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COMUNICATO  STAMPA

In data odierna la UILTUCS UIL, unitariamente con la FILCAMS CGIL,  proclama lo stato di agitazione con il blocco immediato degli straordinari per le lavoratrici e i lavoratori dell'appalto della impresa di pulizie operante presso il COMUNE di TORTONA a partire da oggi.

L'iniziativa si rende necessaria a causa del mancato pagamento degli stipendi dal mese di febbraio e delle mancate risposte in merito alla complessa situazione di subappalto con l'Azienda AGIDEST di Rovigo che ha a sua volta ha affidato il servizio alla TKV Cooperativa di Pesaro.

Riteniamo questo continuo conflitto tra AGIDEST e TKV insostenibile. A pagarne le spese, come sempre in queste situazioni, sono soltanto  i lavoratori che risultano essere il parafulmine di una situazione pregressa che ormai non è più accettabile!

Chiediamo pertanto che anche lo stesso Comune di Tortona, nella persona del Sindaco, prenda una netta posizione per la risoluzione dell'intera vicenda.

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Dall'approvazione della riforma per il riordino del sistema delle autonomie locali contenuta nella L. 56/2014, troppi sono stati i vincoli introdotti da una legge di stabilità che con i suoi tagli lineari ha modificato l'iniziale progetto sul quale Governo e OO. SS. avevano raggiunto l'intesa.

Troppo alto il rischio che a pagare le conseguenze della solita spending review all'italiana siano al solito i cittadini, con il taglio dei servizi essenziali e i lavoratori, con l'impossibilità eventuale di non riuscire a ricollocare tutto il personale coinvolto dal riordino presso altri Enti Pubblici.

Preoccupante anche il "ritardo" che Governo e regioni si sono accordati sulla originaria tabella di marcia che, per il sopraggiunto taglio ai finanziamenti delle province, sta provocando il perverso effetto di impegnare le Province, in attesa del riordino, nell'ardua impresa di erogare i medesimi servizi e garantire gli stessi livelli occupazionali con risorse finanziarie estremamente contingentate.

Al quadro estremamente incerto sopra delineato va aggiunta l'assenza delle tabelle di equiparazione previste dall'art. 29-bis del D. Lgs. 165/2001, che il Governo avrebbe deciso di approvare senza il confronto con le parti sociali.

Per tutte queste ragioni l'attivo nazionale dei delegati dello scorso 25 febbraio ha proclamato lo stato di agitazione di tutti i lavoratori delle province e deciso la programmazione di una importante manifestazione nazionale, che vuole essere l'inizio di un percorso a tutela dei servizi ai cittadini che questo Governo ha scelto di cancellare, con "un colpo di spugna" insieme ai lavoratori.

La grande manifestazione nazionale di tutti i lavoratori delle Province

si svolgerà nella mattinata di sabato 11 aprile in Piazza SS. Apostoli a Roma

La manifestazione è solo l'inizio di un percorso di mobilitazione che dovrà proseguire con iniziative e manifestazioni presso tutte le regioni colpevoli di essere "inermi" di fronte la scelta "miope" di far arretrare la presenza dello Stato e delle Autonomie Locali sul territorio cancellando competenze professionali e con esse i servizi ai cittadini.

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Dichiarazione di Antonio Foccillo, Segretario confederale Uil

È ora di finirla con questo ripetuto atteggiamento autoreferenziale del Governo e poi accusare gli altri interlocutori di non collaborare e chiedere sempre con chi stanno. Se si vuole collaborazione, si deve dialogare e confrontarsi anche con le posizioni altrui. Come Uil, abbiamo sempre sostenuto che le riforme senza la partecipazione sono destinate a fallire.

Il Sottosegretario alla Funzione Pubblica, Rughetti, in un'intervista sostiene che i sindacati: "Hanno preferito tentare di bloccare l'attuazione della legge piuttosto che trovare soluzioni. Noi andiamo avanti nell'interesse dei cittadini, loro decidano da che parte stare".

Ebbene il Sottosegretario non può fare accuse generiche. Dica quando e in che modo il sindacato avrebbe avuto questa posizione. E soprattutto lo circostanzi.

Non è vero che il sindacato ha preferito bloccare la riforma sulle province, infatti, il sindacato aveva firmato un protocollo d'intesa con l'allora Ministro Del Rio e con il Ministero della funzione pubblica condividendo i rischi di una modifica senza partecipazione dei diversi interlocutori istituzionali e sociali. Protocollo che serviva a rendere tutto il passaggio delle funzioni, la gestione del personale e il ridisegno dello Stato attraverso Osservatori a livello nazionale e regionali dove le parti si confrontavano. Da quel momento solo silenzio, non sono mai stati aperti tali organismi e non si è potuto discutere della problematica in modo sufficiente e costruttivamente e non certo per colpa del sindacato, che anzi continua a chiedere di insediare tavoli di confronti a tutti i livelli.

Sulla valutazione del Sottosegretario tesa a chiedere da che parte stia il sindacato, possiamo affermare, senza tema di essere smentiti, che stiamo dalla parte dei cittadini e dalla parte dei lavoratori. Stiamo con i cittadini, perché le funzioni che svolgevano in passato le province, oggi, non si sa chi le deve svolgere, con grave nocumento per i servizi. Stiamo con il personale delle province perché esso è in un limbo, non sapendo dove si deve allocare e neppure chi lo deve pagare, perché non si conoscono ancora quali funzioni restano alle province e quali devono passare ad altri organi dello Stato.

La verità è che si è fatta una riforma senza un confronto con le istituzioni e con le rappresentanze sociali e, adesso, quando emergono difficoltà, si tenta di scaricare le responsabilità su altri soggetti. Un po' di autocritica andrebbe fatta da parte del Governo.

Roma 1.4.2015

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CONTRATTI. Il 2015 deve essere l'anno dei contratti: ieri il commercio, oggi i bancari.

Ora tocca al pubblico impiego e alle altre categorie, a partire dai metalmeccanici a cui abbiamo chiesto di preparare le piattaforme.Quando propongo che il 2015 sia l'anno dei contratti, faccio una proposta per la crescita e non solo per il recupero del potere d'acquisto dei salari. Solo così, infatti, possono riprendere i consumi a vantaggio delle imprese che producono per il mercato interno e, quindi, a beneficio dell'economia.  Dovrebbero essere loro a proporci di sederci al tavolo per dare incrementi salariali ai lavoratori.

Analogo ragionamento vale per la nostra richiesta degli 80 euro ai pensionati.

PENSIONI. Bisogna consentire agli anziani un'uscita flessibile dal lavoro, magari indirizzandoli verso lavori socialmente utili. Speriamo che non intendano fare una revisione della riforma pensionistica a spese dei pensionati o dei pensionandi perché hanno idee un po' confuse: proveremo a chiarirgliele.

DATI OCCUPAZIONALI. Si sono messi a fare le rincorse a chi la spara più grossa: a me interessano i dati strutturali.

Venezia, 1 Aprile 2015

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Legambiente Libera Cgil Cisl e Uil
Roma, 31 marzo 2015 Comunicato stampa Legalità e qualità nelle opere pubbliche Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil presentano il Decalogo per liberare gli appalti da sprechi, mafie e corruzione 10 priorità e 30 proposte concrete per un futuro migliore.

Documenti completi in allegato.


Per rendere il Paese più moderno e funzionale, garantire ai cittadini una migliore qualità della mobilità, della comunicazione e della vivibilità, puntando su legalità e trasparenza Legambiente, Libera, Cgil Cisl e Uil lanciano il decalogo "Legalità e qualità nelle opere
pubbliche" indirizzato al Premier e ministro ad Interim delle Infrastrutture Matteo Renzi.

L'obiettivo è quello sollecitare il Governo affinché siano prese tutte le misure necessarie affinché i cantieri delle opere pubbliche in Italia siano liberati dalla corruzione e dalle mafie, per rendere possibile la realizzazione di infrastrutture davvero utili per tutti, fondate su innovazione, qualità, trasparenza, sviluppo, occupazione, tutela del lavoro, dell'ambiente e del territorio.

"L'Italia ha bisogno di nuovi investimenti nelle infrastrutture per rendere il Paese più moderno, con città più vivibili e sostenibili. Occorre garantire strutture di comunicazione funzionali, impianti idrici e di depurazione efficienti, solo per fare alcuni esempi, indispensabili per far ripartire davvero l'economia.

I ritardi che caratterizzano il Paese, troppo spesso frutto di corruzione e opacità, possono essere recuperati solo attraverso scelte radicali, che passano innanzitutto per l'individuazione di opere realmente utili e coerenti con questa visione" – hanno dichiarato il
presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, Luigi Ciotti, presidente di Libera, e Susanna Camusso Segretario Generale della Cgil, Annamaria Furlan, Segretario Generale della CISL e Carmelo Barbagallo, Segretario Generale della UIL - "ma per questo serve una
uova programmazione, un confronto pubblico trasparente e delle serie e indipendenti analisi di costi e benefici".

Per sradicare la corruzione che pervade il settore dei lavori pubblici su cui, dal Mose all'Expo, è intervenuta a più riprese la magistratura, occorre cambiare in modo radicale il sistema che governa appalti e lavori.


Già nel 1996 il Rapporto Cassese (http://www.diritto.it/articoli/amministrativo/rapporto.html ) aveva fatto suonare allarmi che non sono stati ascoltati: a quasi venti anni da quel documento ancora troppo poco è cambiato.

"Su 33 grandi opere oggetto di indagine nel triennio 2007-2010, il costo sostenuto dalle casse pubbliche era passato da 574 milioni di euro dell'assegnazione iniziale a 834 milioni di euro: si tratta di un onere aggiuntivo per i cittadini pari al 45% del valore iniziale di aggiudicazione."

"È necessario stabilire regole chiare e responsabilità – hanno concluso Cogliati Dezza, Ciotti e Camusso, Furlan e Barbagallo - ma è altrettanto indispensabile innovare il settore delle costruzioni in Italia, per elevare finalmente la qualità della progettazione attraverso i concorsi, riducendo gli impatti e contribuendo alla lotta ai disastri ambientali con serie valutazioni preliminari, garantendo un trasparente confronto con i territori e la più ampia informazione dei cittadini, tutelando i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici".

Ecco, di seguito, dalle regole ai controlli, le dieci priorità indicate da Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil


1.Rendere più efficace il quadro normativo: recepire le Direttive comunitarie in tema di appalti e
procedere a una rapida riscrizione del nuovo codice degli appalti; snellire il codice dei contratti
pubblici per evitare il ricorso all'urgenza o all'azione in deroga delle norme; ridurre il numero dei
centri decisionali; riformare l'istituto dell'arbitrato;


2.Assegnare appalti di lavori, servizi e concessioni pubbliche solo tramite gare standardizzate:
abolire la trattativa privata e ridurre le strutture parastatali e quelle con struttura privatistica;
standardizzare e semplificare contratti del medesimo genere, prevedendo l'indicazione in fase di
gara del contratto applicato per profilo merceologico prevalente e l'utilizzo del documento di gara
unico europeo; attivare concorsi per tutte le opere pubbliche;


3.Rafforzare i corpi tecnici dello Stato per eliminare il ricorso a professionisti esterni in
progettazione e direzione lavori: abolire l'anomalo istituto del general contractor per evitare che la
direzione lavori sia in carico alla stessa stazione appaltante; organizzare corpi stato separati e
autonomi da influenze politiche; prevedere subappalti controllati, divieto di attribuzione del sub
appalto ad imprese che hanno partecipato alla gara;


4.Affidare lavori solo sulla base di progettazioni esecutive: permettere l'affidamento per le
concessioni di lavori e di project financing solo sulla base di progettazioni definitive; condizionare
l'esecuzione della gara alla sussistenza di finanziamenti sufficienti a coprire l'intera durata della
prestazione;


5.Implementare e migliorare il sistema delle whitelist: premiare nelle gara le imprese che non
siano coinvolte in vicende di corruzione e di mafia; rendere obbligatorio, per le categorie di lavori
sensibili, l'iscrizione alle whiteslist, preferire le imprese con buoni e certificati risultati nelle loro
precedenti attività contrattuali e controllare la certificazione fiscale e contributiva;


6. Attuare il miglior controllo istituzionale: ampliare i poteri di intervento, vigilanza e sanzione
dell'Autorità nazionale anticorruzione per tutte le opere pubbliche; definire indicatori certi e
quantificabili sia di processo che di risultato, in modo da poter tempestivamente misurare
l'efficienza della prestazione dei contraenti privati;


7.Rendere efficace il controllo tecnico per ogni appalto: scegliere collaudatori indipendenti sulla
base di criteri definiti dall'Autorità nazionale anticorruzione e solo alla fine dei lavori; fornire
incentivi economici per quei funzionari che conseguono buoni risultati ed inchieste interne volte ad
accertare le cause di procedure con esiti scadenti;


8.Garantire completa trasparenza e incoraggiare il controllo civico: adottare il Freedom Of
Information Act anche in Italia, per rendere massimamente trasparente qualunque opera pubblica
nazionale e locale; introdurre il Debat Public per tutte le opere pubbliche nazionali, con garanzie su
informazioni e risposte ai cittadini, sui tempi del confronto e delle decisioni.


9.Proteggere l'ambiente: attraverso la Valutazione di impatto ambientale sul progetto preliminare,
con verifiche nelle fasi successive e introduzione di Linee guida per le mitigazioni e compensazioni
ambientali; utilizzare materiali provenienti dal recupero nei capitolati di appalto, per ridurre il
prelievo da cava, attraverso il recepimento delle Direttive europee e fissando standard minimi
obbligatori;


10.Tutelare i lavoratori, contrastando la pratica del massimo ribasso; reintrodurre il rispetto
della clausola sociale vincolante nei campi di appalto; escludere dalle procedure di appalto le
imprese che abbiano violato gli obblighi contrattuali verso i lavoratori, assicurando la corretta
applicazione dei contratti collettivi e nazionali di lavoro; rendere obbligatorio il pagamento diretto
del subappaltante da parte della stazione appaltante e , in caso di inadempienza dell'impresa
appaltatrice, il pagamento diretto dei lavoratori da parte della stazione appaltante.


L'ufficio stampa Legambiente: 06.86268376 - 53 - 99

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Lunedì, 30 Marzo 2015 02:00

Consiglio confederale territoriale Alessandria

Questa mattina, durate il Consiglio Confederale territoriale della UIL d iAlessandria, sono stati approvati all'unanimità il bilancio di rendiconto 2014 e quello preventivo per l'anno 2015. Aldo Gregori, Segretario territoriale della UIL di Alessandria, ha illustrato la situazione politico organizzativa generale e in particolare quella della CST di Alessandria.

Le elezioni delle RSU nei settori nel Pubblico Impiego hanno registrato una crescita a livello nazionale da parte delle categorie della UIL e il merito di ciò va alle categorie interessate e all'intera Organizzazione.

Ma bisgna continuare a lavorare intensamente già da ora per crescere sempre più e ottenere successi ancora maggiori anche alle elezioni delle RSU che si terranno tra tre anni.

Un fattore importante da sottolineare è stata la massiccia partecipazione dei lavoratori dei settori Pubblico Impiego, che ha toccato punte pari all'80% di presenze alle urne. Ciò è la dimostrazione che il sindacato serve, che deve continuare ad essere un punto di riferimento per i cittadini e i lavoratori, benché il Governo Renzi continui a rifiutare dialogo e coinvolgimento con le parti sociali, rappresentati da UIL, Cgil e Cisl su tutto il territorio nazionale.

La situazione è ancora preoccupante, anche in prospettiva, visto l'aumento considerevole delle imposte e delle tasse che gravano sui cittadini. Gli 80 euro concessi ad alcuni lavoratori del Paese  non sono serviti ad altro se non a pagare le nuove tasse.

Molte le piaghe nel Paese, a partire dall'evasione fiscale che bisogna continuare a combattere, come da tempo fa la UIL, fino all'impressionante numero di lavoratori in nero, pari a 3 milioni e 800 mila in Italia.

Non è trascurabile nemmeno il dato relativo alla crescita della povertà.

Un impegno importante da parte della UIL è quello mirato alla creazione di un sindacato europeo, necessario oggi più che mai.

Il Segretario Generale Carmelo Barbagallo ha spiegato, durante gli ultimi incontri romani a cui ha partecipato anche Aldo Gregori come Segretario territoriale della UIL di Alessandria, che è necessario trovare nuovi modi per portare avanti le battaglie, ascoltando come sempre le persone, per capire quale sono le loro esigenze e le priorità.

Il 2015 per la UIL sarà l'anno della contrattazione per tutti i lavoratori che sono senza contratto, perché scaduto da anni, sia nel settore pubblico che privato.

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Martedì, 31 Marzo 2015 11:35

Questa mattina in sede direttivo UILTEC

E'in corso, questa mattina nel salone della sede di Alessandria, il direttivo della UILTEC.

 

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BARBAGALLO: BENE EXPO PER RIPRESA DEL PAESE, MA TEMA DEL LAVORO È RIMASTO SOTTOTONO

Manifestazione Fiom? Bisogna evitare ammucchiate politiche

La Uil partecipa a questa giornata organizzata in vista di Expo 2015 perché siamo interessati alla ripresa economica del Paese: tutte le iniziative che si pongono questo obiettivo ci interessano.Ho notato, però, che è rimasta sottotono la questione del lavoro: non se ne è quasi parlato. Eppure 1 milione e mezzo di lavoratori - lungo tutta la filiera - sono artefici e garanti della qualità dei prodotti e consentono al settore agroalimentare italiano di essere tra i primi al mondo, con un primato nelle esportazioni. Si dovrebbe quindi parlare anche delle condizioni di lavoro e di aumento della produttività attraverso la valorizzazione del lavoro.

Siamo qui perché crediamo che sia l'occasione giusta per fare sentire anche la voce del mondo del lavoro: bisogna restituire potere d'acquisto a lavoratori e pensionati, altrimenti la crisi non finirà.

La manifestazione, a Roma, della Fiom? Io sono qui a Firenze per parlare di Expo e di possibilità di sviluppo per il Paese. Bisogna evitare le ammucchiate politiche: non si devono confondere le rivendicazioni sindacali con quelle dei partiti di opposizione, né bisogna essere acquiescenti al Governo.

Firenze, 28 marzo 2015

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A seguire l'intervento di Maria Pia Mannino  e il documento finale (in allegato),  approvati all'unanimità, nel corso della riunione del  Consiglio Nazionale P.O. e Politiche di genere del 25 marzo 2015.

25 marzo riunione del Consiglio Nazionale PO e Politiche di Genere

La riunione di oggi è la prima dopo il nostro Congresso. Diamo  dunque il benvenuto alle nuove componenti del Consiglio Nazionale con l'augurio di vivere insieme un periodo proficuo per le donne della Uil.

L'occasione è utile per presentare (o ricordare) il Consiglio nazionale pari opportunità e politiche di genere, quali le sue competenze, quale la sua composizione.

Richiamo pertanto quanto stabilito dall'art. 4 dello Statuto confederale (riconoscimento formale del Coordinamento pari opportunità e politiche di genere) e il nostro Regolamento  vigente per meglio comprendere l'ambito delle competenze ed evitare ogni sorta di equivoci, sovrapposizioni, ecc.

Il Consiglio nazionale pari opportunità e politiche di genere è il luogo dove le donne della Uil (categoriali, territoriali, dei servizi) sono rappresentate. Nessuna esclusa. E' quindi la sede della rappresentanza del pensiero, dell'elaborazione e della proposta condivisa da tutte.

Abbiamo stampato un vademecum dove sono indicati gli scopi e i compiti previsti, la composizione della struttura nazionale, alla quale devono uniformarsi le strutture territoriali e di categoria, le politiche e gli ambiti di azione. Resta ferma, ovviamente, l'autonomia dei coordinamenti di categoria e territoriali purché le decisioni e le iniziative intraprese rientrino nell'ambito delle decisioni assunte a livello nazionale (dove peraltro le responsabili di categoria e territorio sono presenti). L'agire in autonomia impone sempre regole cui attenersi pena la frattura nelle relazioni all'interno della struttura nazionale come in quelle locali e di categoria. La forza delle proposte delle donne della Uil si fonda, all'interno dell'Organizzazione, sulla rappresentatività dell'organismo che le rappresenta tutte e, all'esterno, sull'autorevolezza di una unica voce che parli in nome di tutte le donne della Uil: il Consiglio Nazionale pari opportunità e politiche di genere.

La partecipazione al  Consiglio Nazionale  pari opportunità e politiche di genere è una azione di Empowerment da parte delle donne che va sostenuta da una forte attività di mainstreaming all'interno della nostra Organizzazione e all'esterno, in tutti gli ambiti, cioè, dove viene espletato il nostro ruolo di sindacaliste UIL. Tutto ciò  deve essere corroborato da una identità di intenti e unità di azioni che hanno come faro il Regolamento statutario approvato dalla Confederazione nel dicembre del 2012.

Le Politiche di genere sono l'ambito di azione del Coordinamento e la loro declinazione deve essere condivisa dalle componenti del Consiglio Nazionale del Coordinamento che, in accordo con la Responsabile Nazionale, definiscono linee, attività, iniziative e interventi per meglio "servire" gli obiettivi di parità, non discriminazione, uguaglianza dei diritti che sono la base stessa del nostro agire sindacale.

Auspico, dunque, l'attivazione di corrette relazioni tra noi ben sapendo che tutto ciò che si fa per far procedere le politiche di genere, lo si fa "ad adiuvandum", in piena armonia con la struttura (nazionale, territoriale e di categoria) e non al di fuori di essa.   Tutte le iniziative sono benvenute, a patto che siano condivise   dalla responsabile PO e politiche di genere (sia essa nazionale, regionale o di categoria).

IL PIANO NAZIONALE ANTIVIOLENZA

Sulla consultazione on line indetta dal Dipartimento PO della Presidenza del Consiglio abbiamo avuto modo di specificare la nostra assoluta contrarietà in quanto risponde esclusivamente alla necessità di facciata del Dipartimento di conoscere quanto il fenomeno è percepito  e non alla elaborazione del "Piano". Non si può articolare infatti un Piano Nazionale su considerazioni, opinioni, risposte ad un questionario senza prendere in considerazione i piani programmati precedentemente   e avviati dalla Ministra Idem, buttando di fatto alle ortiche esperienze, competenze e proposte già avanzate.

L'attuale Piano è ancora in fase di elaborazione e perderemo così un altro anno per attuare la Convenzione di Istanbul.

Nel caso della consultazione on line poiché la tematica, dal punto di vista più prettamente politico, per  la UIL è di pertinenza del Consiglio Nazionale PO e Politiche di Genere, a dicembre, con una circolare, invitammo comunque  le componenti del Coordinamento ad aderire ma a livello squisitamente personale proprio perché ritenevamo che il problema violenza fosse tale da sollecitare una attenzione diversa e riflessioni condivise all'interno del nostro Consiglio nazionale prima e, a seguire, con tutti quegli organismi, associazioni e sindacati che da anni (oltre 30) se ne occupano.

Il nostro Coordinamento, come sapete perché il documento è sul sito della Uil, ha assunto formalmente una posizione critica (al pari di associazioni femminili come Pangea, Dire, UDI, ecc.) nei confronti del metodo seguito dal Dipartimento PO e ha chiesto un tavolo di confronto dove portare la nostra proposta.

Il Piano dei Centri di Ascolto Mobbing&Stalking è certamente una proposta interessante, ma non è la proposta (perché non condivisa) del Coordinamento PO e Politiche di Genere della  UIL,  l'unico, per statuto,  rappresentativo di tutte le donne della UIL  ad avere titolarità delle  politiche di genere - e  la violenza è una delle sue aree di intervento - nei diversi organismi istituzionali nazionali e internazionali.

Senza togliere, dunque, meriti che riconosciamo, deve però essere chiaro che in occasione di iniziative istituzionali, è il Coordinamento PO e Politiche di Genere Nazionale (e, contestualmente, i Coordinamenti Regionali)  ad avere una sua rappresentanza riconosciuta e giocare un ruolo politico apprezzato e richiesto. Trovarsi di fronte ad una palese discrasia di azioni presentate in nome e per conto della UIL non può che nuocere alle donne della Uil e agli obiettivi che si vogliono perseguire per le donne, generando, tra l'altro, negli interlocutori esterni qualche perplessità sulle nostre capacità e qualità organizzative.

La soluzione per venire fuori da equivoci imbarazzanti e presenzialismi inutili è quella di attenersi a regole condivise di buone comunicazioni   e collaborazione tra i servizi con la consapevolezza dei diversi livelli e ruoli. Il coordinamento PO e Politiche di Genere ha, in materia di pari opportunità un ruolo politico, i servizi un ruolo tecnico. Ambedue i ruoli possono e debbono collaborare ma sicuramente non sovrapporsi. Questo per definire per il futuro corrette relazioni con i coordinamenti dei Servizi che hanno una loro rappresentanza all'interno del CNPO e Politiche di genere

JOBS ACT

Il Jobs Act, entrato in vigore dal primo marzo, presenta alcune importanti novità che come Coordinamento Nazionale non abbiamo esitato a condividere. La flessibilità legata alle tematiche maternità e conciliazione vita-lavoro ci sembra assolutamente positiva tuttavia – e deve essere compito del Coordinamento – va fatta una profonda analisi di tutto il dettato legislativo in ottica di genere e vedere i punti negativi di ricaduta nei confronti delle lavoratrici.

Le cose che non vanno:

tenendo ben  saldo  il principio di favorire il "rapporto madre-figlio" senza rinunciare alla tutela della loro salute, con una più vasta estensione (anche temporale) del congedo parentale e di paternità – la norma tende a sostenere la genitorialità  ma avremmo voluto, come da anni chiediamo, che per il congedo parzialmente retribuito al 30%  fosse previsto un incremento: questo avrebbe significato molto  in termini economici per le famiglie e avrebbe realizzato una diversa integrazione  della cultura  della condivisione e della conciliazione vita-lavoro nella vita sociale del nostro Paese.  Altro segnale avrebbe potuto essere un aumento dei congedi retribuiti di paternità (un solo giorno di congedo retribuito è ben poca cosa!).

Peraltro, l'estensione della tutela della maternità a tutte le categorie di lavoratrici non sarà certo a costo zero e, dal momento che le attuali finanze sono molto ridotte,  non vorremmo che l'operazione fosse solo immagine.

Il Coordinamento – su richiesta del Ministero del Lavoro – ha presentato una serie di proposte da attuarsi – queste si – a costo zero e tutte sotto l'ombrello della contrattazione.

In tema di conciliazione vita e lavoro,  la UIL ritiene che l'art. 9 della misura governativa ai commi d), e) non possa che attenersi a quanto già deliberato e contrattualmente condiviso dalle parti sociali.

Le problematiche legate all'equilibrio dei tempi di vita e di lavoro sono notevoli e sono necessari strumenti per armonizzarle in modo equo per la lavoratrice e/o il lavoratore senza arrecare nocumento all'attività e alla produzione aziendale.

Territorialmente, va sviluppato un efficiente welfare territoriale che, coniugato con quello aziendale potrebbe costituire un forte incentivo all'occupazione e, particolarmente all'occupazione giovanile

i problemi sul tappeto sono: maternità e paternità; conciliazione/riequilibrio della vita familiare con l'attività lavorativa,

reinserimento lavorativo post maternità

Maternita' e paternita' - conciliazione

la norma sui congedi parentali offre uno spettro abbastanza ampio di intervento e le linee tracciate dalla L. 53 individuano nella  negoziazione tra le parti  lo strumento maggiormente idoneo per la piena applicazione del dettato legislativo.

Possiamo senza dubbio dire che nella filosofia della '53, la condivisione dei compiti é l'elemento fondante per cui è necessario che oltre a quanto previsto dal decreto legislativo 151/2001,  si faccia un ulteriore sforzo per concedere ai padri un più ampio periodo di congedo parentale retribuito.

Le Legge Fornero va superata in tal senso e va definito un periodo di congedo superiore, prevedendo incentivi alle aziende che, contrattualmente,   favoriscono il congedo parentale per il padre lavoratore.

A riguardo:

si potrebbe pensare, anche per i padri lavoratori  ad una defiscalizzazione temporanea (max 2 anni) del costo del lavoro.

Si potrebbe utilizzare – anche questo in via temporanea (max 2 anni)  – il fondo di solidarietà  in quelle aziende che lo abbiano attivato, magari prevedendo con una trattativa tra le parti una sorta di "restituzione" con orario di lavoro aggiuntivo gratuito e da pattuire, da svilupparsi dopo il congedo.

Questo  aiuterebbe a riequilibrare in parte il gap retributivo femminile

Inoltre, in materia di conciliazione, si potrebbe concedere la fruizione dei congedi parentali anche ai nonni lavoratori con le stesse caratteristiche degli attuali congedi dei genitori.

Per la UIL resta fondamentale   applicare l'Avviso Comune sulla conciliazione vita lavoro, firmato da CGIL, CISL, UIL e da tutte le Associazioni Imprenditoriali in attuazione della filosofia della l. 53/2000 e decreto legislativo 151/2001, estendendo il congedo anche per assistenza a familiari anziani e  non autosufficienti. Poiché l'Avviso comune è assolutamente soggetto alla contrattazione di secondo livello, diviene dirimente il ruolo del sindacato nella sua applicazione.

Si parla di introdurre anche nel nostro Paese una norma simile alla Loy Mathis approvata in Francia lo scorso anno per offrire la   possibilità di cedere parte dei permessi aggiuntivi  ecc. a favore di un genitore di un minore con particolari condizioni di salute: anche  questa fattispecie deve assolutamente rientrare nella  contrattazione aziendale. A tale scopo Ministero del Lavoro e rappresentanze sindacali e imprenditoriali potrebbero prospettare un comma aggiuntivo all'interno dell'Avviso Comune.

Infine, riteniamo ottima la norma per la fruizione dei congedi parentali a ore. Norma fortemente voluta dalle OO.SS. e condivisa da Confindustria. Attualmente siamo in attesa che le parti sociali definiscano un testo comune sul quale l'INPS possa predisporre la circolare di attuazione della norma.

Reinserimento lavorativo post maternita'

Per conciliare meglio la vita delle neo mamme lavoratrici ma anche dei padri, il telelavoro va assolutamente favorito e sviluppato, laddove si presentino le condizioni opportune. Tutto questo, però, va accompagnato da corsi di aggiornamento continui delle lavoratrici e dei lavoratori per non creare situazioni di alienazione che a volte si verificano in questa tipologia lavoro  ed é ovvio che anche questo deve ricadere sotto l'ombrello di un accordo tra le parti.

Ultima proposta: incentivare il part-time reversibile (per un periodo max di 2 anni) per motivi di conciliazione e fare obbligo alle aziende, pena sanzioni da definire contrattualmente , di concederlo.

Il problema delle dimissioni in bianco

Ci saremmo attese una maggiore  attenzione all'occupazione femminile  con la definizione – finalmente  e in termini positivi – della ormai annosa questione delle dimissioni in bianco .

Art. 55 del jobs act - demansionamento

Infine va evidenziata l'aberrazione dell'art. 55 del Jobs Act, in relazione alla facoltà delle aziende di demansionare i propri dipendenti per sopraggiunte difficoltà economiche. L'art. in questione precisa che al/alla dipendente verrebbe comunque assicurato la stessa retribuzione:  ma non è proprio così perché la norma prevede anche il demansionamento economico,  con una diminuzione della retribuzione,  dunque. Ed è strano che siano state proprio le donne (noi, nello specifico) a denunciare, con una dichiarazione stampa, la palese discriminazione che l'art. 55 porterà nel mercato del lavoro e nei confronti delle donne, alle prese, ancora adesso, con problemi legati alla maternità e con palesi violazioni dei loro diritti nonostante le novità introdotte

Le donne saranno le prime  vittime di una legge ingiusta perché non sarà più solo la maternità a decidere sul loro  destino occupazionale, sulla  loro diminuita disponibilità economica ma, con il demansionamento, verrà meno la spinta al riconoscimento  delle competenze femminili, verrà fermata la progressione delle loro carriere e, in una parola, verranno meno le pari opportunità con un pericoloso regresso sociale ed economico.

IL COORDINAMENTO DIRITTI

L'11 febbraio scorso si è tenuto presso la Confederazione un incontro tra i componenti il Coordinamento Diritti nazionale e i rappresentanti di alcune categorie per favorire il completamento e la definizione della struttura del Coordinamento stesso, attraverso la nomina di un rappresentate per le politiche lgbt in tutte le categorie che ancora non hanno provveduto. L'obiettivo era quello di costruire un modello organizzativo che consenta la più articolata presenza possibile a disposizione di iscritti che intendono rivolgersi alla UIL in presenza di discriminazioni derivanti da orientamento sessuale e/o identità di genere.

Il percorso fin qui tracciato ha prodotto buoni esiti, iniziamo a raccogliere risultati interessanti ma non basta, non possiamo permettere una presenza a macchia di leopardo che favorisce solo alcune categorie di lavoratori.

L'interesse emerso durante il dibattito sulle problematiche inerenti le discriminazioni e la scoperta di iniziative esistenti già in alcuni territori e settori, ci autorizza a ben sperare che la collaborazione con il Coordinamento Diritti possa tradursi in ulteriore strumento di proselitismo nei confronti della UIL. Occorre strutturare la presenza del Coordinamento Diritti attraverso la collaborazione con le categorie proprio per informare i lavoratori di una nuova realtà UIL a loro disposizione e costruire gli strumenti più idonei per avvicinare i lavoratori interessati ad affrontare i temi specifici delle diversity.

LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA DI GENERE

All'inizio del mese, abbiamo avuto un incontro con il MIUR sulla diffusione della cultura di genere, sollecitate dal Sottosegretario Faraone.

Dopo l'incontro, infatti con il Sottosegretario Reggi e un successivo con il dott. Pierro, non avevamo più notizie sulle proposte da noi avanzate in relazione alla definizione di linee guida a contrasto della violenza, del  bullismo e cyberbullismo nelle scuole.

Possiamo senza dubbio dire che il documento redatto dal  Coordinamento PO e Politiche di Genere  e dalla UIL Scuola ha avuto ottima accoglienza e le tematiche della pedagogia di genere e dell'educazione, così come da noi formulate, sono parte integrante del documento del MIUR di prossima uscita.

Riteniamo, a riguardo, doverosa una nostra azione a livello territoriale collaborando attivamente con gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado affinché la cultura    della diversità diventi percorso condiviso ovunque.

PROPOSTE:

Le nostre date istituzionalmente definite sono due: l'8 marzo e il 25 novembre e ci impegnano in attività pressoché obbligate. Al di là di queste due date però, ci sono iniziative che  autonomamente o in maniera condivisa possono essere messe in atto nei territori o dalle categorie. Dichiariamo la nostra disponibilità ad attività formative (recente quella splendida organizzata dal Servizio salute e Lavoro e dal Coordinamento, che ha riscosso grande successo) da proporsi anche per i prossimi mesi e per  Convegni o partecipazioni ad attività nell'ambito della valorizzazione delle politiche di genere. Credo che ovunque si debba sollecitare e favorire qualsiasi attività atta a diffondere la cultura di genere per cui vi invito a segnalare iniziative per poterle diffondere anche tramite il sito nazionale del Coordinamento.

E tra le iniziative più opportune, ritengo che grande attenzione debba essere data ad accordi interconfederali specifici per l'attuazione di politiche di contrasto alla violenza nei luoghi di lavoro. Richiamo la vostra attenzione sul codice di condotta firmato da Feneal, illea, Filca e Federlegno   quale ottima prassi da replicare.

Oggi a Milano si celebra la seconda giornata dl Lavoro Agile: credo che possa essere una iniziativa – nell'ambito delle politiche di conciliazione – che potrebbe essere replicata anche in altre città e nella quale il sindacato gioca un ruolo importante di mediazione con le aziende afferenti ad un determinato territorio. La conoscenza di buone prassi ci deve portare a replicarle ovunque sia possibile: è il nostro compito e lavoro.

Insieme, a livello nazionale potremmo pensare ad una iniziativa importante sul lavoro delle donne alla luce del Jobs Act, valutandone l'impatto sulle donne, sulle giovani donne e sullo sviluppo della ripresa economica.

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I dati sulle ore di cassa integrazione richieste dalle aziende segnalano una contrazione nell'uso di questo strumento.

La flessione delle ore richieste è generalizzata, il calo si manifesta in tutte e tre le gestioni: -74,8% per la cassa in deroga (in questo caso si sente fortemente il taglio radicale degli stanziamenti), -35,1% per la gestione ordinaria e -31,6% per quella straordinaria, nelle 3 macro aree (-48,8% nel Centro, -41,9% nel Mezzogiorno, -38,5% nel Nord), in 20 tra Regioni e Province Autonome (con l'unica eccezione dell'aumento del 19,9% della Liguria), in 83 Province.

Non crediamo che dietro questi dati si manifesti, in automatico, il segnale positivo di una "ripresina" del sistema produttivo: sono diversi gli elementi da considerare prima di poter esprimere un giudizio.

La preoccupazione maggiore è che, se si intenderà riformare il sistema della cassa integrazione secondo le intenzioni del Governo (e cioè riducendone i periodi di durata), non solo si correrà il rischio di un'anticipazione dell'ingresso dei lavoratori nelle fila dei disoccupati (con inevitabile ampliamento del bacino), ma anche di non poter garantire sostegno alle imprese che tentano, ancora, di desistere alle difficoltà senza licenziare. Siamo, quindi, in presenza di un sistema che se non ben congegnato e concepito, produrrà un forte allarme sociale.

Roma, 24 marzo 2015

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