volontariato che caricano di lavoro solo la polizia penitenziaria.

Il detenuto che torna da fuori ubriaco e si rifiuta di fare l'esame delle urine viene promosso e fatto assumere al forno.

All'esterno dell'Istituto non c'è personale quindi non possono essere accurati i controlli dei detenuti ammessi all'art. 21 e i semiliberi che possono essere portatori volontari o costretti di qualunque cosa.

Sempre per lo stesso motivo – il Block House ormai è perennemente soppresso o quasi – non c'è possibilità di un preventivo controllo su chi entra in Istituto e nelle giornate di colloqui si potrebbe addirittura dire che San Michele è un porto di mare.

Ci domandiamo perché si verificano continuamente eventi critici? I decessi e il tentativo di evasione ci sorprendono?

A noi no.

E adesso che nessuno si è rivolto a guardare quei poliziotti che digiunano, davvero ci sentiamo profondamente amareggiati e indignati. Non dicono niente a nessuno, non chiedono nemmeno supporto a noi sindacalisti ma smettono di mangiare, durante le feste di Natale e nessuno li considera, né Direttore né Comandante, niente. Perché? Non un giro di auguri sui posti di servizio come si è sempre fatto, non uno straccio di augurio in bacheca. Solo l'indifferenza totale che uccide gli animi e azzera le motivazioni.

Allora anche tutte quelle assenze per malattia si comprendono diversamente.

E' necessario un immediato aiuto per questo personale che a buon diritto si sente abbandonato e solo. E' indispensabile che se si parla di vigilanza dinamica si intervenga in suo supporto con le famose tabelle di consegna approvate dal DAP che li alleggeriscano e rendano il loro affannarsi un lavoro legittimo e sereno. E' indispensabile che la Casa di Reclusione sia una Casa di Reclusione e non un luogo in cui si sa solo chi pagherà – la Polizia Penitenziaria. Con estrema serietà chiediamo che si verifichi dai mod 14/A e relative variazioni di servizio, dai brogliacci dei turni svolti e dalle chiusure delle competenze mensili che quanto si è

detto non è che la pura e semplice verità.

Auspichiamo, ora, un riscontro vero, ma non a questa Segreteria, grido nel deserto, ma al personale di polizia penitenziaria che opera in solitudine, ora dopo ora, giorno dopo giorno.

Anticipatamente ringraziamo, per loro

IL SEGRETARIO GENERALE

Salvatore Carbone

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Comunicato stampa UIL - UIL FPL – UILPA – UIL RUA - UIL SCUOLA

FIRMATO L'ACCORDO SUL RINNOVO DEI CONTRATTI DEL PUBBLICO IMPIEGO Accordo che riconosce il valore del lavoro pubblico e valorizza le professionalità

Un accordo che riconosce il valore del lavoro pubblico e valorizza le professionalità – è il commento di Antonio Foccillo, Michelangelo Librandi, Nicola Turco, Sonia Ostrica e Pino Turi, rispettivamente segretario confederale UIL, segretari generali di UIL FPL, UIL PA, UIL Rua e UIL Scuola dopo la firma dell'accordo di oggi a Palazzo Vidoni.

Un'intesa che, i segretari UIL, considerano propedeutica ai rinnovi contrattuali e che restituisce alla contrattazione autonomia sia a livello nazionale che aziendale e che consentirà l'inizio di una fase di recupero salariale dopo sette anni di blocco.

La UIL valuta positivamente il testo sottoscritto oggi perché sostanzia quello che abbiamo più volte richiesto -  mette in chiaro Antonio Foccillo, segretario confederale -  in particolare una nuova definizione delle relazioni sindacali; la ripresa della contrattazione di secondo livello liberata dai vincoli attualmente esistenti; la defiscalizzazione del salario accessorio; l'introduzione del welfare aziendale e a sostenere lo sviluppo della previdenza complementare. Significativo è l'impegno per la riduzione del lavoro flessibile ed il superamento del precariato.

Siamo sulla strada giusta -  dichiara Nicola Turco, segretario generale UILPA -  aggiungendo che si avvia un percorso positivo per il recupero salariale, ma sopratutto, si restituisce ai lavoratori, la partecipazione ai processi di riforma della PA.

L' accordo di oggi può rappresentare un modo per ricucire lo strappo con il mondo della scuola – mette in evidenza il segretario generale della UIL Scuola, Pino Turi - una possibilità che passa proprio per il negoziato contrattuale. La scuola – precisa Turi -  si trova ad affrontare misure legislative che si configurano come vere e proprie invasioni di campo sul terreno della contrattazione. Con l'intesa di oggi  possiamo, ora, avere lo strumento per correggere misure sbagliate e etero dirette che minano l'autonomia scolastica e incidono negativamente sul lavoro e sui diritti dei lavoratori. Ci sono le condizioni per fare un vero contratto.

Si punta sulla valorizzazione del personale e  la crescita dei servizi ai cittadini – rilancia il segretario della UIL FPL, Michelangelo Librandi.   C'è un segnale di discontinuità con il recente passato nella gerarchia delle fonti  – puntualizza - la contrattazione riacquista il ruolo naturale per le  materie riguardanti l'organizzazione del lavoro, la lotta agli sprechi e la conseguente attribuzione ai lavoratori di parte delle risorse recuperate. Si ribadisce inoltre il confronto su testo unico del pubblico impiego e l'impegno del Governo a stanziare per i comparti Regioni , Autonomie Locali e Sanità risorse pari a quelle definite nell'accordo.

Sonia Ostrica, segretario generale UIL RUA giudica ottimo l'impegno assunto dal Governo per  garantire i rinnovi del personale precario in scadenza, in attesa del superamento definitivo del precariato. Positivo il giudizio anche in merito al valore che assume la contrattazione, superando le rigide norme imposte sulla valutazione e l'impegno a rivedere malattia, congedi e per permessi.

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