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Pubblicato il rapporto sull'attivita di vigilanza del ministero con Inps e Inail: lo scorso anno controlli su 221.476 imprese, oltre 77mila i dipendenti totalmente in nero

LAVORO: IN NERO 42,61% LAVORATORI IRREGOLARI IN AZIENDE ISPEZIONATE = Pari a 77.387 persone nel 2014. Controlli su 221.476 imprese

Roma, 26 feb. (Labitalia) – Oltre 77mila lavoratori 'trovati' totalmente in nero. E' quanto emerge dal Rapporto 2014 sull'attività di vigilanza del ministero del Lavoro, Inps e Inail che calcola come la percentuale sia pari al 42,61% dei lavoratori irregolari, scoperti durante i controlli che sono stati condotti su 221.476 aziende. Di
queste 142.132 non sono risultate in regola.

Irregolari il 64,17%  delle imprese ispezionate nel 2014. In particolare, quelle irregolari rilevate l'anno scorso sono state 142.132 sulle 221.476 controllate.

Nel 2013 quelle risultate irregolari erano 152.314.

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5 marzo 2015: è il 65° compleanno della UIL. Sono trascorsi tanti anni e per un'organizzazione sindacale confederale raggiungere determinati "traguardi" significa la conferma che le idee e l'impegno, dedicato alla costruzione di questa nostra casa, hanno creato un punto di riferimento importante per la storia di tanti lavoratori.

L'Istituto di Studi Sindacali Italo Viglianesi ha nel recente passato voluto sottolineare come questo percorso ideale fosse un ponte lanciato verso tutte le generazioni. Infatti, oltre a rinverdire il ricordo e l'opera di tanti protagonisti del socialismo e delle laicità - italiani che hanno preparato il terreno per far mettere le radici a quelle idee che segneranno la nascita della UIL - c'è lo sforzo perché queste idee non vengano dimenticate o sottovalutate.

La UIL, quindi, resta il soggetto che ha nei lavoratori la propria ragione di essere, portandola come un sigillo nella storia italiana. Nel confronto con gli altri corpi sociali, il sindacato non è il residuo di un'epoca lontana, tanto meno il baluardo della retroguardia difensiva.

I partiti politici hanno sempre cercato di rappresentare gli interessi di una parte della società, oppure "del mondo", arrivando persino a vagheggiare che il cambio del proprio nome potesse incarnare la novità della proposta che si stava attendendo, per far diventare più attraente la visione della società; o addirittura, arrivando a introdurre sfide più grandi di quelle di cui ha bisogno il Paese.

La UILresta e resterà sempre quello strumento che ancora oggi i lavoratori scelgono liberamente; il soggetto pronto per rappresentare interessi diffusi e condivisi. Tanto più che questa concretezza dedicata a chi lavora e ai pensionati, ha suscitato un risentimento nei confronti del mondo sindacale, proprio per l'inalienabilità dei diritti delle fondamentali necessità degli interessi dei lavoratori, che si esprimono nella rappresentanza.

In questo contesto bisogna rilevare che anche in questa stagione l'aspetto più inquietante è che non potendo rompere la relazione tra rappresentanza e rappresentati, è stata necessaria la strategia del cambio delle modalità contrattuali e del mercato del lavoro. Ossia se non si riesce ad emarginare il sistema di collegamento tra i lavoratori e il sindacato, bisogna cambiare le regole del lavoro. Tuttavia, questa operazione di emarginazione è sempre destinata al fallimento. Perché anche nelle più profonde variazioni il bisogno di sindacato si è sempre affermato.

Nel 1950 l'Italia era in ricostruzione. Dal mondo del lavoro giungevano grandi aspettative, logorate tuttavia, da una grande disoccupazione e una diffusa povertà. A questi aspetti si aggiungevano una lotta politica estrema e una conflittualità permanente. In questo solco di vivacità e di difficoltà si inseriscono nel dibattito politico le scelte diverse che le componenti riformista e repubblicana hanno gettato al centro del dibattito sindacale per ottenere risultati qualificanti, in quanto capaci di attrarre attraverso idee diverse una parte del mondo del lavoro.

Questi aspetti erano stati compiutamente illustrati da Italo Viglianesi in un'intervista apparsa su La libertà d'Italia il 9 febbraio 1950. Commentando la situazione sindacale Viglianesi sottolineava come, nonostante si parlasse di indipendenza ed apartiticità, il sindacato sia socialista, ma "E' proprio il grado di influenza che tali partiti esercitano verso i sindacati che costituiscono l'essenza più o meno democratica di questi ultimi. E' chiaro che un sindacato diretto da uomini legati alla disciplina di un partito totalitario o confessionale non potrà mai essere sufficientemente libero e democratico".

Era l'apertura ad una terza forza socialista, democratica ed indipendente che raccogliesse anarchici, cattolici non schierati, repubblicani, indipendenti. In forza di questa appartenenza d'area era naturale immaginare una sostanziale unità sindacale laddove, oltre le appartenenze, si individuavano l'interesse e la tutela dei lavoratori, l'autonomia politica, la concezione classista del movimento operaio. Da queste premesse a distanza di qualche settimana, il 5 marzo 1950, tutte queste anime insieme costituirono la UIL.

Questa visione di collocazione ideologica doveva da subito coinvolgere tutti coloro che aspettavano un segno per liberarsi dagli schieramenti, sicuramente più forti, comunista e democristiano. Il riformismo di Buozzi aveva trovato una nuova casa. Le vicende che nei tempi successivi hanno segnato le tappe dell'evolversi dell'azione sindacale della UIL, non hanno mai tradito queste origini. Infatti, è fondamentale ricordare come le chiavi di lettura di tutti gli atti di natura contrattuale o di natura economica siano sempre stati ispirati da un'attenzione ai bisogni dei lavoratori, ad un'educazione al rispetto delle regole democratiche, alla forte volontà di giungere ad un punto di sintesi, alla ricerca costante del confronto e della crescita dell'organizzazione, con la certezza di rappresentare l'idea che i lavoratori debbano essere sempre difesi.

L'appartenenza politica ha contribuito non poco alla crescita democratica della UIL. La presenza contemporanea di tre componenti, che storicamente hanno fondato la UIL, ha pesato nell'elaborazione di documenti che venivano votati dagli organi. Consentendo però di crescere nella capacità di mediazione. E quando la discussione e il confronto divenivano aspri, tanto da produrre doppi documenti o distinzioni particolari, non si sfociò mai in conflitto aperto; anzi indipendentemente dalla vita interna dell'organizzazione, la UIL si è sempre presentata unita nelle scadenze e nei confronti delle controparti.

La fine della prima Repubblica ha segnato per l'Organizzazione l'inizio della svolta. I partiti di riferimento sono scomparsi o hanno ridotto la loro capacità di agire, tanto da determinare una sorta di corto circuito sulle forme di rappresentanza. Infatti, il sindacato è stato il volano che ha permesso la transizione tra le due repubbliche, permettendo alla politica, successivamente, di riprendersi gli spazi dopo un periodo di assenza e di smarrimento.

Tuttavia, anche senza partiti di riferimento diretto, come era all'epoca di Viglianesi, resta l'aspirazione e la partecipazione perché si costruisca ogni giorno un sindacato socialista riformista, laico ed indipendente. Resta nelle sue strutture, nella difesa dei diritti, resta nella proposta politica e sindacale, resta nella scelta di aderire alla UIL che milioni di lavoratori hanno compiuto, compiono e compiranno in totale libertà.

BUON COMPLEANNO UIL

ISTITUTO STUDI  SINDACALI ITALO VIGLIANESI

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Mercoledì, 04 Marzo 2015 10:06

Aspettando l'8 marzo: la disuguaglianza non paga

Dichiarazione di Maria Pia Mannino – Responsabile Nazionale PO e Politiche di genere UIL

In questo 8marzo 2015, a venti anni dalla storica Conferenza di Pechino, sembra più urgente che mai  ribadire il fermo rifiuto delle donne della UIL  ad ogni forma di discriminazione e  ineguaglianza tra uomini e donne perché la "disuguaglianza non paga".

Non paga in termini economici, perché il 15% del PIL potenziale non viene realizzato a causa delle discriminazioni nei confronti delle donne.

Non paga in termini di ricchezza pro capite, perché meno donne al lavoro vuol dire maggiore povertà delle famiglie.

Non paga in termini di democrazia perché la ancor troppo limitata rappresentanza femminile impedisce il rinnovamento della società, legandola maggiormente, se possibile, a stereotipi sessisti ritornati prepotentemente alla ribalta.

Non paga in termini di sicurezza sociale perché le discriminazioni, le molestie gli abusi di genere nel lavoro incidono in modo preoccupante sullo sviluppo potenziale della produttività nazionale, sulla possibilità di rendere maggiormente competitivo il lavoro, e gravano sulla salute dei lavoratori e delle lavoratrici con grave nocumento di una diversa e migliore organizzazione del lavoro basata su norme che riconoscono la parità tra gli individui, nessuno escluso.

Questo 8marzo deve poter dire alle donne e agli uomini del nostro Paese che qualcosa sta cambiando: non è infatti più il momento di ricorrenze da festeggiare o denigrare, secondo le diverse opportunità, ma è ora di bilanci e proposte concrete come quella di  riaffermare ovunque l'uguaglianza dei diritti nel rispetto delle diversità. In ambito lavorativo va abbattuta la disparità retributiva e salariale con strumenti  e progetti che favoriscano una effettiva uguaglianza tra lavoratori e lavoratrici, facilitando le progressioni di carriera per le donne e, conseguentemente, un miglioramento delle loro condizioni   economiche. Siamo del parere che una aumentata ricchezza delle donne non può che giovare all'economia generale del Paese.

Occorre anche ripensare  un welfare che non faccia esplicito affidamento sulle donne e sulle famiglie, solitamente quelle di più modeste condizioni o più povere ma,  tenendo conto dell'aumentata età delle persone e, contestualmente, dell'accresciuta fragilità fisica e sociale, promuova la nascita di servizi alle famiglie, alle donne, alle lavoratrici in quanto indispensabili per pensare un futuro dove la natalità non sia un problema ma una grande opportunità per l'umanità e, nel caso italiano, per evitare che il nostro Paese si trasformi rapidamente in una nazione di "vecchi".

59.a Conferenza ONU sullo stato delle donne nel mondo

Maria Pia Mannino, quale Vice presidente del Comitato Nazionale per la  Parità tra uomini e donne nel lavoro,   rappresenterà  il Ministero del Lavoro  nella delegazione governativa  che seguirà, dall'8  al 15 marzo, le attività  della 59.a Conferenza ONU sullo stato delle donne.

L'occupazione  femminile rimane  una delle tematiche emergenti anche nella sessione di quest'anno e in particolare per l'Italia le politiche di genere si attuano rendendo le donne emancipate sia sul piano economico che politico sociale. C'è molto da fare. Occorre, innanzitutto, favorire la scolarizzazione delle ragazze e combattere, anche in Europa, l'abbandono scolastico. È necessario ripensare  ovunque un welfare che non faccia esplicito affidamento sulle donne e sulle famiglie, solitamente quelle di più modeste condizioni o più povere , favorendo il sorgere di servizi per le  lavoratrici, indispensabili a programmare un futuro dove la natalità non sia un problema ma una grande opportunità per l'umanità. Occorre riaffermare ovunque l'uguaglianza dei diritti nel rispetto delle diversità; in ambito lavorativo va abbattuta la disparità retributiva e salariale con strumenti  e progetti che favoriscano una effettiva uguaglianza tra lavoratori e lavoratrici, facilitando le progressioni di carriera per le donne e, conseguentemente, un miglioramento delle loro condizioni   economiche. Siamo del parere che una aumentata ricchezza delle donne non può che giovare all'economia generale del Paese.

Collegare il cursus studiorum alle effettive esigenze del mercato, significa portare alle donne opportunità nuove dove queste possano giocare ruoli che , grazie alla loro diversità, divengono fonte di competitività e di ricchezza del proprio Paese, sia questo uno stato del mondo più "economicamente evoluto" sia esso un paese ancora in forte difficoltà. Inoltre, in un'ottica di salvaguardia dell'ecosistema, così gravemente compromesso, sarebbe il caso di insistere sullo sviluppo della green economy come bacino privilegiato di occupazione femminile . Attraverso il lavoro si realizzano le aspettative di vita degli individui e ci è ben noto quanto la precarietà o la mancanza   di un'occupazione stabile possa divenire una delle cause più rilevanti di fenomeni di violenza domestica. Anche questo è un problema che va combattuto con strumenti e progetti concreti di inclusione e di contrasto all'emarginazione, lavorando molto sul cambiamento culturale e la scuola potrebbe giocare un ruolo primario  attraverso l'introduzione nei programmi scolastici dell'educazione e della pedagogia di genere.

Il lavoro regolare e regolarizzato  è, e rimane, lo strumento più valido per abbattere l'occupazione non tutelata e contrastare la violenza sia sul lavoro sia domestica . Occorre trovare rimedi efficaci contro la schiavitù delle persone, la tratta di donne e bambine costrette alla mercificazione e contro il lavoro forzato e sfruttato, una piaga che colpisce indistintamente tutti i Paesi del mondo.

Ci auguriamo che la Conferenza di New York sappia dare risposte a tutto ciò.

 

 

 

 

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Lunedì, 02 Marzo 2015 09:50

Studio e sintesi tasse locali

 IN ALLEGATO LO STUDIO SULLE TASSE LOCALI, LA SPESA CORRENTE DI REGIONI ED AUTONOMIE LOCALI, LA SPESA PER IL PERSONALE.

I DATI SONO STATI ELABORATI ANCHE LIVELLO REGIONALE PER FARE EMERGERE COME IL LAVORO PUBBLICO "LOCALE" SIA FORTEMENTE PENALIZZATO.

 

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Giovedì, 26 Febbraio 2015 10:44

UIL: linee per nuove regole contrattuali

PROPOSTA PER UNA NUOVA STRUTTURA E UNA NUOVA POLITICA DELLA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA

La UIL nell'assumere tra i suoi obiettivi prioritari per l'anno in corso il superamento del blocco della contrattazione nel pubblico impiego ed il puntuale rinnovo dei contratti nazionali del settore privato alle loro scadenze, propone a CGIL e CISL di lavorare insieme ad un progetto comune da portare al confronto con il sistema delle imprese e con il Governo.

Al fine, quindi, di realizzare un'elaborazione condivisa avanziamo una proposta che, tenendo conto dell'attuale contesto economico, possa rappresentare il giusto punto di equilibrio tra tutti gli interessi coinvolti.

In allegato il file completo con la proposta di riforma della contrattazione.

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Giovedì, 26 Febbraio 2015 10:20

RLS News: scarica il nuovo numero del periodico

E' disponibile il numero 37 di RLSNEWS per esservi a fianco - in ogni posto di lavoro - con notizie, soluzioni, accordi e quesiti che aiutino a riflettere su tutti gli aspetti di una corretta gestione della Salute e Sicurezza sui posti di lavoro.

Documento scaricabile in allegato.

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Mercoledì, 25 Febbraio 2015 11:04

Uil Alessandria: siamo su Facebook

Seguici anche su Facebook, nuova pagina UIL Alessandria

https://www.facebook.com/uilalessandria

 

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DICHIARAZIONE DI PAOLO CARCASSI, SEGRETARIO CONFEDERALE UIL

Le motivazioni della Cassazione sulla sentenza Eternit attestano, oggi, che nel nostro Paese esiste una vera e propria "licenza di uccidere". E non riservata  all'intramontabile 007, ma per chiunque in Italia compia reati di disastro ambientale.

La lunga incubazione di molte malattie causate dai reati ambientali (prime tra tutte le neoplasie alla pleura, caratteristiche dell'amianto, ma anche un numero elevato  di altri tumori) impedisce che questi vengano accertati  prima della maturazione della prescrizione, divenendo, così, non punibili.

Il Governo e il Parlamento devono finirla di cincischiare su questo tema e identificare soluzioni che impediscano la prescrizione per questi reati e li identifichino correttamente.

Il rischio che si corre è che tutto il territorio dell'Italia si trasformi in una sola, gigantesca "terra dei fuochi".

Roma, 23 febbraio 2015

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Dissesto idrogeologico: bene fondi stanziati Cipe. Ora agire per adeguate risorse a Consorzi di bonifica

Dichiarazione del segretario generale Filbi Gabriele De Gasperis

"Esprimiamo profonda soddisfazione per la scelta effettuata dal governo di stanziare 700 milioni di euro per il contrasto al dissesto idrogeologico e per una migliore tutela del nostro territorio. Una scelta che ci sembra giusta e necessaria non solo alla luce delle ripetute calamità che devastano intere aree, quanto della sempre maggiore consapevolezza che suolo e acqua devono essere obiettivi strategici per il futuro".

E' questo il commento di Gabriele De Gasperis, segretario generale della Filbi, sindacato di settore della Uila che organizza i lavoratori dei consorzi di bonifica, in merito allo stanziamento dei fondi contro il rischio idrogeologico deciso venerdì 20 Febbraio 2015 dal Comitato Interministeriale per la Programmazione economica.

"Ci auguriamo però che l'azione del governo non si fermi qui. In troppi casi, infatti, come avviene in Sicilia e in Calabria, la mancanza dei fondi rende impossibile per i consorzi di bonifica il corretto svolgimento delle proprie funzioni" ha aggiunto De Gasperis. "Per questo chiediamo che venga anche valorizzato il ruolo e il lavoro dei consorzi sul territorio, facendo sì che vengano destinate alle strutture consortili le risorse necessarie per il loro corretto funzionamento".

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Venerdì, 20 Febbraio 2015 10:56

Loy sul Jobs Act: il teorema del Governo non regge

DICHIARAZIONE DI GUGLIELMO LOY, SEGRETARIO CONFEDERALE UILJobs ACT : il teorema del Governo non regge

A fronte di oltre 8.000.000 di avviamenti al lavoro fatti, ogni anno,  con contratti fragili, discontinui e precari  (cui si aggiungono lavoratori impiegati  con i voucher, finte partite Iva e  tirocini fasulli) ci si aspettava una vera rivoluzione.

Anche perché, quando si è intervenuti sulle regole per i licenziamenti (facili), il Governo ha spiegato che, contemporaneamente,  avrebbe messo mano anche sui sistemi di protezione sociale, allargandone quantitativamente e qualitativamente, la fruibilità; che si sarebbe costruito un potente sistema "innovativo" di politiche attive e, in più, si sarebbe stroncata la cattiva flessibilità (precarietà). Di tutto questo non c'è, purtroppo, nulla.

Gli ammortizzatori sono più o meno quelli di prima, di nuove politiche attive bisogna chiedere a "Chi l'ha visto " e, soprattutto, zero assoluto per l'eliminazione o il superamento di quelle tipologie che non danno stabilità o continuità di lavoro.

Il lavoro a termine, a tempo determinato e/o  in somministrazione, potrà durare sempre illimitatamente; nessuna novità anche sul  lavoro a chiamata; il lavoro accessorio (voucher)  sarà sempre più appetibile per le aziende senza aggiungere tutele per il lavoratore. E, infine, il capolavoro: la sbandierata abolizione  delle  collaborazioni  è rinviata a chissà quando e chissà come. Risultato zero.

Roma 19 febbraio 2015

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