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Con questo 3° Rapporto, la UIL–Servizio Politiche del Lavoro, intende contribuire, con numeri alla mano, all'annosa questione del lavoro accessorio pagato attraverso i c.d. VOUCHER.

E' un'analisi, quella che proponiamo, che percorre tutti gli anni di effettiva applicazione di questo istituto, fotografando sia la quantità di buoni-lavoro venduti per territorio, sia la consistenza di utilizzo nelle varie attività d'impiego, con una proiezione dei dati per l'ANNO 2016.

Già nei due precedenti Rapporti (rispettivamente di febbraio e maggio del 2016), abbiamo segnalato con preoccupazione che tale istituto può presentare un alto rischio di abuso e distorsioni nell'applicazione reale.

Specificatamente nel 2° Rapporto UIL, abbiamo sviluppato un'analisi sia sulla vistosa tendenza di crescita dell'istituto, sia "dove" (aree territoriali e settoriali) si é manifestato maggiormente tale incremento. Inoltre, abbiamo segnalato che si sta prefigurando non tanto un' emersione dell'economia dei lavoretti, bensì un' immersione di attività regolate da contratti, certamente flessibili, ma sicuramente "garantisti" per il lavoratore in termini di protezione sociale, previdenza, garanzie occupazionali.

La legislazione ha ampliato, volta per volta, la disciplina normativa del lavoro accessorio, sotto il profilo del suo campo di applicazione (soggettivo e oggettivo) conferendo a qualunque tipo di committente (sia esso imprenditore che non) enormi possibilità di utilizzo fino a quella di mascherare, dietro a questo istituto, prestazioni di  natura subordinata. Inoltre, sono mancate da parte della stessa normativa, misure che potessero prevenirne gli abusi.

Dalle scelte che si sono susseguite negli anni (Governi Berlusconi e Monti) era prevedibile lo snaturamento dell'originaria finalità virtuosa dell'istituto: dare legittimità a rapporti di lavoro, occasionali (ogni tanto) e accessori (non insiti nella ragione sociale dell'impresa) che nella stragrande maggioranza dei casi venivano regolati (si fa per dire) informalmente (nero e dintorni).

E così, a fronte dell'altalenanza che negli anni hanno subito tutte le tipologie contrattuali (sia di natura subordinata che autonoma), il lavoro accessorio è stato il solo che è andato aumentando anno dopo anno. Conoscendo ormai quali sono le caratteristiche di questo istituto (tra cui le principali sono la forte concorrenzialità a livello di costo del lavoro, rispetto alla pletora di tipologie contrattuali esistenti e l'assenza di tassazione), il richiamo al suo utilizzo è stato e continua ad essere molto elevato da parte dei committenti. Certamente al  grande numero di persone coinvolte (oltre 1,5 mln) , fa da contraltare un  "fatturato" relativamente basso (costo del lavoro) rispetto al dato generale generato da altre tipologie contrattuali. Tuttavia, è bene segnalare sia che la costante crescita rischia di rendere residuale il buono lavoro, sia che 150 milioni di ore (stima 2016) sono più di un terzo di tutte le ore erogate dal sistema della Somministrazione (agenzie per il lavoro).

Con questo 3° Rapporto, sviluppiamo una nostra proiezione sul 2016 sempre con un' attenta analisi territoriale (regionale e provinciale) e settoriale. La crescita prosegue, a ritmi meno vertiginosi degli ultimi 2 anni, ma ormai il Voucher sembra organicamente e patologicamente entrato nel nostro mercato del lavoro.

In occasione della discussione sulla riforma del Mercato del lavoro e dei decreti attuativi, abbiamo segnalato, in particolare, 2 aspetti: il primo la necessità di evitare le frodi e gli abusi colpendo in particolare chi "copre" con un voucher un rapporto di lavoro pluri-orario (per evitare le sanzioni in caso di controlli), aspetto questo emerso dalla discordanza tra il dato dei voucher venduti e quelli realmente utilizzati.

Il secondo, quello di intervenire radicalmente sulle aree e i settori dove la liberalizzazione dei voucher ha prodotto più danni: industria, edilizia, terziario, servizi e turismo.

Sul primo dei due aspetti il legislatore, questa volta, ci ha in parte dato ascolto correggendo, con il d.lgs 185/2016, il decreto legislativo 81/2015 del Jobs Act. La novità consiste nell'introduzione della tracciabilità dei voucher attraverso l'obbligo per il committente, di comunicare alla direzione del Lavoro, entro 60 minuti prima dell'inizio della prestazione lavorativa, alcuni dati tra cui la data e l'orario di inizio e fine della prestazione resa attraverso i buoni-lavoro. Il mancato rispetto fa scattare una sanzione amministrativa da 400 a 2.400 euro, in relazione a ciascun lavoratore per cui è stata omessa la comunicazione. Tale comunicazione preventiva è pienamente in vigore dal 17 Ottobre. Per una verifica degli effetti di tale novità è ancora troppo presto e non è detto che ciò provocherà una diminuzione nell'acquisto degli stessi voucher.

Sul secondo aspetto, viceversa, il Governo non ha ritenuto opportuno intervenire e ciò è stato un errore: può provvedere da subito, ascoltando con un ritardo di oltre un anno, le buone ragioni della UIL e del Sindacato.

Infine una riflessione: i voucher sono la punta di un iceberg ben più grande. L'economia dei lavoretti viaggia con altre velocità e sta, sempre più, caratterizzando parte importante della nostra economia. È li, in particolare, che si dovrebbe porre attenzione: il vasto mondo che sta nel mezzo tra il lavoro autonomo (vero) e quello subordinato, caratterizzato da lavori senza regole, con retribuzioni unilateralmente decise dal datore di lavoro e tutele sociali quasi nulle. Ci torneremo.

Guglielmo Loy – Segretario Confederale UIL

ANALISI DEI DATI

Con un aumento previsionale del 26,3% rispetto al 2015, stimiamo che l'anno 2016 si chiuda con un totale di oltre 145 milioni di voucher venduti.

La distribuzione sul territorio vede il 64% dei buoni-lavoro venduti nel Nord (93,2 milioni), e il restante 36% suddiviso quasi equamente tra il Centro (26,3 milioni) ed il Mezzogiorno (25,8 milioni di voucher).

A livello regionale, sulla base delle nostre stime, tra le prime 5 Regioni per quantitativo più alto di voucher venduti nel 2016 troviamo: la Lombardia (27 milioni), il Veneto (18,5 milioni), l'Emilia Romagna (18,2 milioni), Piemonte (11,9 milioni) e la Toscana (10,6 milioni).

Diversa la prospettiva regionale se guardiamo agli aumenti rispetto al 2015: l'incremento più alto in Campania (+43,7%), seguita dalla Sicilia (+39,1%) e dalla Toscana (+32,1%).

Da una stima effettuata a livello provinciale, nelle prime 10 posizioni, per maggior numero di voucher venduti nel 2016 troviamo: Milano (9,8 milioni), seguita da Torino (5,6 milioni), Roma (5,1 milioni), Brescia (4,2 milioni), Bologna (3,9 milioni), Verona (3,8 milioni), Bolzano (3,6 milioni), Venezia e Padova (3,3 milioni) e Treviso (3,2 milioni).

Le 10 province meno "voucherizzate" si trovano tutte nel Mezzogiorno, ad eccezione di Rieti (circa 214 mila voucher).

Dall'analisi condotta per attività d'impiego, oltre il 50% dei voucher del 2016 (pari a 73 milioni) si stimano venduti per prestazioni effettuate in attività a cui la Riforma del 2012 ha esteso il campo di applicazione (industria, edilizia, trasporti, etc.).

Continuando, a seguire c'è il settore del turismo con una previsione di circa 21 milioni di buoni-lavoro venduti nel 2016, il commercio (18,4 milioni) e i servizi (14,9 milioni).

Rapporto completo in allegato, con dati e tabelle.

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Per il 2016 sembra ormai confermato il trend di riduzione degli effetti dell'esonero contributivo che emerge, con tutta evidenza, dalla flessione dei nuovi rapporti/trasformazioni a tempo indeterminato rispetto allo stesso periodo sia del 2015 che del 2014. Il segnale positivo è, se visto sotto altro punto di vista, la ripresa per i giovani, di assunzioni con contratti di apprendistato. Ciò conferma che gli incentivi, se ben regolati e mirati, possono sostenere una ripresa occupazionale.

I dati sulle cessazioni dei rapporti a tempo indeterminato segnalano un aumento, rispetto allo stesso periodo del 2015, di licenziamenti per motivo oggettivo e soggettivo, insieme a una forte riduzione delle dimissioni, quest'ultima dovuta probabilmente alle difficoltà procedurali che richiede la nuova disciplina; mentre, con riferimento all'incremento delle cessazioni per le motivazioni di cui sopra, è opportuno verificare se riguardano gli assunti post 7 marzo 2015 per intravedere un primo eventuale segnale dell'effetto Jobs Act.

Rimane sostenuta la crescita dei voucher, anche se si può iniziare a intravedere un primo, lieve e positivo effetto deterrente del nuovo impianto sanzionatorio nella prevenzione di fenomeni di abuso e uso distorto dello strumento.

Continuiamo a sostenere, però, la necessità di apportare ulteriori miglioramenti su questo istituto, riportandolo ad essere utilizzabile per "lavoretti" occasionali ed accessori.

Roma, 19 dicembre 2016

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Per il 2016 sembra ormai confermato il trend di riduzione degli effetti dell'esonero contributivo che emerge, con tutta evidenza, dalla flessione dei nuovi rapporti/trasformazioni a tempo indeterminato rispetto allo stesso periodo sia del 2015 che del 2014. Il segnale positivo è, se visto sotto altro punto di vista, la ripresa per i giovani, di assunzioni con contratti di apprendistato. Ciò conferma che gli incentivi, se ben regolati e mirati, possono sostenere una ripresa occupazionale.

I dati sulle cessazioni dei rapporti a tempo indeterminato segnalano un aumento, rispetto allo stesso periodo del 2015, di licenziamenti per motivo oggettivo e soggettivo, insieme a una forte riduzione delle dimissioni, quest'ultima dovuta probabilmente alle difficoltà procedurali che richiede la nuova disciplina; mentre, con riferimento all'incremento delle cessazioni per le motivazioni di cui sopra, è opportuno verificare se riguardano gli assunti post 7 marzo 2015 per intravedere un primo eventuale segnale dell'effetto Jobs Act.

Rimane sostenuta la crescita dei voucher, anche se si può iniziare a intravedere un primo, lieve e positivo effetto deterrente del nuovo impianto sanzionatorio nella prevenzione di fenomeni di abuso e uso distorto dello strumento.

Continuiamo a sostenere, però, la necessità di apportare ulteriori miglioramenti su questo istituto, riportandolo ad essere utilizzabile per "lavoretti" occasionali ed accessori.

Roma, 19 dicembre 2016

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Il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, a Campobasso per partecipare alla Conferenza di Organizzazione della Uil Molise, è tornato sui temi del lavoro e del Jobs Act. "Il 2016  è stato l'anno dei contratti, il 2017 - ha sottolineato Barbagallo - dovrà essere l'anno della salvaguardia e dello sviluppo dell'occupazione e del rilancio dell'economia, con una particolare attenzione ai giovani e al Mezzogiorno. Bisognerà impegnarsi per la soluzione delle crisi che stanno interessando molte realtà del privato e dei servizi. Il Presidente del Consiglio, Gentiloni, per indicare quale dovrà essere la priorità del nuovo Governo ha indicato tre parole, 'lavoro, lavoro, lavoro', noi ne aggiungiamo altre tre: 'lavoro, lavoro, lavoro'. Basta con l'austerità predicata da una parte dell'Europa, perché di austerità si muore".


Il leader della Uil, sollecitato dalle domande dei giornalisti, ha ribadito la sua posizione anche su referendum e Jobs Act: "Aspettiamo l'11 gennaio - ha precisato - per conoscere la decisione della Consulta circa l'ammissibilità dei quesiti referendari. Noi abbiamo fatto uno sciopero generale contro il Jobs Act. Riteniamo, ora, che le norme sbagliate di quel provvedimento debbano essere cambiate a livello contrattuale. Nella giornata di ieri, ad esempio, è stato rinnovato il contratto per i lavoratori del settore ferroviario e con quell'intesa sono state definite regole che modificano il Jobs Act su appalti e articolo 18: è l'ennesima prova - ha concluso Barbagallo - che la contrattazione rappresenta la leva giusta per conseguire questo obiettivo".

Campobasso, 17 dicembre 2016

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Il primo "tagliando " al jobs act non sembra produrre provvedimenti efficaci. L'intervento sui voucher, che continuano a cresce di oltre il 30% ogni anno, si limitano a un intervento che, se va bene, limita l'uso fraudolento dello strumento, ma non ne limita l'utilizzo alle piccole e brevi attività , come dovrebbe essere.L' intervento sugli ammortizzatori presenta una piccola buona notizia: la proroga della  cassa integrazione straordinaria nelle aree di crisi complesse, ma non completa, in maniera chiara, l'intervento  per quei lavoratori oggi senza reddito e che con la cassa in deroga, a risorse limitate, rischiano di non essere tutelati.

Infine, la modifica dei requisiti per ottenere la NASPI , oltre ad escludere centinaia di migliaia di persone da una completa ed efficace tutela, allunga di un solo mese la copertura per alcuni lavoratori stagionali del turismo e delle terme. Troppo poco e, quindi, la partita si riapre.

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Se l'occupazione a dicembre sostanzialmente non è cresciuta, nonostante sia stato l'ultimo mese utile per usufruire dei generosi incentivi (esonero contributivo totale per 3 anni) c'è da preoccuparsi.Abbiamo sempre sostenuto che, più che del "Jobs Act", c'è bisogno di "Pil for Jobs" e, purtroppo, il tasso di crescita è ancora insufficiente a promuovere un vero salto di qualità (e quantità) del lavoro nel nostro Paese.

Con dicembre si può fare una prima analisi sull'anno trascorso e, da elaborazioni UIL, emerge che: i disoccupati, tra il 2014 e il 2015, sono scesi di 200.000 unità;  i lavoratori  dipendenti  sono aumentati  di  193.000, ma l'incremento a tempo indeterminato, pari ad 80.000 unità, è molto meno forte della crescita delle 113 mila unità a termine.

Occorre, nel valutare senza pregiudizi questi dati, sottolineare due aspetti importanti: il primo è che nel 2015 sono state assunte circa 1.300.000 persone a tempo indeterminato con i forti incentivi, che , come noto, da quest'anno scendono al 40% per un massimo di 24 mesi; il secondo è che nel 2015 sono andate in pensione (di anzianità) circa 50.000 persone in più rispetto al 2014, creando una piccola voragine che sembra non sia stata riempita.

Ora più che mai la politica e il Governo dovrebbero costruire una vera politica di crescita fatta di promozione di investimenti, buona amministrazione, sostegno ai redditi fissi, rinnovo dei contratti collettivi scaduti, qualità della spesa dei Fondi europei. Se si imboccasse questa strada la UIL sarà  in prima fila nel sostenere queste azioni.

Roma, 2 Febbraio 2016

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A memoria di alcuni dei delegati più anziani è la prima volta che un Segretario generale di un Sindacato confederale varca i cancelli della Ferrari per partecipare a un'assemblea dei lavoratori della storica fabbrica di Maranello. Ed è toccato, oggi, a Carmelo Barbagallo. Il leader della Uil si è confrontato con i lavoratori su pensioni, fisco, jobs act e unità sindacale."È una bella realtà - ha detto Barbagallo - di eccellenza e che ha un mercato estero. Anche in Ferrari, tuttavia, c'è un problema di lavoratori giovani e ancora precari e, soprattutto, di un eccessivo peso della tassazione. La colpa, però, è di questo Governo che non ha affrontato, in modo strutturale, il problema della riduzione delle tasse e che, nonostante i proclami propagandistici, non ha risolto la questione dell'occupazione giovanile. Anzi, con l'estensione dell'uso dei voucher si rischia di aggravare la condizione di precarietà che impedisce ai giovani di costruirsi un futuro. Alla Merkel piace il nostro Jobs Act? Ai lavoratori e ai giovani, no - ha risposto Barbagallo a chi gli riferiva del giudizio positivo espresso oggi dalla Cancelliera tedesca - e me lo hanno confermato proprio oggi in questa assemblea. Peraltro, a prezzo di 8mila euro in decontribuzione hanno solo trasformato alcuni contratti a tempo determinato in contratti a cosiddetto tempo indeterminato a tutele crescenti che non si capisce ancora quali siano. Per dare lavoro ai giovani, in realtà, servono investimenti produttivi pubblici e privati".

Nel corso dell'assemblea, Barbagallo ha riproposto il suo progetto di rilanciare la vecchia Federazione unitaria di Cgil, Cisl, Uil, un passaggio sottolineato da un applauso scosciante dei tantissimi lavoratori presenti in sala, e ha concluso con una battuta: "Renzi ha partecipato all'assemblea degli azionisti, io a quella dei lavoratori!".

Maranello, 29 gennaio 2016

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L'abolizione degli studi di settore, invece, riguarderà quasi 740mila liberi professionisti

Sono poco meno di 220.500 le partite Iva che saranno interessate dal nuovo statuto dei lavoratori autonomi che dovrebbe essere licenziato quest'oggi dal Consiglio dei Ministri.

Si tratta dei liberi professionisti che non dispongono di alcuna cassa previdenziale e sono iscritti alla gestione separata Inps. Rispetto alla platea dei titolari di partita Iva-persone fisiche che ammonta a quasi 3.900.000, i lavoratori autonomi interessati da questo nuovo provvedimento di sostegno al reddito saranno poco meno del 6 per cento.

A segnalarlo è l'Ufficio studi della CGIA di Mestre che ricorda come tra il 2010 e il 2014 (ultimo dato disponibile) questa categoria di contribuenti iscritta alla gestione separata Inps sia aumentata a livello nazionale del 19,2 per cento, con punte massime del 44,8 per cento in Sicilia, del 37,2 per cento in Puglia e del 36,1 per cento in Basilicata.

Le professioni maggiormente interessate saranno le guide turistiche, i grafici-pubblicitari, i consulenti di investimento, i consulenti tributari, gli educatori, etc.

"L'istituzione di un pacchetto di misure a sostegno dei redditi degli autonomi va salutata positivamente – segnala il Coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo – peccato che coinvolga un numero di lavoratori molto contenuto. Ricordo che in questi ultimi anni di crisi economica la povertà ha colpito soprattutto il popolo delle partite Iva. Gli ultimi dati riferiti al 2014 ci dicono che il 24,9 per cento delle famiglie con reddito principale da lavoro autonomo  ha vissuto con una disponibilità economica inferiore alla soglia di povertà totale calcolata dall'Istat in 9.455 euro. Praticamente una su quattro si è trovata in una condizione di vita non accettabile. Per quelle con reddito da pensioni/trasferimenti sociali e da lavoro dipendente, invece, la percentuale al di sotto della soglia di povertà è stata inferiore. Per le prime, infatti, l'incidenza si è attestata al 20,9 per cento, per le seconde al 14,6 per cento. Insomma, le famiglie con reddito principale da lavoro autonomo sono quelle che più delle altre hanno rischiato  di scivolare nella povertà".

In termini assoluti le regioni con il più alto numero di partite Iva interessate dai nuovi diritti saranno la Lombardia (55.993 unità), il Lazio (29.959 persone) e l'Emilia Romagna (20.118 autonomi).

"Il forte calo della domanda interna – segnala il Segretario della CGIA Renato Mason – ha contribuito in maniera determinante a peggiorare le condizioni economiche dei lavoratori autonomi che, nella stragrande maggioranza dei casi, vivono dei consumi delle famiglie. Il crollo di quest'ultimi ha causato una caduta verticale del fatturato di moltissime piccole attività e spinto alla chiusura tantissime partite Iva che, a differenza dei lavoratori dipendenti, fino ad ora non hanno beneficiato di alcuna misura di sostegno al reddito".

Tra le novità di questi giorni spicca anche l'ipotesi annunciata dal Viceministro alle Finanze, Luigi Casero, di abolire gli studi di settore per tutti i liberi professionisti. Con questa  misura  quasi 739mila professionisti saranno "sollevati" dal rispettare le disposizioni previste ogni anno da Gerico.

La CGIA infine ricorda che i titolari di partita Iva a cui sono applicati gli studi di settore sono quasi 3.644.000. Di questi, poco più di 802mila sono liberi professionisti. Sottraendo a questi ultimi le oltre 63mila società costituite da professionisti, i soggetti che saranno interessati dall'abolizione degli studi di settore sfioreranno le 739.000 unità.

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Mercoledì, 30 Dicembre 2015 11:24

2016: le novità sul lavoro

Ecco anticipate le novità in tema di lavoro che entreranno in vigore dal prossimo 1° gennaio 2016, analisi a cura del Servizio politiche attive e passive del lavoro della UIL.

Dal prossimo 1 gennaio 2016, entreranno in vigore alcune novità in tema di LAVORO. Si tratta, per lo più, di misure volte ad incentivare assunzioni a tempo indeterminato, sia attraverso la riconferma dell' esonero contributivo (Legge di Stabilità 2016), sia attraverso il neo percorso di stabilizzazione  (D.lgs 81/15 – Jobs Act).

Di seguito, proponiamo una sommaria informativa sulle stesse:

NOVITA' CONTENUTE NELLA LEGGE DI STABILITA' 2016

Nella Legge di Stabilità 2016, viene riconfermato l'esonero contributivo "generalizzato" per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate dal 1 gennaio 2016 al 31 dicembre 2016, seppur in misura e durata diverse rispetto a quelle effettuate nel corso del 2015.

Nuovi limiti di durata e importo massimo:

periodo massimo di 24 mesi

l'esonero dal versamento del 40% dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, limite massimo di un importo di esonero pari a € 3.250 annue

Quando non si applica l'esonero:

in caso di assunzioni di lavoratori che nei 6 mesi precedenti siano risultati occupati a tempo indeterminato presso qualsiasi datore di lavoro;

con riferimento a lavoratori per i quali sia il presente esonero sia quello della passata Legge di Stabilità 2015, sia già stato usufruito in relazione a precedente assunzione a tempo indeterminato.

non spetta ai datori di lavoro in presenza di assunzioni relative a lavoratori in riferimento ai quali i datori di lavoro, ivi considerando società controllate o collegate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile o facenti capo, anche per interposta persona, allo stesso soggetto, hanno comunque già in essere un contratto a tempo indeterminato nei tre mesi antecedenti la data di entrata in vigore della presente legge.

Non cumulabilità dell'esonero:

L'esonero non è cumulabile con altri esoneri o riduzioni delle aliquote di finanziamento previsti dalla normativa vigente.

Novità rispetto all'esonero della Legge Stabilità 2015:

Il datore di lavoro che subentra nella fornitura di servizi in appalto e che assume, ancorché in attuazione di un obbligo preesistente, stabilito da norme di legge o della contrattazione collettiva, un lavoratore per il quale il datore di lavoro cessante fruisce dell'esonero contributivo, preserva il diritto alla fruizione dell'esonero contributivo medesimo nei limiti della durata e della misura che residua computando, a tal fine, il rapporto di lavoro con il datore di lavoro cessante.

NOVITA' CONTENUTE NEL JOBS ACT: D.LGS 81/2015

ART 2 D.LGS 81/15: ricordando che le collaborazioni a progetto non possono più stipularsi dallo scorso 25 giugno 2015, a decorrere dal 1 gennaio 2016 a tutte le collaborazioni etero-organizzate(intendendosi per tali le prestazioni di lavoro esclusivamente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione siano organizzate dal committente anche con riferimento a tempi e luogo di lavoro), si applicherà la disciplina del "rapporto di lavoro subordinato".

Saranno invece considerate collaborazioni "genuine":

le collaborazioni "certificate" presso Commissioni di certificazione: in tal caso dovrà attestarsi l'assenza degli elementi di etero-organizzazione

le collaborazioni instaurate per professioni intellettuali che richiedono l'iscrizione in appositi albi professionali

le collaborazioni instaurate con componenti di organi di amministrazione e controllo di società, nonché per partecipanti a collegi e commissioni;

le collaborazioni rese a fini istituzionali in favore di associazioni sportive dilettantistiche affiliate a federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate e enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni;

le collaborazioni le cui discipline specifiche riguardanti il trattamento economico e normativo, in ragione delle particolari esigenze produttive e organizzative del relativo settore, siano contenute in accordi collettivi nazionali (stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale).

Sull'interpretazione dell'espressione "comparativamente più rappresentative sul piano nazionale", è recentemente intervenuta la risposta del Ministero del Lavoro ad un interpello (interpello n. 27 del 15.12.2015), in cui chiarisce che la maggiore rappresentatività delle organizzazioni stipulanti accordi collettivi, è desunta da una valutazione comparativa dei seguenti indici sintomatici:numero complessivo dei lavoratori occupati; numero complessivo delle imprese associate; diffusione territoriale (numero di sedi presenti sul territorio e ambiti settoriali); numero dei contratti collettivi nazionali sottoscritti.

Art. 54 D.lgs 81/2015: dal 1 gennaio 2016 i datori di lavoro privati che ne vorranno beneficiare, potranno accedere all'incentivo per la stabilizzazione a tempo indeterminato di soggetti con contratti di collaborazione, anche a progetto, e titolari di partita iva.

Con un atto di conciliazione sottoscritto in sede protetta o presso una Commissione di certificazione, ed il semplice mantenimento in azienda del lavoratore stabilizzato per almeno 12 mesi, al datore verranno estinti gli illeciti amministrativi, contributivi e fiscali connessi all'erronea qualificazione del rapporto di lavoro.

Seppur la Legge di Stabilità 2016 nulla dice a tal proposito, in attesa dei necessari ed opportuni chiarimenti del Ministero del Lavoro e Inps, i datori di lavoro che stabilizzeranno potrebbero accedere anche all'esonero contributivo previsto dalla Legge di Stabilità 2016.

Il Segretario Confederale UIL

(Guglielmo Loy)

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Effetto Jobs Act

I dati della "buona occupazione" in provincia di Alessandria non si discostano molto da quello che accade nel resto del Paese. Gli avviamenti riguardano  soprattutto le trasformazioni di posizioni di lavoro già esistenti. Le statistiche relative alle procedure di assunzione elaborate dalla Regione Piemonte, evidenziano l'incremento delle assunzioni sia a tempo indeterminato (+ 40%), che a tempo determinato (+ 7%), oltre all'aumento del lavoro subordinato (+ 16%), mentre al contempo calano l'apprendistato (- 22%) e il lavoro parasubordinato (- 32%).

Cambia inoltre la tipologia di assunzione: non è più diretta, ma avviene tramite agenzie interinali (+ 50% rispetto al 2014). Sono aumentati del 20% gli avviamenti giornalieri (quelli che terminano il giorno successivo a quello di inizio, numericamente 500) e anche l'utilizzo dei voucher (dato regionale) è cresciuto del 70% rispetto al 2014: si è passati infatti dai 2,4 mln ai 4,1 mln di valore.

Nella logica (positivistica) di guardare il bicchiere mezzo pieno, qualcosa si è mosso e si sono avviate al lavoro circa 2700 persone sul territorio. Anche se non si tratta di "buona occupazione", è un piccolo segnale.

I dati della Camera di Commercio di Alessandria del 2 trim. 2015, relativi all'indice della produzione industriale, registrano un +1.6 rispetto al 2 trim. 2014. Dagli elementi elaborati emergono due realtà molto differenti: la piccola e micro industria in difficoltà, con punte che vanno dal - 6.6 nella gioielleria al - 13 nell'industria chimica e plastica, e la media grande industria in crescita, con dati che vanno dal + 8 nell'industria chimica e plastica al + 13 nell' industria alimentare.

Preoccupa il dato degli ordinativi esteri (- 7.1) che finora è sempre stato positivo, in controtendenza gli ordinativi interni aumentano leggermente (+ 0.4) rispetto ai dati precedenti, che sono sempre stati negativi.

È vero che questi dati sono numeri, e vanno letti come tali e con cautela, però sono sempre un termometro della situazione.

Nel 2 trim. 2015 in provincia di Alessandria sono nate invece 619 nuove imprese e ne sono cessate 407, un saldo positivo di 212 imprese, la maggiore parte sono imprese individuali, anche qui dobbiamo aspettare per fare una valutazione in quanto tante attività nascono e muoiono nel giro di un anno, e comunque il dato complessivo è già inferiore a quello del 2014.

L'andamento della richiesta di cig è in diminuzione, ma proprio in queste settimane sono arrivate richieste che coinvolgono centinaia di lavoratori del comparto manifatturiero.

Sulla situazione territoriale locale c'è molto da fare, logistica, turismo, innovazione, banda larga, Terzo Valico, nuovo ospedale, Retroporto, termalismo, sono obiettivi sui quali in questi anni si è investito molto... a parole, ma queste realtà sono rimaste tali per mancanza di progettualità, di univocità di intenti, di lavoro di squadra e, non ultimo, di una politica forte che potesse prendere decisioni.

E' fuori dubbio che con il ridimensionamento degli Enti locali, con minori trasferimenti da parte dello Stato, non ci sono più neanche gli investimenti pubblici.

Anche il Comune di Alessandria, con l'esperienza del dissesto, è bloccato su questo versante. Di fatto la nostra realtà va avanti su iniziative ed investimenti individuali, senza una vera politica industriale.

La Provincia aveva un ruolo di tavolo politico istituzionale, a cui rispondevano tutti i sindaci, ed anche le parti sociali potevano avere un ruolo ( es. patti territoriali, tavolo anticrisi, emergenza abitativa, ecc...). Ora la Provincia di fatto è svuotata di questa posizione determinante e la Camera di Commercio, dove sono rappresentate tutte le parti sociali, non ha un ruolo politico e può solo dare indicazioni.

Il vero problema del territorio alessandrino e dell'intera provincia di Alessandria, è che manca un soggetto che possa coordinare, coinvolgere e proporre.

Il depauperamento, l'accentramento di funzioni, il tentativo di fare passare come inutili e superati i corpi intermedi e le parti sociali, genera un po' di anarchia e meno democrazia, e dobbiamo riflettere su ciò pensando al futuro con l'obiettivo prioritario della crescita del territorio.

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